11 Gen 2024

Fascisti su Roma? – #857

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Domenica 7 gennaio, in occasione di una commemorazione per la morte di tre militanti di estrema destra nel 78, ci sono state ben due manifestazioni in cui i partecipanti neofascisti hanno fatto ripetutamente il saluto romano e urlato slogan fascisti. Ma c’è veramente una recrudescenza fascistra o si tratta di un caso principalmente mediatico? Parliamo anche del caso del selfie col lupo, in Trentino, con un intervento dell’etologa Chiara Grasso, dell’attentato in Iran e delle conseguenze che sta causando sullo scenario mediorientale e infine delle questioni giudiziarie legate alla ricandidatura di Trump negli Usa.

Siamo stati fermi un bel po’, prima per il riposo festivo, poi perché proprio quando pensavo di essermi scampato l’influenza che ormai ci si scambia come regalo Natalizio fra parenti e amici (io ti do il raffreddore, ah guarda io ti regalo il covid, che carino e così via), all’ultima curva mi sono ammalato.

E quindi niente, abbiamo un po’ di roba da recuperare. Vi prometto che nei prossimi giorni, pezzo pezzo, recuperiamo tutto. Tranne i panettoni della Ferragni, quello se volete ve lo cercate da qualche altra parte perché ne ho fin sopra le orecchie. Dei panettoni in generale, che nemmeno mi piacciono, e di quello in particolare. Però, che inizio frizzante nonostante gli acciacchi. Vabbè iniziamo con la prima notizia. 

Partiamo con una roba attuale. Negli ultimi giorni c’è molto rumore attorno a una commemorazione, il 7 gennaio, della cosiddetta strage di Acca Larenzia, avvenuta il 7 gennaio del 1978, ovvero il duplice omicidio dei militanti del movimento di destra Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta per mano di un gruppo armato di estrema sinistra. E della successiva morte di Stefano Recchioni, un altro militante, negli scontri con la polizia. Il tutto avvenne a Roma di fronte alla sede del Msi, e lì ogni anno si celebra questa commemorazione che vede la partecipazione dei vecchi militanti e nostalgici del Movimento sociale italiano.

Anche domenica scorsa il rito si è ripetuto, per ben due volte, al mattino e al pomeriggio, e devo dire che i video sono abbastanza impressionanti perché la commemorazione consiste di fatto in una mattonella di persone, saranno state qualche centinaio, non pochissime, tutte vestite di nero, in file ordinatissime che al grido di “camerati” “presente” fanno il saluto romano all’unisono. Sembra effettivamente un filmato uscito dagli anni Venti. 

E i giornali, soprattutto Repubblica, ma anche il Corriere e il Fatto, hanno dedicato i titoli principali a questo episodio. Ora, lo sapete, noi cerchiamo di essere onesti e non pretestuosi, e quindi – premettendo che tutto questo è tremendo e che è lugubre vedere immagini del genere – mi sono chiesto: Ma che differenza c’è rispetto agli altri anni? E devo dirvi che non sono riuscito a darmi una risposta univoca. 

Vi spiego: la differenza principale, la più ovvia, è che quest’anno c’è un governo fortemente di destra. Alcuni lo definiscono fascista, personalmente non sono d’accordo nel senso che il fascismo è per definizione un’altra cosa, ma diciamo molto di destra, e in alcuni suoi esponenti anche con dichiarate simpatie fasciste. Ma questo fatto è stato usato in maniera pretestuosa dai giornali per attaccare il governo, oppure ha il governo, o più in generale il clima politico ha avuto un ruolo rispetto alla vicenda? Del tipo, alla manifestazione di quest’anno c’erano più persone? O gli organizzatori hanno ricevuto dei favori?

Mi sembra, onestamente, che sia più la prima che la seconda. Le persone erano tante quest’anno, ma guardando vecchi filmati erano tante anche negli anni passati. Poi è sempre un “tante” relativo, parliamo al massimo di qualche centinaio di persone. Il Fatto Quotidiano accenna a una generica “protezione” da parte dei “nuovi esponenti della destra sociale capitolina nei confronti degli organizzatori. La Repubblica intervista Ignazio La Russa sperando che come al solito si faccia prendere la mano e dica qualche strafalcione fascista da mettere in prima pagina, ma stavolta tiene un profilo abbastanza basso e ripete più volte che nessun esponente di FdI era presente a quelle commemorazioni. 

L’unico elemento interessante che emerge da tutta questa vicenda riguarda l’annosa questione del saluto romano, il saluto col braccio destro teso tipico del fascismo, che abbiamo visto ripetere lugubremente in molte occasioni. È reato? Non è reato? 

