10 Giu 2022

Addio alle auto inquinanti in Europa – Io Non Mi Rassegno #538

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Con due decisioni a stretto giro, il Parlamento europeo ha affrontato due temi importanti. Ha vietato la vendita di auto a combustione interna a partire dal 2035 e ha bocciato la riforma del sistema Ets, il sistema di scambio delle emissioni. Intanto tre inchieste indipendenti fanno luce sull’omicidio della giornalista americano-palestinese di Al Jazeera Abu Akleh.

Sono giorni di decisioni importanti in Europa, da quelle sulle auto elettriche al sistema di scambio di quote di carbonio. Allora vediamole e commentiamole assieme.

EUROPA, STOP ALLE AUTO INQUINANTI DAL 2035?

Partiamo dalla questione delle auto. Ieri il Parlamento Europeo ha votato “sì” al bando alla vendita di auto nuove con motore termico a partire dal 2035, ibride incluse: da quella data sarà possibile vendere solo auto a zero emissioni allo scarico. A favore del provvedimento, riporta Lifegate, hanno votato 339 legislatori, mentre i contrari sono stati 249 e gli astenuti 24.

Il piano di riduzione delle emissioni avverrà gradualmente. Il primo obiettivo è ridurre le emissioni medie delle auto del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, rispetto ai livelli del 2021. Mentre per i furgoni gli obiettivi sono stati fissati rispettivamente al 50% e al 100%. Questo significa che dal 2035 tutte le auto e i furgoni di nuova immatricolazione dovranno produrre zero emissioni di CO2, mentre i veicoli già immatricolati potranno circolare fino a fine vita.

Ora, c’è un punto abbastanza strano e incongruente, in come i giornali italiani riportano la notizia. Perché in molti, dal Fatto quotidiano a Lifegate, parlano del fatto che dal 2035 le uniche auto autorizzate ad essere vendute sono quelle 100% elettriche. Mentre Wired riporta che saranno consentite anche le auto a idrogeno, cosa che immagino essere corretta.

È un voto importante, soprattutto perché il parlamento è riuscito a respingere la classica valanga di emendamenti che a volte – come vedremo dopo – riescono a stravolgere le intenzioni originali del legislatore. L’unico emendamento in qualche misura depotenziante che è passato è quello detto “Salva Ferrari”, che prevede una deroga per i piccoli produttori di auto e furgoni (da 1000 a 10mila l’anno) fino al 2036. Obiettivo: tutelare la motor valley dell’Emilia-Romagna, in particolare Ferrari e Lamborghini.

Mentre sono stati respinti i due emendamenti più “pericolosi”, ovvero la possibilità di includere i biocarburanti tra le alternative per ridurre le emissioni, come avevano richiesto alcuni politici italiani, nonché l’emendamento per la riduzione del target al 2035 dal 100% al 90%, che avrebbe permesso di vendere pure i veicoli termici e ibridi, assicurando la sopravvivenza di propulsori, bielle e pistoni.

Cingolani ovviamente si era schierato fra quelli che chiedevano misure più blande, che favorissero l’industria dell’auto tradizionale. Il motivo? Non penalizzare troppo l’industria automobilistica italiana. Scrive il Corriere che Secondo Anfia, associazione dei componentisti, le aziende che producono parti per il motore endotermico rischiano 70 mila posti in meno (in tutto il settore ne garantisce 161 mila). Per fare un’auto elettrica infatti serve il 30% di lavoro in meno, dato che Iniettori, pistoni, cilindri non servono più. 

Due considerazioni. La prima: il problema è sempre il solito: noi una transizione ecologica veloce e profonda la dobbiamo fare per forza, non abbiamo alternative se vogliamo continuare ad abitare questo pianeta. Poi è ovvio che questa transizione ci pone delle sfide, enormi, nel campo del lavoro, dell’economia, delle relazioni, della governance, della società tutta. È tutt’altro che facile! È molto complesso. Ma quella deve essere la precondizione, in base alla quale possiamo trovare delle soluzioni agli altri problemi. 

Io, se sei il ministro della TE mi aspetto che ragioni così. Cingolani sembra ragionare al contrario, mettendo tutto come premessa (lo status quo dell’economia, del lavoro, ecc) e lasciando alla transizione il margine risicatissimo che ne resta. Solo che così non funziona. 

Poi c’è una seconda considerazione importante da fare secondo me, relativa alle auto elettriche. Che al momento sembrano l’unica alternativa sostenibile per quanto riguarda la mobilità. Certo è che, come ripetiamo spesso, non possiamo immaginare di fare una sostituzione uno a uno del parco auto a combustione interna con l’equivalente elettrico, per una mera questione di energia grigia e consumo di risorse. Ma, al netto di questo, di sicuro dobbiamo abbandonare il prima possibile le auto a combustione interna, quindi il fatto che l’Europa abbia messo un divieto è fondamentale.

