Oggi la puntata esce un po’ in ritardo per avere qualche informazione in più sulla maltempo – se ancora si può chiamare così – nell’anconetano, che ha causato fin qui 6 morti e molti danni e devastazioni.
BOMBA D’ACQUA SULLE MARCHE
Nella notte appena trascorsa c’è stata una bomba d’acqua nelle Marche, che ha causato gravi alluvioni ed esondazioni di fiumi in diverse città. Nel giro di un paio d’ore sono caduti sulla regione circa 420 millimetri di pioggia, circa la metà di tutta la pioggia che cade in un anno.
A Senigallia è esondato il fiume Misa, che ha allagato gran parte della città: il comune ha invitato i cittadini a tenersi lontano dagli argini e a rimanere in casa, cercando di stare se possibile ai piani più alti delle abitazioni. Una situazione particolarmente drammatica è quella del comune di Cantiano, in provincia di Pesaro Urbino, dove l’acqua è arrivata ai primi pani delle case e ci sono problemi alle linee telefoniche e instabilità alla rete elettrica.
La Protezione Civile ha fatto sapere che a causa delle alluvioni sono morte sei persone, quattro a Ostra, una a Trecastelli e una Barbara (tutte città nella provincia di Ancona). Ma altre tre persone ancora risultano disperse e come sappiamo, purtroppo (speriamo che non sia questo il caso) in genere quando ci sono queste tragedie il conto delle vittime tende a salire con passare delle ore.
Ora, suonerò ridondante, ma questa roba qua è il nuovo clima. Dobbiamo abituarci a essere sempre all’erta, controllare i siti e le app del meteo e non farci trovare impreparati. Vi consiglio a questo proposito una bellissima intervista realizzata da Emanuela Sabidussi a Cristiano Bottone del Movimento della Transizione proprio su come attrezzarci per fronteggiare i cambiamenti climatici. Nel frattempo dobbiamo smettere di bruciare qualsiasi cosa, perché questo è solo l’antipasto di quello che potrebbe venire.
I FINANZIAMENTI RUSSI AI PARTITI
La notizia che sta tenendo banco da ieri su tutti i giornali è la storia dei finanziamenti russi ai partiti. Di cui però si sa davvero molto poco e la sensazione è un po’ quella di dibattere sul nulla. Un nulla che però avviene a pochi giorni dalle elezioni, quindi tutti provano a cavalcarlo.
Vi dico quello che si sa fin qui. In pratica nei giorni scorsi il dipartimento di Stato americano ha inviato un rapporto alle ambasciate di vari paesi alleati, secondo cui dal 2014 a oggi la Russia avrebbe speso più di 300 milioni di dollari per finanziare partiti politici di decine di paesi stranieri, con lo scopo di promuovere politiche filorusse.
E… questa è la notizia. Non si sa letteralmente nient’altro, con certezza. Non si sa quali paesi siano coinvolti nei tentativi di interferenze, né se tra questi ci sia anche l’Italia. “Nel frattempo – scrive il Post – vari partiti italiani stanno chiedendo al governo che faccia chiarezza il prima possibile, anche per via delle possibili ripercussioni che un’eventuale presenza di partiti italiani nel rapporto potrebbe avere sulle elezioni del 25 settembre”.
Secondo Adolfo Urso, senatore di FdI e soprattutto presidente del Copasir, il Comitato parlamentare che controlla il lavoro dei servizi segreti, “al momento non esistono notizie che ci sia l’Italia tra i paesi coinvolti”, tuttavia “le cose possono sempre cambiare” (ha aggiunto).
Lo stesso ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma usando una formula abbastanza criptica. Ha detto: “Il dossier potrebbe non essere uno”. Insomma, non si capisce cosa c’è scritto in questo dossier, né se sono in arrivo altri dossier.
Secondo Repubblica le cose starebbero diversamente rispetto a quanto dichiarato da Di Maio e Urso. Il giornale cita una non meglio definita “fonte autorevole” secondo cui ci sarebbe anche l’Italia tra i paesi coinvolti, ed “è possibile che il nostro governo e i servizi di intelligence non siano ancora stati informati dei dettagli”.
Ora due cose. La prima è: ma come è possibile che il governo e i servizi italiani per primi non sappiano cosa c’è scritto nel rapporto? A chi è stato inviato? Sempre il Post spiega che il rapporto non era stato inviato dal dipartimento di Stato direttamente ai governi stranieri, ma alle ambasciate, come documento classified, cioè riservato e coperto da vincolo di segretezza. L’esistenza del rapporto era stata comunicata il 13 settembre da un alto funzionario del governo americano, in forma anonima, e confermata dal portavoce del dipartimento di Stato Ned Price. Senza entrare nei dettagli del rapporto, Price aveva detto che il documento provava un tentativo della Russia di interferire nelle elezioni di alcuni paesi, che aveva definito «un attacco alla loro sovranità».
