5 Lug 2024

Elezioni Regno unito: trionfano i Labour, chi è il nuovo premier Starmer – #962

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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I laburisti hanno vinto in maniera schiacciante le elezioni e Keir Starmer sarà il nuovo premier del Regno unito. Ma chi è il nuovo premier? Quali politiche possiamo aspettarci in campo economico, ambientale, e su brexit? E quali altre cose ci dicono queste elezioni? Parliamo anche di siccità in Italia, di alluvioni in India e Bangladesh, del M5S che entrerà a far parte del gruppo di sinistra, in Europa, di diritti animali e infine di una bella storia che arriva dalla Sardegna che Cambia.

I laburisti, di centro-sinistra, hanno vinto, dopo 14 anni di dominio conservatore. O forse più che altro hanno perso i conservatori.

Comunque fatto sta che dopo che 5 anni fa i laburisti avevano ottenuto il risultato più basso dal 1935, oggi vincono con un distacco altrettanto clamoroso, infliggendo ai conservatori la peggiore sconfitta di sempre. Keir Starmer sarà il prossimo premier del Regno Unito, con un verdetto perentorio. I dati non sono ancora quelli definitivi, ma sono già abbastanza solidi con ⅔ circa dei seggi scrutinati nel momento in cui registro. I dati definitivi dovrebbero arrivare attorno alle 9 di questa mattina ma comunque si tratta di dettagli.

I primi exit poll davano i Labour attorno ai 410 seggi contro i 131 dei conservatori. Una successiva proiezione ha limato un po’ le distanze proiettando 405 contro 154. Ma la distanza rimane abissale. Considerate che gli exit poll britannici sono famosi per essere fra i più affidabili al mondo. 

Più incerto il dato di Reform UK (l’ex Brexit Party), il partito a destra dei conservatori fondato da Nigel Farage, che inizialmente sembrava aver conseguito un ottimo risultato, ma stando ai sondaggi, ma che durante lo spoglio non sembra essere riuscito a conquistare molti seggi.

Comunque, sono state elezioni piuttosto strane, caratterizzate da una bassa affluenza (attorno al 61%, la più bassa degli ultimi 20 anni (dal 2005) con un clima di malcontento generale. Come racconta in NYT, “Gli elettori sono andati alle urne scontenti, molti di loro frustrati con il governo conservatore e scettici sul fatto che qualsiasi sostituto possa risolvere l’insieme di problemi che ostacolano il paese”.

“Secondo gli analisti, il loro scetticismo è giustificato – continua l’articolo -. Il Partito Laburista si troverà di fronte a una serie di sfide, da un’economia stagnante a un Servizio Sanitario Nazionale debilitato, senza avere molti strumenti per risolverli”.

Qualche ulteriore spunto di riflessione ce lo offre un articolo del Guardian a firma dell’analista politico Dan Sabbagh, che tira fuori 5 punti chiave che ci danno i risultati di queste elezioni. 

Il primo punto è ovviamente la storia vittoria laburista. Il partito Labour guidato da Starmer ottiene infatti una vittoria travolgente, che nessuno avrebbe immaginato solo 5 anni fa, quando appunto ottenne il suo peggior risultato da quasi un secolo. Vittoria quella di oggi paragonabile a quella di Tony Blair nel 1997, ampiamente oltre la maggioranza assoluta in parlamento. 

Il secondo punto, o riflessione, è che dall’analisi del voto comunque sembra più un voto anti-Conservatore, che ha voluto punire il partito per 14 anni di mala politica, più che pro-Labour. Il calo del voto conservatore è stato più marcato dell’aumento del voto laburista, e se a ciò si aggiunge la bassa affluenza emerge una chiara indicazione della volontà degli elettori di punire i Conservatori. 

3. Il partito di Nigel Farage, Reform UK, di destra radicale, ha vinto i suoi primi seggi, con Farage stesso eletto a Clacton. Qui il dato è un po’ più incerto al momento ma non sembrerebbe esserci stata quella affermazione importante che alcuni sondaggi e i primi exit poll davano. Farage forse lo ricorderete, è quel personaggio bizzarro che era stato il primo e principale fautore di Brexit, promotore del referendum sull’uscita del Regno unito dall’Ue, che di fatto portò alle dimissioni di David Cameron da premier. Farage che poi, all’apice della carriera politica quando tutti lo indicavano come nuovo premier, si dimise da leader del suo partito e si ritirò a vita privata. Del tipo: io ho fatto il casino, ma ora pensateci voi. 

