24 Mag 2024

Aurore boreali, Sar, che succede ai nostri cieli? – #937

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Nelle scorse settimane abbiamo osservato nei cieli italiani uno strano fenomeno, perlomeno alle nostre latitudini. Le aurore boreali. Forse. Il fenomeno ha suscitato molto stupore e dato adito anche a diverse teorie sul perché è successo, e allora cerchiamo di vederci più chiaro. Parliamo anche di Spagna, Norvegia e Irlanda che hanno riconosciuto lo stato di Palestina, di come si può informare e denunciare un disastro ambientale tramite il teatro e del folle aumento dello stress lavorativo in Sardegna.

Qualche settimana fa, e per la seconda volta nel giro di pochi mesi, si sono potute osservare nei cieli di diverse regioni italiane delle strisce luminose colorati. E a quanto pare i fenomeno potrebbe ripetersi a breve. I giornali hanno parlato genericamente di aurore boreali straordinariamente visibili alle nostre latitudini. Quelli più tecnici hanno fatto la distinzione fra aurore boreali e Sar, ovvero Archi rossi aurorali stabili. La stranezza del fenomeno ha anche dato adito a teorie che tirano in ballo geoingegneria e cose del genere. Cerchiamo di vederci più chiaro. 

Per capire il fenomeno però dobbiamo dare qualche nozione di fisica e astrofisica di base, perché sennò non capiamo e se non capiamo allora entra in gioco il pensiero magico e ci lasciamo suggestionare.

In pratica la terra, per quel che sappiamo è fatta così: ha una crosta solida, poi una parte sottostante chiamata mantella e poi il nucleo. Il nucleo a sua volta è fatta da una parte solida interna, fatta di metallo solido, grande più o meno come la luna, e poi una parte di metallo fuso, subito attorno. La parte solida ruota internamente rispetto alla parte liquida e visto che ci sono delle particelle cariche, questa rotazione genera una corrente elettrica e quindi un campo magnetico.

Il famoso campo magnetico terrestre. Ora, il campo magnetico terrestre è fondamentale per la vita sulla terra perché in pratica scherma il nostro pianeta da buona parte delle radiazioni fortissime che arrivano da fuori, soprattutto dal sole ma anche da raggi cosmici, e che se arrivassero in grandi quantità non consentirebbero a quanto ne sappiamo la vita sulla Terra, almeno non per come la conosciamo oggi. 

Se non avete idea di come sia fatto il campo magnetico terrestre cercatelo su Google, comunque sono queste linee curve che collegano il polo Nord al polo Sud, e in pratica le particelle cariche che arrivano dallo spazio, vengono deviate lungo queste linee di campo e scivolano via attorno alla Terra, non colpendola. È come se il CE fosse un gigantesco scudo che ci protegge da queste radiazioni. 

Ma da dove arrivano le radiazioni? Soprattutto dal Sole. In pratica il Sole emette un flusso costante di particelle, di plasma a dire il vero, che è questa sorta di gas formato principalmente da protoni e elettroni, quindi particelle cariche, che soffia costantemente verso l’esterno e che investe la terra come gli altri pianeti. infatti se vedete come sono fatte le linee del campo magnetico terrestre, la parte rivolta verso il Sole è molto più schiacciata verso la terra, mentre la parte opposta è super allungata, proprio perché il campo dal lato del sole deve reggere l’urto continuo con il vento solare. 

Vi do un ultimo elemento: la maggior parte delle particelle scivola via attorno alla Terra, dicevamo. Ma non tutte. Alcune, soprattutto quando l’attività solare è più intensa, vengono convogliate verso i due poli. 

Mentre altre particelle vengono intrappolate fra le linee di campo magnetico e formano una sorta di ciambella attorno alla terra di particelle radioattive cariche, questa ciambella, che a dire il vero sono due ciambelle, concentriche, vengono chiamate fasce di Van Allen. 

