23 Mar 2023

I bambini ucraini rapiti e l’attivista incarcerata – #695

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Torniamo a parlare di Ucraina, con la storia dei bambini ucraini deportati in Russia, quella dell’attivista ucraina detenuta a Kiev. parliamo anche di come è andata la visita di Xi Jinping a Putin e del governo inglese che vuole inviare proiettili all’uranio impoverito all’esercito ucraino. E ancora, delle novità sul superbonus, dei passi in avanti dell’Europa sul diritto alla riparazione e indietro sullo stop alle auto endotermiche e infine di un report dell’Agenzia europea dell’Ambiente sulla necessità di uscire dall’antropocene.

Ci sono due storie che mi hanno colpito nei giornali, che arrivano sempre dal fronte. Una riguarda la questione dei bambini deportati dall’Ucraina alla Russia, l’altra una storica attivista incarcerata in Ucraina.

Partiamo dalla prima. Se vi ricordate, qualche giorno fa quando abbiamo parlato dell’incriminazione di Putin da parte della Corte penale internazionale abbiamo detto che questa incriminazione vedeva anche un’altra imputata, la commissaria federale per i diritti dei bambini Maria Lvova Belova e che la motivazione era la deportazione dei bambini ucraini in Russia. 

Quando ne abbiamo parlato lo abbiamo fatto un po’ così, en passant. Però ci sta che vi siate chiesti: “ma in che senso deportazione di bambini ucraini in Russia?”. Oggi lo spiegano diversi articoli. Ad esempio ce n’è uno su La Svolta che si chiede, ma chi è questa Maria Lvova Belova? Che cosa fa questa donna che ha un nome da parodia di un film di spionaggio anni Settanta?

Belova avrebbe fatto una carriera molto veloce nei vertici politici russi, nel 2019 diventa cosegretaria regionale del Fronte popolare panrusso, coalizione guidata da Putin, si occupa di temi come la disabilità e l’inclusione e nel 2021 viene nominata commissaria federale per i diritti dei bambini.

Leggo: “Il suo ruolo la vuole in prima linea nella campagna di “integrazione” dei bimbi ucraini residenti nelle zone interessate dal conflitto. Lei non si tira indietro. Anzi, adotta personalmente un quindicenne di Mariupol rimasto orfano. In totale, oggi Lvova-Belova è madre di 23 bambini: cinque sono biologici, gli altri 18 sono adottati. Ma è proprio l’ultima adozione a scatenare le polemiche maggiori”.

Lvova-Belova decide di renderla pubblica durante un incontro personale con Putin. Nel corso della conversazione la commissaria dice a proposito del nuovo figlio: «Ora so cosa significa essere madre di un bambino del Donbas. È difficile, ma ci vogliamo bene. Penso che possiamo affrontare qualsiasi cosa». 

Ora il suo modello di “integrazione” è finito sotto le lenti della Corte penale internazionale. Lei nel corso dei mesi ha descritto il processo lamentandosi del fatto che alcuni dei bambini adottati «parlavano male del Presidente [russo], dicevano cose orribili e cantavano l’inno ucraino» per poi aggiungere che dopo essere stati affidati a famiglie adottive in Russia i piccoli «hanno iniziato a integrarsi».

Ma quanti sono questi bambini deportati in russia secondo l’accusa? E perché e come vengono portati via? Secondo il National Information Bureau ucraino, i russi avrebbero deportato 16.226 ucraini minorenni, mentre secondo i dati pubblicati in fonti aperte della Federazione russa, il numero di bambini portati fuori dall’Ucraina raggiungerebbe i 744.000. La presidenza ucraina ha creato anche una piattaforma ad hoc, Children of war, nata per ricercare, inserendo nome e cognome, i minorenni presumibilmente scomparsi durante la guerra. 

Secondo Euronews “La Russia ha utilizzato varie tattiche per spostare i bambini ucraini nel territorio sotto il suo controllo. I bambini che vivono in strutture istituzionalizzate, ad esempio, vengono deportati con il pretesto dell’evacuazione, mentre altri vengono separati dalle loro famiglie nei campi di filtraggio. 

In molti casi, le famiglie mandano i propri figli nei campi dei territori occupati per rifugiarli dalla guerra, poi le comunicazioni si interrompono e loro scompaiono. Ma la maggior parte dei bambini finisce nei “campi di rieducazione”, adottati illegalmente da famiglie russe, o peggio ancora perduti.

