22 Apr 2022

Earth Day, come sta la Terra? – #506

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Oggi, 22 aprile 2022, è il 52esimo Earth Day e allora ne approfittiamo per ripercorrere la storia di questa giornata, vedere quali eventi ci saranno e tirare le somme di questi ultimi 52 anni di lotte ambientali e consapevolezza. Parliamo anche del piano di Transizione ecologica di Barcellona e della ormai quasi certa estradizione di Julian Assange negli Usa.

Oggi, 22 aprile, come ogni anno da una cinquantina d’anni a questa parte, è l’Earth Day, la Giornata mondiale della Terra. 

Tutto iniziò nel lontano 22 aprile 1970, quanto un tale di nome Gaylord Nelson, allora  senatore democratico del Wisconsin, decise di organizzare un grande evento, il primo Earth Day della storia, in cui 20 milioni di americani – senza distinzioni di età, sesso, schieramento politico, fede, ceto sociale – scesero in piazza contro gli impatti di 150 anni di sviluppo industriale. Fu un momento storico per la storia dei movimenti per l’ambiente e da allora, ogni anno, in quella stessa data, in sempre più paesi del mondo vengono organizzati concerti, marce, iniziative legate ai tempi della sostenibilità ambientale e della connessione con la Terra che coinvolgono ogni anno fino a un miliardo di persone in 193 Paesi..

Dal 2007 l’Earth Day esiste anche in Italia, grazie al fondatore tutt’ora presidente di Earth Day Italia, Pierluigi Sassi, che la Repubblica intervista per l’occasione. Quest’anno in Italia  la giornata si celebra con una maratona di talk dalla Nuvola di Fuksas a Roma (e in diretta su RaiPlay) e finale con Giovanni Allevi. A parte che non ci avete invitato, e siete delle brutte persone.

Ma vabbé. Gli anniversari sono sempre dei momenti di celebrazione ma anche di bilanci. E quindi, come va con l’ambiente, con la tutela degli ecosistemi? Stiamo riuscendo a non estinguerci? La risposta breve è no, nel senso che da quando sappiamo che esiste il problema, ci sono i movimenti ambientalisti e esiste l’Earth Day le emissioni globali (giusto per usare un parametro fra i tanti) sono aumentate di oltre il 60%. 

Tuttavia, se invece prendiamo in considerazione la consapevolezza del problema da parte di tutti gli attori sociali e i primi, seppur timidi, tentativi di fare qualcosa (a volte di sensato, a volte più di facciata) il giudizio un po’ cambia. Se non fosse che abbiamo finito il tempo, potremmo anche dire di essere messi abbastanza bene, con tutto che è un casino immane trasformare un sistema strutturatosi sull’utilizzo dei combustibili fossili in un sistema che ne fa a meno.

CORRIDOI VERDI A BARCELLONA

Comunque, approfittiamo di questa ricorrenza per andare a vedere cosa sta succendendo, in chiave di transizione ecologica, in una grande città europea, spesso all’avanguardia da tanti punti di vista. Barcellona. 

Nel capoluogo catalano sta per iniziare quella che promette di essere una grande trasformazione verde. Fra giugno e luglio, riporta InformazioneAmbiente.it, dovrebbe iniziare la realizzazione dei “corridoi verdi”. L’idea è quella di sostituire alcune strade con dei veri e propri corridoi pedonali con alberi, vegetazione, aree giorno. 

La prima fase riguarderà il quartiere dell’Eixample, che è un quartiere centrale, residenziale, quello dove sorge la Sagrada Familia per intenderci. In quattro delle sue arterie principali i veicoli scompariranno per far posto a luoghi pieni di vita, e sorgeranno quattro nuove grandi piazze – di circa 2.000 metri quadrati ciascuna – ricche di alberi e nuovi spazi pubblici. 

Questa iniziativa, poi, fa parte di un progetto più grande , “il grande piano municipale di trasformazione dello spazio pubblico” , il cui obiettivo principale è sostenere la popolazione di residenti e affrontare la sfida del cambiamento climatico e che prevede altre azioni come l’allargamento dei marciapiedi, l’espansione delle piste ciclabili, il miglioramento del servizio di bike-sharing urbano e dei trasporti pubblici. Oltre a altri corridoi verdi. Non male.

