Emergenza siccità, la Sicilia corre ai ripari – INMR Sicilia #1
Il 9 febbraio sul portale della Regione Sicilia compariva un comunicato dal presagio per nulla ben augurante. Il governo Schifani dichiarava lo stato di calamità naturale da siccità severa nell’intero territorio regionale. Come si legge nel testo «La Sicilia è l’unica regione d’Italia e tra le poche d’Europa in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria. Una condizione che sta danneggiando agricoltori e allevatori, già gravati dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali che hanno colpito l’Isola per tutto il 2023. L’allevamento degli animali è il settore più colpito per l’assenza di foraggio verde e la mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle anomale precipitazioni del maggio dell’anno scorso».
Pensate che i vertici di Confagricoltura chiedono di dare il via all’abbattimento selezionato degli animali, stressati dalla carenza di acqua e di “ridurre” il numero delle vacche in base alla “capacità di foraggiamento” delle aziende, quasi azzerata dalle colture cerealicole. Secondo quanto riportato dal sito Euronews, si tratterebbe della terza crisi idrica più grave mai registrata, gli attuali livelli di scarsità non si registrano da oltre dieci anni. Il 2023, infatti, è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e anche i primi mesi di quest’anno, caratterizzati da temperature più alte e scarsità di piogge, hanno confermato questa tendenza. Alle rare piogge si associano anche i pochi interventi che hanno già portato a un razionamento dell’acqua che interessa più di 800mila cittadini in oltre 93 comuni dell’isola.
Come ha dichiarato Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, “I consorzi di gestione delle acque in Sicilia, le uniche organizzazioni responsabili della gestione dell’acqua a fini irrigui, sono commissariati da oltre trenta anni. Per tre decenni, la Regione è stata priva di un’adeguata struttura di gestione, senza nuovi progetti, e la manutenzione non è stata effettuata in modo adeguato”. Oltre agli agricoltori e agli allevatori, anche il settore del turismo comincia a tribolare, visti anche i numeri record di presenze turistiche nel periodo pasquale. Dal fronte regionale Schifani dichiara che «si sta facendo tutto il possibile per affrontare l’emergenza chiedendo anche il supporto dello Stato. In questo modo avremo non solo le risorse economiche necessarie per gli interventi più urgenti, ma anche lo strumento per accelerare le procedure e sostenere il comparto agricolo e zootecnico.
Intanto, abbiamo già attivato gli interventi più urgenti nel breve e nel medio periodo. Occorre, allo stesso tempo, sensibilizzare i cittadini a un uso più consapevole e responsabile delle risorse idriche disponibili. Per questo, nei prossimi giorni, avvieremo un’apposita campagna di comunicazione per un uso intelligente dell’acqua». Il governo siciliano ha chiesto al governo nazionale le navi delle Forze armate per arginare l’emergenza siccità. Nella richiesta di stato d’emergenza avanzata dalla giunta di Renato Schifani c’è anche la domanda di utilizzo immediato delle navi cisterna e di quelle con funzioni di dissalatori per riempire gli invasi siciliani. Intanto proprio nei giorni scorsi è stata istituita anche una cabina di regia per l’emergenza idrica con il compito di individuare, stimolare e coordinare gli interventi più urgenti e indifferibili per mitigare gli effetti della crisi guidata dallo stesso Schifani e coordinata dal capo della Protezione civile siciliana, Salvo Cocina.
In Sicilia sono presenti alcuni impianti di dissalazione, a Gela e a Porto Empedocle, l’idea è di poterle riattivare. Dato che la crisi climatica è in atto da tempo e la siccità e il rischio di desertificazione sono fenomeni strettamente connessi, non sarebbe stato più ovvio avviare una politica idrica idonea senza ritrovarsi letteralmente parlando con l’acqua alla gola per affrontare un’emergenza come quella di questi mesi? La redazione di Sicilia che Cambia ha in programma di realizzare un approfondimento su questo tema.