Secondo Maurizio Perriello su Qui Finanza “La deportazione termina in alcuni casi con la riconsegna dei minori alle famiglie di origine, mentre in molti altri dei ragazzini si perde ogni traccia. Il report parla di un sistema complesso, in cui i genitori ucraini forniscono formalmente il consenso per mandare i figli in queste strutture. “I dati evidenziano che molti dei consensi vengono dati sotto costrizione“.

Devo dire che è una storia dai contorni che mi sembrano ancora non del tutto chiari, e anche una di quelle storie che si prestano molto bene alla propaganda lato occidentale, quindi sicuramente è da prendere con le pinze, ma se anche solo una parte di questa storia è reale, be’ è un fatto dacisamente inquietante.

L’altra storia a cui accennavo si svolge invece sul fronte ucraino. Ne parla Gloria Ferrari su L’Indipendente in un articolo che racconta la storia della “più nota attivista ucraina per i diritti umani e sociali, Elena Berezhnaya, che è stata sequestrata a Kiev il 16 marzo 2022, un anno fa, dopodiché è scomparsa per molti mesi e ora si sa solo che è in una sezione dei servizi di sicurezza in una prigione di Kiev.

L’articolo ne parla adesso perché ieri è stato lanciato un appello da un giornalista italiano che si chiama Enrico Vigna, che chiede la sua liberazione. L’attivista sarebbe incolpata di tradimento per aver rilasciato sui media e sui canali YouTube dichiarazioni anti-ucraine. In particolare per aver denunciato le aggressioni subite dalla popolazione russofona. 

L’articolo si conclude così: “Elena Berezhnaya non è l’unica attivista rinchiusa in cella per aver parlato. Stime di avvocati e centri dei Diritti umani ucraini dicono che tale condizione potrebbe riguardare migliaia di altre persone, detenute – spesso senza neppure una condanna vera e propria – per aver espresso un’opinione. Una realtà assente sui media occidentali e che certo stride con la visione propagandata dal governo Zelensky, tutta incentrata sulla narrazione dell’Ucraina come baluardo della democrazia europea in lotta contro le autocrazie e le dittature”.

Anche qui, ho una serie di dubbi e perplessità. Facendo una rapidissima ricerca, non esce praticamente nessun risultato o quasi su Elena Berezhnaya la più nota attivista ucraina, mentre ne escono su una omonima pattinatrice artistica. Questa è una rassegna stampa quindi non è la sede di approfondite ricerche e fact checking, per cui per adesso mi limito a segnalare questa cosa abbastanza strana. Quindi ecco, abbiamo due storie, opposte, entrambe terribili, e entrambe che mi sollevano diversi punti interrogativi legati a “dov’è la verità”?

Nel mentre ieri Xi Jinping è rientrato in Cina dalla sua visita a mosca dove ha trascorso tre giorni in compagnia del suo omologo russo Vladimir Putin. Che quadro esce da questo incontro? Quanto sono vicine la Cina e la Russia dal punto di vista politico, geopolitico e strategico in questo momento?

Vi riassumo quella che mi pare essere l’opinione abbastanza condivisa dei giornali, o perlomeno delle analisi che ho letto (il Post, Internazionale), che si può riassumere a mio avviso in 3 punti:

  • Cina e Russia sono paesi amici, ma è una amicizia un po’ asimmetrica, in cui la Cina sta prendendo il sopravvento
  • La Cina dopo l’invasione dell’Ucraina, ha mantenuto quella che un diplomatico ha battezzato come una “neutralità pro Putin”, un equilibrio sottile che avvantaggia Pechino più di Mosca. Significa che la Cina aiuta la Russia con parsimonia, preoccupandosi di non incorrere a sua volta nelle sanzioni.
  • I due paesi attiveranno collaborazioni economiche più strette, si parla soprattutto di un nuovo gasdotto 

Altra notizia che sta facendo molto discutere in questi giorni e che continuerà a far discutere è la questione dei proiettili a uranio impoverito che il Regno unito vuole inviare all’esercito ucraino. Ecco come la presenta il Fatto Quotidiano: “Torna lo spettro delle munizioni contenenti uranio impoverito. E a sventolarlo non sono Dmitry Medvedev o Vladimir Putin in persona, ma la Gran Bretagna. Ad annunciare, in maniera totalmente irrituale, la fornitura di proiettili anticarro perforanti ad alto potenziale contenenti la sostanza radioattiva è stata la baronessa Annabel Goldie, viceministra della Difesa nel governo Tory di Rishi Sunak, durante un’audizione alla Camera non elettiva dei Lord. 

