24 Mar 2022

Ddl Concorrenza, comuni contro la privatizzazione dell’acqua – #488

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Cosa prevede il Ddl Concorrenza per quanto riguarda i servizi pubblici locali? E perché tanti comuni stanno approvando mozioni per chiedere al governo dell’articolo 6? E cosa ha a che fare questo con la privatizzazione dell’acqua?

DDL CONCORRENZA E PRIVATIZZAZIONI

Due giorni fa, il 22 marzo, è stata la Giornata Mondiale dell’Acqua. E allora parliamone dell’acqua, perché in Italia due-tre cose da dire ci sono. Sta succedendo, ad esempio, che molte amministrazioni comunali stiano approvando delle mozioni per chiedere al governo lo stralcio dell’articolo 6 del cosiddetto Ddl concorrenza. L’ultima novità è che, proprio il 22 marzo, persino il Comune di Roma ha approvato questa mozione.

Che vuol dire? Cosa prevede l’articolo 6 del DDL concorrenza? E cosa ha a che fare con l’acqua? Va bene, facciamo qualche passo indietro. Stiamo parlando dell’acqua intesa come gestione del servizio idrico locale. L’acqua che esce dai nostri rubinetti. 

Molti di voi ricorderanno che ormai più di dieci anni fa andammo a votare per un referendum sull’acqua pubblica. O meglio per la ripubblicizzazione dei servizi idrici locali, che in Italia negli anni sono andati incontro a varie ondate di privatizzazioni. R forse ricorderete anche che… non è che sia successo molto, dopo il voto. Ci sono stati alcuni esempi sporadici, come quello di Napoli, ma non c’è stata nessuna legge che abbia accolto la volontà espressa dal voto popolare, e quindi in sostanza è rimasto un vuoto normativo visto che i referendum nel nostro paese sono solo abrogativi, quindi possono cancellare una legge o parte di essa ma non possono sostituirla con qualcos’altro. E il parlamento non è obbligato a legiferare in tal senso. magari il buon senso vorrebbe che fosse buona norma, ma di fatto non succede quasi mai.

Ecco, a 10 anni e mezzo di distanza dal referendum, il governo Draghi sembra voglia dare una nuova accelerata alle privatizzazioni, o liberalizzazioni. Il che non sorprende visto che lo stesso Draghi, che nel 2011 era governatore entrante della Bce, assieme a Trichet, che ne era governatore uscente, mandò la famosa lettera all’allora governo Berlusconi il 5 agosto 2011, a neanche due mesi dal referendum, al culmine di una drammatica crisi delle borse europee e all’apice dello spread – ve lo ricordate lo spread? Bei tempi eh! – in cui gli aiuti europei (attraverso l’acquisto massiccio di titoli di Stato italiani sul mercato secondario) venivano subordinati ad una serie di condizioni, fra cui la “Piena liberalizzazione” e la “privatizzazione su larga scala” dei servizi pubblici locali.

In pratica, diceva allora Draghi, la Bce vi aiuta se privatizzate tutto, inclusa l’acqua. Ecco, adesso la sensazione è che stia cercando di fare più o meno la stessa cosa, che ai tempi non era del tutto riuscita, attraverso il DDL Concorrenza. 

Cosa prevede quindi? In generale è un testo che cerca di favorire, per l’appunto, la concorrenza e il libero mercato. È lo stesso che contiene la riforma delle concessioni balneari, per intenderci. È una legge ricorrente, nel senso che all’incirca ogni anno – o ogni due anni – ne fanno uno. E quella attualmente in discussione, che non è stata ancora approvata ma che il governo conta di far passare entro giugno, è quella relativa al 2021. Ecco, giusto per dare un po’ di cornice.

A scaldare gli animi è soprattutto l’articolo 6, quello che si occupa dei servizi pubblici locali. Che mette al primo posto il rispetto della tutela della concorrenza.nella loro gestione, chiedendo in pratica ai comuni. Come afferma Alessandra Algostino, docente di Diritto costituzionale all’Università di Torino, su AltrEconomia “Dal complesso delle varie disposizioni dell’articolo 6 si evince molto chiaramente un processo di privatizzazione che ha la sua apoteosi nella lettera f) del comma 2, dove si prevede l’obbligo per l’ente locale di una motivazione anticipata e qualificata per la scelta o la conferma del modello dell’autoproduzione. In pratica si prevede che se i comuni non vogliono liberalizzare i servizi devono giustificare questa scelta, e farlo in anticipo. In pratica, la privatizzazione è la normalità, la gestione pubblica è l’eccezione.

