Fa un discreto caldo eh? Fa così caldo che ho perso qualsiasi verve ironica. Perciò ho chiesto a chatgpt di completare con una battuta la frase “fa così caldo che…”
Mi ha risposto: “fa così caldo che ho visto un pollo utilizzare l’asciugacapelli per rinfrescarsi le ali!” Mi sa che fa caldo anche per lui.
Comunque vediamo prima quanto fa caldo, poi come mai fa così caldo e infine cosa possiamo fare per resistere a questo caldo e nel frattempo non peggiorare le cause, anzi, magari contribuire a mitigarle.
“Da alcuni giorni – scrive un articolo del Post – in parte dell’Europa, del Nord Africa, dell’Asia e del Nord America si registrano temperature massime molto al di sopra della media per questo periodo dell’anno. Secondo le previsioni in Europa si potrebbero raggiungere nuovi record, specialmente in Italia dove per Sicilia e Sardegna sono previste massime fino a 48 °C martedì. Negli Stati Uniti la grande ondata di calore sta interessando in particolare il sud e gli stati occidentali, con una massima di 53,9 °C registrata nella Death Valley in California, spesso uno dei posti più caldi del pianeta. In Cina sono stati raggiunti i 52,2 °C secondo le prime rilevazioni provvisorie: se confermate, sarebbe un nuovo record per la temperatura più alta mai registrata nel paese”.
Questo caldo, spiega più avanti il pezzo, “è causato da un sistema di alta pressione proveniente dal Nord Africa, che ha ridotto la probabilità di precipitazioni e portato a condizioni in parte comparabili con quelle dell’agosto del 2021, quando in alcune zone della Sicilia si erano registrate massime intorno ai 48,8 °C.
E secondo le previsioni ieri e oggi, quindi martedì 18 e mercoledì 19 luglio, ci sarà il picco di questa ondata di calore in buona parte del nostro paese, probabilmente con nuovi record. Come spiega il meteorologo Antonio Sanò del ilMeteo.it, ad esempio Roma quasi sicuramente batterà il suo attuale record di caldo, raggiungendo i 42-43° centigradi (il record attuale è di 40,5° registrato nell’agosto 2007). In Sardegna si potrebbero toccare addirittura punte oltre i 45 gradi e prossime ai 50 gradi nelle aree interne.
Alle temperature intense – come spiega un articolo di Antonio Palma su Fanpage, si sommano poi l’afa e gli elevati tassi di umidità che non fanno che acuire il disagio e la sensazione di calore intenso, con “il caldo insistente infatti non darà tregua nemmeno di notte dove le temperature rimarranno diffusamente intorno ai 30 gradi. Tutta l’Italia farà i conti con il fenomeno delle notti tropicali, con temperatura minima che non scende mai sotto i 20 gradi”.
Quindi quando finisce? “Le più recenti previsioni meteo indicano un parziale allentamento della morsa del calore a partire da giovedì ma solo sulle regioni del nord. Come spesso accade, il caldo estremo sarà intervallato da forti temporali, in queste zone. Per il resto, il caldo continuerà al Centro-Sud fino ai primi giorni della prossima settimana a parte una leggera attenuazione al Centro nel weekend”.
Comunque, sebbene sia sempre complesso dimostrare la correlazione diretta fra un singolo fenomeno a un macrofenomeno più complesso come il cambiamento climatico, è vero che una recente analisi sull’ultima ventina di anni in Europa ha segnalato come le ondate di calore siano diventate più intense e frequenti, e che questo abbia una correlazione con la crisi climatica.
E a conferma di ciò, vi è il fatto che il caso europeo non è isolato. Nel Nord America un altro sistema di alta pressione sta causando un marcato aumento delle temperature massime, con avvisi e allerte da parte delle autorità negli Stati Uniti e che nel complesso riguardano un’area in cui vivono oltre 100 milioni di persone. A Las Vegas, nel Nevada, le previsioni segnalano che si potrebbero raggiungere i 47,2 °C, segnando un nuovo record per la città. Non molto distante, a Phoenix in Arizona, la temperatura media giornaliera non è scesa sotto i 43 °C per più di due settimane.