Voltiamo pagina, ma neanche così tanto. Passiamo al tema degli incendi, altra grande sfida dell’isola che, sebbene siano di natura dolosa e colposa nella maggioranza dei casi, vengono aggravati anche dal contesto della crisi climatica. Al momento si contano pochi focolai, ma per scongiurare quanto si è verificato la scorsa estate il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha convocato una riunione per preparare risposte preventive, sollecitando le regioni a ottimizzare risorse umane ed economiche e a promuovere campagne di sensibilizzazione. Antonio David, operaio forestale della provincia di Palermo, dichiara: «Già ci sono stati i primi incendi sul territorio eppure i lavoratori forestali sono ancora a casa, in attesa di una chiamata che dovrebbe essere immediata e non prolungata nel tempo. I proclami della politica siciliana non sono mai stati presi seriamente e programmare date per futuri avviamenti ancora non ha una certezza definitiva.
Finiremo nei guai seri se continuiamo a tergiversare con chiacchiere e promesse sindacali, e questo dovrebbe far riflettere sia il settore guidato a livello regionale che sindacale». La Regione Sicilia in autunno aveva annunciato l’investimento di oltre 13 milioni di euro e l’indizione di una nuova gara d’appalto per due nuovi elicotteri speciali. Per partecipare c’era tempo fino al 2 aprile. I mezzi, stando alle promesse, dovrebbero garantire la possibilità di volare anche con le condizioni meteo più difficili, capaci di andare fino a 240 chilometri orari senza temere temperature superiori ai 40 gradi e condizioni di forte vento. Negli ultimi anni, infatti, più volte ha fatto discutere il mancato intervento degli elicotteri nelle giornate con forte vento di scirocco.
Manca ancora l’ufficialità, ma il tentativo del governo Schifani di affiancare i due elicotteri pesanti alla flotta da dieci mezzi impiegata nell’antincendio dovrebbe essersi concluso con un nulla di fatto: il bando di gara indetto dalla Regione da oltre 13 milioni sarebbe andato deserto. Le possibilità a questo punto sono due, indire una seconda gara, valutando l’opportunità di modificare le condizioni di base all’asta, o rinunciare al buon proposito di Schifani dello scorso autunno.
Non mancano per fortuna le tante associazioni in tutta la regione che dal basso si organizzano e organizzano eventi per contribuire a una maggiore consapevolezza sul tema anche con azioni pratiche e concrete utile ad evitare la propagazione del fuoco in caso di incendi. L’estate è alle porte, anzi, sembra quasi di essere già in estate per le temperature di questi giorni. La speranza è che il buon senso abbia la meglio. La redazione di Sicilia che Cambia, come sempre, starà allerta sui prossimi sviluppi e decisioni della Regione.
Nella prima puntata di Io non mi rassegno Sicilia non può mancare un commento sulla grande opera, si fa per dire, del Ponte sullo Stretto di Messina. Come abbiamo più volte sottolineato su Italia che Cambia, sembra che le grandi opere non siano pensate e progettate per essere fatte davvero, ma per far girare soldi e per far campagna elettorale. Per pagare con fondi pubblici studi di fattibilità, dare appalti a ditte per allestire cantieri, fare prove e progetti, e poi magari non concludere nulla. Il Ponte sullo Stretto sembra appartenere proprio a questa categoria. Nonostante le 68 ‘mancanze’ o criticità nel progetto definitivo di Eurolink, i dubbi di numerosi esperti e le anomalie, a inizio aprile è partito l’iter per l’esproprio dei terreni che precede l’inizio dei lavori di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. «Questa fase intermedia, legata alla pubblicazione dell’avviso – si legge in una nota della società Stretto di Messina – consentirà a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione relativa al Piano espropri e formulare eventuali osservazioni». La società Stretto di Messina aprirà ‘sportelli informativi’ sia a Messina che a Villa San Giovanni, in spazi dedicati messi a disposizione dai rispettivi comuni, per fornire il supporto necessario per l’analisi della documentazione.
