Ieri il parlamento europeo ha votato sulla legge per il ripristino della natura. E, udite udite, la legge è passata! È una notizia importantissima, un potenziale punto di svolta, ed è passata grazie all’appoggio anche di alcuni esponenti di destra, che forse si sono fatti un esame di coscienza prima di votare.
Vediamo come sono andate le cose con un articolo di Giacomo Talignani su la Repubblica: “La natura ha vinto. Urla, gioia e abbracci nell’Europarlamento europeo fra coloro che sostenevano la Nature Restoration Law oggi al voto a Strasburgo: la legge è passata con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. Si tratta di un voto storico e per nulla scontato: l’opposizione di diversi membri delle destre europee e del partito di maggioranza nell’Europarlamento, il Ppe, era parsa tale da compromettere seriamente il passaggio della legge che mira a ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione europea entro il 2030. Sembra però che 21 fra i membri del Partito popolare europeo abbiano scelto di opporsi alla visione del partito votando a favore della legge. Una spaccatura importante che rimette in discussione la possibile l’alleanza con le destre in vista del voto Ue del 2024”.
La votazione è stata molto lunga, è durata circa un’ora, tra emendamenti e appelli. Ma che le cose si stavano mettendo bene (scusate, ma in questo caso non mi sento proprio super partes) era arrivato dal rigetto alla proposta della destra che chiedeva di respingere la legge: con 324 voti a favore e 312 contro (12 astenuti) l’offensiva del Ppe è stata bloccata.
Poi, dopo una lunga lista di emendamenti, è arrivato il tanto atteso voto finale che ha decretato il sì alla legge. Un sì invocato da buona parte degli europarlamentari, dalle associazioni ambientaliste d’Europa, dai giovani dei movimenti ecologisti (ieri Greta Thunberg e altri avevano manifestato in sostegno della direttiva a Strasburgo e oggi l’attivista era presente fra il pubblico), ma anche da 6000 scienziati europei, numerosi accademici e oltre 1 milione di cittadini che hanno firmato un appello per il “sì”.
Contrari alla legge erano invece diversi esponenti delle destre europee e del Ppe, che si erano schierati a sostegno – esplicito – degli interessi del mondo dell’agricoltura, della pesca e del settore agroalimentare. Contro la legge si erano schierati anche il governo italianoe diverse associazioni di categorie (da Coldiretti a Copa Cogeca). I contrari alla legge temevano per ripercussioni economiche e perdita di produttività dato che nel testo, dalla riduzione dei pesticidi alla volontà di ripristinare “almeno il 10% della superficie agricola” totale, c’erano vari riferimenti a potenziali impatti che le categorie ritenevano “dannose” per il futuro.
Ma che cosa prevede la legge? Come riassume ancora Talignani su Repubblica “La legge prevede obiettivi vincolanti per gli stati membri per ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine in modo da fermare la perdita di biodiversità entro il 2030 e successivamente estendere lo stesso concetto a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.
Fra i passaggi più importanti della Nature Restoration Law la volontà di ridurre pesticidi chimici del 50% entro il 2030, l’aumento delle aree protette, gli sforzi per salvare gli impollinatori, ma anche l’idea di garantire nessuna perdita di spazi verdi urbani entro il 2030 e programmare un aumento del 5% entro il 2050.
È anche previsto “un minimo del 10% di copertura arborea in ogni città”, la riumidificazione delle torbiere prosciugate e che ci aiutano nell’assorbire carbonio, diverse azioni per l’aumento della biodiversità nei terreni agricoli, il ripristino degli habitat nei fondali marini o la rimozione delle barriere fluviali per liberare 25mila chilometri di fiumi in modo da prevenire disastri durante le alluvioni. Ogni stato membro dovrà sviluppare piani nazionali di ripristino con una precisa rendicontazione di quanto fatto. Si stima che gli investimenti per il recupero dell’ambiente, per ogni euro speso, porteranno fra gli 8 e i 38 euro in benefici.
Insomma, niente male, direi, anche se tra un emendamento e l’altro la legge ha perso alcuni passaggi importanti relativi per esempio agli impollinatori e parte del comparto agricolo. Ciononostante dopo la votazione finale i social con l’hashtag #RestorationLaw sono stati inondati da commenti di giubilo per “la vittoria della natura”. Vi leggo alcune reazioni. Dal Wwf scrivono “Sono stati ascoltati i cittadini e la scienza”. Per il direttore generale di Lipu, Danilo Selvaggi, si tratta di “un miracolo, l’umanità rinsavisce e comprende l’importanza della natura”. In Italia l’esponente dei Verdi Angelo Bonelli parla di “ladri del futuro che sono stati fermati”, mentre Pina Picerno del Pd la definisce “grande vittoria del fronte progressista, democratico ed ecologista al Parlamento europeo”.
