Blocco di X in Brasile e arresto del ceo di Telegram: è scontro fra stati e piattaforme – #974
Rieccoci. Ebbene sì, le vacanze finiscono, si torna al solito tran tran, per chi ha un solito tran tran, mentre chi non ce l’ha non sentirà granché la differenza. Fatto sta che per gli uni e per gli altri la buona notizia è che INMR torna ad allietare le vostre giornate, tutti i giorni dal lunedì al venerdì a partire dalle 8 sui canali di ICC.
Come state? Che avete combinato in questi giorni in cui non ci siamo visti e sentiti? Scrivetemelo se vi va nei commenti o mandando un sms al 44117718. No, non è vero, vi prego non mandate sms a nessuno, anche perché non credo esistano più.
Allora, come al solito sono successe diverse cose in questo mesetto scarso di assenza dal web, e come al solito in questi giorni iniziali proverò a farvi un po’ un riassunto dei fatti salienti. Il piano è che nella prima settimana, mondo permettendo, recuperiamo un po’ di notizie vecchie tenendoci anche aggiornati su quello che succede via via.
Quindi, per farvi un rapido elenco di quello di cui parleremo in questi giorni:
- blocco di X in Brasile
- arresto di Pavel Durov, ceo di Telegram
- Situazione in Ucraina (e scoop sull’attentato al Nord stream II)
- Situazione Israele-Palestina
- Naufragio del Bayesian
- dibattito in Italia sullo Ius scholae
- Campagna elettorale e novità sulle elezioni Usa
- Novità sugli Ufo / Uap
- Siccità in Namibia e conseguente uccisione di centinaia di grossi mammiferi (anche molti elefanti)
- Crisi umanitaria in Sudan
- Il paradosso delle crociere
- l’aumento dei viaggi aerei in Europa
- la diminuzione degli sbarchi di migranti in Italia
- la situazione energetica del mondo, e in particolare in India e in Italia
- e altre cose ancora che probabilmente mi sfuggono, e altre ce si aggiungeranno in questi giorni.
Ora, direte voi, che ordine seguiamo per districarci in questa ragnatela di notizie? Come per buona parte delle scelte della mia vita, la risposta è: un po’ a caso.
Quindi partiamo banalmente dalla notizia che il caso, se esiste, o forse l’Universo (se segue INMR), ha voluto che finisse in cima alla mia lista. E direi di trattare le prime due notizie insieme, ovvero il blocco di X in Brasile e l’arresto del Ceo di Telegram Pavel Durov, perché i due fatti riguardano entrambi quel tema molto delicato che è la libertà dei mezzi di comunicazione.
Vi riassumo le due notizie e poi facciamo qualche considerazione. In Brasile è successo che lo scorso fine settimana la Corte Suprema ha disposto un blocco al Social Network X, quello che prima si chiamava Twitter e che ha cambiato nome dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk. Il blocco è il risultato di una disputa in corso proprio tra Musk e il giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes, per una vicenda che riguarda l’ex presidente Jair Bolsonaro.
Tutto è iniziato in realtà ad aprile, quando il giudice de Moraes ha ordinato il blocco di circa cento account su X legati all’ex presidente Jair Bolsonaro, come parte di un’indagine sulle notizie false e i messaggi d’odio. Musk si è opposto a questa decisione, rifiutandosi di bloccare quegli account e sostenendo la libertà di espressione, e ha chiuso la sede brasiliana di X ad agosto.
Pochi giorni fa la Corte ha ordinato a X di conformarsi alla legge brasiliana che richiede la nomina di un rappresentante legale nel paese, ma l’azienda non ha rispettato il termine, e questo ha portato al blocco totale del social network. Molti utenti non possono accedere, la Corte ha anche vietato di aggirare il divieto usando un Vpn, soluzione suggerita da Musk stesso, e voleva inizialmente proibire persino il download dell’app, misura poi ritirata.
L’altra questione invece è avvenuta più o meno in contemporanea ed è la seguente. Sabato 24 agosto sera a Parigi è stato arrestato Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, mentre scendeva dal suo jet privato. Durov ha 39 anni ed è cittadino franco-russo, particolare non irrilevante, ed era ricercato in Francia per “complicità” in vari reati, tra cui traffico di droga, terrorismo, frode e reati contro i minori.
Ma in che senso? No, non nel senso che Durov in persona abbia aiutato qualcuno a commerciare droga o a compiere attentati, ma perché, sostiene l’accusa francese, questi reati sarebbero collegati alla mancanza di moderazione e collaborazione con le autorità su Telegram, che offre funzionalità utili a chi voglia commetterli, come numeri usa e getta e criptovalute.