Comunque, è tornato alla ribalta politica ultimamente, e i risultati sembrano premiarlo con i primi seggi in parlamento, fra cui il suo personale, ormai certo, ma un po’ meno del previsto. I poll suggerivano fino a 13 seggi per il suo partito, sembra che la cifra reale sarà inferiore.

4. C’è stato un duro Colpo al movimento per l’indipendenza della Scozia. Il Partito Nazionale Scozzese (SNP) ha subito una battuta d’arresto significativa, con Labour che dovrebbe vincere più seggi in Scozia e l’SNP potrebbe ottenere solo 10 seggi. Se il partito si fosse ulteriormente affermato era già nell’aria un secondo referendum per l’uscita della Scozia dal Regno unito, referendum che così sembra allontanarsi.

Infine, quinto e ultimo punto, il voto mostra quella che il giornalista chiama una aumentata “volatilità” della politica britannica. Scrive: “La vittoria di Starmer, che ribalta il risultato di 5 anni fa, riflette il fatto che le vecchie e classiche lealtà tribali nella politica britannica, in cui le persone votano abitualmente, non sono più forti come una volta – e che gli elettori sono pronti a giudicare duramente i politici se vengono considerati fallimentari. Una vittoria schiacciante in un’elezione non rende impossibile una sconfitta nella successiva”.

Prima di passare ad altre notizie, giusto qualche battuta sul prossimo premier britannico. Chi è Keir Starmer? Molti giornali dedicano in queste ore ampie pagine al nuovo premier laburista, soffermandosi molto su vita provata, famiglia, passione per l’Arsenal e cose di questo tipo. Ma politicamente chi è? Cosa possiamo aspettarci?

Come racconta il Sole 24 Ore, “Starmer ha una storia di “self-made man” che piacerebbe molto agli americani, ma che da buon inglese riservato non ha sfruttato abbastanza. Nato a Londra nel 1962 e cresciuto in una famiglia piuttosto povera, con 4 fratelli, in un paese nei dintorni della capitale, è stato il primo della sua famiglia ad andare all’Universitàì, diventando avvocato.

Nel 1987 ha iniziato la carriera di avvocato, specializzandosi nella difesa dei diritti umani, e ha seguito numerosi casi importanti. Ha difeso gratuitamente due attivisti citati in giudizio per diffamazione da McDonald’s perché avevano criticato i metodi del colosso del fast-food. Si è schierato con il Sindacato dei minatori per impedire le chiusure delle miniere imposte dai Conservatori al potere. Ha difeso prigionieri condannati a morte in Paesi africani e nei Caraibi.

Ha deciso poi di entrare in politica, candidandosi alle elezioni del 2015 ed è stato eletto deputato. Ai tempi si caratterizzava per la sua posizione fortemente europeista, contro Brexit. Nominato responsabile di Brexit per il partito dall’allora leader, Jeremy Corbyn, si è battuto per un secondo referendum.

Nell’aprile 2020, quando è stato eletto leader del partito dopo le dimissioni di Corbyn in seguito alla sconfitta alle urne del 2019, Starmer ha promesso di cambiare il Labour, riportandolo verso il centro e trasformandolo da movimento di protesta a partito “eleggibile”.

E così ha fatto: ha emarginato i rappresentanti della sinistra più radicale, compreso il suo ex capo Corbyn, e ha imposto una rigida disciplina. Ha detto, ai tempi: «A volte bisogna essere brutali per essere un buon leader». Il suo obiettivo era riconquistare i voti di milioni di elettori laburisti, soprattutto nelle regioni più povere dell’Inghilterra del Nord, che nel 2019 avevano scelto i Conservatori.

La sua strategia – che sembra aver funzionato – era anche quella di ottenere il sostegno del mondo del business che era abbastanza ostile a Corbyn. Tuttavia ha creato un po’ una spaccatura nel partito, allontanando tutta l’ala più di sinistra a sinistra del partito che lo ha accusato di avere fatto troppi compromessi.

Ad esempio, Starmer ha cambiato radicalmente registro su Brexit, dichiarando che bisogna rispettare l’esito del referendum e che, pur cercando rapporti più stretti e più sereni con la Ue, non intende tornare a far parte dell’Unione doganale o del mercato unico.

Ha promesso di investire nei servizi pubblici al collasso, ma per conquistare voti ha promesso di non aumentare le tasse sul reddito, le imposte societarie, i contributi previdenziali o l’Iva. 

