8 Nov 2024

Angelo Vassallo, la svolta nell’omicidio del sindaco ecologista: 4 arrestati – #1016

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Angelo Vassallo è stato un sindaco ucciso per il suo impegno contro la mafia e per l’ambiente. Sul suo omicidio ci sono stati per anni molti dubbi, ieri però è arrivata una svolta nelle indagini. Parliamo anche della probabile caduta del governo tedesco, di alcuni aspetti meno raccontati dell’elezione di Trump, della deforestazione in calo in Brasile e di alcune notizie dalla Sardegna.

La sera del 5 settembre 2010, Angelo Vassallo, allora sindaco di Pollica, un piccolo comune nel Cilento, stava guidava verso casa. Vassallo era noto come il “sindaco pescatore” per il suo amore per il mare e il suo impegno ambientale e negli anni aveva guadagnato rispetto e affetto per la sua instancabile lotta contro l’inquinamento, la cementificazione abusiva, la speculazione edilizia, i traffici di droga e la criminalità.

Era da poco passata l’ora di cena, e Angelo si stava dirigendo verso Acciaroli, una frazione di Pollica, su una strada buia e isolata. All’improvviso, un’auto si avvicina alla sua e poco dopo vengono esplosi dei colpi d’arma da fuoco. Angelo Vassallo viene colpito ripetutamente e muore sul colpo. Gli investigatori avrebbero trovato ben nove proiettili conficcati nel suo corpo, sparati a distanza ravvicinata, segno di un’esecuzione brutale e pianificata.

L’assassinio di Vassallo scosse profondamente la comunità e l’intera nazione. A Vassallo sono stati dedicati premi, targhe, iniziative, strade, biblioteche e tante altre cose. Sul suo omicidio però è sempre rimasta l’ombra del mistero. Le indagini furono lunghe e intricate, coinvolgendo varie ipotesi e scenari, si sospettava che c’entrasse qualcosa il suo impegno per l’ambiente e contro le mafie, ma nessuna pista aveva portato a una risoluzione definitiva del caso. Fino a ieri.

Ieri infatti L’inchiesta della Procura di Salerno, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli e dall’aggiunto Luigi Alberto Cannavale è arrivata a una svolta. Quattro persone sono state arrestate giovedì con l’accusa di concorso nell’omicidio di Angelo Vassallo: sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, in passato in servizio a Salerno; l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, il figlio di un boss mafioso Romolo Ridosso, ritenuto legato a un clan omonimo che opera a Scafati e Giuseppe Cipriano, titolare di una sala cinematografica sempre a Scafati. 

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Vassallo fu ucciso perché aveva scoperto che nel comune cilentano, soprattutto d’estate, si era sviluppato un consistente spaccio di droga – in particolare cocaina – che aveva la sua base proprio nella zona della movida. La cocaina veniva rifornita da uno dei quattro arrestati, Romolo Ridosso e alcune persone del posto facevano parte della rete di pusher. 

Vassallo «si era lamentato più volte con la locale Stazione dei Carabinieri chiedendo interventi risolutivi per il diffondersi del commercio e del consumo degli stupefacenti nella zona. Forse, racconta Titti Beneduce sul Corriere, forse la sua attenzione al problema era accentuata dalla circostanza che il fidanzato dell’epoca della figlia Giusy, Francesco Avallone, era coinvolto in queste attività illecite».

Fatto sta che a un certo punto le pressioni del sindaco diventano insostenibili per chi gestisce il giro di spaccio e allora parte l’ordine di farlo fuori. Non si sa chi sia stato a premere il grilletto, mentre è abbastanza chiaro che i due carabinieri – probabilmente conniventi – avrebbero avuto un ruolo chiave nel depistaggio delle indagini che partirono subito dopo l’omicidio. 

Insomma, finalmente dopo 14 anni si inizia ad avere più chiara la dinamica che ha portato alla morte di uno dei personaggi più famosi nel campo della tutela ambientale e della legalità. Due aspetti che vanno spesso a braccetto, e che vanno anche a braccetto con il pericolo, le minacce, il rischio personale. Quindi ecco, è importante che ricordiamo, ringraziamo, e un po’ ci ispiriamo ogni giorno a personaggi come Vassallo. Non perché dobbiamo rischiare la vita, ma perché un po’ di quello spirito serve.