«Ci risiamo – commenta Barbara Floridia, senatrice siciliana del M5s –. Si fa passare il messaggio che in quattro e quattr’otto verranno demolite centinaia di case, lasciando ai cittadini uno sportello informativo per capire come fare fagotto e togliersi dai piedi. In realtà le cose non sono così semplici come la Società Stretto di Messina Spa vuole farle sembrare: la pubblicazione dell’avviso non significa affatto che gli espropri, e a seguire il cantiere, partiranno. Sappiamo che le associazioni e i comitati dei cittadini stanno preparando centinaia di osservazioni al progetto che dovranno essere valutate tutte con la massima attenzione e che ci sono le autorizzazioni relative all’impatto ambientale da ottenere. Non ci sembrano passaggi banali, anzi vogliamo proprio vedere chi si prenderà la responsabilità di dare il disco verde a un progetto così impattante e con ancora così tante lacune, che non porta alcuna vera utilità».
Sul territorio messinese i fabbricati interessati dall’esproprio sarebbero 300, concentrati per lo più nella zona sulla quale insisterà il ponte e nell’area interessata alle opere necessarie alla realizzazione della linea ferrata. Si tratterebbe di due tipi di espropri: il primo riguarda l’utilizzo temporaneo per area di cantiere (per il quale sarà riconosciuto un canone proporzionale al tempo di utilizzo, tenendo conto che ogni mese varrà un dodicesimo della rendita annua del terreno), gli altri invece in via definitiva.
Una presa in giro secondo i movimenti No Ponte che da tempo chiedono un dibattito pubblico sull’opera e ritiene ridicoli questi colloqui «solo per dire a chi è sotto esproprio che dovrà andare via. Sessanta giorni per presentare osservazioni su diecimila tavole di progetti è una buffonata». Vi racconteremo da qui ai prossimi messi quali saranno i risvolti di questa ‘opera’ senza fine!
Da quasi due anni la redazione di Sicilia che Cambia dà voce alle tante esperienze di cambiamento dalle diverse province siciliane. Non solo Catania e Palermo, ma anche da luoghi dove apparentemente non succede nulla e invece c’è un gran fermento. Abbiamo indagato tematiche complesse, non fermandoci alla radice del problema, ma provando a esplorare e percorrere le soluzioni sulla scia del giornalismo costruttivo che è da sempre il nostro modo di fare informazione. Non possiamo raccontarvi tutto adesso, l’invito è quindi di andare a sfogliare le pagine di Sicilia che Cambia per scoprire e guardare con occhi nuovi quanto accade intorno a noi. Prima di salutarvi voglio però segnalarvi qualche articolo pubblicato di recente.
Una data importante è stata quella del 30 marzo scorso, abbiamo celebrato la seconda Giornata Mondiale Rifiuti Zero. Un traguardo importante – e inaspettato – raggiunto lo scorso anno grazie a una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ricorderete che proprio un anno fa, in collaborazione con l’Associazione Rifiuti Zero abbiamo festeggiato questa giornata con un incontro dedicato e molto partecipato a Isola Catania. Insieme a Manuela Leone, referente per la Sicilia di Zero Waste Italy, e diversi attivisti del territorio abbiamo affrontato le maggiori sfide e complessità che la nostra regione sta attraversando. La nostra Maria Enza Giannetto ha ripercorso in un articolo alcune di queste battaglie vinte da comitati di cittadini e da Zero Waste Rifiuti Zero Sicilia. Viene fuori l’immagine di un’Isola che, pian piano, fa dei passi avanti e non accetta più la distruzione del territorio. Ma non basta!
La settimana scorsa siamo partiti anche con la prima inchiesta tutta siciliana sul Polo Petrolchimico di Siracusa. Nel cosiddetto quadrilatero della morte – il territorio tra Siracusa, Melilli, Priolo e Augusta – è in atto uno dei disastri ambientali meno conosciuti in Italia. Qui i sogni sono stati svenduti in cambio di un posto fisso, della sicurezza di uno stipendio e di veleni ormai infiltrati ovunque. Vi abbiamo raccontato dell’importanza “strategica” di questo polo dal punto di vista della geopolitica internazionale, dei giochi della magistratura, dell’immobilismo della politica e dell’ultimo scandalo che riguarda il depuratore che secondo gli inquirenti non funzionerebbe da circa 40 anni. Vi parleremo ancora del disastro ambientale e sociale in corso, dei numeri catastrofici di malattie, morti e malformazioni congenite, ma anche di speranza e di riconversione ecologica utile a risanare un territorio, e non solo, che non è stato trattato con gentilezza, ma annientato e consumato.