PARLAMENTO UE BOCCIA SISTEMA ETS

Sono giorni concitati, dicevamo. Il parlamento ha votato anche sul sistema ETS, ovvero quel sistema che dovrebbe regolare le emissioni (e la loro progressiva riduzione, fino all’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050) all’interno del recinto comunitario. 

I deputati europei però in questo caso hanno respinto la relazione sulla revisione dell’EU Emissions Trading System  (EU ETS). Come mai? Il sistema ETS Eu, che sta per Emissions trading system, ovvero sistema di scambio delle emissioni è il sistema che già oggi regola le emissioni all’interno dell’Unione. È stato istituito nel 2005 ed è stato il primo al mondo di questo tipo.

Il concetto di base è che ogni paese, e a cascata ogni azienda inquinante, può acquistare quote di emissioni all’interno di questo mercato europeo. Per cui le aziende virtuose (e gli stati più virtuosi) possono vendere le quote che gli avanzano alle aziende (o gli stati) più inquinanti. Il totale delle quote sul mercato diminuisce anno dopo anno per cui si ipotizza che le quote stesse diventino sempre più care e quindi per le aziende sempre più sconveniente inquinare e questo dovrebbe essere un incentivo a diventare sostenibili.

Ora, questo sistema ha tutta una serie di falle e la riforma in questione era partita con l’idea di tapparne alcune. Una di queste consisteva nella abolizione delle quote gratuite di cui attualmente gode la grande industria. In pratica le industrie in base alle proprie dimensioni hanno delle quote gratuite e devono pagare solo per quelle che superano questa quota. Come se ci fosse una base di emissioni accettabili. LA riforma voleva eliminare questo aspetto ma una serie di emendamenti approvati in commissione ambiente grazie a un’alleanza fra destra liberale e estrema destra hanno fatto sì che questo punto fosse molto annacquato. Al punto che in plenaria il parlamento ha votato contro questa riforma così depotenziata e l’ha rispedita nelle mani della commissione. Il che è, direi, una buona notizia, per quanto una riforma resti necessaria.

OMICIDIO ABU AKLEH

In conclusione tornaimo a parlare dell’uccisione della giornalista Abu Akleh, palestinese americana, colpita da un proiettile a Jenin, in Cisgiordania, durante un’operazione israeliana. Lo facciamo guidati dall’editoriale di Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, che riprende tre inchieste di tre giornali differenti, che concludono tutte la stessa cosa: “la giornalista è stata uccisa in un attacco mirato delle forze israeliane”.

L’agenzia di stampa statunitense Associated Press, la rete televisiva statunitense Cnn e il gruppo di giornalismo investigativo Bellingcat non hanno potuto esaminare il proiettile che ha colpito Shireen Abu Akleh, ma hanno raccolto e analizzato decine di testimonianze dirette, video, registrazioni audio e le hanno incrociate, verificate e geolocalizzate, per poi sottoporle al vaglio di tecnici forensi ed esperti di esplosivi e di armi.

“Nel momento in cui la giornalista è stata uccisa, la mattina dell’11 maggio a Jenin, in Cisgiordania – scrive De Mauro – non erano in corso combattimenti tra palestinesi e israeliani, e la conclusione comune è che la giornalista sia stata colpita in modo deliberato da un cecchino israeliano: Shireen Abu Akleh indossava un giubbotto antiproiettile, con su scritto a caratteri cubitali “press”, stampa, ed è stata uccisa da un singolo proiettile che l’ha colpita vicino all’orecchio, in un punto non protetto tra l’elmetto e il giubbotto”.

Non è la prima volta che succede. In un articolo uscito online su Internazionale, Catherine Cornet ricorda che secondo la International federation of journalists sono almeno 46 i giornalisti palestinesi uccisi dalle forze armate israeliane negli ultimi vent’anni. Solo che, come fa notare Sergio Ferraris sulla sua pagina Facebook, i giornali italiani non stanno dando alcun risalto alla notizia, perché ribalta le categorie preconcette di “buoni” e “cattivi” della stampa nostrana.

FONTI E ARTICOLI

#auto
la Repubblica – Cingolani, partiti divisi sulla frenata alle auto elettriche. I Verdi: “E’ il ministro delle Fonti fossili”. Tajani: “Bene sua posizione”
Wired – Cos’è questa storia dello stop alla vendita di auto a benzina o diesel dal 2035
Corriere.it – L’auto elettrica inquina meno? Ci sono posti di lavoro a rischio? Le conseguenze dello stop a diesel e benzina dal 2035
Lifegate – Solo elettriche in vendita dal 2035, la transizione ecologica delle auto tra opportunità e rischi

#Eu ETS
Greenreport – Il Parlamento europeo boccia un EU Emissions trading system (Ets) fortemente indebolito

#Abu Akleh
Internazionale – Deliberato

#glifosato
Rinnovabili.it – Glifosato cancerogeno, l’ECHA ha ignorato le prove

#Ufo
la Repubblica – Ufo, la Nasa si unisce alle ricerche e allo studio sul fenomeno Uap

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