Cosa succede adesso? Sul fronte della legge, è passata ufficialmente, ma “l’iter per arrivare all’applicazione reale della normativa proseguirà in autunno”.
Ma questo voto avrà probabili ripercussioni anche sul fronte degli equilibri politici europei. “Da una parte le forze ecologiste si rafforzano, ma prendono anche coscienza di un voto passato davvero sul filo del rasoio dato che non c’è stata la “vittoria netta” tanto invocata come segnale, dall’altra invece nel Ppe si è giunti a uno spartiacque. Parte degli europarlamentari del gruppo, circa 21 – come ad esempio gli irlandesi – hanno votato a favore della legge sconfessando la battaglia del leader del Ppe Manfred Weber.
E questa cosa mostra anche una certa fragilità nell’alleanza delle destre europee in vista del voto per eleggere il Parlamento europeo che si terrà fra poco meno di un anno, a giugno 2024.
Vabbé, avremo modo di parlarne. Intanto, direi, prendiamoci un momento per una piccola celebrazione.
Ieri è andata a fuoco la Venere degli stracci, una delle opere più conosciute e apprezzate dell’artista Michelangelo Pistoletto, il maggiore esponente della cosiddetta arte povera, che era esposta a Napoli in piazza Municipio.
L’opera era stata esposta dal 28 giugno in piazza ed è stata completamente distrutta. Le fiamme sono divampate intorno alle 5.30 del mattino, si pensa a un incendio doloso con l’uso di liquido accelerante. Analisi su due barattoli trovati sul posto, al vaglio le immagini delle telecamere di sorveglianza.
Come Italia che Cambia siamo legati da una lunga storia di collaborazioni con Pistoletto e in particolare con la sua fondazione, che sorge a Citadellarte di Biella. Perciò questo fatto ci ha colpito in maniera abbastanza diretta. Oggi trovate sul nostro nuovo portale Napoli che Cambia un reportage sull’accaduto a firma di Nadia Rosato e Rebecca Grosso.
Vi faccio però ascoltare un breve estratto dell’intervista a Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte Fondazione Pistoletto, in cui commenta l’accaduto. Ne trovate una versione più estesa nell’articolo che vi ho nominato, che troverete sotto fonti e articoli.
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Ieri in rassegna abbiamo aperto parlando dei due casi che stanno animando i giornali nostrani in questi giorni ovvero il caso Santanché e il caso la Russa. Brevissimo riassunto, se non avete sentito la puntata di ieri. Santanché, attuale ministra del turismo, è accusata di una gestione dissennata, con inclusi i reati di falso in bilancio e truffa ai danni dello stato, di due sue aziende, ha un potenziale conflitto di interesse essendo stata co-proprietaria di uno stabilimento balneare di lusso, e in generale di comportamenti non proprio etici, ecco.
La Russa invece è coinvolto in un caso abbastanza diverso, con uno dei suoi figli accusato di stupro, e con il Presidente del Senato che si è intromesso assicurando che suo figlio è innocente.
Di fronte a queste vicende e a queste accuse,che riguardano esponenti di spicco della maggioranza, il governo si difende tirando in ballo il ruolo politico della magistratura, che userebbe il suo potere per fare opposizione politica, in combutta con alcuni giornali.
Vi faccio questo riassunto per due motivi. Il primo è che c’è un aggiornamento, o perlomeno una evoluzione forse un po’ inaspettata che unisce queste due vicende. Un’inchiesta del quotidiano Domani a firma di Vittorio Malagutti e Giovanni Tizian racconta come lo scorso 12 gennaio Dimitri Kunz e Laura Di Cicco hanno comprato una villa a Forte dei Marmi e dopo 58 minuti l’hanno rivenduta, guadagnando un milione di euro. Una speculazione record. Ma che c’entra con i protagonisti della vicenda di ieri? C’entra perché i due acquirenti/speculatori sono rispettivamente il compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè e la moglie del presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Il mega-affare immobiliare che lega le famiglie dei due esponenti di Fratelli d’Italia si compie a inizio anno, quando sia Kunz che Santanchè sono già indagati dalla Procura di Milano per via del tracollo di Visibilia, la società editoriale già amministrata dalla ministra di cui i pm hanno chiesto il fallimento. E il compagno della ministra, nel momento in cui porta a termine la plusvalenza da un milione, è peraltro ancora l’amministratore unico di Visibilia editrice.
Un atteggiamento spregiudicato che forse non costituisce un reato, ma che ci dice di certo qualcosa sull’atteggiamento di almeno una parte della maggioranza di governo. E che di certo dovrebbe avere un peso nello scegliere qualcuno per un ruolo istituzionale alto, o per un dicastero.
