20 Dic 2024

Il boom dei fast food e la fine dell’identità – INMR Sardegna #58

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Oggi parliamo di fast food e dell’assalto nell’Isola delle grandi catene, attecchiscono infatti sempre di più Mcdonald’s, Burger King e Old Wild West, vedremo un po’ questa notizia e riprenderemo poi anche un commento della divulgatrice Jessica Cani in merito all’impatto dell’apertura di queste grandi catene internazionali nei centri storici. Parliamo poi di morti sul lavoro, tanti, troppi quest’anno nella nostra Isola, e ci soffermeremo anche sul Deposito scorie nucleari, perché i sindaci sardi sono di nuovo piede di guerra e chiedono lo stop all’ennesima servitù. In conclusione, il nostro punto a tema energia con le novità in materia: nello specifico parleremo del Piano energetico regionale e del piano per la transizione energetica della città di Olbia, approvato in settimana. Nella seconda parte della rassegna come sempre vi racconteremo invece gli articoli della settimana su Sardegna che cambia, e poi in chiusura gli eventi in arrivo per il weekend.

Questa settimana La Nuova Sardegna ha dedicato un articolo a quella che Luigi Soriga descrive come la nuova geografia gastronomica delle grandi catene in Sardegna: in sostanza ci sono meno malloreddus e sempre più hamburger e patate fritte, con catene come McDonald’s, Burger King, KFC e Old Wild West che stanno colonizzando l’Isola a colpi di inaugurazioni, tagli di nastro e pubblicità sempre più pervasive. Da un lato però, i fast food portano lavoro. Certo è che bisognerebbe capire quale tipo di lavoro portano, tra contratti part-time e scarsa possibilità di crescita professionale, ma come scrive Soriga, in questo quadro che è anche ipercompetitivo con una specie di guerra fredda tra colossi, fatta di panini, bibite e strategie di marketing, bisogna domandarsi cosa succede alla ristorazione locale e alle consapevolezze individuali. L’interesse dei sardi verso esperienze di consumo più veloci, ma con un’offerta ampia e diversificata, ha reso il mercato più appetibile alle catene multinazionali. Come sottolinea la Nuova sardegna, la lotta per la sopravvivenza è feroce, e le armi in campo sono impari: da una parte i colossi con budget milionari e campagne pubblicitarie studiate a tavolino; dall’altra, chi si affida al passaparola e alla fedeltà dei clienti. Il rischio da scongiurare è che i sapori autentici, quelli che raccontano storie e territori, vengano troppo spesso soffocati dal rumore delle friggitrici. Anche perché c’è anche un’altra questione che secondo noi è centrale, e riguarda il fenomeno della Foodification che è quando, molto semplicemente, un quartiere si riempie di bistrò, fast food e ristoranti vari, e si svuota di abitanti. In termini più ampi, nella letteratura scientifica viene definito come “food gentrification”, ovvero la gentrificazione dello spazio urbano tramite il cibo, i suoi spazi e il suo consumo. Ecco, se guardiamo ad esempio Cagliari, che in alcune via centrali è ormai un alternarsi di locali legati al food, a discapito delle tantissime persone che nel capoluogo cercano casa senza trovarne, ci rendiamo conto di come uno sguardo critico sugli spazi urbani e sui cambiamenti che lo caratterizzano, servono per capire ciò che come società vogliamo essere. In merito, vogliamo riportarvi parte di una riflessione che ci è piaciuta molto. Arriva dal profilo di Jessica Cani, divulgatrice enogastronomica ed esperta di comunicazione, ed è una riflessione che parte proprio dalla nuova apertura in centro a Cagliari di una nota catena internazionale. Jessica Cani scrive, ve lo leggo: se non hai capito perché l’apertura nel centro storico dell’ennesima catena internazionale sia un problema, sei tu stesso parte del problema. Stiamo costruendo non-luoghi. Quando il centro storico si riempie di insegne internazionali identiche in ogni angolo di mondo, non stiamo solo perdendo attività commerciali: stiamo cancellando l’anima dei luoghi, trasformando gli spazi senza carattere, dove il pollo fritto di cagliari è identico a quello di new York. Quali sono le conseguenze? – scrive sempre Jessica cani – impoverimento del tessuto commerciale, trasformazione del paesaggio urbano, trasformazione sociale dei quartieri, impatto sulla cultura gastronomica, cambiamento delle abitudini alimentari. Quello che possiamo fare, è riconoscere che ogni acquisto è un voto per il futuro che vogliamo, non farsi trascinare dai trend gastronomici e informarci sull’impatto delle nostre scelte. L’appiattimento globale non è crescita, è l’illusione del progresso che divora la nostra unicità”