Quindi ricordatevi, la maggior parte delle particelle scivola via schermata dal campo magnetico e oltrepassa la terra, alcune vengono convogliate ai Poli, altre finiscono intrappolate nelle fasce di van Allen.

Ora che succede, succede che a volte quando l’attività solare è particolarmente forte, ci sono delle eruzioni solari particolarmente significative che sputano verso la terra dei grossi getti di plasma, questo getto particolarmente potente fa sì che tante particelle finiscano ai poli. Queste particelle vanno a colpire le molecole che formano l’atmosfera, ossigeno, idrogeno, ecc, e le eccitano, trasmettono loro energia, e quindi un po’ come accade quando riscaldiamo un metallo che diventa rosso, arancione, viola, ecc, anche le particelle dell’atmosfera emettono delle radiazioni luminose, che sono appunto le aurore polari (boreale a Nord e australe a Sud). 

Ma non è tutto. In alcuni casi le tempeste solari sono così forti che appiattiscono così tanto il campo magnetico terrestre che le particelle cariche intrappolate nelle fasce di Van Allen vanno a interagire con la parte più alta dell’atmosfera, anche lì eccitando le particelle e creando un fenomeno luminoso simile all’aurora polare. 

Diciamo che l’aurora polare ha queste striature più mutevoli, che cambiano forma e sembrano muoversi più velocemente, e hanno colori che in genere tendono più al verde, al blu, al viola. mentre gli archi Sar sono più stabili, fermi, e quasi sempre tendono al rosso.

Quindi ecco, un’attività solare molto forte può causare entrambi questi fenomeni, anche se in genere l’aurora è quasi sempre localizzata vicino ai poli (anche se in realtà non è per forza così e in caso di tempeste solari molto forti può arrivare anche alle nostre latitudini) mentre le Sar sono più comuni lontano dai poli. 

Ora, questo è la spiegazione scientifica. Ma quindi cosa abbiamo visto la notte del 10 maggio (chi l’ha vista, io purtroppo no)? Era aurora boreale? Era Sar? Era qualcos’altro ancora? In realtà pare che ci fosse una tempesta solare talmente forte che si sono visti a fasi alterne entrambi i fenomeni, a quanto riportano diversi siti, fra cui Geopop.

È una cosa rarissima e strana? E come facciamo a essere sicuri che non si tratti di qualcos’altro? Di qualche strano esperimento umano? Andiamo con ordine. Innanzitutto: è una cosa rara ma non rarissima.

Leggo dal Resto del Carlino che l’aurora (l’articolo non fa distinzione fra aurora e Sar, come del resto molti giornali) “Si era vista anche nel 2003 e prima ancora nel 1938 quando fu vista a Napoli spaventando la popolazione che la credeva un incendio lontano e in Germania scatenò previsioni di guerra (e infatti…). E la vide Giovanni Pascoli nel 1870 a Urbino quando aveva 21 anni e ne scrisse anni dopo una bella poesia. 

E in un passato più lontano l’aveva avvistata a Venezia (nel 1605 e 1607) Galileo Galilei che la chiamò appunto “aurora borealis” e Alessandro Volta che l’aveva erroneamente interpretata come fenomeno elettrico (“inclino sì a credere, ma non lo tengo per certo, che le Aurore boreali sieno in tutto o in gran parte giuoco dell’Elettricità). 

Ma l’aurora più eccezionale che mai sia stata registrata fu la superaurora del 28 agosto 1859, uno spettacolo durato un’intera settimana. La parte luminosa circondava completamente il Polo Nord e ancora il 2 settembre si estendeva su questo emisfero, verso sud fino a Cuba e verso nord fino a una distanza indefinita.

Insomma, sono cose che ci si può aspettare di vedere nell’arco di una vita, anche se non di frequente. Ora, dicevamo, come facciamo a sapere che si tratta di un fenomeno naturale e non di qualche strano esperimento di geoingegneria? Ad esempio ho visto che in diversi tirano in ballo Haarp, che è un centro di ricerca civile-militare americano situato in Alaska, che fa esperimenti sulla comunicazione a lungo raggio con tecniche che possono riprodurre effetti simili alle aurore, ma su scala molto molto minore, non so nemmeno se visibile.