Adesso Starmer si trova nella situazione di risollevare un paese in grave crisi economica e soprattutto con i servizi di base in primis la sanità in condizioni pessime, con poco tempo e avendo promesso di farlo senza aumentare le tasse. Un’impresa che sembra molto complessa. Ma vedremo. 

Fa caldo, piove poco, e come ogni anno da ormai qualche anno a questa parte si torna a parlare di siccità sui giornali. Anche noi su ICC abbiamo deciso di farlo, ma di farlo un po’ a modo nostro, quindi non solo descrivendo l’emergenza ma cercando sia di fornire strumenti di comprensione sistemica del problema, che anche informazioni costruttive su come affrontarla. 

Perché una emergenza che c’è tutti gli anni non è più un’emergenza, è una nuova normalità. Sappiamo che il tema della siccità è strettamente connesso con quello del cambiamento climatico, quindi di certo è essenziale agire sulle cause, quindi smettere di buttare gas climalteranti in atmosfera, ma al tempo stesso è necessario adattarsi ai cambiamento ormai inevitabili e imparare a gestire meglio l’acqua.

Per provare a descrivere tutte queste cose e a fornire strumenti sia di comprensione che di resilienza personale e collettiva abbiamo inaugurato in questi giorni un filone di approfondimento sulla siccità, che si affianca a quello sulla bioarchitettura che presentava Daniel ieri. 

Ieri è uscito un articolo di Elica Cutuli sulla siccità in Sicilia, che descrive le cause e la dimensione strutturale del problema nell’isola, ma da anche dei primi spunti su come gestirla. Oggi ne esce uno mio sulla siccità in Italia, più generico e “quadro” che è una sorta di fotografia del nostro paese, con cause, conseguenze e situazione attuale descritte nella maniera più esaustiva possibile. 

Nelle prossime settimane proseguiremo a pubblicare articoli su questo tema, andando anche nello specifico della gestione del servizio idrico integrato, nelle soluzioni per resistere meglio alla siccità e tante altre cose. Intanto sotto fonti e articoli trovate questi primi due articoli.

Il paradosso del cambiamento climatico è che coesistono allo stesso tempo fenomeni apparente,mente opposti come siccità e inondazioni. Come spieghiamo già in questi primi articoli sulla siccità, il fatto è che la temperatura più alta genera una evaporazione maggiore dell’acqua, ma al tempo stesso l’atmosfera più calda è in grado come una spugna di assorbire più acqua. Quindi (in media, non è una legge ferrea) piove meno spesso, ma quando lo fa lo fa in maniera estremamente violenta. 

Anche nelle fasce climatiche tropicali, che da sempre sono più soggetti a fenomeni di questo tipo, le piogge soi stanno comunque intensificando. È il caso, attuale, di India e Pakistan. Leggo da Lifegate, articolo di Matteo Suanno, che “A due anni di distanza dalle colossali inondazioni in Pakistan, che nel 2022 hanno sommerso metà del territorio nazionale, le piogge monsoniche sono tornate a colpire con veemenza il subcontinente indiano. 

Questa volta le precipitazioni hanno interessato soprattutto India e Bangladesh e, sebbene non si siano verificati danni nelle aree più densamente popolate a ridosso delle grandi città, l’impatto sulla popolazione è stato elevatissimo secondo quanto riportato dalle autorità locali. Il bilancio dei morti resta, per ora, contenuto – solo nove persone accertate- , ma le conseguenze disastrose delle alluvioni in India e Bangladesh hanno interessato circa 3 milioni di persone, molte delle quali risiedono non lontano dai grandi fiumi della regione”.

In India le piogge hanno danneggiato soprattutto lo stato dell’Assam, al confine con il Bangladesh. Qui la forza dell’acqua ha portato con sé interi villaggi, sommergendone almeno 2.800. Le stime parlano 1,6 milioni di persone direttamente colpite dall’alluvione.

I monsoni si sono abbattuti anche nella parte settentrionale del Bangladesh, bloccando interi villaggi e sommergendo i raccolti da cui dipende gran parte dell’economia di queste zone. Le città più colpite fino ad ora sono state senza dubbio Sylhet e la vicina Sunamganj, dove la popolazione si è ritrovata a combattere con l’acqua al petto per salvare beni di prima necessità dalle case ormai sommerse. In questa zona è la seconda volta che si verifica un fenomeno simile in meno di un mese, secondo quanto riferisce l’agenzia stampa statale Bangladesh Sangbad Sangstha.

