31 Lug 2020

5G, parliamone (seconda parte) – Io Non Mi Rassegno #192

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Fa male, non fa male, lo useranno per spiarci, è un’operazione militare, salverà il mondo, è all’origine dell’epidemia di Covid-19. Il 5G è innegabilmente al centro del dibattito. Ecco la seconda parte dello speciale dedicato all’argomento, in cui andiamo ad analizzare l’impatto ecologico della nuova tecnologia, i rischi per la privacy e la cybersecurity e infine le potenzialità nascoste.

L’impatto ambientale del 5G

Nella scorsa puntata abbiamo smentito alcune teorie con poche fondamenta sul 5G e abbiamo parlato dei possibili rischi per la salute. Restano però fuori alcuni aspetti meno trattati ma che a mio avviso rappresentano i rischi maggiori. E anche le opportunità che questa tecnologia, se usata bene, potrebbe invece portarci. 

Dal punto di vista dell’infrastruttura, il 5G dovrebbe avere un impatto relativamente basso, dato che per via delle piccola dimensione e l’ampia diffusione i ripetitori si prestano ad essere installati su strutture esistenti, come semafori, lampioni, alberi. Ciò su cui invece è più interessante ragionare è il tipo di consumi cui la nuova tecnologia ci abiliterà. L’alta velocità di trasmissione renderà facile e veloce scaricare enormi quantità di informazioni. Potremo scaricare un intero film in pochi secondi, un album musicale senza nemmeno accorgercene. Ciò significa che il traffico di dati aumenterà in maniera esponenziale, e con esso il consumo energetico dei server su cui questi dati riposano. 

Già oggi il web oggi genera circa il 2% delle emissioni climalteranti di tutto il pianeta e nei paesi dalle economie più grandi e moderne (l’Europa, il Nord America e l’Oceania) i data center sono sono la prima causa delle emissioni di anidride carbonica. Cosa succederà quando immagazzinare e scambiare enormi moli di informazioni diventerà ancora più semplice e immediato?

Un altro timore riguarda il fatto che l’introduzione del nuovo standard renderà rapidamente obsoleti tutti i dispositivi che non lo supportano. Smartphone innanzitutto. Ma anche tanti altri oggetti. Se ho acquistato un frigo nuovo, capace di dialogare con tutti gli altri oggetti di casa, potrebbe essere frustrante osservare che gli altri oggetti restano muti. Improvvisamente potrei ritrovarmi a desiderare anche un nuovo forno a microonde, un impianto elettrico, un garage, una poltrona e una Tv capaci di dialogare e scambiarsi informazioni. 

Huawei stima 100mld di nuovi dispositivi IoT connessi in 5G al 2025, Intel e Cisco parlano rispettivamente di 200 e 50 mld di dispositivi. Qualsiasi sia la stima corretta parliamo di una quantità enorme di nuovi oggetti. Ma, come per i dati, anche gli oggetti consumano energia. Ogni nuovo oggetto che metto in casa “contiene” in sé tutta l’energia che è stata utilizzata per estrarre le materie prime esauribili di cui è fatto, lavorarle, assemblarle e infine trasportare il prodotto finito e imballato fino a me (questa energia invisibile è detta energia grigia ed è un concetto fondamentale da tenere a mente). Dall’altro lato, ogni “vecchio” oggetto che butto alla spazzatura va a finire in qualche discarica dall’altra parte del mondo, o bruciato in un inceneritore, o a intasare capannoni di materiali riciclati senza più sbocchi commerciali. Questo è forse in assoluto l’aspetto più preoccupante, a mio avviso.

5G e privacy

Poi ci sono i rischi per la privacy e la cybersecurity. L’infrastruttura 5G, grazie all’introduzione di nuovi oggetti intelligenti e interconnessi, permetterà lo scambio rapidissimo di una quantità di informazioni mai viste prima. Il nostro smartwatch analizzerà e comunicherà informazioni relative alla nostra salute, il nostro frigorifero conoscerà le nostre abitudini alimentari e la nostra smart Tv conoscerà a fondo i nostri gusti in fatto di cinema e intrattenimento. Tutti questi oggetti, dialogando fra loro, permetteranno a potenti algoritmi di Big data di incrociare miliardi di dati e tracciare delle descrizioni accuratissime di noi, scoprendo caratteristiche che nemmeno noi stessi conosciamo. Chi potrà utilizzare queste informazioni? 

