Rieccomi! Sono stato un po’ influenzato, sono ancora un filino acciaccato ma pronto a riprendere le file delle notizie dalle mani di Francesco Bevilacqua, nostro caporedattore, che ringrazio davvero tanto per avermi sostituito in questi giorni. Veniamo alle notizie, che oggi sono un bel po’.
Partiamo da quella che avrete trovato ovunque, ne avrete fin sopra le orecchie, ma tocca parlarne un minimo, non perché sia particolarmente importante per le sorti del mondo, almeno credo, ma perché si tratta di uno di quegli eventi di costume che capitano una volta ogni cinquant’anni e su cui i giornali spendono fiumi d’inchiostro. Non parlo dello scudetto del Napoli, ma dell’incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra e della Regina consorte Camilla.
Il succo della notizia è che sabato sono stati incoronati Re Carlo III, che in realtà si chiama Charles III e non Carlo, ma – non so bene come mai – solo per le famiglie reali è rimasta in auge l’antica tradizione di tradurre e italianizzare i nomi e la regina consorte Camilla, che invece si chiama proprio Camilla. Ad ogni modo, sono stati spesi fiumi d’inchiostro (fisici o virtuali) per descrivere ogni minimo dettaglio, dall’abbigliamento dei presenti, alle procedure e la liturgia, al comportamento dei presenti e così via.
Perciò ho fatto un’accuratissima selezione degli aspetti di questa notizia che mi sembrano interessanti e degni di nota. Parto segnalandovi un’interessante analisi del Financial Times che spiega come Carlo abbia in mente quella che definisce una slimmed down monarchy, una monarchia a cui viene fatta una cura dimagrante. Quindi con meno spese, meno poteri, meno ingombrante insomma.
Questo per una scelta che il giornale definisce di sopravvivenza. Carlo infatti non godrebbe di quell’aura di intoccabilità della madre, i sondaggi danno la sua popolarità fra il 50% e il 55%, contro l’oltre 75% di Elisabetta. Inoltre i vari scandali di questi anni pesano sulla monarchia britannica, da tutta la questione di Lady Diana, agli scandali del Principe Andrea, accusato di aver abusato sessualmente di una minorenne a casa di Jeffrey Epstein, finanziere americano condannato per reati sessuali e poi morto in carcere, ai più recenti scandali sollevati da Harry e Megan.
Insomma, la morte della regina sembrerebbe aver rotto un incantesimo, aperto gli occhi a molti cittadini e sta facendo chiedere a molti inglesi, ma anche cittadini dei vari reami del Commonwealth, che senso ha, oggi, nel 2023, spendere tutti questi soldi per tenere in piedi una roba che non ha più un ruolo nel mondo?
Secondo un istituto di ricerca britannico, coloro che la ritengono “molto importante” sono scesi quest’anno al punto più basso, al 29%. Un britannico su quattro si identifica come repubblicano.
Il governo locale australiano (sapete che l’Australia è uno dei 15 reami del Commonwealth, quindi formalmente Re Carlo III è anche il capo di Stato australiano) ha rifiutato di accendere in suo onore le vele della famosa Opera House nella baia di Sidney, che viene sempre illuminata a festa per grandi eventi nazionali e lo è stata anche in occasione del Giubileo di Platino della regina Elisabetta nel 2022, mentre questa volta il governo del New South Wales, lo Stato in cui si trova la città, ha messo il veto adducendo motivi di risparmio energetico.
Insomma, ci sono vari segnali di scricchiolamento, e quindi pare che Carlo stia programmando questa cura dimagrante. Ad esempio, in una delle sue prime mosse, Carlo ha chiesto che i profitti derivanti dagli accordi sui parchi eolici, che avrebbero generato un’impennata di milioni di sterline nelle entrate reali negli anni a venire, venissero reindirizzati al “bene pubblico più ampio”.
Altro aspetto interessante lo riporta Rosita Cipolla su GreenMe, che racconta come “Per rendere l’evento un po’ più sostenibile il sovrano ha deciso di non impiegare plastica né spugne sintetiche per la realizzazione dell’allestimento e di usare esclusivamente i fiori dei giardini reali, mentre i 2mila inviti sono stati stampati su cartoncino riciclato”.
