Concessioni balneari, cosa prevede il nuovo testo? – #465
CONCESSIONI BALNEARI
Martedì il Consiglio dei Ministri ha dato all’unanimità il via libera all’emendamento al Ddl sulla concorrenza che interviene sulle concessioni balneari, prevedendo la messa a gara dal 1 gennaio 2024. Ciò significa un netto stop all’usanza di prorogare le concessioni vita natural durante, che sono valse al nostro paese anche varie multe dall’Ue, e un sistema di assegnazione solo tramite una gara e chiunque potrà partecipare all’assegnazione di una o più concessioni balneari in base a nuovi criteri.
Prima di addentrarci a vedere cosa prevede questo nuovo decreto però, è il caso di fare un passettino indietro e capire come ha funzionato il sistema delle concessioni in Italia fino ad ora e come mai fa discutere così tanto.
È il classico esempio di fossilizzazione di alcuni privilegi. Ho trovato un articolo molto ben fatto di Antonio Galdo sul giornale Non Sprecare che spiega bene le storture della situazione attuale, con oltre 26mila concessioni balneari nel nostro paese, di cui oltre 21mila (circa il 70 per cento) pagano meno di 2.500 euro all’anno, circa a 200 euro al mese. Tutto senza gara e in continua proroga. In più secondo l’Agenzia delle entrate due gestori su tre non dichiarano al fisco il dovuto dei loro incassi.
A fronte di un giro d’affari ufficiale (poi ci sono i ricavi in nero, esentasse…) di oltre 2 miliardi di euro, è questo il fatturato degli stabilimenti balneari made in Italy, lo Stato incassa canoni complessivi per poco più di 103 milioni di euro.
Facciamo qualche esempio concreto, che pesco sempre dall’articolo di cui sopra: il comune di Arzachena, dove ricade il territorio della Costa Smeralda, per le 59 concessioni assegnate ottiene 19mila euro l’anno, circa 190€ al giorno anche solo considerando i mesi di giugno luglio e agosto. Meno di quanto si paga per avere un ombrellone e un lettino (400 euro al giorno) per una giornata sulla spiaggia in uno degli alberghi a cinque stelle della zona.
Per lo stabilimento balneare più costoso d’Italia, da 300 a 1.000 euro al giorno, il Twiga beach di Marina di Pietrasanta, in Versilia, Flavio Briatore paga allo Stato di un canone annuo di 17.169 euro. Niente. L’incasso di qualche ora.
Ora questo è il punto di partenza su cui si inserisce il ddl concorrenza. Vediamo quali novità introduce e poi facciamo qualche considerazione finale.
Innanzitutto il primo punto su cui si interviene è quello dei bandi. Ci sarà questa grande gara d’appalto il 1 gennaio 2024, che dovrebbe spezzare gli equilibri e rinnovare il settore. Gara a cui potranno partecipare tutti, anche microimprese ed enti del Terzo settore. Per questo motivo è previsto l’eventuale frazionamento delle spiagge in piccoli lotti. E successivamente è prevista una turnazione più rapida nelle gestioni, con i contratti che devono avere una durata adeguata e devono successivamente tornare a bando, senza prevedere rinnovi automatici. Unica eccezione, è prevista una sorta di prelazione per quei soggetti che nei cinque anni precedenti hanno avuto la concessione balneare come unica fonte di reddito
Tra i criteri che verranno valutati per la concessione c’è anche la facilità di accesso per le persone disabili e l’impatto ambientale. Inoltre sono previste un numero massimo di concessioni da detenere per ogni singolo concessionario e un indennizzo per il concessionario uscente a carico del concessionario entrante.
Cambia la proprietà quindi, ma il testo indica di “prevedere clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato nell’attività del concessionario uscente”. Significa che le persone che ci lavorano, si base, rimangono. Inoltre viene prevista – e sarà il governo a doverla quantificare – che una quota del canone annuo vada destinata a interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere“
La norma prevede anche “l’adeguato equilibrio tra le aree demaniali in concessione e le aree libere o libere attrezzate”, oltre alla “costante presenza di varchi per il libero e gratuito accesso e transito”, con multe per i proprietari che li intralceranno. Dovranno anche essere individuati dei criteri che tengano conto del pregio dell’area in questione nel calcolare il costo.
Ora il testo, approvato dal Cdm, dovrà passare al vaglio del parlamento, che potrà apportare ulteriori modifiche o emendamenti. Ma la struttura dovrebbe restare questa.
Qualche considerazione, dicevamo. Partiamo dalle reazioni delle associazioni di categoria. Che ovviamente minacciano l’alzata di scudi. Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia ha detto a Ansa che: “Con questo atteggiamento non è l’Europa che ci dice di fare qualcosa, ma è il governo italiano che ci sta mandando in pasto all’Europa e sta aprendo le porte agli investitori stranieri. Il governo ha fatto delle proposte emendative senza averle condivise e ragionate con noi associazioni di categoria, un modo di fare del tutto singolare tenuto nella segretezza e questo è già significativo di come vengano trattate le questioni in questo esecutivo.
Perché parto da qui con le riflessioni? Perché, al di là del fatto che ovviamente la reazione delle associazioni è molto di parte, che il settore balneare aveva mooolto bisogno di una rinnovata, e che la legge nel suo complesso non mi sembra nemmeno malaccio, però c’è un pezzetto di verità in queste ultime considerazioni.
Nel senso che c’è il rischio di fare lo stesso vecchio errore di sempre, ovvero di pensare che la soluzione per un settore economico arroccato su dinamiche familistiche e elitarie sia aprire ai mercati, sperando che risolvano tutto. E come sappiamo questa dinamica tipica ha un bel po’ di rischi, soprattutto quando la applichiamo su beni preziosi come le coste e i mari, che vanno tutelati, preservati, protetti. Cosa che il mercato non è che sappia fare così bene. In generale, ricordiamoci che non esistono quasi mai due sole opzioni, e che se ci sforziamo di pensare fuori dal sistema binario del falso dilemma escono le alternative migliori.
LA RICCHEZZA DI AMAZON
Prima di chiudere vi segnalo un video molto interessante di Le Monde sottotitolato su Internazionale che parla di Amazon e spiega come i principali introiti dell’azienda non arrivino dall’e-commerce, bensì dalla Amazon Web Services, ovvero dal noleggio di server, con un sistema innovativo.