In Asia la situazione non è migliore, con molti paesi che hanno dovuto affrontare più ondate di calore già a partire dallo scorso aprile. In Cina domenica 16 luglio è stato registrato un nuovo record con una temperatura massima di 52,2 °C nella città di Sanbao, nella regione autonoma dello Xinjiang, ben 2 ° sopra al record precedente del 2015. Tutto ciò mentre un’altra area del paese, quella sud-orientale, si sta preparando all’arrivo del tifone Talim, che porterà forti venti e piogge sulla costa. Anche il Vietnam si sta preparando al passaggio del tifone e ha disposto l’evacuazione di circa 30mila persone nelle aree che si prevede saranno maggiormente interessate.
È probabile che nel corso di questa estate ci saranno altre ondate di calore, così come è possibile che l’anno in corso si riveli il più caldo mai registrato. Come abbiamo spiegato in una recente rassegna, sull’andamento delle temperature potrebbe incidere anche “El Niño”, la corrente calda del Pacifico che influenza buona parte del clima del pianeta.
Ma quindi, che possiamo fare? Come si fa a resistere al caldo estremo, senza al tempo stesso consumare troppa energia, mettendo sotto stress la rete elettrica e contribuendo a ulteriori emissioni? In – mi pare – una puntata dei Simpson Homer consigliava a Bart di cambiare prospettiva e non pensare che questo è l’anno più caldo degli ultimi 50 anni, ma il più freddo dei prossimi 50. Se però questo non basta a rinfrescarvi l’estate, ho chiesto consigli ad Alessandro Rossi, responsabile Energia di Anci Emilia Romagna.
E Alessandro mi ha mandato un vero e proprio articolo, tant’è che ho pensato di pubblicarlo come contenuto a sé stante. Lo trovate oggi in home su ICC con un titolo che ha a che fare con l’utilizzo consapevole dei condizionatori.
Consigliato vivamente. Il sunto è che il condizionatore non va demonizzato, perché ormai con le temperature attuali in tante zone e in tante abitazioni è una specie di dispositivo medico. Ma va usato consapevolmente. Ad esempio, si può impostare la temperatura a 28°, con un consumo energetico ridotto, ma mantenendo un clima confortevole in casa.
Inoltre, il condizionatore poi può essere usato anche per riscaldarci d’inverno, con una efficienza molto migliore del gas. Oltre a ciò ci sono i consigli classici: chiudere le finestre e oscurare. E cercare di diminuire al minimo i consumi. Questo sempre e in generale, non soltanto adesso che fa caldo. E usare rinnovabili. elettrificare tutto, e un sacco di consigli interessanti.Comunque, se volete approfondire, leggetevi l’intervista in questione.
Ieri è arrivata anche una brutta notizia che riguarda il caso Patrick Zaki, lo studente e attivista egiziano classe 1991 che studiava a Bologna ed è stato arrestato in Egitto nel 2020, sotto accusa, di fatto, per le sue opinioni politiche espresse sui social. Zaki era stato scarcerato dopo quasi due anni di detenzione preventiva nel dicembre 2021. Il 6 luglio di quest’anno Zaki si è laureato on line con l’Università di Bologna con una tesi su giornalismo, media e impegno pubblico. Ieri è arrivata la notizia che il giovane uomo è stato condannato a 3 anni di detenzione.
Vi leggo come Marta Serafini descrive la cosa sul Corriere: “Portato via tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno del tribunale di Mansoura, vicino al Cairo. Torna in carcere Patrick Zaki, libero dal dicembre 2021, dopo aver scontato 22 mesi ma ancora sotto processo in Egitto per diffusione di notizie false.
«È stato condannato a tre anni», ha riferito all’Ansa uno dei 4 legali dell’attivista al termine dell’udienza odierna a Mansura, in Egitto, notizia confermata anche dai presenti in aula. «Calcolando la custodia cautelare» già scontata, «si tratta di un anno e due mesi» di carcere, ha specificato Hazem Salah, uno degli avvocati di Patrick Zaki, riferendosi alla condanna a tre anni pronunciata oggi dopo che il ricercatore egiziano ha passato 22 mesi in custodia cautelare in prigione fino al dicembre 2021.
Patrick, secondo fonti del Corriere si trova ora in stazione di polizia e verrà poi probabilmente trasferito in carcere, dove resterà mentre i suoi legali capiranno quanto possono fare per cercare di ribaltare la sentenza.
Secondo Hossam Bahgat, attivista egiziano per i diritti umani e fondatore dell’Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), la stessa ong con cui ha collaborato Zaki, la sentenza non è soggetta ad appello. «Patrick è stato arrestato in tribunale in vista del suo trasferimento alla stazione di polizia di Gamasa», ha aggiunto Bahgat.