E a proposito di gentilezza, vi lascio con un articolo su Natalia Re un’imprenditrice siciliana che ha deciso di superare i dolori che la vita le ha riservato scegliendo di dedicare il suo impegno al Movimento Italiano per la gentilezza. Non un’idea buonista, ma una pratica quotidiana e attiva, un antidoto a tutti i conflitti, da quelli più grandi a quelli più piccoli della nostra quotidianità.
La gentilezza è, secondo Natalia, un valore che diventa anche economico. A volte basta un complimento al posto di una vessazione per innescare un meccanismo fecondo, per far sentire le persone apprezzate. In un contesto in cui ci si trova a proprio agio si è più produttivi e performanti. L’esatto contrario di quanto accade in molte delle nostre strutture pubbliche. Non è un caso che il Mig abbia lanciato l’Osservatorio italiano della gentilezza e dei comportamenti, che vuole calcolarne le ricadute nientemeno che sul prodotto interno lordo.
La gentilezza non è un dono gratuito, ci ritorna indietro in termini di coesione sociale, di stabilità, di riconoscimento di diritti e doveri. Pensateci, pensiamoci!
Siamo arrivati alla fine di questa prima puntata, vi chiediamo di scriverci, segnalarci storie di cambiamento e, soprattutto, di seguirci! I fondo al testo troverete tutti gli articoli commentanti durante la rassegna. Buona giornata e un saluto da parte di tutta la redazione di Sicilia che Cambia.
Voltiamo pagina, ma neanche così tanto. Passiamo al tema degli incendi, altra grande sfida dell’isola che, sebbene siano di natura dolosa e colposa nella maggioranza dei casi, vengono aggravati anche dal contesto della crisi climatica. Al momento si contano pochi focolai, ma per scongiurare quanto si è verificato la scorsa estate il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, ha convocato una riunione per preparare risposte preventive, sollecitando le regioni a ottimizzare risorse umane ed economiche e a promuovere campagne di sensibilizzazione.
Antonio David, operaio forestale della provincia di Palermo, dichiara: «Già ci sono stati i primi incendi sul territorio eppure i lavoratori forestali sono ancora a casa, in attesa di una chiamata che dovrebbe essere immediata e non prolungata nel tempo. I proclami della politica siciliana non sono mai stati presi seriamente e programmare date per futuri avviamenti ancora non ha una certezza definitiva. Finiremo nei guai seri se continuiamo a tergiversare con chiacchiere e promesse sindacali, e questo dovrebbe far riflettere sia il settore guidato a livello regionale che sindacale». La Regione Sicilia in autunno aveva annunciato l’investimento di oltre 13 milioni di euro e l’indizione di una nuova gara d’appalto per due nuovi elicotteri speciali.
Per partecipare c’era tempo fino al 2 aprile. I mezzi, stando alle promesse, dovrebbero garantire la possibilità di volare anche con le condizioni meteo più difficili, capaci di andare fino a 240 chilometri orari senza temere temperature superiori ai 40 gradi e condizioni di forte vento. Negli ultimi anni, infatti, più volte ha fatto discutere il mancato intervento degli elicotteri nelle giornate con forte vento di scirocco. Manca ancora l’ufficialità, ma il tentativo del governo Schifani di affiancare i due elicotteri pesanti alla flotta da dieci mezzi impiegata nell’antincendio dovrebbe essersi concluso con un nulla di fatto: il bando di gara indetto dalla Regione da oltre 13 milioni sarebbe andato deserto.
Le possibilità a questo punto sono due, indire una seconda gara, valutando l’opportunità di modificare le condizioni di base all’asta, o rinunciare al buon proposito di Schifani dello scorso autunno. Non mancano per fortuna le tante associazioni in tutta la regione che dal basso si organizzano e organizzano eventi per contribuire a una maggiore consapevolezza sul tema anche con azioni pratiche e concrete utile ad evitare la propagazione del fuoco in caso di incendi. L’estate è alle porte, anzi, sembra quasi di essere già in estate per le temperature di questi giorni. La speranza è che il buon senso abbia la meglio. La redazione di Sicilia che Cambia, come sempre, starà allerta sui prossimi sviluppi e decisioni della Regione.