Sono cose che mi lasciando sempre un sapore un po’ ambiguo in bocca, nel senso che scelte del genere stridono un po’ con lo sfoggio di sfarzo, oro, pietre preziose fatto in queste cerimonie, tutti materiali che hanno causato, per la loro estrazione e lavorazione, un impiego enorme di energie e anche molta sofferenza di esseri umani, suppongo. Al tempo stesso, immagino che sia comunque un messaggio in qualche maniera costruttivo, quello che arriva da una scelta così.
L’altro dettaglio interessante che emerge dallo stesso articolo riguarda invece le corone indossate dal monarca e da Camilla, diventata ufficialmente Regina. In nessuna delle tiare si trovava il Koh-i-Noor, un diamante dal valore inestimabile che proviene dall’India e che è diventato simbolo del colonialismo britannico in quanto l’India sostiene che sia stata rubata e ne chiede la restituzione.
Ultima cosa sull’incoronazione. In quell’occasione Julian Assange ha inviato una lettera al monarca invitandolo a fargli visita in prigione (vi ricordo che Assange è detenuto arbitrariamente dal Regno Unito nella prigione di massima sicurezza di Blemarsh). Una lettera dal tono ironico e provocatorio, che inizia così: “Come prigioniero politico, trattenuto per piacere da Sua maestà in nome di un Paese straniero, sono onorato di risiedere all’interno delle mura di questa istituzione di alta classe. Il suo regno non ha limiti. […] Durante la sua visita avrà l’opportunità di deliziarsi con le prelibatezze culinarie preparate per i suoi fedeli sudditi con un generoso budget di due sterline al giorno. Potrà assaporare le teste di tonno mescolate e i pasti riproposti forse fatti di pollo. E non si preoccupi, perché a differenza di istituzioni minori come Alcatraz o San Quintino, non ci sono cene in comune in una sala da pranzo. A Belmarsh, i detenuti cenano da soli nelle loro celle, assicurando la massima intimità con il loro cibo”.
Torniamo a parlare di Intelligenza Artificiale. Un tema che continua a riservarci molte sorprese. L’ultima, in ordine cronologico è che il presidente americano Joe Biden ha convocato il 4 maggio alla Casa Bianca gli amministratori delegati di Google, Microsoft, OpenAI (la madre di ChatGPT) e della startup di San Francisco Anthropic, ovvero di quelli che al momento sono i principali sviluppatori di sistemi di Ai almeno negli Usa (ma plausibilmente nel mondo) per un colloquio di circa due ore. Come riporta Fabrizio Papitto su La Svolta, il presidente Usa avrebbe esordito dicendo: «Quello che state facendo ha un enorme potenziale e un enorme pericolo».
In una nota ufficiale successiva, la Casa Bianca ha affermato che “Per realizzare i benefici che potrebbero derivare dai progressi nell’AI è imperativo mitigare i rischi attuali e potenziali che l’intelligenza artificiale pone agli individui, alla società e alla sicurezza nazionale. Questi includono rischi per la sicurezza, i diritti umani e civili, la privacy, il lavoro e i valori democratici”.
In concomitanza del vertice sono state presentate una serie di misure da mettere in campo nel prossimo futuro per scongiurare queste derive. Come la messa a punto della Carta dei diritti dell’AI presentata l’anno scorso, o l’implementazione dell’AI Risk Management Framework, un quadro volontario di gestione del rischio rilasciato a gennaio dal National Institute of Standards and Technology (Nist) del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.
Al tempo stesso, nel corso della stessa mattinata, la National Science Foundation degli Stati Uniti ha annunciato un investimento da 140 milioni di dollari da destinare all’istituzione di 7 nuovi centri nazionali di ricerca per l’intelligenza artificiale. Quindi, insomma, anche il governo federale si sta buttando nella ricerca per la AI, affermando che “Questi investimenti federali strategici faranno avanzare l’infrastruttura e l’innovazione dell’AI americana, in modo che l’intelligenza artificiale possa aiutare ad affrontare alcune delle maggiori sfide che dobbiamo affrontare, dal cambiamento climatico alla salute”.