Il motivo della condanna è il suo articolo del 2019 «Displacement, Killing & Harassment: A Week in the Diaries of Egypt’s Copts» (Sfollati, uccisi e molestati: Una settimana nei diari dei copti d’Egitto), che descriveva gli abusi del potere egiziano sulla minoranza copta, e dunque per la «diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese che disturberebbero la sicurezza e la pace sociale».
Per Patrick dunque si compie un destino triste comune a quello di molti altri attivisti egiziani, incarcerati, poi rilasciati e di nuovo incarcerati. La «porta girevole», viene chiamata in gergo, una porta che ha visto in questi anni passare nelle prigioni egiziane migliaia di prigionieri politici.
Ovviamente la notizia ha gettato nello sconforto non solo i familiari ma le migliaia di persone e attivisti che sia in Egitto che in Italia, da anni si battevano per la liberazione di Patrick Zaki.
Oggi è il trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta. È una data simbolica per tutti i movimenti dell’antimafia, e a quanto pare è una data simbolica anche per la nostra premier Giorgia Meloni che in diverse interviste ha detto di non essere mai mancata a una commemorazione e che l’operato in particolare di Borsellino è stata una delle leve principali al suo ingresso in politica. Quest’anno però la premier ha fatto una scelta un po’ diversa. Vi leggo quello che scrive Giacomo Salvini sul Fatto Quotidiano:
“Il timore di contestazioni, anche da parte dei parenti delle vittime di mafia, ha portato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a disertare la fiaccolata di domani sera a Palermo in occasione del trentunesimo anniversario della strage di via D’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque membri della sua scorta. A Palazzo Chigi, infatti, si temevano proteste e contestazioni nei confronti della premier e del suo governo dopo le ultime uscite del ministro della Giustizia Carlo Nordio contro il concorso esterno in associazione mafiosa: così Meloni andrà domani mattina alla commemorazione istituzionale alla caserma Lungaro ma non domani sera alla fiaccolata. “Motivi di ordine pubblico”, spiegano da Palazzo Chigi. Questo nonostante domenica Meloni sembrava aver dato per certo la sua partecipazione alla fiaccolata: “Ci sarò anche quest’anno”, aveva detto.
A pesare è soprattutto il timore di proteste da parte dei palermitani e dei familiari delle vittime, alcuni delle quali (come Maria Falcone) hanno attaccato il governo dopo le ultime dichiarazioni di Nordio sul reato di concorso esterno. “Volteremo le spalle agli impresentabili – ha detto oggi Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, a Repubblica – Se avrò modo di incontrare la premier Meloni le vorrei chiedere come si concilia il suo entrare in politica dopo la strage di via D’Amelio, con le esternazioni di un suo ministro”.
E quindi domani mattina alle 8.45 Meloni deporrà una corona di alloro all’ufficio scorte della caserma Lungaro e poi presiederà un comitato per l’ordine e la sicurezza. A margine dell’evento la premier dovrebbe fare dichiarazioni alla stampa per mostrare che il suo governo non farà passi indietro nella lotta alla mafia.
Venerdì, invece, non sarà presente alla giornata di convegni organizzata da Fratelli d’Italia con ministri, sottosegretari e dirigenti di partito per parlare di lotta alla mafia. In nessuno di questi eventi ci sarà il ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Comunque, al di là dei giochi politici, su Italia che Cambia ci tenevamo a ricordare a modo nostro Paolo Borsellino. perciò la nostra caporedattrice siciliana Salvina Elisa Cutuli ha intervistato il fratello di paolo, Salvatore Borsellino, da anni in prima linea nel portare avanti le battaglie del defunto fratello. Vi faccio ascoltare solo un breve estratto dell’audio, dalla viva voce di Salvatore Borsellino.
Brevissimo aggiornamento dal’Ucraina. Ieri parlavamo del fatto che la Russia non aveva rinnovato l’accordo sul grano. Ecco, sempre ieri l’esercito russo ha bombardato con missili e droni il porto di Odessa e quello di Mykolaiv, due dei principali porti che permettono l’accesso dell’Ucraina al Mar Nero.
Dei due porti bombardati, quello di Odessa era uno dei principali da cui partivano le navi cariche di cereali.
Concludiamo con uno studio appena pubblicato. Sapete che cos’è la solastalgia? È quel senso di angoscia che ci prende quando osserviamo la Natura come era una volta, in confronto a come è adesso. Ve ne parlo perché il professor Giuseppe Barbiero, docente di Ecologia e Biologia Generale all’Università della Valle d’Aosta, che forse ricorderete perché è intervenuto più volte qui su INMR, ha condotto uno studio molto interessante sull’argomento assieme alla collega Rita Berto.