Le squadre di soccorso sono ovviamente al lavoro, ma c’è bisogno di aiuto. Sono in Bangladesh ci sono 1,8 milioni di persone che necessitano di aiuto, fra cui circa 770.000 bambini che hanno urgente bisogno di assistenza, ha detto un funzionario dell’Unicef. Fra l’altro le alluvioni in India e Bangladesh hanno allagato più di 800 scuole e altre 500 sono state riconvertite in rifugi, ha affermato l’agenzia.

Notizia di ieri è anche che dopo la richiesta del M5S di entrare nel gruppo The Left, quello più di sinistra, in Europa, dove sono andati anche gli eletti di Sinistra di AVS, è arrivata òla risposta positiva, anzi parzialmente positiva da parte del gruppo che avrebbe approvato l’ingresso della delegazione del Movimento 5 Stelle, ma è un’ammissione “con riserva”. 

La decisione è stata presa dal bureau del gruppo dopo i colloqui tenuti questa mattina, e durati oltre due ore, con gli eurodeputati del M5s. È stato concordato un “periodo di prova” di “sei mesi”. Secondo quanto si apprende da fonti della Sinistra il comunicato ufficiale tarda ad arrivare perché si sta concordando la formulazione esatta di quella che, viene assicurato, non è altro che “una formalità”, tesa a rassicurare le delegazioni del gruppo più dubbiose sull’ingresso dei Cinquestelle. Perplessità che pare siano dovute al passato governo in alleanza con la Lega, in Italia.

Leggo su Repubblica che fonti dei 5S affermano già che “Gli europarlamentari del M5s faranno parte del gruppo The Left con pieni diritti. Insieme sono state concordate le battaglie per i prossimi mesi e il no al bis di Ursula von der Leyen”. Con la delegazione pentastellata, composta da otto eurodeputati, il gruppo The Left passa a 47 membri. Il M5s sarà la seconda delegazione più numerosa dopo quella della France Insoumise.

Ci sono un po’ di notizie e novità sul fronte diritti animali. La prima riguarda le foche. 15 anni fa, nel 2009, l’UE ha adottato una legislazione innovativa che limita le importazioni di prodotti derivati dalla caccia commerciale alle foche.

Ai tempi c’erano stati dei contenziosi, in particolare uno intrapreso dal Canada presso la WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, che avevano rallentato un po’ l’iter, ma la legge era alla fine entrata in vigore nel 2015. Adesso, a un decennio di distanza, alcuni stati membri dell’area del Mar Baltico (Estonia, Lettonia, Svezia, Finlandia, Danimarca) lamentano un eccessivo aumento delle popolazioni di foche, con danni agli “stock” ittici e dunque con un impatto socioeconomico negativo. 

A denunciare il fatto è la Lav, che spiega che appunto su sollecitazione di quei governi la Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura (definita di “fitness check”)

che consiste in una Consultazione sia di stakeholder istituzionali (Stati membri e Paesi terzi interessati – Canada, Norvegia; Industria) sia dei cittadini europei. 

Il che non vuol dire che la legge sia al momento in bilico, ma sicuramente è un tema da monitorare. Dal comunicato non si capisce bene, ma sembra che – come spesso accade – la presenza delle foche in un numero piuttosto alto non sia un problema per gli ecosistemi ma più per le economie delle società umane, soprattutto per il settore della pesca, che – diciamo – ha un nuovo concorrente. 

Una notizia positiva arriva invece dal nostro paese, dove il TAR del lazio ha ordinato una sospensione di sei mesi delle autorizzazioni ad Aptuit, la multinazionale di sperimentazione farmaceutica, per quanto riguarda gli esperimenti sui 2000 cani Beagle attualmente utilizzati.  

Anche in questo caso la decisione del TAR del Lazio segue e accoglie una richiesta sempre di LAV e nella sentenza dichiara che “appaiono sussistere gravi illegittimità commesse all’interno dello stabulario in relazione alla modalità di detenzione dei cani nonché in relazione alla qualificazione del dolore” specificando poi che “per l’articolo 9 della Costituzione e per l’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea è necessario assicurare il benessere degli animali”. 

Un risultato storico, festeggia LAV, per quanto riguarda la lotta alla vivisezione nel nostro paese. Fra l’altro, Aptuit si era subito mossa facendo ricorso al Consiglio di Stato che però ha bocciato il ricorso e ha confermato la decisione del Tar.

Oggi è venerdì, giornata di rassegne sarde e allora parola al nostro Alessandro Spedicati.

Audio disponibile nel video / podcast

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