Il Corriere intervista Cesare Mirabelli, presidente emerito della corte Costituzionale, che ci chiarisce che la cosa non è chiara:

«Valgono le norme che risalgono alla legge Scelba che vieta ogni atto di apologia del fascismo. La nostra Costituzione nasce sulle ceneri dello Stato autoritario, che aveva portato alla guerra e alla catastrofe, e ne è antagonista».

Quindi il saluto romano non si può fare?

«Dipende dalle modalità e dal contesto. La manifestazione del pensiero è libera. Si contrasta con il pensiero. Quando però il pensiero porta all’azione è vietato».

Insomma, si può essere fascisti nel pensiero, che è libero, non si può agire da fascisti, ma tutto quello che sta nel mezzo fra la manifestazione del pensiero e l’azione è in un limbo abbastanza indeterminato. Comunque la Corte di Cassazione dovrà esprimersi a giorni sulla questione. Ed è una sentenza molto attesa.

Al di là del tema fascismo, mi interessa molto la domanda se dovrebbero esserci dei limiti e quali alla manifestazione del proprio pensiero. Mi interessa come tutte le domande a cui non ho una risposta. Me la faccio costantemente anche per quanto riguarda le fake news, le teorie cospirazioniste, così come le tante bugie raccontate dal sistema. 

Personalmente sono più spinto ad analizzare e leggere il sintomo, per agire su quello che c’è sotto, che a vietarlo. Ma è possibile che ci siano dei giusti limiti a questa teoria. Ne riparleremo certamente.

Restando in Italia, c’è un argomento che mi ha colpito in questi giorni, l’ennesimo caso di rapporto non proprio funzionale fra essere umano e altre specie animali. Sto parlando del caso di un lupo in Val di Fassa, in Trentino, un lupo confidente a cui le persone evidentemente hanno iniziato a dare del cibo e con cui una persona in particolare ha deciso di scattarsi un selfie che sta girando molto sui social e che ha dato vita a diverse polemiche. 

Si tratta di un fatto apparentemente banale, e magari vi sarà capitato di passare davanti alla notizia senza farci troppo caso, ma in realtà è abbastanza sintomatico del rapporto un po’ schizofrenico che abbiamo con la natura selvatica, con la fauna selvatica in particolare. Un rapporto che oscilla fra il terrore/allarmismo e un amore un po’ feticistico. Per cui la natura o è quella buona e pucciosa della Disney e allora va bene per farsi i selfie, oppure è quella cattiva che uccide, e allora va distrutta. In tutto ciò, in un clamoroso errore di prospettiva, ci poniamo sempre come qualcosa che sta al di fuori, anzi al di sopra.

Comunque vorrei farvi ascoltare un parere molto più esperto e competente del mio su questo episodio, quello di Chiara Grasso, Etologa, divulgatrice e fondatrice di Eticoscienza, una organizzazione che si occupa dei diritti delle specie animali. Chiara è stata colei che mi ha segnalato questo fatto, ha parlato di ciò nel suo seguitissimo account Instagram e anche su la Stampa. 

A te Chiara:

Audio disponibile nel video / podcast

La situazione in medio oriente è sempre più instabile e delicata, e come dicevamo qualche settimana fa, la sensazione è che ogni attore ne stia approfittando per fare le sue mosse e portare avanti le sue rivendicazioni approfittando del caos generale. Mentre a Gaza continuano gli attacchi e la carneficina da parte dell’esercito israeliano, c’è stato un grosso attentato in Iran, anzi un grosso doppio attentato, il 3 gennaio, a Kerman che ha causato  89 vittime, perlopiù civili, fra le quali 54 donne e 10 bambini sotto i 10 anni di età. 

L’attentato è avvenuto durante un pellegrinaggio alla tomba del generale Soleimani a Kerman, quattro anni dopo il suo assassinio per mano americana ed è stato rivendicato dallo Stato islamico, l’Isis. Sarebbe stato compiuto da due attentatori suicidi.

Ora, da ignorante in materia, la domanda che mi sono posto è: perché in una situazione in cui tutto il mondo arabo si sta schierando in maniera abbastanza compatta contro Israele e in parte anche contro gli Usa, quindi diciamo in una congiuntura apparentemente favorevole per l’Isis, si fa un attentato in Iran, peraltro durante la cerimonia di commemorazione di un generale ucciso dagli Usa?

Il fatto, come emerge da diversi articoli che ho letto, è che il mondo arabo è estremamente frammentato. L’Isis stesso è suddiviso in varie correnti. Ad esempio, come spiega Gabriella Colarusso su la Repubblica, “È molto probabile che a compiere i due attentati sia stato l’Isis Khorasan (Iskp), una branca regionale dello Stato Islamico che ha base nella provincia afghana del Khorasan – anche se nel comunicato si parla solo di Isis Iran. 