La parola solastalgia è stata coniata da Glenn Albrecht, combinando la parola latina “sōlācium” (conforto) con la radice greca “algia” (dolore, sofferenza), e descrive il disagio emotivo causato dal cambiamento ambientale percepito negativamente. La solastalgia differisce dall’eco-ansia, perché la solastalgia è l’angoscia per un cambiamento ambientale che è accaduto o sta accadendo, mentre l’eco-ansia si riferisce a un cambiamento ambientale che potrebbe accadere in futuro.
Sappiamo che il sentimento di eco-ansia si sta diffondendo sempre di più nelle nuove generazioni, ma sappiamo poco di come si genera il sentimento di solastalgia. Con Rita Berto abbiamo messo a punto uno strumento per cercare di capire quale sia la matrice biologica della solastalgia. Lo strumento è costituito da diverse scale psicometriche che misurano la connessione con la Natura, l’intelligenza naturalistica, l’intelligenza interpersonale, la percezione di rigenerazione, la preferenza e la familiarità che abbiamo con gli ambienti naturali.
Abbiamo chiesto a 354 volontari di esprimere le loro preferenze rispetto a tre tipi di Natura: la Natura SELVATICA (la Natura originale del Paleolitico), la Natura DOMESTICA (la Natura del Neolitico, con l’invenzione dell’agricoltura e dell’allevamento) e la Natura URBANA (tipica delle nostre città, dove la Natura è quasi assente). Abbiamo diviso le risposte dei volontari in funzione della loro connessione con la Natura, che poteva essere bassa, media o alta. E abbiamo fatto alcune scoperte interessanti.
La prima scoperta riguarda il tipo di Natura che preferiamo. Era piuttosto ovvio che le persone dotate di una connessione con la Natura media o alta preferissero la Natura selvatica agli ambienti artificiali urbani. Ci ha invece sorpreso osservare che anche le persone con bassa connessione con la Natura preferissero gli ambienti naturali agli ambienti artificiali. Come se, in qualche modo, l’impronta della Natura con i suoi ritmi e le sue dinamiche fosse presente anche in persone che non hanno più un contatto con la Natura, né domestica, né tantomeno selvatica. Le persone con bassa connessione con la Natura tendono a sviluppare atteggiamenti biofobici verso la Natura selvatica ma, ciò nonostante, continuano a preferirla.
La seconda scoperta è che le persone con bassa connessione con la Natura hanno bisogno di riavvicinarsi alla Natura per gradi. Nonostante provino un forte fascino e sopravvalutino la propria familiarità per la Natura, le persone con bassa connessione con la Natura preferiscono la Natura domestica alla Natura selvatica. (E, sorprendentemente, ammettono anche di avere meno familiarità con la Natura domestica rispetto alla Natura selvatica).
Questi dati empirici sono molto incoraggianti. Nonostante l’ “amnesia ambientale” descritta da Peter Kahn jr, anche le persone più disconnesse dalla Natura e più biofobiche sentono il bisogno di rigenerarsi nella Natura, percepiscono il loro bisogno di legame con la Natura.
#caldo
il Post – Il grande caldo nell’emisfero boreale
Fanpage – Quando arriva il picco del caldo record questa settimana e quando finisce al Nord: le previsioni meteo
#Borsellino
Il Fatto Quotidiano – Strage di via D’Amelio, Giorgia Meloni teme contestazioni e diserta la fiaccolata per commemorare Borsellino
#Zaki
Corriere della Sera – Patrick Zaki condannato a 3 anni di carcere, la sentenza non è appellabile «Dovrà scontare altri 14 mesi»
#Ucraina
il Post – La Russia ha bombardato i porti di Odessa e Mykolaiv, sul Mar Nero, un giorno dopo aver bloccato l’accordo sul grano ucraino
#solastalgia
MDPI – Wilderness Is the Prototype of Nature Regardless of the Individual’s Connection to Nature. An Empirical Verification of the Solastalgia Effect
#Borsellino
Italia che Cambia – Salvatore Borsellino: “La giustizia italiana si sta privando delle leggi che Falcone e Borsellino hanno lasciato”
#condizionatori
Italia che Cambia – Resistere al caldo record: guida a un utilizzo consapevole del condizionatore (anche d’inverno!