2 Feb 2022

Dramma Afghanistan, le responsabilità di Usa, taliban e clima – #457

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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La situazione di stallo politico a livello internazionale e i fondi ancora congelati da parte degli Stati uniti stanno mettendo in ginocchio l’Afghanistan, con 22 milioni di persone ridotte alla fame in quella che potrebbe diventare la tragedia umanitaria peggiore del secolo, se non viene fatto niente per arginarla.

Prima di cominciare, se non sapete niente di quello che sta succedendo in Afghanistan, vi lascio la prima puntata che ho registrato sull’argomento, che spiega come siamo arrivati fin qui. Riassumendo, l’Afghanistan è sempre stata terra contesa. In particolare le vicende recenti iniziano quando negli anni Ottanta gli Usa finanziarono i Mujahidin per contrastare l’influenza sovietica sulla zona. 

Mujahidin che furono armati fino ai denti, presero il potere e instaurarono un governo di stampo fondamentalista islamico, dei cosiddetti Taliban. Dopo l’attentato alle torri gemelle gli Usa accusarono (con scarse prove) i taliban di aver coperto Osama Bin Laden e le cellule di Al Qaeda, quindi invasero il paese, prendendo il potere e instaurando un governo che però è rimasto molto debole negli anni. 

Quando dopo vent’anni di occupazione militare lo scorso agosto le truppe americane hanno lasciato il paese, nel giro di poche settimane i Taliban hanno ripreso il potere con il minimo sforzo. A quel punto gli Usa hanno congelato tutti i fondi non solo che il governo americano destinava a quello Afghano, ma anche il denaro afghano depositato nelle banche americane. È una misura antiterrorismo molto drastica, usata solo poche volte. 

E di fatto lasciando un paese allo sbando, con un’economia quasi inesistente se si fa eccezione per il commercio di oppio, e milioni di persone ridotte alla fame. Ecco, finito il riassunto, eccoci ad oggi. Che la situazione sia molto grave lo dimostra, spiega un nuovo articolo su Internazionale, la richiesta di aiuti senza precedenti fatta nei giorni scorsi dalle Nazioni Unite alla comunità internazionale: cinque miliardi di dollari per salvare i 22 milioni di afgani che vivono nel paese e i 5,7 milioni rifugiati in quelli vicini, la cifra più alta mai chiesta per soccorrere un paese in difficoltà.

Secondo il Guardian (che cita dati delle Nazioni Unite) appena il 2% degli afghani ha abbastanza da mangiare. A Kabul, racconta Vita, è nato un vero e proprio mercato di bambini, con madri disperate vendono per 200 euro i loro bambini, per potere mangiare qualcosa. Sono anche aumentate a dismisura le vendite illegali di organi. Questo per far capire quale sia l’entità, la gravità, della situazione.

Come se non bastasse, nelle zone rurali, dove vivono i due terzi degli afghani, la peggiore siccità degli ultimi 30 anni aveva già lasciato i contadini disperati ben prima dell’arrivo dei talebani. Quasi nove milioni di bambini afghani sono senza coperte e tre milioni senza riscaldamento, con temperature che di notte scendono abbondantemente sotto i meno 12 gradi.

Le principali cause di questa tempesta perfetta sono tre: l fondi congelati da parte degli Usa, le politiche dei taliban, i cambiamenti climatici.

La prima questione è quella al momento più impattante. Come spiega ancora Junko Terao su Internazionale, i fondi della Banca centrale afgana – 9,5 miliardi di dollari – sono congelati negli Stati Uniti e altri 450 milioni sono bloccati dal Fondo monetario internazionale. Ora mi sono chiesto, ma come mai l’Afghanistan ha tutti questi fondi negli Usa? In pratica perché durante l’occupazione americana la banca centrale afghana, ha investito molto in obbligazioni emesse dalla Fed, la banca centrale americana, e in oro depositato nei forzieri della Fed stessa.

E ora è come se avesse investito in obbligazioni argentine a fine anni novanta. Con la differenza che quei gli Stati Uniti non sono falliti, ma hanno “semplicemente” bloccato quei fondi. Questo avviene, si badi bene, nonostante le sanzioni internazionali siano contro il governo afghano ma non contro la banca centrale, che in teoria potrebbe attingere a quei fondi. Ma recuperare quei fondi è di fatto impossibile, perché le banche straniere si rifiutano di fare da intermediarie per paura di ritorsioni future da parte del Tesoro americano.

A complicare la situazione anche le rivendicazioni dei familiari delle vittime degli attentati dell’11 settembre sui ulteriori fondi afgani custoditi a New York. Il risultato è che la macchina dello stato è ferma, gli stipendi di funzionari, medici, insegnanti e altri lavoratori essenziali non vengono pagati da mesi e anche chi ha dei risparmi in banca non può ritirarli perché le banche sono a corto di liquidità. I prezzi sono alle stelle e la gente non ha di che sfamarsi. I negozianti non possono aprire linee di credito per importare merci, gli agricoltori non possono essere pagati per quel che producono: ci sono sì degli aiuti umanitari, ma che non sono purtroppo sufficienti. gli aiuti umanitari non bastano, se il commercio si ferma il paese collassa. 

