17 Ott 2023

Attentato a Bruxelles, cosa sappiamo – #813

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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C’è stato un attentato a Bruxelles di matrice islamica, in cui sono morti due cittadini svedesi, e si sospettano legami con i bombardamenti israeliani su Gaza. Parliamo anche della situazione a Gaza, che peggiora di giorno in giorno, del governo che ha varato la manovra economica per il 2024, delle elezioni in Polonia e di un esperimento interessante di democrazia deliberativa che sta per partire a Milano. 

Iniziamo con una notizia di ieri sera, che sta rimbalzando in giro per l’Europa e per il mondo, anche se le informazioni fin qui non sono moltissime. Vi riporto quello che sappiamo. Ieri sera a Bruxelles c’è stato un attentato di stampo jihadista. 

Un uomo ha aperto il fuoco nel centro della città uccidendo due persone per poi darsi alla fuga. La polizia segue la pista del terrorismo islamico. Il responsabile dell’attacco, avvenuto intorno alle 19.15 vicino a place Sainctelette, avrebbe infatti urlato “Allah akbar”.

Il presunto attentatore ha rivendicato la responsabilità dell’azione con un video sui social: “Sono Abdeslam Jilani, mi sono vendicato per i musulmani. Ho ucciso tre svedesi proprio ora”, dice in arabo. E ancora: “Sono un mujahid dello Stato islamico. Amiamo chi ci ama e odiamo chi ci odia. Si vive per la fede e si muore per la fede. Sono pronto a incontrare Dio felice e sereno”. “Tuo fratello si è vendicato in nome dei musulmani – aggiunge – Coloro a cui ho fatto qualcosa di sbagliato possano perdonarmi. E io perdono tutti”.

Come racconta Repubblica, alcuni testimoni citati da Le Soir riferiscono di aver visto fuggire in scooter un individuo armato che indossava un giubbotto arancione fluorescente e un casco bianco. L’uomo avrebbe sparato con un’arma pesante nell’atrio di un edificio e poi contro due persone in un taxi.

Secondo i media belgi, le due vittime sono di nazionalità svedese. Ieri sera infatti all’Heysel si giocava la partita Belgio-Svezia e le due persone uccise indossavano una maglia della nazionale svedese.

In seguito all’accaduto, il Belgio ha portato il livello di allerta a quattro, il massimo previsto, sinonimo di minaccia terroristica “grave e imminente”. È stata rafforzata anche la sicurezza attorno allo stadio. E dopo il primo tempo le squadre non sono tornate in campo, mentre al pubblico è stato comunicato di rimanere nell’impianto.

Alcune considerazioni, a caldo. Il Belgio continua ad essere il cuore del Jihadismo in Europa, se n’era parlato già dopo gli attentati del marzo 2016, ma le cose non sembrano essere molto cambiate. Il discorso fatto in diretta social dall’attentatore, anche se non cita direttamente la quesitone, sembra collegare il fatto con la questione palestinese, e sembra un monito per l’Europa ed il suo sotegno a Israele. Probabilmente ne sapremo di più nelle prossime ore. 

Facciamo qualche rapido aggiornamento sulla situazione a Gaza. Ieri mattina parlavamo di quello che sembrava un segnale distensivo, ovvero l’apertura del valico di Rafah, al confine fra Gaza e Egitto, vari giornali ne hanno dato anche notizia, ma in realtà sembra che per adesso sia tutto fermo, sia in un senso che in un altro. nel senso che il valico dovrebbe essere aperto sia per permettere ai camion egiziani di portare aiuti alla popolazione stremata, sia per far fuggire le persone. Ci sono migliaia di persone ammassate vicino al valico per uscire dalla striscia di Gaza, circa mille avrebbero cittadinanza stranieri. Lo riferisce l’inviata della Bbc nel sud di Israele. Dal lato egiziano, ancora fermi i camion degli aiuti egiziani destinati alla popolazione civile. 

Secondo l’OMS se non arriveranno degli aiuti entro 24 ore sarà catastrofe umanitaria. Per ora però è tutto fermo.

Continuano invece le schermaglie geopolitiche, con il classico gioco del posizionamento. Domenica il governo cinese si è schierato a sostegno della popolazione palestinese, la Russia si è offerta come mediatore, Europa e Stati Uniti sono a sostegno di israele pur con qualche tentennamento e qualche remora sulle modalità interventiste di Netanyahu. 