L’altra cosa è che, come accennavo all’inizio, il rapporto arriva qua da noi durante una campagna elettorale. Il che ha due effetti: 1. Fa sì che la notizia venga gonfiata a dismisura – come ha detto anche Francesco Costa nella sua rassegna quotidiana Morning – ne è riprova il fatto che ho fatto un giro sui giornali di altri paesi e non compare quasi da nessuna parte. 2. influenza le elezioni, e ancor più le influenzerà se effettivamente usciranno dei nomi. E non possiamo escludere anche che influenzare le elezioni italiane non sia uno degli obiettivi di un rapporto come questo. In pratica la notizia che la Russia avrebbe provato a interferire con le elezioni potrebbe essere a sua volta un tentativo di interferire con le elezioni ed evitare che vadano al governo forze considerate più filorusse. Non so se sta in piedi come ipotesi, però potrebbe anche avere un suo senso.
SI STRINGE L’ALLEANZA RUSSIA-CINA?
Intanto Russia e Cina sembrano continuare ad avvicinarsi. Scrive Pierre Haski su France Inter che ieri, 15 settembre, a Samarcanda, in Uzbekistan, c’è stato un vertice molto importante, che ha persino spinto il leader cinese Xi Jinping a uscire dalla Cina per la prima volta dall’inizio della pandemia, due anni e mezzo fa.
Un vertice dall’atmosfera marcatamente antioccidentale, che rinforza la sensazione che il mondo si stia suddividendo in due blocchi distinti. Hanno partecipato, oltre al leader cinese, Vladimir Putin, in piena guerra ucraina, il presidente iraniano Ebrahim Raisi, il primo ministro indiano Narendra Modi e infine il capo di stato turco Recep Tayyip Erdoğan, unico leader di un paese membro della Nato invitato, che però da sempre è con i piedi in due staffe.
L’occasione è il vertice annuale dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Ocs), una struttura nata senza troppo clamore una ventina d’anni fa per mettere in sicurezza l’Asia centrale, con Russia e Cina a fare da madrine. Nel frattempo, però, l’Ocs è cresciuta, superando i propri limiti per diventare progressivamente uno strumento d’influenza cinese. Non si tratta di un’alleanza nel senso formale del termine, ma di una struttura flessibile e senza obblighi.
Il primo obiettivo del vertice è quello di dimostrare che nel mondo attuale gli anatemi e le sanzioni dell’occidente non sono sufficienti per isolare un paese. I mezzi d’informazione cinesi sottolineano il fatto che il vertice di Samarcanda riunisce i rappresentanti del 41 per cento della popolazione mondiale e del 24 per cento della ricchezza planetaria. Si tratta evidentemente di un dato significativo.
Il secondo obiettivo è più complesso e consiste nel coordinamento e nella definizione di posizioni comuni in un momento di crisi acuta, segnato dalla guerra russa in Ucraina e dalle tensioni sino-americane, soprattutto a proposito di Taiwan.
L’elemento in comune al vertice è la volontà di rimettere in discussione il presunto dominio occidentale sul mondo. Tuttavia, continua Haki, un’alleanza più formale non è all’ordine del giorno, soprattutto se prendiamo come modello la Nato, con la sua integrazione militare. Perfino tra Russia e Cina uno sviluppo simile non è d’attualità. L’amicizia tra i due paesi, infatti, non impedisce che persistano la sfiducia e perfino la rivalità, soprattutto in Asia centrale.
Insomma, non è un’alleanza solida ma un gruppo di paesi che assieme vuole mettere in discussione il predominio occidentale sul mondo. Pur con idee molto diverse fra loro.
PATAGONIA DIVENTA DI TUTTI?
Non so se conoscete Patagonia: è un’azienda di abbigliamento e attrezzatura per gli sport all’aria aperta che è da anni un esempio mondiale di azienda virtuosa da tanti punti di vista. È da sempre attenta all’ambiente, finanzia un sacco di progetti e iniziative di contrasto ai cambiamenti climatici, è innovativa anche nella governance interna, al punto da essere stata utilizzata da Frederic Laloux come esempio di organizzazione Teal.
E da qualche giorno ha fatto un altro passo in avanti, un gesto molto significativo. In pratica – scrive il Guardian – il suo fondatore e proprietario, Yvon Chouinard, che ha trasformato la sua passione per l’arrampicata in uno dei marchi di abbigliamento sportivo di maggior successo al mondo, sta donando l’intera azienda a un trust e a un’associazione no-profit strutturati in modo unico, progettati per destinare tutti i profitti dell’azienda alla salvaguardia del pianeta.
“Da oggi la Terra è il nostro unico azionista”, ha annunciato l’azienda. “Tutti i profitti, per sempre, saranno destinati alla nostra missione di ‘salvare il nostro pianeta’”. La Terra come unico azionista è un’immagine molto potente.
Chouinard, 83 anni, ha lavorato con la moglie e i due figli e con un team di avvocati dell’azienda per creare una struttura che permetta a Patagonia di continuare a operare come azienda a scopo di lucro i cui proventi andranno però a beneficio delle iniziative ambientali.
