18 Nov 2021

Come gestiremo i 216 milioni di migranti climatici? – #411

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Migliaia di migranti bloccati al confine fra Bielorussia e Polonia, con la Polizia polacca che usa i cannoni d’acqua nonostante il freddo pungente. Inghilterra e Francia che rischiano una crisi diplomatica per motivi simili. Se poche migliaia di migranti scatenano reazioni e tensioni fra paesi, cosa pensano di fare i nostri governanti per i 216 milioni di migranti climatici previsti entro il 2050? Intanto gli ecosistemi e il clima continuano a dare segnali critici: Nuova Delhi va in lockdown per le polveri sottili, mentre ci sono alluvioni in Canada e trombe d’aria in Sicilia.

Migranti, crisi Bielorussia-Polonia

Tira una brutta aria al confine fra Bielorussia e Polonia. Migliaia di migranti che speravano di attraversare il confine con l’Unione europea sono rimasti bloccati in una “terra di nessuno” al confine fra i due paesi, in condizioni sempre più critiche. Ne parlano molte fra le principali testate internazionali. 

Circa quattromila persone, in maggioranza curdi iracheni, sono ammassate alla frontiera vicino alla cittadina polacca di Kuźnica. Varsavia e Bruxelles accusano Minsk di aver fatto arrivare i migranti nel paese per poi spingerli verso l’Unione europea, passando per la Polonia, in risposta alle sanzioni contro il regime di Aleksandr Lukašenko. La Polonia in particolare accusa il governo bielorusso di fornire granate fumogene ai migranti, da usare per evadere più facilmente i controlli.

Martedì, in risposta alla crescente pressione sul confine, e nonostante la temperatura gelida, la polizia di frontiera polacca ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro i migranti, prevalentemente mediorientali, che lanciavano pietre. Una situazione drammatica, una partita geopolitica che si “gioca” sulla pelle dei migranti.

Inghilterra e Francia litigano per i migranti

Sempre il 16 novembre, ma questa volta in Francia, la polizia ha smantellato un campo che ospitava circa mille migranti a Grande-Synthe, nella regione settentrionale dell’Alta Francia. I migranti, in maggioranza iracheni, siriani e pachistani, sono stati trasferiti in centri d’accoglienza in varie regioni del paese. 

Alcuni di questi probabilmente tenteranno di attraversare la manica e raggiungere il Regno unito, alimentando un altro fronte caldo, quello fra i due paesi. Da alcuni giorni infatti, scrive il Post, Francia e Regno Unito stanno litigando piuttosto animatamente sulla gestione dell’immigrazione, per via del recente aumento del numero di migranti che tentano di attraversare la Manica per raggiungere in direzione del Regno Unito, con quest’ultimo che ha minacciato il respingimento delle barche che trasportano migranti. In risposta, il ministro degli Interni francese ha scritto su Twitter che «la Francia non accetterà alcuna pratica contraria al diritto del mare» né «ricatti finanziari», alludendo a un finanziamento che il Regno unito eroga alla Francia per la gestione dei migranti e che potrebbe sospendere.

Ora, lasciando per un attimo da parte l’aspetto più emotivo e più importante che ci colpisce quando ascoltiamo queste notizie, ovvero il dramma umano che queste persone vivono sulla propria pelle a causa di condizioni che non dipendono da loro. Io avrei una domanda. Se già al ritmo attuale i paesi rischiano crisi diplomatiche per la gestione dei flussi migratori di qualche migliaio di persone, come pensano di organizzarsi in vista dei 216 milioni di migranti climatici previsti entro il 2050 dall’ultimo rapporto Groundswell della Banca Mondiale uscito 3 giorni fa? Cosa hanno detto in merito i leader riuniti alla COP26? 

Perché il problema più grosso della nostra incapacità – in parte biologica in parte culturale – di comprendere i sistemi complessi è che continuiamo a pensare che possiamo affrontare i problemi ad uno ad uno. Mentre il mondo ci dice che è tutto estremamente connesso. E che un aumento di pochi decimi di grado del clima non significa che avremo un po’ più caldo, chi se ne frega. Comporta intere aree che diventano inabitabili, milioni di persone che si spostano, paesi che finiscono sott’acqua, guerre per le risorse. 