L’altro motivo per cui ve ne parlo è che nella puntata di ieri mi chiedevo se c’è un pezzetto di verità nell’accusa del governo alla magistratura di agire anche per fini politici e mi rispondevo che forse sì, può esserci un pezzetto di verità, è possibile che la magistratura sia politicizzata e che scelga con cura quando fare uscire una certa notizia, ma che se anche così fosse questa non è una argomentazione valida per scagionare da un’accusa un esponente politico. Anzi, è un tipo di argomentazione biased, fallace, perché sposta l’argomento su un altro livello.
Comunque, tutto questo pippozzo per dirvi che la puntata di ieri ha suscitato un certo dibattito interno alla redazione e che in particolare il nostro Presidente dell’associazione, giornalista e responsabile video Paolo Cignini mi ha inviato un lungo vocale, di cui vi faccio ascoltare alcuni estratti.
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Due notizie al volo, in chiusura. La prima è che ieri il Senato ha approvato il ddl contenente Disposizioni sanzionatorie in materia di deturpamento e imbrattamento di beni culturali e paesaggistici, noto anche con il nome di Ddl sugli eco-vandali. Ovvero una legge che prevede un forte inasprimento delle pene e va a colpire con reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro (attualmente è prevista una multa di 103 euro), chi va ad imbrattare “teche, custodie e altre strutture adibite all’esposizione, protezione e conservazione di beni culturali” e con nuove sanzioni amministrative da 10.000 a 40.000 euro per chi “deturpa o imbratta” beni culturali.
Un ddl pensato e presentato ad hoc contro le azioni di gruppi come Ultima Generazione, che rispondono all’approvazione del Senato con un CS in cui dichiarano: “Peccato che esista una differenza sostanziale, un abisso incolmabile tra quello che si è consumato ieri nel Senato della Repubblica italiana e porta la firma di 85 persone elette dal popolo italiano e le azioni di Ultima Generazione.
Da un lato, la criminale volontà di portare avanti gli interessi delle élite del fossile; la pervicace ostinazione nel rendere l’Italia un hub del gas; la consapevolezza di condannare così a una vita indegna e alla morte molti dei propri concittadini, primi fra tutti anziani e bambini, e con essi i propri amici e i propri familiari. E il malcelato piacere di punire in maniera esemplare chiunque osi dissentire.
Dall’altro, il terrore del collasso climatico, che diventa ogni giorno più concreto e reale; l’urgenza di richiamare l’attenzione sul problema dei problemi, ormai non più eludibile; la necessità di chiedere un intervento a chi, solo, detiene il potere di invertire la rotta. Ma soprattutto la tristezza e la rassegnazione di doverlo fare ricorrendo a metodi che non piacciono a nessuno, prima di tutto a coloro che li mettono in pratica, pur mantenendosi nell’alveo della nonviolenza.
Insomma, una posizione piuttosto chiara quella dell’organizzazione che continua a cercare di smuovere le coscienze e di sbloccare l’inazione politica contro il cambiamento climatico.
La seconda notizia, in chiusura, è che “il consiglio comunale di Parigi ha approvato una nuova regola che impone tariffe di parcheggio più alte per i SUV rispetto alle automobili di minori dimensioni”. Ne parla un articolo del Post che spiega come “Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal prossimo anno e ha l’obiettivo di ridurre la quantità di auto voluminose, pesanti e inquinanti all’interno della città. Le nuove tariffe dovrebbero disincentivare l’uso e l’acquisto dei SUV da parte dei parigini”. Da questa misura sono esentati i Suv elettrici, che però per adesso rappresentano circa il 2% del totale.
La nuova decisione rientra nelle numerose politiche adottate negli ultimi anni dalla sindaca Anne Hidalgo, che con il proprio governo della città ha via via introdotto varie misure per disincentivare l’utilizzo dell’automobile, creando per esempio nuove aree pedonali, piste ciclabili e zone nelle quali c’è il limite dei 30 chilometri orari per la circolazione dei veicoli. In poco più di dieci anni, secondo la sindaca, il traffico a Parigi è diminuito del 40 per cento e si è ridotto sensibilmente l’inquinamento atmosferico.
#natura
la Repubblica – Via libera del Parlamento europeo alla legge sulla natura. 21 parlamentari popolari votano a favore
#La Russa-Santanché
il Fatto Quotidiano – Gli affari delle famiglie La Russa-Santanché: la villa comprata a 2,45 milioni e rivenduta 58 minuti dopo con un milione di plusvalenza
#ecovandali
TgCom24 – Ddl ecovandali, via libera dal Senato con 85 sì: va alla Camera
#Parigi
il Post – A Parigi il parcheggio dei SUV costerà di più
#India
il Post – In alcune città indiane i pomodori sono diventati un bene di lusso