Inoltre, come note Marco Bersani di Attac Italia e del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua, sembra che non si parli solo di acqua e di servizi pubblici locali a rilevanza economica tipo rifiuti e trasporti, ma anche di servizi sociali e culturali, dato che in un passaggio si cita esplicitamente il codice del terzo settore. Afferma Bersani: “Il governo Draghi sembra voler dire che anche il terreno dei servizi sociali e culturali deve diventare settore di valorizzazione economica e di conseguenza va messo sul mercato; per farlo, utilizza il mantra della “concorrenza” come grimaldello”. Quindi spingere il mercato dove non ha mai osato, in Italia.

Ora, commentiamo brevemente la questione. Non ha senso affidare ai mercati la gestione di servizi come acqua e rifiuti, in particolare. E non ne faccio una questione etica o ideologica, ma molto pratica. Siamo in una fase in cui dobbiamo minimizzare il consumo di acqua e assicurarci che sia distribuita equamente, e ridurre al minimo la produzione dei rifiuti. 

Il mercato non sa fare nessuna di queste cose. Le aziende che gestiscono i rifiuti o gli inceneritori hanno bisogno che vengano prosotti rifiuti, sempre più rifiuti, per fare profitti. Magari differenziati meglio e tutto quello che volete, ma in quantità almeno stabile, se non crescente. Nessuno apre un business sperando che crolli la domanda. 

E lo stesso vale per l’acqua, con la complicazione che oltre a dover fare risparmio idrico, l’acqua va garantita a tutti, non solo a quelli che possono pagarla di più, magari per farci la piscina o irrigare i campi da golf. 

Quindi, non ha senso. Poi però dobbiamo anche ammettere che non è che la gestione pubblica di questi servizi sia questa meraviglia. Spesso è piena di inefficienze, burocrazia, disservizi, sprechi. Per questo è interessante la definizione, che sta provando a portare avanti la Rete beni comuni, di bene comune come cappello anche giuridico in cui far confluire quei beni che per definizione non possono essere privatizzati, ma nemmeno essere gestiti in maniera privatistica dallo stato. Una nuova categoria che va oltre la dicotomia pubblico privato e alla cui gestione partecipano cittadini, imprese, commercianti, associazioni, istituzioni, ecc. Ovviamente, usando sistemi di governance collaborativi.

Comunque, per tornare all’inizio della notizia, la novità da questo punto di vista è che molti comuni stanno approvando mozioni per chiedere al governo di eliminare dal DDL il tanto discusso articolo 6. Vi lascio il link sul sito Acqua bene comune con l’elenco di tutte le amministrazioni che lo hanno fatto, sono una 40ina fra fra di esse figurano molti fra i comuni più grandi d’Italia, da Roma, a Milano, a Torino, a Napoli, a Bologna, Parma, Reggio Emilia. 

Si tratta di mozioni, non obbligano il governo a fare niente. Ma sono tante e arrivano da città che messe assieme rappresentano, non so, almeno un quinto o un quarto della popolazione italiana. 

UN SERVIZIO DI ALLERTA METEO GLOBALE?

Di giornata mondiale in giornata mondiale, ieri è stato il World Meteorological Day, la giornata mondiale del meteo, e quest’anno ha per tema “Avvertimenti tempestivi per azioni tempestive”, con ovvio riferimento ai cambiamenti climatici. 

E in quell’occasione l’Onu ha annunciato un ambizioso obiettivo: «Entro i prossimi 5 anni, tutti gli esseri umani sulla Terra dovrebbero essere protetti da sistemi di allerta precoce contro condizioni meteorologiche e cambiamenti climatici sempre più estremi». Insomma, parliamo di un sistema globale di allerta precoce per inondazioni, siccità, ondate di caldo o tempeste, che consenta alle persone di sapere che è in arrivo un clima pericoloso e informa su come i governi, le comunità e gli individui possono agire per ridurre al minimo gli impatti imminenti.  

È un tema centrale, di cui si parla ancora poco. Oltre a cambiare radicalmente le cose per mitigare gli effetti del cambiamento climatico, dobbiamo anche assicurarci di non soccombere sotto i colpi dei fenomeni meteorologici sempre più estremi che sono già fra noi e continueranno a peggiorare per diversi anni, anche se smettessimo di immettere CO2 in atmosfera oggi, perché ci sono dei ritardi nel sistema clima.

Quindi, ecco, mi pare un’idea intelligente.

FONTI E ARTICOLI

#ddl concorrenza #acqua
Altreconomia – Il Ddl concorrenza e la sorte dei servizi pubblici locali. Due visioni del mondo si scontrano
Attac Italia – Ddl Concorrenza: servizi sociali e culturali sul mercato
Acqua Bene Comune – Consigli Comunali che chiedono lo stralcio dell’articolo 6 del Ddl Concorrenza

#allerta meteo
GreenReport – Wmo: entro 5 anni i sistemi di allerta precoce devono proteggere tutti in tutto il mondo (VIDEO)

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