Quando gli esperti parlano di cambiare profondamente il sistema per mitigare la crisi climatica, a volte si scordano di aggiungere un pezzo. Che il sistema cambierà ancora più profondamente e drammaticamente se continuiamo a fare le cose come le stiamo facendo adesso. In una intervista di due giorni fa a Geo&Geo Daniel Tarozzi, nel presentare il suo ultimo libro Cambia-menti ha detto che spesso ci soffermiamo sul rischio di cambiare, e non valutiamo il rischio di non cambiare. Ecco, credo che a livello globale stiamo facendo un po’ la stessa cosa. É folle pensare che sia sensato continuare a fare business as usual, e chi lo pensa o è un multimiliardario che ha già progettato il suo bunker sotto il mare o nello spazio, o è un illuso.

Lockdown per l’inquinamento a Nuova Delhi

Intanto i segnali del mondo si fanno sempre più forti. A Nuova Delhi è scattato una sorta di lockdown, ma questa volta non per il Covid. Per l’inquinamento. Scrivono il Post e GreenMe che una nebbia densa e scura ricopre le strade della capitale Indiana e le autorità locali hanno deciso ieri di chiudere scuole e uffici a tempo indeterminato. Già sabato erano stati interdetti i cantieri edili interdetti fino al prossimo 21 novembre e solo cinque delle undici centrali elettriche alimentate a carbone della città sono rimaste operative. 

I livelli di polveri sottili (nello specifico PM 2.5) sono alle stelle. La scala per misurarle adottata dall’OMS va normalmente da 0 a 300. A Nuova Delhi in alcuni quartieri superano da giorni il valore di 400. Le cause? Un mix di industria, traffico, gli agricoltori che bruciano le sterpaglie, la sovrappopolazione, le condizioni climatiche che si aggravano nei mesi invernali, in più la concomitanza dei festeggiamenti della Festa delle Luci in cui si accendono candele, si fanno falò e si sparano fuochi d’artificio. Un mix letale.

Clima impazzito in Canada e Sicilia

Ma anche da altre parti il clima non scherza. In Canada, nella regione della Columbia Britannica, da mesi l’impatto dei cambiamenti climatici è devastante. L’ondata di caldo senza precedenti che si è abbattuta all’inizio dell’estate, scrive Rinnovabili.it, è stata seguita in questi giorni da piogge torrenziali che hanno già provocato la morte di una persona, almeno due dispersi e migliaia di evacuati.

E per venire all’Italia, ieri ci sono state una serie di trombe d’aria che hanno fatto disastri in Sicilia, in particolare a Modica. E visto che a Modica ci vive Selena Meli, che è una socia di Italia che Cambia nonché responsabile di Sicilia che Cambia, le ho chiesto di inviarmi un audio che potete ascoltare all’interno della puntata.

Articoli e Fonti

#migranti
Euronews – Frontiera Polonia-Bielorussia: cannoni d’acqua e fumogeni sui migranti (che lanciano pietre)
il Post – La disputa sui migranti tra Francia e Regno Unito sta peggiorando
Rinnivabili.it – Il rapporto Groundswell della Banca Mondiale sui migranti climatici nel 2050

#Bosnia
il Post – In Bosnia tira una brutta aria

#Nuova Delhi #polveri sottili
GreenMe – New Delhi sempre più inquinata: scuole e uffici chiusi a tempo indeterminato
il Post – L’inquinamento a New Delhi peggiora

#clima
The Guardian – Pacific north-west storm wreaks havoc, with one dead and Vancouver cut off
GreenMe – Violenta tromba d’aria a Modica: case sventrate e aziende distrutte, si contano una vittima e due feriti
Rinnovabili.it – La Columbia Britannica colpita da gravi inondazioni e smottamenti

#Nord Stream 2
il Post – Un intoppo burocratico ha rinviato l’inaugurazione del gasdotto Nord Stream 2

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