In Sardegna, la situazione è morti sul lavoro quest’anno è drammatica con 26 vite spezzate dall’inizio dell’anno, otto in più rispetto all’anno scorso. Padri, madri, figli, lavoratori e lavoratrici che hanno pagato con la vita la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Una ferita aperta che si allarga sempre di più, come ricordano i dati dell’Inail rispetto a quanto accade in tutto il territorio italiano: 890 caduti sul lavoro nei primi dieci mesi del 2024, 22 in più dello stesso periodo dello scorso anno. La Sardegna però è particolarmente in rosso per quanto riguarda le morti sul lavoro. L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che oltre ai numeri evidenzia l’incidenza di mortalità della popolazione lavorativa per identificare e mappare le regioni dove è maggiore il rischio di infortunio, parla chiaro. A finire in zona rossa con un’incidenza superiore al +25% rispetto alla media nazionale, è la Sardegna. L’Osservatorio mestrino elabora l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età: l’incidenza più elevata si registra nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni, seguita dalla fascia di lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni. La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni. Questi numeri non sono semplicemente statistiche: rappresentano come dicevamo vite spezzate, famiglie distrutte e un dramma che si consuma troppo spesso nel silenzio. La sicurezza sul lavoro non può essere considerata un costo o un compromesso, ma deve tornare ad essere una priorità assoluta. È necessario investire nella formazione, nei controlli e nell’adeguamento delle misure di sicurezza, ma soprattutto cambiare la cultura del lavoro, affinché la tutela della vita sia il primo obiettivo in ogni settore. Non possiamo più permetterci di affrontare questa emergenza solo a tragedia avvenuta.

Preoccupazione e rabbia: questi i sentimenti espressi dai sindaci sardi per quanto riguarda la questione del deposito nazionale di scorie nucleari. Come riporta Sardinia Post, i sindaci delle 14 municipalità coinvolte nelle otto aree individuate come potenziali sedi del deposito, situate nel basso Oristanese e nel Sud Sardegna, hanno espresso la loro ferma opposizione e chiesto una “presa di posizione forte”, sia dal punto di vista tecnico che politico. “Non possiamo accettare che la Sardegna diventi il deposito di scorie nucleari”, ha affermato Paola Casula, sindaca di Guasila, durante l’incontro. La sindaca ha insistito sull’importanza di una risposta decisa a livello politico, sottolineando che “la Sardegna non può essere destinata a diventare l’ennesima servitù”. Ricordiamo infatti che ci sono anche otto aree della Sardegna nell’elenco dei siti idonei per il deposito nazionale delle scorie nucleari, contenuto nella Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai). Fra i criteri di individuazione delle aree ci sono la lontananza da zone vulcaniche, sismiche, di faglia e a rischio dissesto, e da insediamenti civili, industriali e militari. La questione centrale però è come ancora una volta, le caratteristiche dell’Isola vengano piegate a logiche che ne plasmano la geografia e le peculiarità. Il no al deposito di scorie nucleari in Sardegna viene ribadito da anni, già al referendum regionale consultivo proposto da Sardigna Natzione Indipendentzia nel 2011 sull’eventuale costruzione di centrali nucleari o deposito di scorie nell’isola, votarono il 59,98% degli elettori. E la risposta al quesito “Sei contrario all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?” fu “Sì”, per il 97,13% delle persone votanti. Da allora, i no hanno continuato a fioccare eppure, da altrettanti anni si continua a parlare della Sardegna come sito idoneo. La determinazione di sindaci e sindache e il ricordo del risultato schiacciante del referendum del 2011, evidenziano comunque un aspetto fondamentale: la Sardegna ha già espresso chiaramente il suo rifiuto. Continuare a proporre l’Isola come possibile sede per il deposito di scorie nucleari non è solo un gesto di indifferenza politica, ma anche una mancanza di rispetto verso le comunità in lotta per preservare identità, ambiente e futuro. La Sardegna non può essere considerata una “terra di sacrificio”: è tempo di ascoltare, davvero, la voce di chi la abita.

