SULL’ORLO DEL CONFLITTO?
Quello che sembrava uno scenario solo lontanamente ipotizzabile fino a qualche mese fa, oggi diventa improvvisamente realistico. Iniziamo osservando la situazione che si è andata creando negli ultimi giorni, che ha assunto le sembianze di una vera e propria escalation. Prendo queste informazioni da numerose testate, vi faccio qui un po’ un riassunto ma come al solito trovate tutte le fonti sotto Fonti e articoli, in fondo a questa pagina.
La situazione in Ucraina, come saprete, è tesa da mesi, con il paese che si trova nel mezzo fra la Russia che vorrebbe riportarlo sempre più sotto la sua sfera di influenza e i paesi occidentali che vorrebbero portarla invece sotto la sfera della Nato. Questo per ipersemplificare.
Nelle settimane scorse la Russia ha intensificato le esercitazioni militari ai confini con l’Ucraina, mentre già Usa e Uk hanno richiamato alcuni dei propri diplomatici da Kiev. Ora la situazione è ulteriormente precipitata. Giovedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ordinato a tutti i cittadini statunitensi di abbandonare immediatamente l’Ucraina, facendo intendere che ci fosse il pericolo di un imminente attacco russo. Il giorno successivo il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha rincarato la dose parlando esplicitamente della possibilità che la Russia invada l’Ucraina prima della fine delle Olimpiadi invernali di Pechino, quindi nel corso di questa settimana.
Da lì in avanti, il panico. Nel giro di poche ore diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno ordinato ai propri cittadini di lasciare l’Ucraina, e gli Stati Uniti nella mattina di sabato hanno anche evacuato parzialmente la propria ambasciata a Kiev, la capitale ucraina, facendo andare via tutto il personale non essenziale.
In parallelo sono partiti, frenetici, i colloqui fra i leader e i rappresentanti russi e quelli occidentali. In molti di questi colloqui la Russia (nella figura del ministro degli esteri Lavrov) ha inizialmente smentito l’intenzione di invadere l’Ucraina, affermando che era solo propaganda anti-russa.
Ma arrivati al colloquio finale, quello fra Biden e Putin di sabato pomeriggio, le cose non sono andate così bene. Biden ha detto che da parte di Putin non c’è stata nessuna rassicurazione, mentre Putin che gli Stati Uniti non hanno fornito risposte adeguate alle richieste della Russia sul rallentamento dell’espansione della NATO nell’Europa orientale.
Nel frattempo, la Russia ormai da settimane sembra pronta a un’invasione dell’Ucraina, con più di 100mila soldati ammassati al confine ucraino, e giovedì al confine tra Bielorussia e Ucraina sono iniziati 10 giorni di esercitazioni congiunte di soldati russi e bielorussi. I servizi statunitensi hanno detto di aver intercettato le conversazioni tra generali russi, e il piano russo sembrerebbe essere di creare un pretesto, attraverso una provocazione e poi far partire l’attacco mercoledì o giovedì. Ma in questi casi, va da sé, il condizionale è d’obbligo. Potrebbe essere vero, così come un tentativo russo di confondere gli avversari, così come un tentativo statunitense di prevenire i piani russi.
Non c’è niente di certo in questa guerra di scacchi e di nervi. Solo che ogni giorni che passa è più difficile che qualcuno faccia un passo indietro, perché darebbe adito all’avversario a dichiarare una grande vittoria diplomatica e ci perderebbe la faccia. Biden ha detto che non vuole inviare truppe americane, perché significherebbe alzare immediatamente il livello del conflitto, e trasformarlo in una guerra mondiale. Al tempo stesso soffia sul fuoco del conflitto, gridando al lupo, al lupo, e intanto invia un sottomarino nucleare di classe Virginia nelle mezzo del Pacifico, in acque territoriali Russe, a infiltrarsi fra quelli russi, che però l’hanno presto smascherato e rimandato indietro a suon di missili (non c’è scritto da nessuna parte ma si intuisce “fra le righe”). Che è una mossa che gli analisti di guerra considerano seria. Nel senso che gli Stati Uniti sono realmente preoccupati di un attacco russo.
Secondo alcuni analisti tutto questo “gioco”, questo gridare alla minaccia russa, potrebbe essere una strategia preventiva, per scongiurare la guerra smascherando in anticipo i piani dei russi. Anche perché Biden ha troppi casini interni da gestire, dalle proteste contro le restrizioni, alla fuoriuscita dalla pandemia, alla crisi dell’inflazione (mai così alta da 40 anni), ai problemi con la Cina, per potersi permettere una guerra.
