17 Nov 2021

Dramma Afghanistan, fra fondamentalismo talebano e cinismo Usa -#410

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
Salva nei preferiti

Seguici su:

In Afghanistan milioni di persone rischiano di morire di stenti alle porte dell’inverno. I diritti umani sono calpestati quotidianamente, l’economia è al collasso e solo le piantagioni di oppio e il commercio di eroina portano entrate al governo dei talebani. E c’è un’altra misura, voluta dal governo americano, che rischia di essere la mazzata definitiva su una popolazione già stremata.

Un articolo tradotto da Internazionale mette in luce una situazione che si fa sempre più drammatica in Afghanistan, con milioni di persone che rischiano di morire di fame, di freddo, di stenti. E in questo caso i Talebani c’entrano fino a un certo punto. C’entrano di più le politiche ciniche del governo statunitense, che ha bloccato milioni di dollari di soldi Afghani nelle proprie banche e non li sbloccano a mo’ di ricatto verso il governo talebano.

Storia bruttissima, e per comprenderla dobbiamo fare un passetto indietro, perché nel caos e rumore di fondo mediatico degli ultimi mesi non è detto che tutti abbiamo chiara qual è la situazione in Afghanistan. 

Questa estate, a poche settimane dal ritiro delle truppe statunitensi dal paese, i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan. Dopo 20 anni di guerra, sono bastati pochi giorni alle truppe armate Taliban per riprendere il comando del paese. Anzi, neanche. Il 29 agosto lasciava il paese l’ultimo militare americano, ma a quel tempo già i Taliban avevano completato la loro rapida avanzata in tutto il paese, e assunto il controllo della capitale Kabul il 15 agosto, due settimane prima.

Il conflitto, comunque, ha radici ancora più lontane, come molti di voi sapranno. Come scrive Davide Bartoccini sul Giornale l’Afghanistan è sempre stato terra di conquista fin da Alessandro Magno, poi al centro del Grande Gioco intrapreso dall’Impero britannico e da quello russo nel diciannovesimo secolo, e rimasto centrale nello scacchiere della Guerra Fredda. Al punto che quando i Russi negli anni Ottanta decisero di allargare la loro sfera di influenza sul governo afghano, il governo statunitense assieme alla Cia (in una missione chiamata Operazione Cyclope) decise di supportare e finanziare l’acquisto di armi da parte di uno sparuto gruppo di ribelli che contrastasse l’influenza sovietica.

Finanziarono così i Mujaheddin, i “guerrieri santi”, che avrebbero dovuto fronteggiare le armate sovietiche. con un patrimonio di ben 40 milioni di dollari. Che trasformarono dei gruppi di pastori e contadini in combattenti armati fino ai denti. I Taliban appunto. Il resto è storia recente, con l’invasione americana nel 2001 dopo l’attentato alle torri gemelle, con il governo Usa che accusava il governo talebano di aver protetto le cellule di Al Quaeda e di conoscere i piani di Osama Bin Laden già da tempo (cosa, quest’ultima, che fra l’altro non sembra essere molto plausibile).

In oltre due decadi, il conflitto ha ucciso decine di migliaia di persone. Una ricerca della Brown University stima le perdite nelle forze di sicurezza afghane a 69.000, mentre il numero di civili e militanti uccisi si stima essere circa 51.000 ciascuno, a cui si aggiungono 3.500 soldati della coalizione, due terzi dei quali americani. 

La crisi ha generato milioni di sfollati. Secondo le Nazioni Unite, l’Afghanistan ha la terza popolazione sfollata al mondo. Dal 2012, circa cinque milioni di persone sono fuggite e non hanno potuto tornare a casa, sfollate all’interno dell’Afghanistan o rifugiatesi nei paesi confinanti, specialmente Pakistan.

Poi l’addio delle truppe americane e il rapido e sanguinoso ritorno dei talebani, che hanno fatto terra bruciata e messo a tacere brutalmente chiunque fosse anche solo sospettato di avere collaborato con le truppe della coalizione. Avrete sicuramente visto le immagini drammatiche questa estate, con migliaia di persone che cercavano di lasciare il paese chiedendo aiuto all’esercito americano in ritirata.

Un ritiro, quello degli Usa, deciso dall’amministrazione Trump e portato avanti da quella Biden, dettato da questioni puramente economiche e non dal fatto che il paese avesse raggiunto una sua stabilità.  

Veniamo alla fragilissima situazione attuale. L’Afghanistan per le sue caratteristiche soffre più di altri paesi le conseguenze dei cambiamenti climatici, con drammatiche siccità d’estate, che portano a carestie, e ondate di freddo in inverno. La popolazione afghana è giovanissima: dei circa 38 milioni di afghani, il 42% ha un’età inferiore ai 15 anni (World Bank, 2019). E l’economia del paese è quasi inesistente: finché c’erano gli Usa i finanziamenti dall’estero coprivano i tre quarti della spesa pubblica, adesso è l’oppio a fare da padrone, con il talebani che esportano sia la materia prima che direttamente eroina. Nell’ultimo anno, racconta il Fatto Quotidiano, le coltivazioni sono aumentate del 37% e da queste coltivazioni proviene il 65% degli introiti del paese, mentre sono quasi due milioni le persone che gravitano intorno a questo settore. 