Come facciamo a sapere che non si tratta di quello? Beh, innanzitutto direi per la scala del fenomeno, ma ancora di più perchè monitoriamo costantemente l’attività solare, e possiamo osservare e ormai anche prevedere quando ci sarà una tempesta magnetica. E quindi, ecco, se fenomeni del genere si verificano in concomitanza con una gigantesca tempesta solare, bè, insomma, è abbastanza evidente che sia quello il motivo. E che le tempeste solari siano una cosa reale lo testimoniano le centinaia di osservatori che ci sono sparsi sulla terra. In cui lavorano migliaia e migliaia di ricercatori e scienziati. Insomma, se fosse un complotto, coinvolgerebbe un po’ troppe persone. 

Quindi ecco, questo è, a quanto ne sappiamo. E il fatto che il Sole stia attraversando una fase molto attiva fa sì che non sia strano averne viste due a distanza di tempo non così lungo. E anzi, visto che in realtà questa attività solare così potente dovrebbe toccare il suo picco verso la fine del 2024, è possibile che da ora ad allora ne vedremo altre. 

Si fanno altri passetti verso un riconoscimento di uno stato palestinese. Mercoledì i governi di Spagna, Irlanda e Norvegia hanno detto che sono intenzionati a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina. 

Già a marzo, alcuni capi di governo fra cui quelli di Spagna, Irlanda, ma anche di Malta e Slovenia, avevano pubblicato un comunicato congiunto in cui parlavano della necessità del riconoscimento dello Stato di Palestina «per la pace e la sicurezza» nella regione. La Spagna aveva approvato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato di Palestina già nel 2014, dieci anni fa: tuttavia, in seguito, sia i governi di centrodestra di Mariano Rajoy sia quelli di sinistra di Pedro Sánchez avevano sostenuto che il riconoscimento ufficiale della Palestina avrebbe dovuto essere formalizzato solo insieme a tutti gli altri paesi dell’Unione Europea. Ma l’invasione di Gaza da parte dell’esercito israeliano ha cambiato le cose.

Mercoledì mattina il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre, leader del Partito Laburista, ha fatto per primo l’annuncio sul riconoscimento e subito dopo è stata pubblicata una dichiarazione scritta del governo in cui si dice che «una soluzione duratura» può essere «ottenuta solo attraverso una soluzione a due Stati», che il popolo palestinese ha il diritto fondamentale all’autodeterminazione e che israeliani e palestinesi hanno «il diritto di vivere in pace nei rispettivi Stati». 

Poco dopo è intervenuto anche il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, che ha parlato nell’aula del parlamento dicendo che il riconoscimento verrà formalizzato il 28 maggio. Nel suo discorso ha detto che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu «sta ancora facendo orecchie da mercante, continua a bombardare ospedali e scuole, a punire donne e bambini con la fame e il freddo (…) Non possiamo permetterlo. Abbiamo l’obbligo di agire. In Palestina come in Ucraina, senza doppi standard. Dobbiamo inviare aiuti umanitari e aiutare i rifugiati, lo stiamo già facendo, ma occorre fare di più». 

E contemporaneamente il primo ministro irlandese Simon Harris, leader del partito di centrodestra Fine Gael e nominato lo scorso aprile, ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina anch’egli per il prossimo 28 maggio dicendo che i palestinesi a Gaza stanno vivendo in condizioni «spaventose, tra sofferenze, privazioni e fame» e che «una catastrofe umanitaria, inimmaginabile e inconcepibile per la maggior parte delle persone si sta svolgendo in tempo reale».

