27 Mar 2023

Ex-Gkn, un modello per un’Italia che Cambia? – #697

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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C’è stata una grande manifestazione a sostegno dei lavoratori e lavoratrici Gkn a Firenze, l’azienda chiusa di colpo durante la pandemia che gli operai vogliono adesso rilevare. Anche in Francia non mancano le manifestazioni, e a quelle contro la riforma pensione se ne aggiungono altre, violente, contro la costruzione dei bacini idrici. Parliamo anche del possibile crollo di Deutsche bank e di qualche altra notizia.

Ci sono un po’ di novità interessanti sulla questione GKN, perché sabato c’è stata una grandissima manifestazione a sostegno degli operai e operaie dell’azienda e in più è stata avviata una raccolta fondi. Comunque facciamo un passettino indietro. Se non vi ricordate la questione ve la riassumo brevemente. Gkn è una multinazionale inglese che produce principalmente componenti per l’industria automobilistica e aerospaziale. 

L’azienda aveva un grande stabilimento produttivo a Campi Bisenzio, a fianco a Firenze, che però ha chiuso da un giorno all’altro nel 2021, in piena pandemia. La vicenda ha sollevato un discreto scandalo anche perché la decisione, che ovviamente ha comportato il licenziamento di centinaia di dipendenti, è stata comunicata ai dipendenti stessi via mail. 

Per quanto riguarda le motivazioni della chiusura, l’azienda ha sostenuto che avessero a che fare con la crisi del settore automotive, mentre secondo i sindacati sarebbero da ricercarsi nella delocalizzazione della produzione e nello specifico nella decisione di produrre i semiassi per la ex Fiat, ora Stellantis, nell’est Europa.

Comunque, come spesso accade, questa vicenda drammatica ha dato il là per una iniziativa molto interessante da parte dei lavoratori e lavoratrici della fabbrica, che invece di rassegnarsi al loro destino hanno preso in mano la situazione. Vi leggo come racconta la vicenda non un giornale questa volta, ma una nostra lettrice che ci scrive per invitarci a seguire da vicino questa faccenda perché, afferma, “seguo la vostra testata da tempo e sono convinta che la vicenda della ex Gkn di Campi Bisenzio sia prova di una Italia che finalmente cambia”.

Vi leggo questo pezzetto della sua mail perché mi pare che riassuma meglio la questione di come fanno molti giornali: “Lavoratori e lavoratrici però hanno reagito, hanno continuato a recarsi in fabbrica, hanno impugnato I licenziamenti che sono stati riconosciuti come illegali e hanno iniziato la loro resistenza nelle piazze di Italia insieme a Friday for future e ad altre realtà perché da subito hanno reso chiaro che questa non è un “problema di una fabbrica” questo è il risultato di una sempre più diffusa ingiustizia sociale, ecologica, di genere.

Insieme ad una rete di solidali, insieme agli accademici dell’università di Pisa hanno prodotto un business plan per far ripartire LORO la fabbrica, per trasformare la Gkn nella prima fabbrica recuperata, socialmente integrata e ecosostenibile che produrrà cargo bike e energia rinnovabile ,senza usare litio e silicio, per la cui estrazione migliaia di bambini nel Sud del mondo vengono sfruttati”.

Ecco. Le due novità sono che

1) come riportano molti quotidiani come il Fatto Quotidiano, il manifesto, l’Indipendente e altri, sabato c’è stata una grossa manifestazione a Firenze, a cui hanno partecipato a quanto pare circa 15mila persone (5mila secondo la questura) in sostegno dei lavoratori e lavoratrici 

2) è stata avviata una raccolta fondi in sostegno dei lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie. Vi lascio in descrizione il link con maggiori informazioni su come partecipare. Vi dico solo che l’obiettivo è abbastanza ambizioso per essere una raccolta fondi, in Italia, 75mila €. Dura circa 40 giorni, ne sono trascorsi circa dieci e la cosa positiva è che nel momento in cui registro questa puntata sono già stati raccolti circa 33mila euro.

Comunque venendo al commento, perché questa questione è così seguita e importante? Vi leggo come risponde la nostra lettrice Valentina commenta: “Perché ne va del futuro dei nostri figli e delle nostre figlie e dei figli e delle figlie del sud del mondo. Se vince questa lotta significa che d’ora in poi ci sarà un precedente ogni qual volta i diritti del lavoro saranno calpestati, ogni qual volta ci saranno licenziamenti in nome del profitto, se vince questa lotta avremo dato voce a chi chiede giustizia sociale, ecologica e di genere, se vince questa lotta vince la possibilità di un futuro diverso in cui noi non siamo solo numeri in una fabbrica, in un posto di lavoro ma diventiamo persone, se vince questa lotta si dimostra che la transizione ecologica di una fabbrica non solo è da difendere ma è possibile, se vince questa lotta vince un futuro migliore per tutti e tutte noi”.