Nella prima puntata di Io non mi rassegno Sicilia non può mancare un commento sulla grande opera, si fa per dire, del Ponte sullo Stretto di Messina. Come abbiamo più volte sottolineato su Italia che Cambia, sembra che le grandi opere non siano pensate e progettate per essere fatte davvero, ma per far girare soldi e per far campagna elettorale. Per pagare con fondi pubblici studi di fattibilità, dare appalti a ditte per allestire cantieri, fare prove e progetti, e poi magari non concludere nulla. Il Ponte sullo Stretto sembra appartenere proprio a questa categoria. Nonostante le 68 ‘mancanze’ o criticità nel progetto definitivo di Eurolink, i dubbi di numerosi esperti e le anomalie, a inizio aprile è partito l’iter per l’esproprio dei terreni che precede l’inizio dei lavori di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. «Questa fase intermedia, legata alla pubblicazione dell’avviso – si legge in una nota della società Stretto di Messina – consentirà a tutti gli interessati di prendere visione della documentazione relativa al Piano espropri e formulare eventuali osservazioni». La società Stretto di Messina aprirà ‘sportelli informativi’ sia a Messina che a Villa San Giovanni, in spazi dedicati messi a disposizione dai rispettivi comuni, per fornire il supporto necessario per l’analisi della documentazione.
«Ci risiamo – commenta Barbara Floridia, senatrice siciliana del M5s –. Si fa passare il messaggio che in quattro e quattr’otto verranno demolite centinaia di case, lasciando ai cittadini uno sportello informativo per capire come fare fagotto e togliersi dai piedi. In realtà le cose non sono così semplici come la Società Stretto di Messina Spa vuole farle sembrare: la pubblicazione dell’avviso non significa affatto che gli espropri, e a seguire il cantiere, partiranno. Sappiamo che le associazioni e i comitati dei cittadini stanno preparando centinaia di osservazioni al progetto che dovranno essere valutate tutte con la massima attenzione e che ci sono le autorizzazioni relative all’impatto ambientale da ottenere. Non ci sembrano passaggi banali, anzi vogliamo proprio vedere chi si prenderà la responsabilità di dare il disco verde a un progetto così impattante e con ancora così tante lacune, che non porta alcuna vera utilità».
Sul territorio messinese i fabbricati interessati dall’esproprio sarebbero 300, concentrati per lo più nella zona sulla quale insisterà il ponte e nell’area interessata alle opere necessarie alla realizzazione della linea ferrata. Si tratterebbe di due tipi di espropri: il primo riguarda l’utilizzo temporaneo per area di cantiere (per il quale sarà riconosciuto un canone proporzionale al tempo di utilizzo, tenendo conto che ogni mese varrà un dodicesimo della rendita annua del terreno), gli altri invece in via definitiva.
Una presa in giro secondo i movimenti No Ponte che da tempo chiedono un dibattito pubblico sull’opera e ritiene ridicoli questi colloqui «solo per dire a chi è sotto esproprio che dovrà andare via. Sessanta giorni per presentare osservazioni su diecimila tavole di progetti è una buffonata». Vi racconteremo da qui ai prossimi messi quali saranno i risvolti di questa ‘opera’ senza fine!
Da quasi due anni la redazione di Sicilia che Cambia dà voce alle tante esperienze di cambiamento dalle diverse province siciliane. Non solo Catania e Palermo, ma anche da luoghi dove apparentemente non succede nulla e invece c’è un gran fermento. Abbiamo indagato tematiche complesse, non fermandoci alla radice del problema, ma provando a esplorare e percorrere le soluzioni sulla scia del giornalismo costruttivo che è da sempre il nostro modo di fare informazione. Non possiamo raccontarvi tutto adesso, l’invito è quindi di andare a sfogliare le pagine di Sicilia che Cambia per scoprire e guardare con occhi nuovi quanto accade intorno a noi. Prima di salutarvi voglio però segnalarvi qualche articolo pubblicato di recente.