Ieri, nella stessa conferenza, Biden ha detto che invadere la striscia sarebbe un grave errore, ma ha detto anche che gli Usa sono la potenza militare più grande della storia (i record quelli belli da sbandierare) e che quindi possono tranquillamente aiutare sia l’Ucraina che Israele. Ora, qui la mia domanda è: in cosa dovrebbero aiutare Israele, impegnato in un conflitto contro una realtà, Hamas, che ha mezzi infinitamente inferiori? Forse si da per scontato un allargamento del conflitto? Forse invece Biden vuole usare la deterrenza dell’intervento americano proprio per scongiurare l’allargamento del conflitto? Non lo so.

Un segnale interessante è invece quello arrivato, dopo giorni di silenzio, da Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, colui che almeno sulla carta governa la Cisgiordania, che durante un colloquio con il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, ha sconfessato le facoltà politiche di Hamas dicendo che: “Non rappresenta il popolo palestinese”. e che l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) che invece lui rappresenta è “l’unica rappresentante legittima del popolo palestinese”. Interessante, vediamo se si apre un dialogo almeno su quel fronte.

L’ultima nota sulla questione israelo-palestinese è una notizia che ci coinvolge un po’ più direttamente. 

Ieri il consiglio dei ministri ha approvato la manovra finanziaria 2024, quella che molti giornali chiamano semplicemente manovra, ma che via via sentite nominare anche come manovra di bilancio, legge di bilancio e così via.

Si tratta di una legge chiave per leggere l’operato di un governo, perché ci dice, al di là degli slogan, come un governo intende spendere i soldi. Su cosa vuole investire e su cosa non vuole investire. Quindi vediamo innanzitutto cosa contiene e come è stata approvata e poi facciamo qualche considerazione. 

Si tratta di una manovra da 24 miliardi, significa che il governo al suo interno spiega come investirà 24 miliardi di soldi pubblici, e anche da dove li prenderà, sostanzialmente. Di questi soldi, sette miliardi sono stati messi per la pubblica amministrazione e tre miliardi per la sanità, ora vediamo meglio come (e siamo a 10). Poi è previsto l’aumento di 100 euro in busta paga per i redditi bassi che costerà 10 miliardi di euro e «toccherà 14 milioni di persone» secondo Meloni. E siamo a 20. Il resto sono misure sparse, tipo il nido gratis per il secondo figlio, il taglio del canone rai e cose così.

La prima cosa che si nota è che è una misura molto leggera rispetto alle aspettative, si è parlato molto di manovra in deficit del fatto che il governo sembrava per molto tempo intenzionato a indebitarsi ulteriormente per finanziare la manovra, poi probabilmente in seguito ai segnali di instabilità arrivati dai mercati e alle reprimenda europee si è cambiato direzione e ci si è indirizzati verso una manovra piuttosto piccola. Sono andato a ritroso e per trovare una manovra finanziaria di un importo complessivo inferiore ai 30 miliardi bisogna arrivare a quella del 2018, approvata a fine 2017 dall’allora governo Gentiloni. 

La premier ha giustificato questo importo ridotto dicendo che «Il quadro è chiaramente abbastanza complesso: noi nel 2024 avremo circa 13 miliardi euro di maggiori interessi sul debito, da pagare in forza delle decisioni assunte dalla Bce, e circa 20 di superbonus. L’aumento dei tassi e il Superbonus fanno complessivamente più della manovra di bilancio». Aggiungendo che «sono stati chiesti sacrifici a tutti al governo. Ma sono orgogliosa, è un segno di serietà».

Comunque, vediamo meglio le misure. 

La spesa più ingente è quella per il taglio del cuneo fiscale / aumento di cento euro in busta paga (dipende da dove la si guarda). In pratica sono stati deliberati 10 miliardi di euro per il taglio del cuneo fiscale (insomma, i contributi che le aziende versano ai loro lavoratori) di 6 punti per chi guadagna fino 35mila e 7 per chi fino a 25mila – che si traducono secondo il governo in un aumento in busta paga di 100 euro e coinvolgerebbero circa «14 milioni di cittadini». Non si tratta comunque di una novità ma della riconferma della misura dello scorso anno. 

