Sta facendo molto discutere il cosiddetto decreto Calderoli, detto anche decreto sulla “Autonomia differenziale”, che dà più potere alle regioni nella gestione di diversi settori e servizi chiave, su tutti quello sanitario, rischiando di accentuare le differenze fra le varie regioni e in particolare fra Nord e Sud Italia.
Scrive Batista Sangineto sul manifesto: “Nelle prossime settimane andrà in discussione in Parlamento la Bozza di disegno di legge del ministro Calderoli con le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui art, 116, terzo comma, della Costituzione” che permetterebbe la nascita di 20 staterelli semi-indipendenti che avrebbero la gestione di 23 materie alcune delle quali, per prima la Sanità, riguardano aspetti fondamentali della vita sociale, culturale ed economica del nostro Paese: l’Istruzione, la ricerca scientifica, i trasporti, il commercio con l’estero e, persino, il patrimonio della cultura ed il paesaggio
In realtà, le origini di questo decreto sono abbastanza “antiche”, nel senso che risalgono al 2001 quando l’allora governo Amato di centrosinistra approvò con un solo voto di scarto la modifica del Titolo V della Costituzione, che rivedeva i rapporti stato-regioni facendo diventare gli enti locali e non più lo stato, i principali referenti per le istanze e i bisogni dei cittadini, in quanto più prossimi alla società e dunque maggiormente in grado di soddisfarne efficacemente i bisogni.
Per oltre vent’anni quella modifica non ha avuto effetti sulla giurisdizione italiana, sono rimaste parole scritte sulla nostra carta, ma senza un corrispettivo nelle leggi, così arriviamo alla fine del 2022 quando Calderoli, ministro per gli affari regionali e le autonomie, presenta questo decreto a cui adesso il governo ha dato via libera e che verrà discusso in parlamento.
Visto che il decreto contiene un fantastiliardo di norme (sono 23 solo gli ambiti in cui interviene) direi che ci possiamo concentrare sugli aspetti – anzi sul singolo aspetto – che sta facendo più discutere: il settore della sanità.
Il decreto Calderoli prevede infatti una serie abbastanza lunga di autonomie aggiuntive per le regioni nella gestione del servizio sanitario. Ad esempio, le regioni potranno gestire autonomamente le retribuzioni dei medici, i contratti di lavoro del personale sanitario, gli accessi alle scuole di specialità. Potranno anche mettere bocca sulle registrazioni dei farmaci e rimuovere vincoli di spesa. Inoltre il decreto prevede autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi. Leggi: una spinta alle assicurazioni sanitarie private.
Ma in che modo questo aumenterebbe i divario fra regioni del Nord e regioni del Sud? Secondo però un un rapporto della Fondazione Gimbe, ripreso da diversi giornali “Il regionalismo differenziato renderà le regioni del Centro-Sud, che avranno sempre meno risorse per riqualificare i loro servizi, clienti dei servizi prodotti dalle regioni del Nord. Che riceveranno clienti da tutta Italia”.
Il fatto che, ad esempio, le regioni possano scegliere quanto e come pagare i medici, farà sì che chi già adesso gode di un buon servizio sanitario potrà permettersi di investire, attraendo professionisti dalle regioni meno facoltose, che quindi vedranno i propri ospedali, già in crisi, svuotarsi. Di conseguenza anche i clienti saranno attratti verso gli ospedali del Nord, che quindi vedranno aumentare i propri fatturati e aumenteranno il divario con gli altri.
La spinta alle assicurazioni private, poi, rischiano di spingere chi può permetterselo a farsi un’assicurazione sanitaria. Assicurazioni private che, come spiega Alessandro Volpi su AltrEconomia, sono sono deducibili dalle tasse, risultando in un minore introito per la fiscalità generale. Più assistenza privata significa meno soldi per quella pubblica.
Il punto principale, come spiega bene Gloria Riva su L’Espresso, è che l’autonomia differenziata in ambito sanitario c’è già in Italia, e c’è dal 1992, quando è stato introdotto il concetto di federalismo sanitario. E già oggi le differenze fra regioni sono molto marcate: in teoria “il Servizio sanitario nazionale è obbligato a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o con una quota di ticket, i livelli essenziali di assistenza, ovvero i servizi minimi, di base, con le Regioni che devono organizzarsi in modo tale da garantire un servizio adeguato a tutti da Palermo a Milano. Ma “nei fatti Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte e Lombardia riescono a soddisfare almeno l’87 per cento dei livelli minimi di assistenza, le regioni del centro Italia, più Liguria e Trento li raggiungono ma non pienamente, e invece sono profondamente arretrate le regioni del Sud”.
Insomma, il Ssn è già oggi molto diseguale e questa nuova riforma rischia di accentuare certi meccanismi già in atto, premiando chi fa bene e penalizzando chi sta facendo male. Logiche di mercato puro insomma, che se possono andar bene, forse, per qualche prodotto di poco conto, sono difficili da accettare su elementi essenziali del nostro vivere in società.
L’aeroporto di Amsterdam-Schiphol è uno dei principali hub del traffico aereo europeo. O forse dovremmo iniziare a dire “era”. Magari è un po’ presto per quello, però è interessantissima la strada intrapresa da questo aeroporto.