Pochi giorni prima invece aveva fatto discutere la notizia che Geoffrey Hinton, psicologo cognitivo e scienziato informatico spesso citato come “il padrino” dell’intelligenza artificiale, che non sarà IL padrino dell’AI, ma uno dei, ma insomma comunque uno che vive dentro a quel mondo, ha deciso abbandonare il suo ruolo in Google dichiarando di averlo fatto “per poter parlare dei pericoli dell’intelligenza artificiale”. Hinton si aggiunge così alla sempre più folta schiera di scienziati che abbandonano la barca della ricerca perché hanno paura che il gioco possa ben presto sfuggirci di mano.
Nelle sue dichiarazioni affidate perlopiù ai Tweet Hinton dice che per quanto ne sa la Ai ancora non ha superato gli esseri umani nelle sue funzionalità ma potrebbe essere molto vicina a farlo.
Devo dire che mi colpisce molto la disinvoltura con cui si è passati a parlare dell’ipotesi di una Ai Cosciente o comunque capace di rendere ininfluente il genere umano come di un’ipotesi realistica se non già reale, da che era considerata una roba di fantascienza. Qualche giorno fa ascoltavo l’intervista di Sam Altman, Ceo di OpenAi da Lex Friedmann e i due si chiedevano quanto fosse probabile che ChatGpt fosse già una AGI, ovvero una Artificial General Intelligence, acronimo con cui si intende genericamente una intelligenza artificiale superiore al genere umano, se non addirittura auto-consapevole.
Al di là delle risposte, ricordo che fino a qualche mese fa queste ipotesi venivano bollate subito come assurde. Oggi il Ceo dell’azienda leader del settore ne discute con uno dei più conosciuti podcaster del mondo e tutto questo è diventato improvvisamente normale. Al di là delle considerazioni specifiche sull’argomento, mi sorprende sempre quanto riusciamo ad adattarci alle novità non tanto rivedendo le nostre convinzioni ma ritardando il nostro senso di normalità.
Passiamo a qualche novità sul conflitto in Ucraina. Oggi è il giorno della Vittoria in Russia, il giorno in cui viene ricordata e festeggiata la sconfitta della Germania nazista e la fine della Seconda guerra mondiale. È un evento molto importante e celebrato ed è spesso utilizzato anche da Vladimir Putin per la sua propaganda bellica.
Quest’anno però – scrive il Post – la preparazione della parata e degli altri eventi è stata segnata da ansie e paranoie sulla sicurezza soprattutto del presidente russo, dopo i due droni ucraini abbattuti nelle vicinanze del Cremlino la scorsa settimana e dopo l’attentato allo scrittore russo Zakhar Prilepin.
Sulle ansie di Putin forse pesano anche le ultime mosse di Cina e India sullo scacchiere internazionale. La scorsa settimana, per la prima volta dall’inizio del conflitto, la Cina e l’India non si sono astenute, ma hanno votato a favore di una risoluzione delle Nazioni Unite in cui si condanna la Russia come aggressore.
In questi giorni si è parlato molto delle minacce di Yevgeny Prigozhin, fondatore e capo del gruppo militare privato Wagner, che sabato aveva appunto minacciato di ritirare le sue truppe da Bakhmut, la cittadina ucraina considerata strategica che l’esercito russo e in particolare proprio Wagner Group, sta cercando di conquistare da settimane. Nel messaggio diceva che non avevano munizioni a sufficienza e muoveva una serie di critiche molto idre al governo centrale.
Il giorno dopo Prigozhin è tornato sui suoi passi dicendo che i suoi uomini potrebbero rimanere a combattere a Bakhmut, e che il governo ha promesso armi e munizioni sufficienti.
Altro aggiornamento legato all’Ucraina: c’è di nuovo una certa preoccupazione sulla situazione della centrale si Zaporizhia, il più grande impianto per la produzione di energia nucleare d’Europa. Scrive ancora il Post che “L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha fatto sapere di essere stata informata dell’ordine di evacuazione della cittadina di Enerhodar, dove vive la gran parte dei dipendenti della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia. La centrale si trova in un’area occupata dall’esercito russo dal marzo del 2022 e da tempo preoccupa moltissimo la comunità internazionale per via dei numerosi attacchi compiuti nelle sue vicinanze”.