Andiamo ora al nostro punto a tema energia partendo da una prima novità, ovvero l’istituzione della cabina di regia per l’aggiornamento del piano energetico regionale. In settimana infatti c’è stata la riunione di insediamento della Cabina di regia politico-istituzionale convocata con l’assessore dell’industria, Emanuele Cani assieme al Gruppo di coordinamento tecnico, che avrà il compito di aggiornare il Piano energetico ambientale regionale, il PEARS. Come ha spiegato la presidente Todde, “Il Piano energetico ambientale regionale è uno dei tre pilastri che assieme alla pianificazione, con la legge 20 sulle aree idonee, e alla Società energetica regionale, di prossima costituzione, rappresenta la nostra visione di futuro energetico, e ora si appresta a diventare concreto. L’incontro – prosegue Todde parlando della riunione di insediamento – è un punto di partenza fondamentale che vede tutti i portatori di interesse allo stesso tavolo, non soltanto per costruire un piano energetico che traguarda al futuro, ma anche per concorrere alla nostra visione di sviluppo e alle possibilità che questo piano energetico deve fornire ai sardi, soprattutto energia a basso costo”. Quello che invece ha spiegato l’assessore Cani è che il Pears è uno strumento fondamentale per delineare il futuro della Sardegna non solo dal punto di vista energetico ma anche sotto il profilo ambientale, del benessere dei cittadini e della competitività del sistema produttivo. Alla discussione è intervenuto, tra gli altri, anche il rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola. L’ateneo cagliaritano avrà il compito di supervisionare le attività del Gruppo di coordinamento tecnico, responsabile dell’aggiornamento del PEARS, che includerà le università di Cagliari e Sassari, Sardegna Ricerche, SardegnaIT e Sotacarbo Spa. La Regione Sardegna continua quindi a portare avanti politiche decisivo verso il futuro energetico dell’isola, noi continueremo a tenervi aggiornati e aggiornate in merito. Nel frattempo è stato approvato a Olbia il piano per la transizione energetica. Dopo il limite di 30 chilometri orari imposto nell’intero territorio comunale di Olbia, l’amministrazione guidata da Settimo Nizzi punta a rendere sempre più “pulita” ed elevata la qualità della vita dei cittadini, con un programma per la transizione energetica che vedrà la realizzazione di 42 impianti fotovoltaici su altrettanti parcheggi in aree comunali e l’installazione di pannelli per l’energia rinnovabile su tutti i palazzi di proprietà del Comune, per un investimento di circa 21 milioni di euro. Per portare avanti questo progetto, che punta a rendere Olbia una città sempre più green, il Comune ha creato una comunità energetica rinnovabile che ha lo scopo di ridurre le emissioni di CO2 e ottenere un minor costo per l’energia che si andrà a produrre. I privati cittadini potranno installare gli impianti sul proprio tetto, così come su tutti i capannoni in zona industriale. Inoltre è stata avviata l’istituzione di una Fondazione, con l’amministrazione comunale al centro, che valuterà le richieste delle varie aziende private che vorranno accedere alla Cer e quindi installare nuovi impianti. Come riporta l’UNIONE Sarda i lavori partiranno già dalla prossima estate. «Partiremo a breve con il bando per la progettazione e la realizzazione del primo impianto di produzione energetica. “In tutte le scuole della città, in questo anno, sono già state eliminate le caldaie e sostituite con impianti a inquinamento zero, alcune a metano ed altre invece con impianti elettrici fotovoltaici. Lavoriamo da tanti anni affinché Olbia vada nella direzione giusta che è quella di ridurre l’inquinamento, anche quello acustico e aumentare il benessere dei cittadini”.