Sempre sul tema reddito/lavoro, diventa strutturale la nuova configurazione dei Fringe Benefit, con il tetto a 2mila euro per lavoratori con figli e mille euro per tutti gli altri. Per fringe benefit si intendono quei benefici non monetari che però in qualche modo integrano gli stipendi, tipo auto, cellulare o computer aziendale, buoni pasto, buoni acquisto e così via. Sono benefici esentasse, quindi sono molto usati, ma proprio per questo vengono regolamentati con delle soglie massime oltre le quali smettono di essere esentasse. 

La manovra, inoltre, prevede che le donne con due figli o più non paghino i contributi a carico dei lavoratori. Questo perché secondo Meloni «una donna che fa due o più figli ha già offerto un importante contributo alla società e lo Stato cerca di compensare pagando i contributi previdenziali». 

Inoltre viene aggiunto un mese al congedo parentale (su questo non si capisce ancora benissimo dai giornali se solo alle donne o a entrambi i genitori, o misto, ma immagino la prima) e aumentato il fondo per gli asili nido: al secondo figlio l’asilo è gratis, per una spesa da 180 milioni di euro.

Tornando su blocchi di spesa più consistenti, la manovra prevede 7 miliardi di euro allocati al ministero della Pubblica amministrazione per gli aumenti contrattuali del pubblico impiego, traducendo, assunzioni. «Particolarmente – leggo – per gli aumenti contrattuali, di cui oltre 2 miliardi riguardano la sanità, i cinque sono per i rimanenti settori». 

Poi ci sono 3,5 miliardi per la riduzione dello scalone (lo scalone è un altro termine giornalistico con introdotto per la prima volta con la riforma fornero, o forse ancor prima con quella pensionistica di Maroni, con cui si intende, ogni volta che si riformano le pensioni, lo scarto fra l’età pensionabile precedente e quella successiva alla riforma, quasi sempre più+ alta. L’ultima riforma, con l’annullamento di quota 100, ha visto uno scalone di ben 5 anni, e quindi il governo ha lavorato per limarlo). 

Infine ci sono 1,2 miliardi per Ucraina e missioni internazionali.

Nella Manovra sono poi previste anche misure minori, tipo un «primo intervento sul canone Rai» che «Da 90 passa a 70 euro». E una misura molto politica, che sospetto farà molto discutere, che riguarda ancora una volta i migranti: viene previsto infatti un contributo di 2.000 euro per gli extracomunitari residenti in Italia che vogliano usufruire della sanità pubblica.

La norma prevede che i residenti in Italia di nazionalità non Ue potranno continuare a iscriversi al Servizio sanitario nazionale versando «un contributo» di 2mila euro all’anno. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari».

Ecco, questo più o meno è quanto. Come dicevo, è una manovra piuttosto piccola. all’insegna del rigore economico. Il che comunque denota un cambio di strategia, non so quanto volontario o forzato, del governo nell’ottica della responsabilità finanziaria. Un cambiamento che ha visto comunque il governo votare compatto la manovra in poco meno di un’ora, con Salvini che ha anche annunciato che “non ci saranno emendamenti di maggioranza”, quindi di fatto ha chiesto a tutti i parlamentari di maggioranza di farsi andar bene  le cose decise dal governo.

In conferenza, il ministro dei Trasporti e Infrastrutture, Matteo Salvini, ha anche dichiarato che in manovra “C’e’ la copertura economica integrale per il Ponte sullo stretto di Messina. Stamattina la giunta regionale siciliana ha stanziato il primo miliardo di euro, stiamo parlando di un cantiere che ho tutta intenzione di aprire nell’estate del 2024, che si va a sommando alle decine di cantieri da nord a sud che stiamo recuperando”. Tutto molto vago, come al solito, e visto che quella del ponte sullo stretto è diventata una battaglia più ideologica che politica, personale, di Salvini, c’è da verificare se ciò è vero o è solo una dichiarazione sparata un po’ a caso. 

Oltre alla manovra, ieri il governo ha anche approvato una riforma della fiscalità, la cosiddetta delega fiscale, che ha un’architettura un po’ ramificata ma il cui punto centrale è una riforma  dell’Irpef, ovvero l’imposta sul reddito, che passerà da quattro a tre aliquote. In pratica vengono accorpate le due aliquote(fasce contributiva) più basse, quella dei redditi sotto ai 15.000 e quella fra i 15 e i 28 mila. La riforma partirà però il prossimo anno e la tassazione sarà allineata alla fascia più bassa del 23% per tutti  i redditi inferiori ai 28mila €/anno. l’attuale richiesta minima del 23%. 