Il tono ovviamente non è quello di un articolo ma più una voce militante, per cui prendetela in questo senso, ma il senso delle riflessioni mi sembra molto chiaro e lucido. Quello che mi colpisce di questa storia è che tiene assieme due temi importantissimi: quello del lavoro, del lavoro come diritto, e quello della transizione ecologica. Due temi che spesso vengono contrapposti, in maniera anche strumentale. 

Non possiamo chiudere le fabbriche inquinanti perché si perderebbero posti di lavoro. Ecco, se questa cosa della Gkn funziona, questa affermazione sarà smentita in maniera abbastanza clamorosa. Lavoratori e lavoratrici farebbero, prendendo il possesso della fabbrica, quello che né lo stato né le grandi aziende sono riuscite a fare, ovvero la conversione ecologica di un settore ad alto impatto (automotive) in uno a basso impatto e che facilita la mobilità sostenibile. 

Continuiamo a parlare di proteste, ma ci spostiamo in Francia dove la tensione sociale resta altissima. Nel fine settimana ci sono state nuove manifestazioni con più di un milione di persone in piazza per protestare contro la contestata riforma delle pensioni che Macron ha approvato bypassando il parlamento, e domani, martedì, sono previsti nuovi cortei, mentre tutti aspettano la parola definitiva sulla riforma, che spetta al Consiglio costituzionale, che deve pronunciarsi entro il 21 aprile. Il Consiglio può confermare o bocciare la legge, non per i contenuti ma per la procedura con cui è stata approvata.

Intanto però si è aggiunta una seconda vicenda che ha causato scontri anche molto violenti nell’ovest del paese. Gli scontri sono stati fra alcuni gruppi ambientalisti che protestavano contro la costruzione del grande bacino idrico di Sainte-Soline, nell’est della Francia, e la polizia. 

Ecco come Vatican News racconta la notizia: “La battaglia per la costruzione di questa infrastruttura, che presenta alcune controverse soluzioni per la gestione delle risorse idriche, va avanti da anni ma in questi giorni si sono verificate nuove durissime contestazioni che hanno provocato il ferimento di 24 gendarmi e di dieci manifestanti, secondo il bilancio diffuso dal ministero dell’interno. I manifestanti parlano di una cinquantina di feriti. Circa 10mila persone erano presenti alla manifestazione non autorizzata, fra queste almeno 1500 erano black block che hanno scatenato gli scontri con le forze dell’ordine, dando alle fiamme almeno cinque loro mezzi.

Da anni gli ecologisti in Francia si oppongono alla costruzione dei grandi bacini da parte di cooperative di agricoltori, che vogliono sfruttare le risorse idriche sempre più carenti per l’uso nei campi. I contadini ne fanno una condizione di sopravvivenza di fronte alla siccità, mentre gli oppositori parlano di “accaparramento” idrico dell'”agroindustria” che aggraverebbe il cambiamento climatico. Il ministro dell’Interno Darmanin ha accusato genericamente “l’ultrasinistra” e molti osservatori parlano di “ecoterrorismo”.

Stiamo vedendo in tante parti del mondo alzarsi il livello dello scontro legato alle tematiche ambientali. Se fino a qualche anno fa si trattava di uno scontro più ideale, o ideologico (scegliete voi) adesso la questione sta diventando molto pratica. L’acqua sta mancando e bisogna scegliere a chi darla, l’agricoltura produce meno cibo e bisogna scegliere a choi darlo. Questa è l’entità di problemi che dobbiamo affrontare. Che sono difficili ma non impossibili da risolvere. 

Ad esempio, non conosco a fondo la questione francese, ma probabilmente si potrebbero fornire incentivi a chi fa un’agricoltura a basso consumo idrico (perché sappiamo che si può fare). La cosa che mi spaventa di più non è l’assenza di soluzioni pratiche, ma la tendenza della società a dividersi di fronte ai problemi, invece di trovare sistemi collaborativi per decidere. Se queste sono le premesse, cosa succederà quando l’acqua sarà poca anche per i fabbisogni primari? Quindi – scusate l’ennesima ripetizione – bisogna che inziamo a diffondere, in fretta, questi sistemi di governance collaborativa e più in generale una cultura della collaborazione su tutti i livelli. 

Da qualche giorno si rincorrono voci preoccupate su un possibile fallimento di Deutsche Bank. Forse ne avrete letto o sentito parlare da qualche parte. Vediamo allora di che si tratta e se è il caso di preoccuparci. La questione scatenante, che ha dato il via alle voci, è che Deutsche Bank ha subito un improvviso crollo in Borsa nella mattinata di venerdì 24 marzo, con un -14%, trascinato con sé l’intero sistema bancario europeo, con tutti i principali titoli in rosso. 

“Contemporaneamente – come spiega un articolo di Andrea Barolini su Valori – a salire sono stati i Credit default swap (Cds) a cinque anni sul colosso bancario”, il cui valore è aumentato di circa il 15%. Ma che cosa sono i CDS e come funzionano?

Ce lo spiega un articolo molto interessante di federico Fubini sul Corriere, che racconta anche come l’attacco speculativo che ha generato il crollo di DB sia arrivato da alcuni grossi fondi d’investimento americani:

 “L’azzeramento dei bond subordinati e convertibili di Credit Suisse, lo scorso weekend, ha fatto crescere per tutte le banche europee i rendimenti da offrire agli investitori per poterne emettere di nuovi.