Veniamo a un’altra notizia che sta rimbalzando su tutti i giornali. Il governo tedesco sembra sul punto di cadere. Perché una delle tre luci del governo semaforo si è spenta. Sì, oddio, detta così suona male, diciamo che il cancelliere Sholz ha fatto fuori – no anche così suona male – ha silurato, ecco, il leader del partito liberale, suo alleato di governo ma con cui c’erano più di una frizione da un po’.

Il governo tedesco è definito semaforo perché è formato – anzi era – da 3 partiti i cui colori sono il orsso (i socialdemocratici di Sholz), il giallo (i liberali) e il verde (i verdi). 

Come racconta Mara Girgolet sempre sul Corriere, “Il governo era in crisi da mesi, con i negoziati sulla finanziaria sempre sul punto di rottura. Da giorni la situazione era tesissima. Se già il suo governo stava per finire (se i liberali, come tutto faceva pensare, avevano deciso di andarsene), allora Olaf Scholz ha giocato d’anticipo e ha prima distrutto chi l’ha fatto uscire di scena. Al suo posto ha nominato Jörg Kukies come nuovo ministro delle Finanze, che è un socialdemocratico come Sholz.

Il nodo del contendere era soprattutto la Schuldenbremse, ovvero il divieto per il governo tedesco di fare debito. Già perché la Germania ha questa legge severissima che impedisce ai governi di indebitarsi, se non in misura minima, una cosa più unica che rara nel mondo. I socialdemocratici sdi Solz e i verdi volevano modificare questa legge, sostenendo che in questo momento così delicato la Germania aveva bisogno di fare investimenti e indebitarsi, ma hanno trovato l’opposizione dei liberali.

Anche se molti analisti sostengono che il vero motivo della rottura sia la crisi dei liberali e la loro paura esistenziale di scomparire, visto che il partito che nel 2021 aveva ottenuto l’11,4% dei voti ora è dato sotto al 4% a livello nazionale

Quindi che succede adesso? Scholz ha annunciato che il 15 gennaio andrà alle Camere e chiederà la fiducia. Se, come è probabile, non la otterrà, si andrà a votare. Nel caso, considerando tutti i tempi tecnici, in Germania si voterebbe nella seconda metà di marzo, o a inizio aprile. In caso di voto, sarà da capire poi che succede. La CDU, di centrodestra, è data come favorita. Anche la destra estrema continua a crescere ma nessuno sembra accettare di governare con lei.

Torniamo a parlare della elezione di Trump ma lo facciamo – visto che stiamo parlando di Europa, partendo dalle possibili conseguenze sull’Europa della elezione di Trump. Su Wired un articolo esplora i possibili rischi per un’economia europea già traballante legati alle politiche economiche della Trumponomics.

In campagna elettorale, Trump ha promesso tariffe fino al 20% su tutte le importazioni europee se fosse stato rieletto. E così sull’Europa torna lo spettro dei dazi e delle guerre commerciali.

E sarebbe proprio l’economia tedesca a risentirne di più. Infatti I comparti più colpiti sarebbero i macchinari, gli autoveicoli e i prodotti chimici, che insieme nel 2023 hanno rappresentato il 68% dell’export Ue verso gli Stati Uniti. Per la Germania, motore economico europeo, i dazi sarebbero un duro colpo. Alcuni economisti calcolano che una tariffa del 10% potrebbe affossare il Pil tedesco dell’1,6% nel peggiore dei casi, vista la sua dipendenza dalle esportazioni di auto e macchinari verso gli Stati Uniti.

Tornando invece proprio all’analisi del voto, anzi dei voti (perché non si votava solo per l’elezione del presidente) vi dico alcune cose sparse che mi hanno colpito. Prima cosa: non si hanno ancora dati chiari sull’affluenza ma pare sia stata piuttosto alta, forse leggermente inferiore a quella record del 2020 ma comunque alta. ne riparleremo quando ci saranno dati chiari. 

Dato sorprendente, Trump è andato molto bene, incredibilmente bene, fra le minoranze etniche. Un fatto molto controintuitivo visto che in campagna elettorale ha detto  più volte che i migranti «avvelenano il sangue del nostro paese», li ha definiti più volte «animali», ha promosso una notizia falsa su gruppi di stranieri che mangiano cani e gatti in una cittadina in Ohio e ha ospitato un comico che ha definito l’isola di Porto Rico «un’isola di spazzatura galleggiante». Ci torneremo magari per capirlo meglio, questo dato.