Anche se, va detto, le guerre storicamente sono spesso state usate proprio per risolvere i casini interni e compattare il fronte contro un nemico comune. In questo senso però, oggi come oggi, a Biden farebbe più comodo sbandierarla, una guerra, più che combatterla. Sull’altro fronte Putin sembra molto fermo sulle sue posizioni, e nessuno ha ancora capito quanto voglia fare sul serio. Se sta bluffando (ovvero se non ha intenzione di invadere l’Ucraina) lo sta facendo molto bene, col rischio che poi si ritrovi prigioniero del suo bluff. Se non sta bluffando, forse ha qualche carta nascosta. Anche perché i costi di una guerra, oggi, sono incalcolabili. Le economie globali sono molto più interconnesse di settant’anni fa e un semplice blocco del commercio potrebbe far collassare interi paesi.
In mezzo ai due fuochi sta l’Europa, e in particolare l’Ucraina. L’Europa è molto preoccupata dalla crisi energetica già in atto, che potrebbe precipitare allo scoppio di un conflitto e portare al razionamento dell’energia in quasi tutti i paesi, che già oggi hanno le scorte di gas ai minimi storici. L’Ucraina vede l’esercito russo a due passi, sente le campane americane che gridano all’invasione e rischia di precipitare nel panico. Il presidente Volodymyr Zelensky cerca ogni giorno di mantenere la calma e di scongiurare gli allarmismi, ma ogni giorno si fa più difficile.
Olga Tokariuk, giornalista ucraina, racconta sul WP di un paese che ha lottato a lungo per l’indipendenza e la democrazia, una terra di mezzo dalla cultura e la storia ricchissime, una terra contesa che oggi nuovamente, è chiamata a resistere, di nuovo, per garantire la propria autodeterminazione. Nessuno sembra sapere, oggi come oggi, cosa succederà. Probabilmente nemmeno Biden e Putin. Noi ovviamente continueremo a raccontarlo, e spiegarlo, dipanando la matassa sempre più intricata del conflitto.
MACRON RIFIUTA IL TAMPONE
Piccola nota a margine. C’è stato un siparietto curioso fra Putin e Macron venerdì scorso. I due si sono trovati per un colloquio di cinque ore per discutere della crisi ucraina e stavano alle due estremità di un tavolo di 6 metri. Il motivo? Macron si era rifiutato di fare il tampone molecolare perché, a detta del suo portavoce, temeva che i russi volessero rubargli il suo Dna.
Mi sono chiesto, come mai questa paura? Cosa ci avrebbero fatto i russi con Dna di Macron? Avrebbero clonato un piccolo Macroncino? Ho cercato un po’ in rete e ho trovato un articolo molto interessante di Politico che spiega che c’è un mondo dietro ai furti di Dna.
L’analisi del DNA di un individuo può essere usata per rintracciare i suoi parenti, capire se soffre di un disordine genetico o di alcune malattie. Nel 2015, il professor Jacob Appel aveva avvertito che i criminali “potrebbero acquisire la capacità di copiare il DNA di persone innocenti e depositarlo sulle scene dei crimini”. Quando decodificate, le informazioni genetiche potrebbero rivelare informazioni critiche, e potrebbero anche essere usate come arma biologica in futuro, dicono gli studi.
Nel 2012, The Atlantic aveva pubblicato un pezzo intitolato “Hacking the President’s DNA”, in cui gli autori sostenevano che il governo degli Stati Uniti sta raccogliendo segretamente il DNA dei leader mondiali, e che stava proteggendo quello di Barack Obama. “Il DNA presidenziale potrebbe essere usato in una varietà di modi politicamente sensibili, forse per fabbricare le prove di una relazione, alimentare le speculazioni sul luogo di nascita e l’eredità, o identificare i marcatori genetici per le malattie che potrebbero mettere in dubbio la capacità di leadership e l’acutezza mentale”, aveva dichiarato quel rapporto. Ed era il 2012, dieci anni fa, un’era geologica per lo sviluppo della tecnica. Con i rapidi progressi della biotecnologia e dell’ingegneria genetica, il furto di DNA è una grande minaccia per la privacy e la sicurezza, conclude l’articolo. Ciononostante ancora moltissimi stati non considerano un crimine il furto di Dna.
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FORTI E ARTICOLI
#Ucraina
Il Post – L’invasione dell’Ucraina è imminente?
Il Post – Quant’è difficile essere Volodymyr Zelensky
The Washington Post – Opinion: My generation of Ukrainians has fought hard for democracy. We stand ready once again
The Week – Explained: What is DNA theft, why did Macron refuse a Russian Covid test
La Stampa – Macron incontra Putin a Mosca, 5 ore di colloquio per una de-escalation sull’Ucraina: “Prossimi giorni determinanti”