Il governatore dell’area nominato dalla Russia ha cominciato a far evacuare sia Enerhodar che alcuni accampamenti russi nella zona, sostenendo che l’esercito ucraino abbia intensificato gli attacchi nell’area in vista dell’attesa e imminente offensiva che avrebbe l’obiettivo di riconquistarla. Non ci sono al momento altre notizie, ma ovviamente quello è un fronte della guerra che desta particolare preoccupazione, per le conseguenze che potrebbe avere un danneggiamento della centrale, e che va seguito con attenzione.
Al volo, visto che siamo in tema, sono successe almeno altre due cose rilevanti sul fronte della politica estera e delle relazioni internazionali. La prima è che Zelensky ha deciso di istituire per la giornata di oggi, 9 maggio, la Giornata dell’Europa.
È una roba simbolica, nel senso che il 9 maggio è una data molto sentita anche in Ucraina, una delle giornate che culturalmente accomuna il paese alla Russia, e in cui si festeggia la giornata della Vittoria. Il gesto di Zelenski vuole in qualche forma recidere queste origini culturali comuni, segnando un altro passo verso l’Europa dell’Ucraina, e un ulteriore allontanamento dalla Russia.
Comunque ve ne parlo soprattutto per un’altra ragione: in occasione di questa giornata appena istituita alcune personalità faranno visita a Kiev, fra cui la stessa presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen. Era previsto anche un ricevimento organizzato dall’Unione europea, che però è stato cancellato in segno di protesta dopo la decisione del governo israeliano di farsi rappresentare dal Ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Otzma Yehudit (“Potere ebraico”) e che rappresenta la frangia più estrema del governo di Netanyahu.
“Sfortunatamente – ha scritto su twitter la delegazione – quest’anno abbiamo deciso di cancellare il ricevimento diplomatico poiché non vogliamo offrire una piattaforma a qualcuno le cui opinioni contraddicono i valori rappresentati della Ue”.
Domenica invece c’è stato un incontro a sui modo storico, in cui il primo ministro giapponese Fumio Kishida è arrivato a Seul per incontrare il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, con il quale ha discusso di varie questioni legate in particolare all’industria tecnologica e alla sicurezza nazionale.
L’incontro tra Kishida e Yoon è il secondo in due mesi ed è significativo soprattutto perché prima dello scorso marzo i capi di governo di Giappone e Corea del Sud non si incontravano da anni e i due paesi avevano relazioni tese da ancora più a lungo. Ma negli ultimi tempi Corea del Sud e Giappone hanno cominciato a riavvicinarsi: non solo per cercare di risolvere i problemi del passato, ma anche per rafforzare i commerci e la cooperazione militare in virtù, spiegano gli analisti, sia della crescente minaccia nucleare da parte della Corea del Nord, sia dell’espansionismo commerciale della Cina.
Chiudiamo tornando in Italia, per commentare un’altra notizia, un’intervista, che per motivi molto diversi sta facendo molto parlare in queste ore. Mi riferisco all’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere da Michela Murgia, in cui la scrittrice dice di avere un tumore al quarto stadio e che le restano pochi mesi di vita.
Ve ne parlo, e soprattutto ve ne consiglio la lettura perché è un’intervista di una bellezza struggente, in cui emergono i tratti di un essere umano davvero fuori dal comune, capace di parlare di morte, della propria morte, con una lucidità, una serenità, una normalità struggente.
È un’intervista potentissima, che è sia una carezza che un pugno nello stomaco, pienissima di passaggi importantissimi. Non ve la sto qui a riassumere perché non avrebbe senso, vi invito però a leggerla. Vi leggo solo un pezzetto, quasi all’inzio, perché parte proprio da un tema, che è il lessico con cui si parla della malattia, che abbiamo affrontato più volte qui su INMR.
Chiede Cazzullo: Il personaggio del suo libro però non vuol sentir parlare di «lotta» contro il male. Perché? (il riferimento è al libro appena pubblicato da Murgia, Le tre ciotole, molto autobiografico).
«Perché non mi riconosco nel registro bellico. Mi sto curando con un’immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L’obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti».
Cosa intende per registro bellico?