Si capisce che è una situazione già così molto più che precaria, senza considerare ovviamente tutte le conseguenze di un regime fondamentalista, che vent’anni di guerra ha reso ancora più fondamentalista. Ecco, fatto tutto il quadro, torniamo all’articolo di Internazionale che citavo in apertura. Cosa sta succedendo in questi giorni? Succede che una misura adottata dal governo americano sta mettendo ulteriormente in ginocchio il paese. 

L’amministrazione Biden ha deciso infatti che “Qualsiasi risorsa che il governo afgano possieda nelle banche statunitensi non sarà messa a disposizione dei taliban”. Significa non solo che il governo americano e le istituzioni dominate dagli Stati Uniti, come la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, abbiano smesso di inviare aiuti all’Afghanistan dopo la conquista del potere da parte dei taliban – cosa ampiamente prevedibile e prevista. 

Significa anche che tutto il denaro afgano depositato nelle banche americane e occidentali (9,5 miliardi di dollari soltanto negli Stati Uniti) è stato di colpo congelato. Si tratta soprattutto di aiuti che il precedente regime non aveva ancora speso, o che aveva fatto sparire. Denaro afgano, che appartiene a tutti gli effetti al nuovo governo del paese ma di cui non può disporre.

Sono misure antiterrorismo, che non è che siano del tutto fuori luogo, ma lo sono se si considera che in quei conti congelati c’è denaro a sufficienza per importare prodotti alimentari e permettere ai 40 milioni di afgani di superare l’inverno senza che ci siano troppe vittime per la fame. 

Il governo americano dice che non sbloccherà i fondi fino a quando il paese non dimostrerà di non essere “un rifugio per i terroristi”? Ma come possono i Taliban dimostrare che non lo sono o non lo diventeranno? Quanto tempo ci vorrà? C’è anche chi sostiene più semplicemente una sorta di ritorsione per il fatto di aver perso la guerra.

Non lo so, fatto sta che la situazione adesso rischia di diventare una carneficina. Le immagini che arrivano dal paese sono drammatiche e di fronte a tanta sofferenza il nostro cervello chiude i rubinetti dell’empatia e si rivolge altrove, per difendersi. Servirebbe il cuore di una giraffa per accogliere tutto questo dolore senza restarne sopraffatti. Comunque ci sono delle cose che possiamo fare, per portare un piccolo aiuto. Sulla pagina rassegna stampa di ItaliacheCambia.org ho raccolto una serie di articoli che spiegano come possiamo sostenere e aiutare la popolazione afghana, sia attraverso organizzazioni serie che operano sul territorio che aiutando i rifugiati in Italia e in altri paesi. Buttateci un occhio.

Articoli e fonti

#Afghanistan
Internazionale – La cinica strategia che affama l’Afghanistan
il Giornale – Il texano che armò l’Afghanistan per cacciare i comunisti
il Fatto Quotidiano – Afghanistan, le coltivazioni di oppio quadruplicate in 20 anni di guerra: e ora si esporta direttamente l’eroina. Gli errori degli Usa e le strategie dei Talebani: “Ridurranno la sovrapproduzione per sostenere il prezzo”

#Afghanistan – COME AIUTARE
Wired – Come aiutare le donne afghane: una guida pratica
Tashakor – Come aiutare in Afghanistan

#Biden-Xi
il Post – La peculiare “amicizia” tra Joe Biden e Xi Jinping
Internazionale – Prove di disgelo tra Joe Biden e Xi Jinping

#fondazione Open #Renzi
il Post – Cosa c’è nell’inchiesta su Renzi e la Fondazione Open

#inquinamento #India
The Guardian – Soaring pollution has Delhi considering full weekend lockdown

#allevamenti
GreenMe – Allevamenti intensivi in Pianura Padana: il disastroso impatto in un nuovo report shock, tra liquami e gas serra

#fast fashion
GreenMe – Terribile, il deserto di Atacama ora è il cimitero della fast fashion (e la colpa è anche nostra)

#pesca
The Guardian – Kiribati to open one of world’s largest marine protected areas to commercial fishing

#Spazio
Il Fatto Quotidiano – Russia, test missilistico abbatte un satellite. Protesta degli Usa: “Migliaia di frammenti, messa a rischio la stazione spaziale”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace


Cop29, successo o flop? Come è andata punto per punto – #1026

|

Gli sguardi delle donne vittime di violenza ci parlano della relazione tra maltrattante e maltrattata

|

Sarah Zordan, l’ex manager che fa coaching in mezzo ai campi di lavanda

|

Infinityhub e WE.Do, una nuova sinergia che crea valore per la collettività

|

Qual è il legame tra patriarcato e colonialismo? Ne parliamo con la storica Valeria Deplano

|

Eolico, fotovoltaico, pompe di calore: quanta e quale energia produrremo in futuro? – Io non mi rassegno + #23

|

Rinascita verde a Gragnano: il nuovo Parco del Vernotico tra storia e innovazione

|

Agricoltura di precisione: quali sono i vantaggi delle tecnologie al servizio dei produttori?

string(9) "nazionale"