Una dichiarazione che infatti non ha trovato spazio sui media britannici, ma che è stata rilanciata oggi da quelli ucraini che hanno analizzato lo stenogramma del sito del Parlamento di Westminster. Le parole della viceministra hanno provocato l’immediata reazione della Russia: il titolare della Difesa, Sergej Shoigu, ha risposto che dopo questo annuncio lo scontro nucleare è “a pochi passi”.

Ma quanto è grave questa cosa? Secondo Wired “ l’uso del sottoprodotto derivato dall’arricchimento dell’uranio come rinforzo per i proiettili anticarro è una pratica comune in uso in molti paesi, compresa la Russia.

Si tratta infatti di armi convenzionali, la cui applicazione in guerra non è vietata da alcuna convenzione internazionale. Infatti, l’uranio viene usato per rafforzare i proiettili, data la sua densità pari al doppio rispetto a quella del piombo, che rende le punte particolarmente resistenti e in grado di perforare le corazze. Ma non come arma chimica o radioattiva per colpire obiettivi su larga scala”. 

La questione però non è così semplice. Spiega Quotidiano nazionale che “come è stato dimostrato da un articolo del 2013 pubblicato su The Lancet, in Iraq è stato segnalato un aumento sensibile delle nascite con malformazioni dopo le guerre del 1991 e 2003. Nel 2001 Carla Del Ponte, l’allora procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia, ha affermato che l’uso di armi all’uranio impoverito da parte della Nato sarebbe potuto essere considerato un crimine di guerra”.

Fra l’altro i proiettili verrebbero utilizzati sul suolo Ucraino, quindi non so quanto l’Ucraina possa gioire per questo invio.

Ci sono un po’ di novità sul Superbonus. Ricorderete forse che a febbraio il governo ha molto depotenziato la misura, bloccando la possibilità di effettuare sconti in fattura da parte delle imprese e delle banche. 

Inizialmente queste misure dovevano applicarsi praticamente da subito, a partire dal 31 marzo (quindi un mese e mezzo dopo l’approvazione del decreto). Ma a un certo punto dev’essere venuto in mente a qualcuno che così facendo si sarebbero bloccati un sacco di lavori già avviati. E quindi, solo relativamente alle villette è stata approvata una proroga fino a giugno, che forse addirittura slitterà fino a settembre.

Comunque questa faccenda del superbonus sta diventando più complicata di un’equazione di termodinamica, per cui non mi addentro oggi troppo nei suoi meandri con la promessa di approfondire, assieme a qualcuno più esperto di me, nei prossimi giorni.

Ci sono due novità che arrivano dall’Ue. Una buona e una meno buona, entrambe le prendo da Rinnovabili.it. Quella buona è che la Commissione Europea ieri ha presentato la proposta ‘Right to repair‘ (pdf), un pacchetto di nuove misure per rendere le operazioni di riparazione più facili e allettanti.

“Quando le merci diventano difettose, spesso vengono scartate prematuramente invece di essere riparate e riutilizzate”, spiega l’Esecutivo UE. “Se sono ancora coperte da garanzia legale, spesso si punta alla sostituzione gratuita del prodotto rispetto alla riparazione. E il reso viene per lo più buttato”. Al contempo, una volta scaduta la garanzia, l’acquisto di un nuovo prodotto è spesso l’opzione più semplice. In generale si fatica, infatti, a individuare un servizio riparazioni adeguato a un prezzo accettabile, e in cui siano chiare condizioni e possibili inconvenienti.

Con questo nuovo pacchetto di norme, se verrà  approvato, si punterà a rendere più facile e conveniente aggiustare e prolungare la vita dei prodotti, per ridurre gli sprechi e risparmiare soldi e materie prime.

Quella meno buona è che dopo l’offensiva della Germania (e dell’Italia), l’Ue sembra intenzionata a fare dietrofront sullo stop auto endotermiche. La Commissione sta scrivendo una proposta per salvare i motori diesel e benzina anche dopo il 2035, come chiesto da Berlino. Secondo quanto anticipato all’agenzia stampa Reuters i veicoli a combustione interna potranno continuare a essere prodotti e venduti dopo il 2035 ma a condizione che utilizzino esclusivamente combustibili elettrici clima-neutrali. 

Che vuol dire? Che sarebbero questi e-fuels? la definizione ufficiale li definisce combustibili sintetici prodotti utilizzando energie rinnovabili a partire da idrogeno verde e da CO2 catturata. Una roba di cui non esiste una produzione su larga scala, che non sappiamo se funzionerà, né se è davvero sostenibile (anzi, pare più no che sì).