Fra l’altro, particolare un po’ strano, Durov sapeva di essere ricercato in Francia, tant’è che non era più tornato nel paese fino allo scorso fine settimana. Quindi, diciamo che è un rischio che era consapevole di correre atterrando all’aeroporto di Parigi col suo jet privato.
Comunque, ecco, queste due notizie aprono uno squarcio su un dibattito che, se non fosse iperstrumentalizzato, sarebbe anche molto interessante. Ovvero il rapporto fra grandi piattaforme globali e leggi dei singoli stati in cui operano, e a livello più filosofico il rapporto fra libertà di espressione e responsabilità.
Entrambe le notizie riflettono una tensione tra la libertà di espressione, che i leader delle piattaforme tecnologiche come Elon Musk e Pavel Durov sostengono, e la regolamentazione statale, che tende a diventare via via più stringente. In Europa, nel febbraio scorso, è entrato in vigore un po’ in sordina il Digital services act, un pacchetto di norme più restrittive sul controllo dei servizi digitali. In parallelo, tra novembre 2023 e maggio 2024, X ha tagliato quasi 800 moderatori. Capite che le posizioni divergono invece di convergere.
Ma quindi? Chi ha ragione? Come al solito la realtà è fatta di sfumature. Se in un mondo ideale possiamo immaginare una libertà di espressione e comunicazione totale, abbiamo visto che nel mondo reale i luoghi digitali completamente deregolamentati (un po’ come avviene per i luoghi fisici) finiscono in breve tempo per essere ricettacolo di persone che – anche solo per fuggire da un mondo pieno di regole e limiti – vogliono fare cose che altrove sono vietate. Tipo, organizzare attacchi terroristici, compiere reati, trafficare droga e armi. Oppure finiscono per essere pieni di bot automatici. O ancora diventano canali per propagande varie, e disegni politici e geopolitici.
Al tempo stesso, anche la chiusura degli account, la lotta alle fake news e così via non viene quasi mai condotta nel nome dell’informazione corretta e libera, del bene comune, della democrazia, ma anche qui vi si vanno a confondere giochi politici, scopi geopolitici, ecc. Non è un caso il blocco di Twitter in Brasile sia originato da una disputa sugli account pro Bolsonaro, l’ex presidente brasiliano di estrema destra. E non credo sia un caso che il Ceo di Telegram sia stato arrestato in un momento in cui la sua app è diventata cruciale per la Russia, che nel 2018 l’aveva bloccata per prima, ma che adesso la utilizza ampiamente non solo per le operazioni militari in Ucraina ma anche per operazioni di intelligence in Europa.
Insomma, capirete che la questione è scivolosa, e metteteci anche che, con quel gioco di rimbalzi a cui ci siamo abituati, in cui ogni cosa diventa oggetto di propaganda, ora sia la chiusura di X che l’arresto di Durov sono diventate a loro volta oggetto di propaganda. Perché se da un lato – è vero – mostrano una certa ipocrisia dei governi progressisti, che si promuovono paladini della libertà ma solo fino a un certo punto, dall’altra queste due vengono cavalcate dal fronte opposto. Elon Musk si è subito schierato a fianco di Durov dicendo che “nel 2030 in Europa si verrà giustiziati per un like su un meme” e lanciando l’hashtag #freepavel.
La portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha criticato l’arresto di Durov chiedendosi se la comunità internazionale reagirà come fece nel 2018, quando condannò la Russia per aver bloccato Telegram. Un parlamentare russo ha anche avvertito che l’arresto di Durov potrebbe mettere a rischio la sicurezza dei dati degli utenti di Telegram, che conta 900 milioni di utenti mensili.
Insomma, la situazione è piuttosto complessa, come avrete intuito, e come spesso accade la realtà non è bianca e nera. Chi lo sostiene o è un illuso, o peggio è un colluso, o ancor peggio tifa Juventus. Vabbè scusate, devo riprendere il ritmo.
Comunque, almeno per quanto riguarda Telegram la vicenda un po’ ci riguarda anche in prima persona come ICC, perché è uno dei canali, se non il principale, che abbiamo scelto per comunicare con i nostri lettori, in particolare con gli abbonati. Un motivo in più per seguire la vicenda da vicino, e continuare ad aggiornarci.
Proseguendo a coppie di notizie, e andando su tema vacanze e sostenibilità, vorrei soffermarmi su due trend abbastanza preoccupanti, evidenziati da due articoli. Ovvero l’aumento dei voli aerei in Europa e l’aumento delle dimensioni delle navi da crociera.