«Parole come lotta, guerra, trincea… Il cancro è una malattia molto gentile. Può crescere per anni senza farsene accorgere. In particolare sul rene, un organo che ha tanto spazio attorno».
Non può operarsi?
«Non avrebbe senso. Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello».
Michela, lei sta dicendo una cosa terribile con una serenità che mi impressiona.
«Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto, o l’alieno».
L’alieno lo chiamava Oriana Fallaci.
«Ognuno reagisce alla sua maniera e io rispetto tutti. Ma definirlo così sarebbe come sentirsi posseduta da un demone. E allora non servirebbe una cura, ma un esorcismo. Meglio accettare che quello che mi sta succedendo faccia parte di me. La guerra presuppone sconfitti e vincitori; io conosco già la fine della storia, ma non mi sento una perdente. La guerra vera è quella in Ucraina. Non posso avere Putin e Zelensky dentro di me. Non avrei mai trovato le energie per scrivere questo libro in tre mesi».
Vi ho citato questo passaggio non solo per sottolineare come si possa parlare di malattia anche così. Cosa importantissima. Non dico che sia l’unico modo giusto, figuriamoci, ma sapere che esiste anche questa narrazione penso che possa aiutare le persone malate a non sentirsi obbligati a recitare la parte dei guerrieri, se non lo vogliono.
Ve l’ho citato anche per mostrarvi come al tempo stesso sia difficile per i giornali e per tutti abbandonare la narrazione bellica anche quando viene richiesto esplicitamente dalla diretta interessata. Vi cito due titoli di Repubblica, ma solo a mo’ di esempio: “Michela Murgia e il tumore senza speranza. I medici: ma contro il quarto stadio è possibile combattere”. E un secondo, firmato addirittura da Corrado Augias (anche se il titolo non sarà il suo): “Michela Murgia e Silvio Berlusconi in lotta per la vita”. “Lotta”, “combattere”: a volte sembra più difficile accettare che qualcuno non si uniformi a una narrazione che pensiamo sia l’unica, che accettare la morte.
#Carlo III
la Repubblica – Lo schiaffo dell’Australia a Carlo III: Sydney non illumina l’Opera per l’incoronazione. Protestano i monarchici
GreenMe – Koh-i-Noor: perché sulle corone di Carlo e Camilla non c’è il diamante più insanguinato del mondo
#Russia-Ucraina
Financial Times – The crowning of King Charles: a new start for the British monarchy?
il Post – Come la Russia si prepara al Giorno della Vittoria
il Post – Il capo del gruppo Wagner ha detto che i suoi uomini potrebbero continuare a combattere a Bakhmut, dopo che venerdì ne aveva annunciato il ritiro
il Post – C’è di nuovo preoccupazione per la centrale nucleare di Zaporizhzhia
Adnkronos – Carlo III, la lettera di Assange: “Imploro il re di farmi visita in carcere”
#geopolitica
il Post – Perché l’incontro tra Giappone e Corea del Sud è importante
#AI
la Svolta – AI, Biden: «enorme potenziale, enorme pericolo»
Ansa – Il padrino dell’AI Geoffrey Hinton lascia Google: “Ci sono grossi pericoli”
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Lifegate – Emilia-Romagna, dopo l’alluvione i geologi chiedono una gestione del territorio seria
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la Repubblica – Cile, immigrati e violenze: l’estrema destra nostalgica di Pinochet stravince le elezioni per la Costituente
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Lifegate – Brasile. Lula alza il salario minimo e abbassa le tasse sui redditi più bassi
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il Post – La Siria è stata riammessa nella Lega Araba
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GreenMe – In Vietnam la temperatura più alta di sempre di 44,1°C, caldo record in tutto il sud-est asiatico
GreenMe – Emergenza incendi in Canada: 25 mila persone evacaute, 122 mila ettari in fumo
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la Svolta – Paesi Bassi: 1,5 miliardi per chiudere le imprese agricole inquinanti
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il Post – Cosa ci sarà al posto del reddito di cittadinanza
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The Guardian – More than 50,000 wild birds in UK killed by avian flu – double previous estimates
#riciclo chimico
Rinnovabili.it – Il riciclo chimico è davvero sostenibile?