La proposta specifica anche che le case automobilistiche dovranno dotare questi veicoli della tecnologia necessaria per impedire che i motori possano funzionare anche con i combustibili tradizionali. Se anche questa clausola fosse eliminata, come chiede la germania, tutto ciò diventerebbe facilmente una scusa per lasciare del tutto le cose come stanno.

Resto su Rinnovabili.it e resto in Europa, perché è uscito un nuovo report dell’Agenzia europea dell’Ambiente in cui invita le nostre società a uscire dall’antropocene. Forse vi ricorderete di altri report illuminati dell’AEA, tipo quello in cui consigliava l’Unione di esplorare modelli di società della post crescita, della decrescita o quelli delle popolazioni indigene.

Sotto FONTI E ARTICOLI vi lascio i riferimenti per una lettura pi+ approfondita, ma intanto qui vi condivido l’incipit del’articolo: “L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha pubblicato il documento “Uscire dall’antropocene? Esplorare il cambiamento fondamentale nel nostro rapporto con la natura”, nel quale ci interroga circa il nostro rapporto con il resto del Pianeta, con la natura e gli ecosistemi. La tesi di fondo è che, se cambiassimo il modo in cui ci relazioniamo al mondo naturale, non sentendoci più padroni, potremmo costruire una maggiore consapevolezza delle nostre responsabilità nella gestione della natura”. 

È interessante come alcune Agenzie europee stiamo anni e anni avanti rispetto all’istituzione di cui fanno parte. L’AEA nasce per consigliare le politiche europee in campo ambientale, e da qualche anno sta dicendo cose tipo: dobbiamo smetterla con un modello della crescita, dobbiamo recuperare un rapporto più sano con gli ecosistemi naturali, dobbiamo uscire dall’antropocene. Lo dice l’Europa.

Momento segnalazioni. Segnalo per chi ha tempo per approfondire qualche bella storia. Tipo la proposta degli operai in cassa integrazione della fabbrica toscana della GKN, Gkn for the future, raccontata da AltrEconomia, la storia delle popolazioni Saharawi raccontata dalla nostra Valentina D’Amora su Italia che Cambia e infine (ma magari di questo parliamo meglio domani) il racconto su Repubblica delle lotte dei Massaha, in Gabon, che hanno sconfitto le aziende della deforestazione.

#Ucraina
L’Indipendente – Elena Berezhnaya: la vicenda oscura dell’attivista per i diritti umani detenuta a Kiev
la Svolta – Chi è Maria Lvova-Belova?
euronews – Generazione rubata, i bambini ucraini deportati in Russia affrontano un futuro incerto
Rai News – ‘Children of war’, la piattaforma di Kiev per la ricerca dei bambini ucraini deportati
Qui Finanza – Bambini ucraini deportati in Russia per essere “rieducati”
Open – Bombe su Zaporizhzhia, altri missili sulle case. Zelensky: «La Russia attacca con ferocia bestiale» – I video
Il Fatto Quotidiano – “Forniremo a Kiev proiettili all’uranio impoverito”: l’annuncio della Gran Bretagna ‘sfuggito’ alla viceministra Goldie
Quotidiano Nazionale – Proiettili all’uranio impoverito: funzionamento e quali sono i terribili effetti

#Russia-Cina
Internazionale – La sottile strategia di Pechino nell’alleanza con Mosca
il Post – La Cina appoggia la Russia, ma senza sbilanciarsi
Rinnovabili.it – I consumatori hanno diritto alla riparazione, le nuove misure UE

#auto
Rinnovabili.it – L’Ue cede sullo stop alle auto endotermiche nel 2035: modifiche in arrivo

#superbonus
il Messaggero – Superbonus, ecco come avere ancora lo sconto in fattura e la cessione del credito. Tutte le scadenze (e le eccezioni per le villette)

#antropocene
Rinnovabili.it – Un nuovo report dell’AEA ci chiede di uscire dall’Antropocene

#Gabon
la Repubblica – Massaha, dove il popolo e le tradizioni hanno sconfitto le aziende della deforestazione

#saharawi
Italia che Cambia – La storia dei Saharawi, il popolo “senza terra” dimenticato dal processo di decolonizzazione

#aborto
Lifegate – Il Wyoming è il primo Stato americano a vietare l’aborto farmacologico

#lavoro
Altreconomia – “Gkn for future”: la campagna per la prima fabbrica socialmente integrata d’Italia

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Greenme – Naspi anche al padre che si dimette dopo il congedo di paternità: le nuove regole dell’Inps

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la Svolta – Dobbiamo imparare a convivere con i castori

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