Come funziona nella pratica? La famiglia Chouinard ha donato il 2% di tutte le azioni e tutti i poteri decisionali a un trust, che supervisionerà la missione e i valori dell’azienda. Il restante 98% delle azioni dell’azienda sarà invece devoluto a un’organizzazione no-profit chiamata Holdfast Collective, che “utilizzerà ogni dollaro ricevuto per combattere la crisi ambientale, proteggere la natura e la biodiversità e sostenere comunità fiorenti, nel più breve tempo possibile”, si legge nella dichiarazione.
Ogni anno, il denaro che Patagonia ricava dopo aver reinvestito nell’azienda sarà distribuito all’organizzazione non profit per contribuire alla lotta contro la crisi ambientale. La struttura, si legge nel comunicato, è stata concepita per evitare di vendere l’azienda o di quotarla in borsa, cosa che avrebbe potuto comportare un cambiamento dei suoi valori.
Chouinard e Patagonia sono stati a lungo pionieri nell’attivismo ambientale e nei benefici per i dipendenti. Nei suoi quasi 50 anni di attività, l’azienda si è distinta per gli ampi benefit offerti ai dipendenti, tra cui asili nido in loco e pomeriggi liberi nelle giornate di surf. Negli anni ’80, l’azienda ha iniziato a donare l’1% delle sue vendite a gruppi ambientalisti, un programma formalizzato nel 2001 come “1% for the Planet Scheme”. Secondo l’azienda, il programma ha fruttato 140 milioni di dollari in donazioni per la conservazione e il ripristino dell’ambiente naturale.
Patagonia è stata una delle prime aziende a diventare una b-Corp, sottoponendosi alla certificazione di conformità a determinati standard ambientali e sociali: “Siamo in affari per salvare il nostro pianeta”.
UN’AZIONE CONCRETA PER SALVARE UN BOSCO
Non c’è bisogno di essere una grande azienda per avere un grande impatto. Per mostrarvelo vi voglio condividere un’iniziativa davvero interessante, a cui potete aderire. Si tratta dell’acquisto collettivo di un bosco per salvarlo dalla deforestazione. Vi faccio ascoltare come è nata questa idea da Anna Zonari, un’attivista ambientale che ha avuto l’idea:
AUDIO NEL PODCAST/VIDEO
Il versamento della quota per la partecipazione all’acquisto del bosco di Corniolino può essere fatto tramite la formula della “erogazione liberale”, effettuando un bonifico bancario sul conto corrente del Fondo Biodiversità e Foreste, sotto fonti e articoli le istruzioni per fare il versamento.
AGGIORNAMENTI DAL VIAGGIO
Ed eccoci con i consueti aggiornamenti dai nostri viaggiatori. Daniel, Daniela, Paolo, Emanuela, Selena, Alice ed Ezio ieri hanno fatto tappa ad Assisi per parlare con Fabrizio Ercolanelli, portavoce dell’osservatorio rifiuti zero del Comune di Perugia e referente per l’Umbria di Zero Waste Italy e con Alex Trebalza, del centro riuso locale. E hanno parlato di… Cinema d’Essay. No scherzo, di rifiuti ovviamente. Uno dei temi più centrali della nostra epoca, più problematici ma anche su cui esistono più soluzioni. Se vi siete persi la puntata, recuperatevela!
E oggi? Oggi invece i camper fanno rotta verso le marche, ad Arcevia in provincia di Ancona per incontrare l’Azienda agricola La Terra e il Cielo, e parlare anche qui di letteratura Kazaka. No, di agricoltura biologica. Fra l’altro vi ricordo anche che potete riascoltare tutte le puntate di Un viaggio lungo dieci anni anche come Podcast, su spreaker.
Ultima nota prima di chiudere, parlavamo di rifiuti e E a proposito di rifiuti oggi esce una nuova puntata di Rifiuti: ri-evoluzione in corso, il podcast di Manuela Leone che ci porta a esplorare sempre nuove soluzioni per costruire un mondo libero dai rifiuti. Oggi si parla di Valutazioni ambientali assieme al Prof Aurelio Angelini, professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio, è co-presidente del Comitato Nazionale Educazione Sostenibile Agenda 2030.
FONTI E ARTICOLI
#bomba d’acqua Marche
il Post – Le gravi alluvioni nelle Marche
Italia che Cambia Allerte meteo, cambiamenti climatici e possibili soluzioni
#finanziamenti russi
il Post – Sappiamo ancora poco del rapporto sulle interferenze russe
#summit
Internzionale – A Samarcanda Putin, Xi e gli alleati sfidano l’occidente
la Repubblica – A Samarcanda l’incontro tra Putin e Xi: “Pronti a lavorare insieme come grandi potenze”
#Patagonia
The Guardian – Patagonia’s billionaire owner gives away company to fight climate crisis
#Federer
il Post – Roger Federer si ritira
#lavoro
la Repubblica – Lavoro, nei primi sei mesi un saldo positivo di 946 mila contratti. Boom di dimissioni sul 2021
#acquista un bosco
Donazione libera (consigliati almeno 100€) presso banca Monte dei Paschi di Siena, IBAN IT15F0103034070000001841057, riportando la seguente causale: “Erogazione liberale Bosco di Corniolino” + l’inserimento del proprio Codice Fiscale.