In pratica, non so se vi ricordate ma a il governo olandese a gennaio ha pubblicato un piano per ridurre il traffico aereo in cui si prevede di ridurre fin da subito il numero di voli da 500.000 a 460.000 tra l’inverno 2023-2024 e l’estate 2024.
Ora la direzione dell’aeroporto non solo accoglie favorevolmente questa misura ma rincara la dose decidendo che entro la fine del 2025 vieterà il transito dei jet privati e dei voli notturni. Come spiega sempre Giacomo Talignani sempre su la Svolta “Se lo scalo olandese continuerà con i piani annunciati il traffico aereo notturno godrà di 10.000 voli notturni in meno all’anno e si stima che la riduzione di atterraggi e partenze dopo la mezzanotte aiuterà il contrasto all’inquinamento acustico per i residenti locali che oggi soffrono di disturbi del sonno, inquinamento che dovrebbe calare del 54%”.
Inoltre, Schiphol si è impegnato a stanziare 10 milioni di euro all’anno per un “fondo ambientale per il territorio” in modo da aiutare ambiente circostante e residenti, così come prevede regole più severe per i voli cargo rumorosi. Ottimi segnali, che fra l’altro, magari è un caso magari no, arrivano dopo le azioni di protesta di Extincion Rebellion proprio contro i Jet privati, proprio all’aeroporto di Amsterdam Schiphol, nel novembre scorso.
L’altroieri il mondo dell’editoria è stato svegliato da quello che poteva sembrare un pesce d’aprile arrivato in ritardo, ovvero l’annuncio di Matteo Renzi nuovo direttore del riformista. Oggi arriva un’altra notizia, ovvero che Il consiglio di amministrazione di Editoriale Domani Spa, la società che pubblica il quotidiano Domani, ha annunciato in una nota che Stefano Feltri non sarà più il direttore del giornale: lo sostituirà l’attuale vicedirettore, Emiliano Fittipaldi. Una vicenda di cui non si sa quasi niente, ma che è destinata a far discutere, credo.
Fra l’altro, in un incrocio di destini, Domani era anche il giornale artefice del titolo più bello sulla vicenda Renzi, titolando: Senza elettori, ora Renzi cerca lettori”.
Comunque, tornando sul caso Renzi, molti si sono chiesti come fa Renzi a poter essere direttore responsabile di un giornale, essendo anche parlamentare. Infatti il ruolo di deputato o senatore è incompatibile con quello di direttore responsabile perché i parlamentari non possono essere chiamati a rispondere di fronte alla legge delle opinioni espresse. Per esempio se un parlamentare, come Renzi, fosse direttore di giornale e venisse accusato di diffamazione, potrebbe non essere punito.
La risposta è che infatti Renzi non sarà direttore responsabile, ma solo direttore, mentre sarà il vicedirettore ad avere la responsabilità civile e penale dei contenuti pubblicati.
Ero indeciso se non parlarne proprio o farne solo un accenno, ho optato per quest’ultima opzione visto che praticamente tutti i giornali da due giorni non parlano quasi d’altro. le condizioni di salute di Silvio Berlusconi, ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano.
Ora, senza che vi sto a fare il bollettino né a spiegare di quale malattia soffrirebbe l’ex presidente del Consiglio, ho deciso di parlarvene soprattutto per condividervi una sorta di fastidio misto a imbarazzo per come quasi tutti i giornali trattano le notizie che riguardano la salute delle persone. La salute è uno di quei temi che sveglia gli aspetti più morbosi degli esseri umani, ma credo che il dovere di un giornale è tenere a bada e non stuzzicare quelle voglie. Il codice deontologico dei giornalisti parla chiaro: ci vuole tatto, rispetto, riservatezza e tutela della privacy delle persone quando si tratta di salute. Poi è chiaro che nel caso di persone famose,il cui destino, per così dire, influenza in una certa misura quello di un intero paese, il discorso un po’ cambia, ma credo che dovremmo riportare solo le notizie essenziali. Mentre ovunque, è un profluvio di dettagli, voci di corridoio, allusioni e così via.
#autonomia differenziata
AltrEconomia – Le mani sulla spesa sanitaria e una nuova spinta alla privatizzazione
L’Espresso – Col decreto Calderoli gli italiani dicono addio al Servizio sanitario nazionale
il manifesto – Legge Calderoli, come fare a pezzi il patrimonio artistico nazionale
#Jet privati
la Svolta – Amsterdam dice addio a jet privati e voli notturni
#Cop28
Irpi Media – La grande corsa alla terra di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita
#edioria
il Post – Stefano Feltri sarà sostituito come direttore di “Domani” dal suo vicedirettore, Emiliano Fittipaldi
#Francia
il Post – In Francia è in corso un nuovo sciopero nazionale contro la riforma delle pensioni
Lifegate – Francia, un terzo della popolazione riceve acqua contaminata
Internazionale – Macron in Cina cerca una difficile terza via per l’Europa
#attivismo climatico
La nuova ecologia – Attivisti per il clima, il Governo propone sanzioni e pene più severe
#Banca Mondiale
AltrEconomia – Il nuovo presidente della Banca mondiale, tra interessi fossili e logiche imperiali