13 Gen 2022

Cosa succede a Guantanamo oggi? – #444

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
Salva nei preferiti

Seguici su:

Tante notizie nella puntata di oggi: dalla situazione a Guantanamo, vent’anni dopo, alla passione di Kim Jong-Un per i missili infrasonici, dalle tensioni fra Usa e Russia sull’Ucraina, al nuovo report sui rischi globali del World Economic Forum, alla correlazione sempre più certa fra Covid e inquinamento ambientale.

Tanti argomenti interessanti da trattare oggi. E ce ne sarebbero anche altri, di cui si occupano i giornali, tipo le imminenti elezioni del Presidente della Repubblica in Italia e quelle, un po’ meno imminenti ma che stanno entrando nel vivo della campagna elettorale, per il prossimo Presidente francese. Per adesso però queste due le mettiamo nel cassetto e ci occupiamo di altro.

La situazione a Guantanamo, 20 anni dopo

Ad esempio di Guantanamo. Ve la ricordate giusto, quel campo di prigionia americano a Cuba dove tanti anni fa si commettevano violenze efferate verso i prigionieri sospettati di essere terroristi, senza nessun tipo di stato di diritto? Ecco… c’è ancora, e non è cambiato granché. Ce ne parlano Euronews e Comune-info.

Vent’anni fa l’amministrazione statunitense guidata da George W. Bush creava a Guantanamo Bay il campo di prigionia di Guantanamo, per trattenere e interrogare i sospetti appartenenti alle sigle terroristiche, sulla scia delle misure straordinarie introdotte dopo gli attacchi dell’11 settembre.

Ma quasi fin da subito fu chiaro che la struttura era un buco nero del diritto, in cui chi vi finiva dentro veniva spesso torturato atrocemente senza che nemmeno avesse la possibilità di difendersi dalle accuse davanti a un tribunale. Dei quasi 800 uomini passati dalle celle di Guantanamo in questi due decenni, la stragrande maggioranza non è mai stata formalmente imputata, anche a fronte di detenzioni pluriennali.

E non c’era solo Guantanamo. Anzi, il sito secondo Euronews ha rappresentato il simbolo di una costellazione di siti semiclandestini (i cosiddetti black sites della CIA) dove arresti e fermi al limite della legalità, tortura sistematica e prassi eternamente in bilico sulla violazione del diritto internazionale, diventavano la  norma.

Da diversi anni Guantanamo ha smesso di essere sotto i riflettori, ma non ha mai smesso di esistere. Attualmente ci sono 39 uomini detenuti nel campo. Il presidente Joe Biden ha annunciato di voler smantellare questa struttura, divenuta ormai imbarazzante per Washington: eppure nessuno sa bene come fare ne cosa fare dei 39 detenuti.

E in controtendenza a quanti affermato dall’amministrazione Usa, è stato da poco annunciato l’ampliamento del campo, che dovrebbe avvenire entro l’anno con la costruzione di un’aula di tribunale, per un costo di un milione di dollari. Probabilmente con lo scopo di riportare, almeno formalmente, sul binario del diritto la sorte di quanti ancora restano reclusi nel campo.

Nord Corea, la passione per i missili ipersonici

Dall’altra parte del globo, preoccupano le ultime uscite della Nord Corea. L’altro ieri il leader nord coreano Kim Jong-un ha assistito al lancio di prova di un “missile ipersonico” che secondo la Korean Central News Agency ha “colpito precisamente” un obiettivo in mare a circa 1.000 km di distanza.

Questo è stato il secondo lancio di “missili ipersonici” della Corea del Nord in meno di una settimana. Il terzo, da settembre 2021. E la cosa sta iniziando a preoccupare il mondo, in primis i paesi vicini come Giappone e Corea del Sud. Anche perché i missili ipersonici sono piuttosto difficili da intercettare rispetto a quelli balistici, per i sistemi di difesa. Al momento solo Russia (che è il leader internazionale di questa tecnologia) Cina e Stati Uniti ne sono provvisti, ma sono tra le “priorità principali” del piano quinquennale di rafforzamento militare messo a punto dalla Corea del Nord.

Crisi ucraina, summit russo-americano

Invece Ispi Online ci mette al corrente di come procede la crisi ucraina. Il 10 gennaio a Ginevra c’è stato un colloquio russo-americano che, stando alle dichiarazioni pubbliche dei due Capi Delegazione, sembra essere andato secondo le attese realistiche della vigilia.

L’Ucraina è al confine fra le due storiche aree di influenza degli Stati uniti (Nato) e della Russia. La Nato vorrebbe annetterla nell’alleanza, mentre la Russia vorrebbe riportare il paese più sotto la sua ala di influenza. Dietro alle questioni politiche, come al solito, ci sono interessi economici ed energetici.

Comunque andando più nello specifico, la Russia vorrebbe impedire alla Nato di estendersi ulteriormente e annettere nuovi paesi, mentre gli Usa hanno affermato che all’eventuale invasione dell’Ucraina, seguirebbe la fermissima reazione occidentale in termini di sanzioni. 