Un articolo del Post racconta del grosso aumento del traffico aereo che si è registrato questa estate in Italia e in Europa. Traffico che è aumentato in particolare verso le destinazioni dell’Europa meridionale, con un incremento del 5,2% dei voli rispetto all’anno precedente.
Questo aumento improvviso e un po’ imprevisto della domanda, spiega l’articolo, ha fatto sì che le compagnie low cost abbiano aggiunto nuovi voli con poco preavviso, complicando ulteriormente la gestione aeroportuale. Le compagnie aeree hanno cercato di compensare aggiungendo più voli al giorno, ma questa strategia ha portato a un accumulo di ritardi durante la giornata. Il tasso di riempimento degli aerei è passato dal 75% al 90%, aumentando la pressione sugli aeroporti che devono gestire un numero maggiore di passeggeri.
L’articolo poi si sofferma molto a spiegare molti dettagli su come questo aumento dei voli, non accompagnato da adeguate misure infrastrutturali, ha fatto sì che i ritardi sono aumentati del 28% rispetto al 2023, complice anche il grande guasto informatico di metà luglio di cui forse ricorderete.
Con mia sorpresa non si accenna nemmeno al tema della crisi climatica. Tutto viene incentrato sui disagi per i passeggeri, ad esempio si riporta un estratto dell’intervista a Pierluigi Di Palma al Corriere (Di Palma è il presidente dell’ENAC, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, in cui si consiglia ai viaggiatori di partire presto la mattina e di evitare i giorni più affollati, come venerdì, domenica e lunedì, preferendo invece il martedì.
E devo dire che mi ha sorpreso da un giornale in genere molto attento come il Post, questa totale assenza di un riferimento a quella che è la conseguenza più grave e paradossale della vicenda. Ovvero che in un momento in cui dovremmo ridurre al minimo fino praticamente ad azzerare il traffico aereo (che incide per il 2,4% sulle emissioni globali), questo torni ad aumentare vertiginosamente.
Un trend che mi è sembrato preoccupante dal punto di vista ambientale, e che fra l’altro, temo, potrebbe anche mettere a repentaglio la sicurezza dei voli stessi, visto che soprattutto le low cost hanno una cronica carenza di personale e costi ridotti all’osso per poter tenere bassi i prezzi al cliente anche in un momento di caro carburanti e quindi potrebbero sovraccaricare il personale e i velivoli, con potenziali lacune sulla sicurezza ecc.
L’altra notizia arriva grazie a un nuovo rapporto di Transport & Environment, ovvero un insieme di organizzazioni europee che si occupa di questo tema e si riunisce sotto questa sigla. Il nuovo rapporto evidenzia – ma questo se avete seguito la nostra inchiesta sulle crociere lo saprete già – l’elevato impatto ambientale delle navi da crociera, nonostante i tentativi di renderle più sostenibili.
E racconta anche che negli ultimi decenni, le dimensioni delle navi sono in media raddoppiate (raddoppiate!). Forse vi ricorderete che sempre all’interno della nostra inchiesta Emanuela Sabidussi ha raccontato l’arrivo della Icon of The Sea, la più grande nave da crociera del mondo, inaugurata a gennaio 2024, una vera e propria città galleggiante che ospita 40 ristoranti, 7 piscine e può trasportare 7600 passeggeri. È più lunga di 15 balenottere azzurre ed è cinque volte più grande del Titanic.
E sempre a proposito del Titanic, il rapporto spiega che se il trend attuale dovesse continuare, nonostante tutti gli sforzi per rendere le navi da crociere “sostenibili”, nel 2050 le emissioni di una singola nave da crociera potrebbe essere otto volte quelle del Titanic. Inoltre anche il numero di navi è aumentato significativamente, passando da 21 nel 1970 a 515 oggi. Senza considerare, cosa che l’articolo tralascia, che le navo da crociera non è che emettono solo CO2 ma inquinano le acque con tonnellate di sostanze tossiche, e spesso incocciano con qualche grande cetaceo uccidendolo.
Ciononostante, come spiega un articolo di Repubblica, e come abbiamo visto per la questione del traffico aereo, le crociere sembrano tornate di moda. La Cruise Lines International Association prevede che circa 35,7 milioni di passeggeri saliranno a bordo delle navi nel 2024, il 6% in più rispetto al 2019. E a rinnovare questa modlaità di viaggio un po’ anni 80 che sembrava sulla via del tramonto è arrivato un nuovo trend di cui ignoravo felicemente l’esistenza. Le crociere a tema.