L’Iskp parte dall’Afghanistan ma agisce anche in parte di Pakistan, Iran e altri Paesi dell’Asia Centrale. In Afghanistan l’Iskp ha ingaggiato una guerriglia di logoramento con i talebani che considera “apostati” traditori e “agenti degli americani”. Ma colpisce anche altrove e in passato ha già fatto attentati in Iran. Nei precedenti attacchi, gli aggressori provenivano solitamente da paesi dell’Asia centrale, erano stati addestrati in Afghanistan e avevano ricevuto istruzioni durante brevi soggiorni in Turchia”.

Secondo gli Hezbollah libanesi invece, sarebbe l’Isis a essere ormai “uno strumento nelle mani degli americani”. Insomma, difficile dire come stanno le cose.

Per provare a non far degenerare la situazione, intanto, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken è partito ieri per un complicato viaggio diplomatico. Venerdì è arrivato in Turchia e oggi, lunedì, dovrebbe arrivare in Israele e recarsi anche a Ramallah (in Cisgiordania), con l’obiettivo di discutere, riporta il Messaggero, la situaizone israelo-palestinese con i principali attori coinvolti. 

Allo studio c’è un piano per il dopo invasione, presentato dal governo iraniano. Che sta facendo discutere sia dentro che fuori da Israele. Torno su la Repubblica, stavolta è Fabio Tonacci che racconta che, “Quando i cannoni cesseranno di sparare, la Striscia di Gaza sarà amministrata da «un’autorità palestinese» e la ricostruzione sarà affidata a una task force internazionale, a guida statunitense, che includerà Unione Europea, Egitto e Arabia Saudita. L’aspetto sicurezza, invece, rimarrà sotto la responsabilità di Israele. 

È quanto prevede il piano per il day after elaborato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e divulgato in queste ore, dopo le pressioni dei partner occidentali che da settimane chiedono un progetto per il dopo Hamas. Il ministro ha anche spiegato come lo Stato ebraico intende condurre la fase tre del conflitto. Tuttavia, alla destra messianica il piano non piace. E il gabinetto di sicurezza convocato giovedì notte da Netanyahu per discuterlo si è trasformato in una corrida, tanto da costringere il premier, dopo tre ore di urla, a sciogliere la riunione.

Il piano infatti non piace ai ministri Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale) e Bezalel Smotrich (Finanze), che vorrebbero un’occupazione israeliana di Gaza. Ma non piace nemmeno all’Autorità nazionale palestinese, che fa sapere che la priorità è «la fine dell’aggressione israeliana» e punta «al riconoscimento dello Stato di Palestina con Gerusalemme capitale». Insomma, siamo abbastanza lontani da una soluzione convincente e il caos invece di diminuire, aumenta.

Come spiega Federico Petroni su Limes in un articolo molto interessante, è sempre più evidente a tutti la fine dell’egemonia statunitense sul mondo. Gli Usa sono un superpotenza in declino, che sta dimostrando di non essere più in grado di svolgere quel ruolo di grande risolutrice dei conflitti, di grande mediatrice (con tutte le contraddizioni e le ipocrisie che sappiamo, senza che stiamo a ridircele). È spaccata internamente, divisa dal punto di vista sociale, tormentata dalla crisi degli oppioidi, delle armi da fuoco, dal crollo del sogno americano, superata economicamente dalla Cina. È e resta una superpotenza economica, ma non più egemone, non più in grado di garantire stabilità al mondo. 

E come ad ogni declino di un equilibrio, le fasi di caos sono inevitabili. La domanda è: sapremo gestire questo caos senza farlo degenerare in un tutti contro tutti? Sapranno emergere nuovi attori in grado di mediare i conflitti? L’Europa saprà prendersi un suo spazio in questo scenario? Staremo a vedere.

Restando negli Usa, al volo, visto che dicevamo che uno dei filoni da seguire saranno le elezioni americane, c’è già una notizia: venerdì la Corte suprema statunitense, il più importante tribunale federale americano, ha accettato di esprimersi a proposito della decisione della Corte suprema del Colorado di impedire all’ex presidente Donald Trump di partecipare alle primarie del Partito Repubblicano nello stato. Trump aveva fatto ricorso pochi giorni fa, confidando di essere dichiarato eleggibile vista la maggioranza Repubblicana dei giudici della Corte suprema, tre dei quali peraltro furono nominati proprio da lui durante il suo mandato.

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