Lunedì abbiamo inaugurato la settimana con la rubrica letti da Alessandra Ghiani, dedicata questo mese al cronista cagliaritano Luca Foschi e alla sua opera prima, Al Ghalas. L’ora più buia per il Medio Oriente, edita da Bompiani lo scorso maggio. Come scrive la nostra Alessandra, bisogna avere occhi acuti, cuore grande e parole puntuali per raccontare la sofferenza degli ultimi. Scavare nell’intimità del dolore, raccogliere testimonianze feroci e restituirle ai lettori senza pietismi e con sincera partecipazione non è da tutti, eppure Luca Foschi nel suo libro riesce in questa impresa a rendere realtà e dignità al racconto. Il romanzo è infatti un intenso viaggio nelle periferie geografiche e umane esplorate dal giornalista freelance Ernesto Fiaschi – voce narrante e alter ego dell’autore – nei lunghi periodi trascorsi in Medio Oriente, senza però dimenticare il percorso che ha anticipato quell’esperienza totalizzante, tra cui le serate a lavorare come cameriere nella sua città e altrove e il soggiorno a Londra da allievo squattrinato ma indomito della London School of Journalism. Vi consigliamo di leggere la recensione che trovate sul nostro portale e poi di dedicarvi alla lettura anche di questo romanzo: serve, e non ve ne pentirete

Martedì la nostra Sara Brughitta vi ha raccontato di come attraverso il Secret Santa, ‘linfluencer sarda Claredda trasforma ogni anno la sua community in una rete di connessioni autentiche, tra doni e gesti di affetto, per riscoprire la magia della condivisione. Noto anche come “Babbo Natale segreto”, come scrive Sara quella del Secret Santa è una pratica che ha segnato un nuovo modo di scambiarsi regali, rendendolo anche più accessibile a tutti: di base, non è previsto alcun budget. Il concetto è semplice: un gruppo di persone si scambia regali in maniera anonima, cercando di mantenere il mistero fino all’ultimo momento. In questo modo, il gioco e l’entusiasmo di scoprire chi ci ha fatto il regalo aggiungono un tocco di magia all’esperienza, ma ancor più importante è il concetto del dono totalmente disinteressato perché il ricevente non deve ricambiare in alcun modo, quindi tutto il processo di ricerca del regalo pone la completa attenzione sul prossimo. Ecco, Claredda organizza ogni anno un Secret Santa che nel tempo è arrivato a connettere circa 400 persone, con uno scambio di regali che va oltre la distanza e soprattutto, supera il concetto di consumismo troppo spesso legato alle festività natalizie, proponendo un altro punto di vista: spendere tempo, cura e ascolto, anziché soldi. Un’iniziativa molto carina, anche in questo caso trovate l’articolo raccanto su www.sardegnachecambia.org

Mercoledì spazio invece spazio ai risultati della ricerca sullo stato dell’arte dell’informazione in Sardegna, commissionata dal CORECOM Sardegna all’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con la direzione scientifica della Professoressa Mariagrazia Fanchi.  L’indagine ha mappato canali e contenuti e ha ricostruito i processi attraverso i quali i cittadini si informano, con attenzione a includere strumenti e formati innovativi o non convenzionali. L’esito è molto interessante: in breve, in Sardegna il forte valore generalmente dato all’identità locale continua a intrecciarsi con l’informazione giornalistica, creando un panorama che rimanda a uno stato dell’informazione in cambiamento, ma sempre vitale. Fra i dati emersi c’è il fatto che la maggioranza delle persone intervistate si sente sarda, il 57%, e ciò si riflette in un più spiccato interesse per l’informazione locale e regionale, rispetto a quella nazionale o internazionale. Oppure, la propensione dei cittadini sardi verso l’informazione, che emerge anche dalle indagini multiscopo di ISTAT, è confermata dal numero delle testate e fogli regionali e locali: oltre 50, con una diffusione capillare sul territorio, ma cambiano anche i canali di informazione. Per la Generazione Z ad esempio conta anche la divulgazione degli e delle influencer. Una ricerca molto interessante a cui abbiamo scelto di dare spazio perché crediamo in una Sardegna e quindi anche in una informazione sarda che cambia, possibilmente in positivo, con uno sguardo sempre più orientato a garantire una narrazione reale dell’Isola e delle sue peculiarità