Al volo, un breve aggiornamento sulle elezioni in Polonia, dove lo spoglio dei voti ha confermato i risultati degli Exit poll. Si prospetta quindi un imprevisto ribaltone, con una coalizione di centrosinistra al governo. Questo oltre ad avere delle ripercussioni in polonia, potrebbe avere molte ripercussioni in ambito europeo, dove la Polonia era uno dei tasselli del blocco populista di destra che spesso aveva adottato politiche controverse in ambito migratorio e anche di politiche energetiche. Aspettiamo a vedere la formazione del nuovo governo, ma si apre un varco interessante, anche perché la Polonia utilizza un sacco di carbone e ha uno dei sistemi energetici a più alta intensità di CO2. 

Chiudo con una notizia che apparentemente non c’entra niente, ma che in fin dei conti un pochino c’entra. C’è una novità interessante a Milano, che riguarda i modelli di democrazia partecipativa, ospitata dall’Università statale (la stessa di cui parlavamo ieri a proposito del primo Congresso mondiale sulla giustizia climatica, dovremmo intervistare qualcuno della Statale, mi sa). Comunque, la prossima settimana, il 19 e il 20 ottobre, all’Università Statale di Milano, si terrà la prima assemblea civica estratta a sorte in Italia, dedicata alla genitorialità sociale. 

Ne parla un articolo su Io Donna a firma di Erika Riggi che descrive la cosa come “Un evento che ha l’obiettivo di mettere al centro del dibattito pubblico i cittadini stessi. Si tratta di uno strumento innovativo, utilizzato da qualche anno in molti paesi all’estero, tra cui Francia, Spagna e Irlanda, per dibattere di temi di grande rilevanza sociale come il fine vita, l’aborto e il cambiamento climatico”.

Nel corso di questo esperimento, organizzato dall’Associazione Luca Coscioni (quella di Marco Cappato, per intenderci) nell’ambito del suo ventesimo Congresso nazionale, i partecipanti (è possibile far parte dei “cittadini estratti” registrandosi a questo link) esattamente come nelle assemblee reali, verranno prima informati da un gruppo di esperti, poi chiamati a discutere su un tema di rilevanza collettiva per poi arrivare deliberare proposte e raccomandazioni da porre all’attenzione delle istituzioni.

A dialogare e scambiarsi opinioni non saranno quindi politici o addetti ai lavori, ma cittadine e cittadini estratti a sorte che andranno a formare un campione rappresentativo di ogni fascia della popolazione (per età, formazione, regione di provenienza). Il tema su cui discuteranno sarà quello della genitorialità sociale, espressione con cui si intendono tutte quelle forme di genitorialità non necessariamente biologica ma derivanti dal ricorso, per esempio, alle tecniche di fecondazione assistita e di gravidanza per altri. Si parlerà dunque di questo ma anche di adozioni e riconoscimento giuridico dei figli.

Non mi dilungo qui sul tema in questione, ovvero quello della genitorialità sociale, tema interessantissimo e complesso, ma magari ne riparliamo quando ci saranno i risultati di questo incontro, quanto sullo strumento. Si tratta di uno strumento di democrazia deliberativa usatissimo, come spiega l’articolo, in molti paesi soprattutto per deliberare su temi caldi, sui quali la politica non se la sente di prendere una posizione per paura di perdere il consenso. 

E la cosa interessante è che dove questi strumenti sono stati usati i risultati, diciamo la qualità delle decisioni, è mediamente molto più alta rispetto alle decisioni che seguono logiche puramente politiche. Anche le assemblee dei cittadini richieste ripetutamente da movimenti come XR e UG sono cose di questo tipo. Non so quanto ci vorrà prima che la politica si renda conto non solo che queste cose sono interessanti, ma che ne ha bisogno come il pane se vuole legiferare su argomenti delicati, necessari e urgenti.

E inoltre, ecco, questi sono strumenti utili e costruttivi se vogliamo aprire un dibattito sano e costruttivo, a livello sociale, su un tema controverso. 

I consueti consigli del nostro direttore Daniel Tarozzi sugli articoli del giorno pubblicati su Italia che Cambia.

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