Harris invece non ha aumentato i voti dem in nessun segmento elettorale. Nemmeno fra le donne, nonostante il tema dell’aborto – su cui Trump ha posizioni piuttosto conservatrici – sia stato molto dibattuto in campagna elettorale e veda invece la magigoranza degli elettori e soprattutto delle elettrici favorevoli, come dinmostrato anche dai referendum di cui parliamo a breve. Ma il diritto l’aborto non è stato un fattore determinante nel voto.

Altro fatto interessante, i mercati hanno reagito alla vittoria di Trump con molto entusiasmo e crescite record. Il che sarebbe un po’ strano, per un candidato che soprattutto in questo suo secondo mandato si presenta come anto corporations. Si vede che i mercati non gli credono troppo, e suppongo che una volta tanto abbiano ragione.

Venendo agli altri voti, quelli per il Congresso, mentre è chiaro che i Repubblicani controllano adesso il Senato, per la Camera non è del tutto chiaro e ci vorranno giorni per capirlo. 

Infine, i referendum. Spesso quando si vota alle presidenziali negli Usa si vota anche per tanti referendum. Questa volta molti erano sull’aborto, in ben dieci stati, visto che nel 2022 la Corte suprema, i cui giudici erano in maggioranza repubblicani, aveva rovesciato la storica sentenza Roe v. Wade che dagli anni Settanta tutelava il diritto all’aborto negli Usa. 

Ben 7 stati su 10 hanno approvato i referendum che ampliavano, o introducevano il diritto ad abortire: in particolare  Arizona, Colorado, Maryland, Missouri, Montana, New York e Nevada (con necessità di una seconda approvazione nel 2026). Solo tre l’hanno respinto,  Florida e South Dakota, ma perché avevano quorum più alti, del 60 e 65% dei sì perché potesse passare, e Nebraska in cui c’era un doppio quesito, più complesso.

Finalmente ci arrivano ottime notizie dall’Amazzonia brasiliana. Ne parla Rebecca Manzi su GreenMe. Negli ultimi dodici mesi, infatti, la deforestazione ha registrato una importante riduzione, raggiungendo il livello più basso degli ultimi nove anni, secondo i dati presentati dal governo brasiliano.

Tra agosto 2023 e luglio 2024 si è registrato un calo del 30,6% della superficie disboscata, pari a 6.288 chilometri quadrati di foresta primaria. Un risultato davvero molto importante. 

Parallelamente, anche la savana brasiliana del Cerrado ha visto una diminuzione della deforestazione, con un calo del 25,7%. Cerrado che anche è considerato uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità al mondo e ha subìto per anni le conseguenze dell’espansione agricola.

La maggior parte della deforestazione in Amazzonia e nel Cerrado è attribuibile alla conversione di terre per l’allevamento e le colture agricole, attività incentivata sotto la presidenza Bolsonaro. Questo cambio di rotta è stato descritto dal ministro dell’Ambiente, Marina Silva, come una “significativa riduzione” del tasso di distruzione, e si spera che possa essere mantenuto nel tempo.

Certo, va segnalato – anche se l’articolo non lo fa – che purtroppo in parallelo quest’anno è stato un anno orribile per quanto riguarda gli incendi e quindi buona parte del vantaggio della mancata deforestazione è andato letteralmente in fumo. E quindi, come fanno notare alcune organizzazioni, la situazione resta critica. 

Il rischio più grande, secondo gli esperti, è che la foresta amazzonica si avvicini al “punto di non ritorno”, oltre il quale non sarebbe più in grado di rigenerarsi in modo naturale, perdendo la sua funzione di fondamentale polmone verde per il clima globale.

Oggi è venerdì, giornata di rassegne sarde, come saprete. Prima di passare la parola al nostro Alessandro spedicati, segnalo però alcuni articoli molto interessangi che abbiamo pubblicato su ICC. In particolare:

  • Un’intervista a Luigi Mantegna detto petto d0angelo, un puglile con un record impressionante di sconfitte, ma che continua a combattere
  • Un articolo diverso dal solito, molto intimo e personale di Lisa Ferreli su GPA, aborto, maternità. Molto profondo e toccante, l’ho trovato un modo davvero giusto per toccare certi argomento. Molto consigliato soprattutto per noi maschietti. 

Audio disponibile nel video / podcast

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