Giovedì abbiamo chiuso la settimana con un articolo della nostra Lisa Ferreli in merito a ciò che resta del presidio degli ulivi dopo lo sgombero di qualche settimana fa. Realizzato quest’estate nell’agro di Selargius interessato dalla costruzione del Tyrrhenian Link, il presidio era simbolo della resistenza non violenta contraria alla realizzazione di maxi opere sovradeterminanti rispetto alle volontà delle comunità locali, ma era anche un luogo che ribadiva la necessità di tutelare i luoghi naturali dal consumo del suolo e dall’antropizzazione. La nostra Lisa ha incontrato due presidianti e lavoratori delle campagne selargine, Emanuele e Roberto, con i quali è nato un dialogo attorno al concetto di transizione ecologica, alle logiche che guardano all’incolto come luogo da piegare al servizio umano, e soprattutto al fatto che le esperienze di lotta collettiva non terminano con uno sgombero. Abbiamo intervistato anche l’avvocata dei presidianti Giulia Lai, per un commento rispetto alla situazione soprattutto dal punto di vista legale. Trovate qualche estratto dell’articolo sulla nostra pagina instagram, il racconto completo su sardegna che cambia.

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:


  • Il Comune di Olzai e il Museo Carmelo Floris presentano la quarta edizione della Biennale dell’Incisione Italiana Carmelo Floris, che apre al pubblico negli spazi storici della Casa Mesina Cardia di Olzai. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso le sale affrescate risalenti alla fine dell’Ottocento della Casa Mesina Cardia, nel cuore di Olzai, e include una selezione di opere di Enrico Piras accanto alla rassegna di 72 opere contemporanee realizzate per l’occasione. Ciascun artista (36 in totale) presenta per l’occasione due opere rappresentative della propria ricerca e sperimentazione, realizzando un accurato affondo nel campo dell’incisione contemporanea. Un evento che vi consigliamo di non perdere, la mostra sarà visitabile fino a marzo 2025 e le info le trovate direttamente sul sito del Comune di Olzai
  • Questo fine settimana Badesi si prepara a vivere la magia del Natale con la Christmas Edition del Badesi Wine Festival: un evento che celebra l’eccellenza vinicola e gastronomica locale, con un ricco programma di attività. Ideato dall’associazione Il Leone e Le Cornucopie e dal Comune di Badesi, il festival sarà ospitato nel Villaggio Wine Festival, tra stand espositivi, aree di degustazione e spazi per intrattenimento natalizio. Le tre giornate prevedono masterclass, convegni e spettacoli, con protagonisti i pregiati vini dei vitigni a piede franco, che rendono unica la produzione locale. Oltre alla scoperta dei vini, il festival offre momenti di cultura e tradizione con incontri tematici su enologia e gastronomia, balli sardi e concerti, tra cui lo spettacolo di Max Giusti.
  • Il Natale si avvicina e con lui, anche gli attesi cori gospel. Fino al 28 dicembre 2024, le calde ed emozionanti note del Gospel tornano infatti in Sardegna con la 22esima edizione di Gospel Explosion. La manifestazione, organizzata dall’associazione culturale Progetto Evoluzione – che cura ogni anno anche lo storico Narcao Blues Festival -, porta in chiese, piazze, teatri e sale di ogni angolo della Sardegna i grandi interpreti del Gospel direttamente dagli Stati Uniti. Il programma 2024 vede protagonisti Marquis Dolford & the Capital Gospel Group, nati all’interno della prestigiosa comunità Gospel di Washington, e Kaylah Harvey & the Brooklyn Gospel Group, da New York. Stasera appuntamento a Sassari, con l’Auditorium Ex. Ma Ter, il 21 dicembre a Fertilia, in Piazza Venezia Giulia e il 22 dicembre a Iglesias, Chiesa di San Pio X. Trovate le info sulle date prossime nella pagina facebook e nel sito web di Narcao Blues.

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