Ma che significa riconoscere uno stato e che valore ha? Come spiega il Post, “Riconoscere uno Stato significa avviare relazioni diplomatiche ufficiali che in genere prevedono lo scambio di ambasciatori o altro personale diplomatico; nel caso della Palestina il riconoscimento internazionale ha un alto valore simbolico e politico”.

Al momento la Palestina è riconosciuta da quasi due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite, ovvero da gran parte degli stati dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa orientale. In passato anche il Parlamento Europeo aveva approvato una risoluzione in cui diceva di sostenere in linea di principio uno stato palestinese entro i confini del 1967, ma al momento solo nove dei 27 paesi membri dell’Unione lo riconoscono..

Ovviamente queste decisioni hanno fatto infuriare il governo israeliano. Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha ordinato di richiamare gli ambasciatori in Irlanda, Norvegia e Spagna, accompagnando la decisione con un messaggio abbastanza minatorio: «Oggi sto inviando un chiaro messaggio, Israele non trascurerà coloro che mettono in discussione la sua sovranità e mettono in pericolo la sua sicurezza. Le decisioni avventate di questi paesi avranno altre terribili conseguenze».

Non si capisce se le conseguenze che intende il ministro sono conseguenze nefaste per Israele, o invece per Spagna, Irlanda e Norvegia per mano di Israele, e credo che l’ambiguità sia voluta. 

A proposito di guerra, guerre, pace e pacifismo, vi segnalo un articolo molto bello che esce oggi su ICC. Si tratta di un’intervista alla giornalista e attivista bielorussa per i diritti umani Olga Karatch, che racconta di come nel suo paese, ma è una dinamica che forse in misura minore possiamo osservare anche in tutta Europa, si sia assistito a una transizione improvvisa dal considerare la guerra come un oggetto lontano e antico, del tutto inattuale e impossibile, a qualcosa di estremamente concreto e presente. 

E non parlo, anzi non palra, solo della guerra combattuta ma della guerra dibattuta. Il mutamento che descrive è un mutamento sociale e quasi sociologico. Vi leggo un estratto dell’intervista, come al solito la trovate completa sotto Fonti e articoli:

La società approva l’uomo che vuole e che fa la guerra?

L’unico modello di ruolo corretto è ora un uomo con le armi in pugno che va in guerra. Questo modello di ruolo maschile è incoraggiato e approvato dalla società. Di conseguenza, l’identità maschile sta attraversando una grave crisi che colpisce un gran numero di uomini.

Derivano da qui le molteplici narrazioni del militarismo?

La crisi dell’identità maschile e dei modelli di ruolo ha portato anche a uno squilibrio in interi segmenti sociali, con conseguente drammatico aumento e popolarità di narrazioni e atteggiamenti patriarcali e militaristi nella nostra regione, anche negli ambiti più inaspettati, tra cui, ad esempio, i media indipendenti bielorussi.

Se state seguendo la nostra inchiesta siciliana condotta dalla nostra Elisa Cutuli sul polo petrolchimico del siracusano saprete la situazione drammatica di inquinamento e devastazione ambientale e sociale della zona. Ci sono tanti modi di denunciare e provare a cambiare le cose. Noi lo facciamo con un giornale, ma c’è chi lo fa, ad esempio, col teatro. 

Parla proprio di questo genere d’esperienza la puntata che esce oggi, per cui ho chiesto alla nostra Elisa di raccontarci un po’ meglio di che, e di chi, si tratta.

Audio disponibile nel video / podcast

Come arrivate voi al venerdì? Esausti? Stressati? Se siete sardi o sarde, probabilmente sì, a quanto apprendo. Sì, oggi, lo sapete, e passo la parola ad Alessandro Spedicati, che è sempre in formissima e non sembra stressato, ma che ci parla di stress lavorativo.

Audio disponibile nel video / podcast

Altre notizie di servizio:

  • domani esce A tu per tu sulla conservazione delle foreste
  • la prossima settimana faremo un focus sulle elezioni europee e sabato prossimo uscirà la puntata di INMR+ sul tema

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