Un articolo sull’Economist di come Aubreigh Gniotczynski, una ventiseienne del Texas, e suo marito hanno pagato più di 1.500 dollari a testa per godersi serate karaoke e feste in maschera in una settimana di navigazione a tema Taylor Swift. Una navigazione che è stata rallegrata da ‘braccialetti dell’amicizia’ con i testi della cantante da scambiare con i compagni di viaggio durante il tragitto.
Ma esistono anche crociere a tema gruppi musicali (The Kiss, Beach Boys), Wrestling, motociclismo, o persino crociere religiose come Kosherica (per gli ebrei) o Bountiful Travel (per i mormoni). O ancora, crociere solo per adulti, o altre dedicate a serie Tv come Star Trek (che forse potrebbero far vacillare persino il nostro direttore).
Scherzi a parte, devo dire che questi studi mi mostrano un po’ un’umanità scissa. Noi osserviamo, incontriamo e raccontiamo ogni giorno storie delle sempre più persone che scelgono di viaggiare a piedi, in bicicletta, di fare turismo esperienziale e raccontiamo, dati alla mano, che anche quei trend sono in crescita. Quindi, deduco che anche le vacanze si stiano in qualche modo scindendo, che l’umanità stessa si stia scindendo. È un processo antropologicamente affascinante ma anche piuttosto preoccupante.
È difficile riuscire ad avere una visione d’insieme. Capire dove va il mondo. Perché la verità è che va sempre più velocemente in direzioni opposte. Nel mezzo a queste tendenze ci sono, un po’ spersi, governi e aziende, che tergiversano e non sanno bene, mi pare, quali tendenze assecondare. Certo è che, perlomeno sulle questioni ambientali, esiste una scelta sensata ed una del tutto priva di futuro.
Mi ha colpito molto, sempre su Repubblica, un articolo su una situazione di una specifica nave da crociera che mi è sembrata fosse metaforica. Non vi sto a spiegare la metafora. Facciamo che vi leggo l’articoletto, tanto è breve, e voi traete le conclusioni. E ci salutiamo qui, per oggi:
“Hanno pagato tra i 100 mila e i 900 mila dollari per una crociera intorno al mondo di tre anni. Ma sono bloccati a Belfast da tre mesi, senza aver mai solcato mari e oceani.
La nave Villa Vie Odyssey, gestita dalla compagnia americana Villa Vie Residences, avrebbe infatti dovuto salpare dall’Irlanda del Nord il 30 maggio scorso per la prima tappa del suo lungo viaggio ma ha subito gravi ritardi a causa di problemi meccanici.
Per ripararla è stata ormeggiata nel porto della città vicino ai cantieri navali Harland & Wolff, dove venne costruito nel 1911 il transatlantico Titanic, destinato a compiere la sua prima e ultima attraversata oceanica l’anno successivo, conclusasi come tutti sappiamo. Gli stessi Harland & Wolff dove la cruiser, non un colosso dei mari, ma una nave da poco più di 24mila tonnellate, varata nel 1992 e utilizzata da diversi armatori – caratterizzata da un fondo piatto e da un pescaggio limitato che le consentono anche la risalita di grandi corsi d’acqua, è stata ristrutturata e riconfigurata nei mesi scorsi per questi “viaggi residenziali” che durano anni. Un setup extralusso, come dimostato dalla capacità, limitata a poco più di 900 ospiti.
I passeggeri di diverse nazionalità della Odyssey hanno cercato di adattarsi al meglio alla situazione trascorrendo l’estate a Belfast. Possono andare a bordo della nave di giorno, godendo di una serie di servizi tra cui il ristorante e la piscina, ma devono sbarcare di notte e dormire nelle camere degli hotel pagate dalla compagnia di crociere. Il viaggio di 1.301 giorni della Odyssey, per ora solo sulle carte nautiche e nei costosi biglietti pagati dai passeggeri, è un giro del mondo, in cui si toccano 425 porti e più di 100 isole in Europa, Asia e America.
Mike Petterson, l’amministratore delegato di Villa Vie Residences, ha garantito alla Bbc che l’Odyssey salperà entro la fine della prossima settimana.
L’articolo è della scorsa settimana. Per adesso tutto resta fermo.
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il Post – Il traffico aereo in Europa sta aumentando troppo
#crociere
la Repubblica – Hanno speso fino a 900mila dollari per una crociera di 3 anni e mezzo. Ma sono fermi da 3 mesi a Belfast. Senza aver mai preso il mare
la Repubblica – La crociera che vorrei, da Taylor Swift a Star Trek è boom delle vacanze-nave a tema
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