Subito il mercato si è concentrato su chi avrebbe dovuto farlo a breve: due fragili banche locali tedesche, Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank, avevano i loro bond in scadenza. Poiché le due avrebbero dovuto comunque rifinanziarsi emettendo altri titoli dello stesso tipo (i cosiddetti “coco”), alcuni hedge fund americani hanno previsto che Pfandbriefbank e Aareal Bank avrebbero preso un’altra strada: invece di rimborsare i detentori, avrebbero trasformato i titoli in obbligazioni perpetue (era comunque legale, in base ai contratti). Ed è ciò che le due hanno fatto perché il costo per loro era comunque minore di quello di emettere nuovi bond. Non era la prima volta che facevano così, quelle due piccolissime banche. Ma, con la ferita dei bond di Credit Suisse ancora aperta, alcuni hedge fund americani hanno previsto che la mossa dei due istituti avrebbe spaventato il mercato. Per questo hanno preso di mira Deutsche Bank, prevedendo che la tensione si sarebbe scaricata sui suoi titoli. Giovedì gli hedge fund hanno costruito posizioni ribassiste sulla prima banca tedesca, per guadagnare vendendone le azioni senza possederle.

Sempre in serata di giovedì, hanno iniziato a comprare “credit default swap” (Cds) della stessa Deutsche, il cui prezzo si è impennato (vedi il “Corriere” di ieri). I Cds sono derivati contro il default paragonabili a polizze sulla vita di un’impresa, ma con una differenza: è possibile comprare quei derivati senza avere titoli dell’impresa, un po’ come se ci si potesse assicurare sulla vita di un altro. Quando si è diffuso il nervosismo per i coco delle banche tedesche, per gli hedge fund è arrivato il jackpot. Hanno guadagnato dall’aumento del prezzo dei derivati di assicurazione sul default di Deutsche (in parte da loro provocato). Poi hanno guadagnato anche dal crollo dell’azione della grande banca tedesca, quando il mercato ha creduto di capire dalla quotazione in aumento dei Cds che qualcuno temeva il fallimento di Deutsche stessa. La lezione dimenticata del crac Lehman riguarda proprio quei derivati di assicurazione sui default”.

Insomma DB è in grossa sofferenza, il motivo è un attacco speculativo e alcune fragilità del sistema finanziario che non sono state risolte dopo la crisi del 2008 (soprattutto relative alla facilità con cui si può speculare in prodotti derivati). Il problema in questo caso è che stiamo parlando della la più grande banca della prima economia europea. 

Sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che la Presidente della BCE Christine Lagarde hanno gettato acqua sul fuoco dicendo che non esiste un rischio concreto di fallimento della DB. Ho anche letto alcuni articoli secondo cui un eventuale fallimento causerebbe al sistema bancario europeo meno problemi del fallimento di Credit Suisse, ma mi sembrano modi per minimizzare il problema e tranquillizzare i mercati. 

Uno studio italiano ha esaminato dal punto di vista economico-finanziario nove vaccini Covid concludendo che le imprese private hanno investito complessivamente 16 miliardi per lo sviluppo dei vaccini, a fronte di 31 miliardi spesi dagli stati, di cui nove miliardi a fondo perduto per ricerca e sviluppo e 21 miliardi di accordi di acquisto anticipati, cioè prima dell’autorizzazione dei vaccini stessi. Soldi che, scrivono gli studiosi, potevano essere investiti in sanità pubblica e che per altro non hanno garantito un maggior controllo sul prezzo e il tipo di distribuzione dei vaccini (Vita).

Sabato in un’intervista Putin ha detto di voler spostare armi nucleari “tattiche” in Bielorussia, senza però dire né quante né quando. la cosa sta facendo comunque discutere perché è dagli anni Novanta che armi nucleari russe non sono fuori dai confini del paese. (il Post)

L’Honduras ha chiuso le sue decennali relazioni diplomatiche con Taiwan a favore dei legami con la Cina. Il ministero degli Esteri honduregno ha dichiarato sabato che “il governo dell’Honduras riconosce l’esistenza di una sola Cina nel mondo”. (Aljazeera)

A Cuba si è votato ieri per eleggere i 470 rappresentanti che comporranno l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, il parlamento dell’isola. Non ci sono ancora i risultati definitivi ma non è difficile indovinare chi vincerà Infatti c’è solo un partito, quello comunista. Inoltre i candidati sono 470, in 470 collegi, per 470 seggi. Non uno di più non uno di meno. L’unico motivo per cui queste elezioni sono interessanti è valutare quindi l’affluenza, che sembra in calo nonostante il voto sia obbligatorio per legge. Domani ne parliamo meglio. (il Post)

Negli Usa in questi giorni si sta abbattendo un tornado violentissimo che ha causato fin qui almeno 23 morti e devastazione incalcolabile negli stati di Mississippi, Tennessee e Alabama (GreenMe).

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