ASSANGE

Non c’entra molto con l’Earth Day, ma è una notizia molto importante e va data. Da l’altro ieri Julian Assange è un po’ più vicino all’estradizione negli Usa, il che vorrebbe dire una condanna durissima quasi certa. Assange è il fondatore di Wikileaks, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro che riceve in modo anonimo, grazie a un potente sistema di cifratura, documenti coperti da segreto e poi li carica sul proprio sito web.

Negli anni ha smascherato malefatte e crimini di guerra di tantissimi governi del mondo, evasioni fiscali, operazioni dei servizi segreti, diventando un baluardo della libertà d’informazione. Da circa un decennio sta fuggendo da una condanna quasi sicura negli Usa, dove è accusato di cospirazione e spionaggio, un reato molto grave che può costare se va bene l’ergastolo e in alcuni casi persino la pena di morte. 

Attualmente è incarcerato nel Regno Unito, con l’accusa, secondo molti abbastanza campata in aria, di reati sessuali. Che detta così suona molto brutta, ma va spiegata: il reato contestatogli sarebbe quello di aver avuto rapporti sessuali non protetti, seppur consenzienti, con due donne, e di essersi successivamente rifiutato di sottoporsi a un controllo medico sulle malattie sessualmente trasmissibili, condotta considerata criminosa dalla legge svedese. Il reato è passato all’Interpol e successivamente è stato catturato nel Regno Unito. 

Oltre al fatto in sé destano sospetto i pochi riscontri, oltre alla parola delle due donne, e il fatto che l’accusa abbia coinciso con la pubblicazione di alcuni documenti sui diplomatici statunitensi.

Adesso, dopo processi e ricorsi, e dopo essersi fatto tre anni di carcere molto duro in Uk, al punto che in molti temevano per la sua vita e per la sua sanità mentale, sembra essere molto vicina l’estradizione. La Westminster Magistrates Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa. Salvo un ricorso dell’ultimo minuto presso l’Alta Corte, spetta ora alla ministra degli Interni, Priti Patel, dare il via libera finale. E conoscendo le sue posizioni molto conservatrici, sembra una pura formalità. 

Negli Usa l’attivista australiano rischia una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere documenti riservati su presunti crimini di guerra Usa in Iraq e Afghanistan. Si parla di 175 anni di carcere, che è un modo roboante di dire creperai là dentro.

Fuori dal tribunale di Westminster alcuni attivisti di Wikileaks hanno protestato chiedendo di non estradare l’attivista negli Usa. Assange che fra l’altro, come mi avete anche scritto nei commenti, si è sposato il 23 marzo in carcere con l’avvocatessa sudafricana Stella Morris, la compagna che gli ha dato due figli durante il periodo d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana.

Amnesty International ha dichiarato che un’eventuale sua approvazione da parte della ministra dell’Interno Priti Patel – attesa entro il 18 maggio – violerebbe il divieto di tortura e costituirebbe un precedente allarmante per pubblicisti e giornalisti di ogni parte del mondo.

Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ha dichiarato che «L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle».

Anche dalla Cina non sono tardati i commenti. Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri Cinese ha dichiarato: “Quello che è successo ad Assange mostra che, per gli USA, esporre le cosiddette atrocità di altri paesi è eroico, mentre rivelare gli scandali degli Stati Uniti è criminale. L’estradizione di Assange negli Stati Uniti ha messo a nudo la natura ipocrita della “libertà di parola e di stampa” degli USA meglio delle rivelazioni di WikiLeaks.”

Aggiungo, come consiglio al mio amico Boris Johnson, grande appassionato di Io Non Mi Rassegno, che proprio in questo momento storico, a livello simbolico, invece di inviare armi e soffiare sul focolaio del conflitto in Ucraina, un modo per marcare una differenza profonda con il regime di Putin sarebbe proprio quello di valorizzare la libertà di stampa, valorizzare il fatto che nelle democrazie puoi fare informazione e sputtanare anche il governo più potente del mondo, se hai dati in mano per farlo, e questo non è punito, anzi!

FONTI E ARTICOLI

#Earth Day
Grazia – Earth Day, proposte eco friendly per una moda bella ma soprattutto sostenibile
la Repubblica – Marciate, ballate, cantate: è la Giornata della Terra!
Rinnovabili.it – Si celebra il 22 aprile la 52esima Giornata della Terra o Earth Day.

#Assange
L’Indipendente – Liberate Assange!: lanciata la nuova petizione globale

#Barcellona
Informazione Ambiente – Barcellona, corridoi verdi: cosa sono e perché favoriscono l’ambiente

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