E non sembrano esserci stati particolari balzi in avanti da questo punti di vista. Tuttavia ci sono altri aspetti, più sottili da considerare, come sempre avviene in questo dipo di incontri diplomatici. Ad esempio il ruolo dell’Europa e dell’Ucraina stessa, che di fatto sono bypassati, ma è importante non veicolare questa impressione.

Secondo l’analisi di Ispi, in fin dei conti “è dalla fine dell’URSS che Stati Uniti e Russia discutono senza realmente comprendersi su come l’area euro-atlantica dovesse essere organizzata nel post guerra fredda”. E Dal 2008,cioè da quando fu annunciata dalla NATO la prospettiva di adesione di Ucraina e Georgia, i rapporti sono progressivamente peggiorati, sino a precipitare con l’annessione della Crimea da parte della Russia e l’appoggio alla sedizione del Donbass, in risposta alla rivoluzione colorata a Kiev. 

Mi è sembrata interessante la conclusione dell’articolo che parla di come un accordo sia in fin dei conti possibile, sulla carta, ma sia reso difficile dal contesto attuale, con il Cremlino che spinge sulla leva del nazionalismo russo e un’Amministrazione USA debole, troppo occupata dalla radicalizzazione interna alla sua società e impegnata soprattutto sul versante cinese. La questione ucraina resta una specie di focolaio sottotraccia, che però non va sottovalutato.

Il nuovo report sui rischi globali del World economic forum

Ultime due notizie, usciamo un po’ dalla geopolitica, è uscito il Global Risks Report 2022, ovvero quel documento annuale pubblicato dal World Economic Forum che evidenzia i principali rischi per l’economia globale, nell’anno appena iniziato.

Che cosa dice? Che “indubbiamente la crisi climatica è la più grande minaccia a lungo termine che l’umanità deve affrontare. Ma stanno ottenendo maggiore attenzione anche i rischi legati alla transizione verso un futuro net zero. Una transizione disordinata aggraverebbe questi rischi, impattando sulla capacità delle organizzazioni di condurre affari, provocando volatilità economica e destabilizzando il sistema finanziario”.

Gli altri 9 più grandi pericoli che corre l’umanità nei prossimi 5 – 10 anni  sono:  eventi meteorologici estremi, Perdita di biodiversità; Erosione della coesione sociale; Crisi del livello di vita; Malattie infettive; Danni ambientali antropici; Crisi delle risorse naturali; Crisi del debito; Confronto geoeconomico. Nel commentare il report, il Wwf fa notare che ben 5 .di questi rischi sono ambientali. Per l’associazione ambientalista l’ultimo Global Risks Report del World Economic Forum rivela che le imprese e i responsabili politici si stanno finalmente svegliando sui rischi reali rappresentati dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità. Questo è il risultato di un nuovo “eco-risveglio”.

Che la si pensi o meno come il WWF è indubbio che il mondo dell’economia e della finanza si stiano bruscamente accorgendo dei rischi legati alla crisi ecologica. Da qui a porvi rimedio con misure realmente impattanti il passo è lungo, ma come dire, è già qualcosa.

Covid e inquinamento, legami evidenti

Ultima notizia, è uscito un altro studio, italiano, che rinforza le evidenze del collegamento tra inquinamento e Covid-19. Il nuovo studio, condotto da Epimed (Centro di Epidemiologia e medicina preventiva dell’Università dell’Insubria) su un campione la popolazione adulta della città di Varese e pubblicato su Occupational & Environmental Medicine sembra mostrare come un’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico è in grado di aumentare il rischio di infezione da coronavirus.

Fonti e articoli:

#Guantanamo
Comune Info – Ricordate Guantánamo? C’è ancora
Euronews – Guantanamo, 20 anni dopo: il buco nero del diritto che imbarazza Washington

#Nord Corea
Euronews – I missili “ipersonici” di Kim: l’escalation militare di Pyongyang che non piace a nessuno

#Ucraina
ISPI – La Crisi Ucraina e il futuro della sicurezza europea

#Myanmar
ISPI – Myanmar: il mondo guarda altrove

#rischi globali
GreenReport – Global risks report del Wef: il principale rischio è il fallimento della transizione climatica

#covid-inquinamento
GreenMe – L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di ammalarsi di Covid, la conferma in uno studio italiano

#Cina #lockdown
il Post – I lockdown in Cina stanno mettendo ancora più in crisi i commerci globali

#Cina #robot
L’Indipendente – La Cina vuole “robotizzare” gli operai

#Colle
il Post – Cos’è questa «operazione scoiattolo» di Berlusconi

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Il boom dei fast food e la fine dell’identità – INMR Sardegna #58

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

|

Terapie psichedeliche: una soluzione ancestrale ai disturbi mentali?

|

Il futuro del vino tra crisi climatica e innovazione

|

Dalla crisi ecologica alla disumanizzazione delle guerre, l’amore è la risposta

|

Lo storyteller dell’acqua Zach Weiss e il nuovo paradigma per mitigare clima, siccità e alluvioni

|

Tyrrhenian Link: “La nostra lotta continua oltre lo sgombero del presidio degli ulivi”

|

Luana Cotena e il suo concetto rivoluzionario di capo d’abbigliamento

string(9) "nazionale"