Una data importante è stata quella del 30 marzo scorso, abbiamo celebrato la seconda Giornata Mondiale Rifiuti Zero. Un traguardo importante – e inaspettato – raggiunto lo scorso anno grazie a una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ricorderete che proprio un anno fa, in collaborazione con l’Associazione Rifiuti Zero abbiamo festeggiato questa giornata con un incontro dedicato e molto partecipato a Isola Catania. Insieme a Manuela Leone, referente per la Sicilia di Zero Waste Italy, e diversi attivisti del territorio abbiamo affrontato le maggiori sfide e complessità che la nostra regione sta attraversando. La nostra Maria Enza Giannetto ha ripercorso in un articolo alcune di queste battaglie vinte da comitati di cittadini e da Zero Waste Rifiuti Zero Sicilia. Viene fuori l’immagine di un’Isola che, pian piano, fa dei passi avanti e non accetta più la distruzione del territorio. Ma non basta!
La settimana scorsa siamo partiti anche con la prima inchiesta tutta siciliana sul Polo Petrolchimico di Siracusa. Nel cosiddetto quadrilatero della morte – il territorio tra Siracusa, Melilli, Priolo e Augusta – è in atto uno dei disastri ambientali meno conosciuti in Italia. Qui i sogni sono stati svenduti in cambio di un posto fisso, della sicurezza di uno stipendio e di veleni ormai infiltrati ovunque. Vi abbiamo raccontato dell’importanza “strategica” di questo polo dal punto di vista della geopolitica internazionale, dei giochi della magistratura, dell’immobilismo della politica e dell’ultimo scandalo che riguarda il depuratore che secondo gli inquirenti non funzionerebbe da circa 40 anni. Vi parleremo ancora del disastro ambientale e sociale in corso, dei numeri catastrofici di malattie, morti e malformazioni congenite, ma anche di speranza e di riconversione ecologica utile a risanare un territorio, e non solo, che non è stato trattato con gentilezza, ma annientato e consumato.
E a proposito di gentilezza, vi lascio con un articolo su Natalia Re un’imprenditrice siciliana che ha deciso di superare i dolori che la vita le ha riservato scegliendo di dedicare il suo impegno al Movimento Italiano per la gentilezza. Non un’idea buonista, ma una pratica quotidiana e attiva, un antidoto a tutti i conflitti, da quelli più grandi a quelli più piccoli della nostra quotidianità.
La gentilezza è, secondo Natalia, un valore che diventa anche economico. A volte basta un complimento al posto di una vessazione per innescare un meccanismo fecondo, per far sentire le persone apprezzate. In un contesto in cui ci si trova a proprio agio si è più produttivi e performanti. L’esatto contrario di quanto accade in molte delle nostre strutture pubbliche. Non è un caso che il Mig abbia lanciato l’Osservatorio italiano della gentilezza e dei comportamenti, che vuole calcolarne le ricadute nientemeno che sul prodotto interno lordo. La gentilezza non è un dono gratuito, ci ritorna indietro in termini di coesione sociale, di stabilità, di riconoscimento di diritti e doveri. Pensateci, pensiamoci!
Siamo arrivati alla fine di questa prima puntata, vi chiediamo di scriverci, segnalarci storie di cambiamento e, soprattutto, di seguirci! I fondo al testo troverete tutti gli articoli commentanti durante la rassegna. Buona giornata e un saluto da parte di tutta la redazione di Sicilia che Cambia.
#Siccità
Regione Sicilia – Siccità, dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio siciliano
Euronews – Emergenza siccità in Sicilia: acqua razionata per 850mila persone
AdnKronos – Siccità, l’allarme di Federalberghi Sicilia: “Il governo trovi una soluzione”
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#Incendi
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#Ponte sullo Stretto
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La Stampa – Ponte sullo Stretto, aperto lo sportello per gli espropri: “Sessanta giorni per 10 mila tavole, una buffonata”
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Italia che Cambia – Approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto. E adesso? – #881
#SCC
Italia che Cambia – La gestione dei rifiuti in Sicilia, tra esperienze virtuose e assenza di governance
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Italia che Cambia – Gentilezza, il segreto (inaspettato) per aumentare la produttività ed evitare le guerre