A questo proposito, alcune ong stanno iniziando a usare le criptovalute per mandare aiuti alle studenti ovviando al problema del passaggio attraverso le banche. Aspetto interessante e da approfondire.

I talebani poi, con le loro politiche, peggiorano ulteriormente la situazione, imponendo tutta una serie di divieti, come quello alle donne di lavorare nei settori della sanità e dell’istruzione, o di viaggiare, se non accompagnate da un maschio della loro famiglia. Il che diventa un problema anche in termini economici, oltre a essere drammatico dal punto di vista dei diritti umani.

Infine, dicevo, c’è il tema dei cambiamenti climatici: una siccità che si fa di anno in anno più grave sta rendendo intere aree inabitabili e i raccolti sempre più scarsi, minando la resilienza alimentare di tutto il paese. È un aspetto più sfuggente, quello dei cambiamenti lcimatici, che al di là degli eventi più evidenti, come uragani, devastazioni e così via, sono pervasivi ovunque, e innalzano il livello di difficoltà di tutte le società. È come se aggiungessero un +10 alla difficoltà di partenza, situazioni relativamente semplici diventano complesse, situazioni già difficili diventano drammatiche o catastrofiche.

Comunque, qualcosa si sta muovendo. In un hotel appena fuori Oslo da la scorsa settimana si sono riuniti, per discutere della crisi umanitaria in Afghanistan, e in generale della situazione nel paese, una delegazione del governo di Kabul assieme ai rappresentanti di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Norvegia e Unione europea. 

Che è un fatto alquanto bizzarro, perché al momento nessun paese occidentale ha ancora riconosciuto il governo afghano dei taliban. Tant’è che, parlando con la stampa, i taliban hanno definito i colloqui un primo passo verso la legittimazione del loro governo, mentre le delegazioni europee si sono affrettate a smentire, specificando che non si tratta in alcun modo di un riconoscimento del nuovo esecutivo ma una reazione alla catastrofe umanitaria.

Al di là del riconoscimento del governo, la notizia è che potrebbero sbloccarsi dei fondi. E questo non solo per evitare milioni di morti, ma anche (concediamogli un “anche”) perché questa situazione può avere almeno tre ricadute molto preoccupanti per tutto il mondo:

  1. Flussi migratori fuori controllo, che si aggiungono a quelli attuali;
  2. La possibilità, che si fa sempre più probabile, che se l’Afghanistan continuerà ad essere lasciato a se stesso lo Stato Islamico, l’Isis, avrà gioco facile ad allargare le sue fila, con conseguente aumento degli attentati in Occidente nei prossimi anni.
  3. Il problema dell’oppio. Pur avendo i talebani promesso di sradicare i campi di papaveri da oppio, l’Afghanistan è ancora oggi il principale fornitore di eroina al mondo e di fronte al disastro umanitario senza precedenti la produzione sta aumentando a dismisura, perché diventa l’unica fonte di reddito per molti contadini.

I colloqui si sono conclusi senza un particolare risultato, ma erano molto interlocutori e dovrebbero essercene altri nel prossimo futuro. 

Prima di chiudere vi segnalo anche un articolo molto interessante di Internazionale che parla dell’abuso che viene fatto dello strumento delle sanzioni internazionali, che sono un’arma micidiale, una specie di arma di distruzione di massa che colpisce indiscriminatamente tutta la popolazione. Anzi, la colpisce discriminatamente, nel senso che colpisce soprattutto le fasce più povere. 

Nella pagina rassegna stampa vi lascio anche un po’ di link a raccolte fondi e campagne a sostegno della popolazione afghana, per chi volesse dare una mano a tamponare l’emergenza in attesa che qualcosa si sblocchi a livello internazionale

FONTI E ARTICOLI

#Afghanistan
Italia che Cambia – Dramma Afghanistan, fra fondamentalismo talebano e cinismo Usa -#410
Internazionale – La crisi umanitaria è l’unica certezza rimasta agli afgani
Vita – L’Afghanistan muore: la vergogna dell’inazione occidentale
Il Fatto Quotidiano – Afghanistan, Usa congelano riserve della banca centrale. Il governatore: “I prezzi del cibo saliranno, danno per i poveri”. A rischio anche gli aiuti umanitari
Corriere.it – Afghanistan, la campagna per aiutare le donne #unasolasquadra
Rai News – Afghanistan, bambini in carcere: la Rai ne parla, l’Unicef interviene

#raccolte fondi
Emergency: https://sostieni.emergency.it/afghanistan/?idc=21.REG.WEB.SITAFGHAN.321
UNHCR: https://dona.unhcr.it/campagna/afghanistan-pph/
Croce Rossa Italiana: https://cri.it/emergenza-afghanistan/
Osservatorio Afghanistan: https://www.osservatorioafghanistan.org/argomenti/tags/raccolta-fondi.html 

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