Una compagnia di assicurazioni potrebbe farmi pagare carissima la sua polizza vita, o persino scegliere di non assicurarmi, se fosse a conoscenza del fatto che il mio stile di vita e alcune mie predisposizioni genetiche sono correlate a un’alta insorgenza di una grave malattia. E cosa succederebbe se un governo autoritario venisse avvisato da un algoritmo che alcune mie abitudini identificano in me un potenziale oppositore politico? Sono scenari alla Minority Report, ma non sono poi così distanti dalla realtà.

Il fatto che sempre più oggetti e individui siano costantemente interconnessi in rete e governati dagli algoritmi rappresenta anche una potenziale fragilità dal punto di vista della cybersecurity, soprattutto quando entrano in gioco comparti chiave come la sanità, i trasporti, la mobilità. Cosa succederebbe se un attacco hacker riuscisse a penetrare all’interno di questi sistemi? 

La sicurezza del traffico dei dati preoccupa, per motivi un po’ diversi, anche gli stati. Come abbiamo già visto gli Usa hanno accusato a più riprese Huawei di voler rubare dati sensibili sui cittadini e le istituzioni americane per passarle al governo cinese e hanno impedito alle aziende cinesi di fornire infrastruttura e servizi di connettività 5G sul suolo americano. Secondo il governo Usa  la Cina sarebbe intenzionata a sfruttare le tecnologie occidentali per mettere in piedi il più grande e sofisticato sistema di sorveglianza della storia dell’umanità. Ma la storia di Edward Snowden e della National security agency ci insegna che anche i democratici e liberali governi occidentali possono farsi tentare dal controllo e dalla sorveglianza. 

E poi, parentesi, è possibile che la nuova tecnologia si trascini dietro la nuova bolla finanziaria mondiale, così come è avvenuto per Internet (più recentemente per le criptovalute) e per tutte le innovazioni che in epoca contemporanea hanno cambiato i connotati del mondo in cui viviamo. 

Tutto questo ovviamente non è colpa del 5G, ma è qualcosa che il 5G rende possibile e accelera. La colpa, se di colpa vogliamo parlare, è dell’idea di futuro che abbiamo in testa e che stiamo contribuendo a costruire. Ne ho già parlato nei due speciali dedicati a Neuralink (parte 1, parte 2), che vi lascio in descrizione, per cui non mi ripeterò. 

Le opportunità del 5G

In conclusione, vorrei fare un cenno anche alle possibili applicazioni utili di questa tecnologia. Dal punto di vista medico-sanitario il 5G permettendo interventi chirurgici a distanza apre la strada alla possibilità di ottenere assistenza sanitaria di qualità con investimenti infrastrutturali relativamente bassi e senza bisogno di tenere in piedi grossi apparati sanitari anche in zone più depresse e isolate del pianeta. Dal punto di vista industriale, la nuova tecnologia potrebbe consentire nuovi sviluppi nel campo dell’economia circolare, ad esempio facilitando la tracciatura degli scarti industriali. E nel campo della mobilità elettrica il 5G potrebbe essere il fattore chiave per la definitiva affermazione. 

Vantaggi simili potrebbero arrivare anche per altri comparti. In campo agricolo potranno affermarsi l’agricoltura di precisione e l’Internet of Farming. Tutto questo al netto del paradosso di Jevons, sia chiaro. 

Va bene, spero con questi due video dedicati di avervi dato un’idea dei rischi e dei possibili vantaggi di questa nuova tecnologia. Alla fine a decidere se prevarranno i primi o i secondi saremo noi esseri umani, l’utilizzo che decideremo di farne e le storie di futuro che ci racconteremo. Perché il 5G è uno strumento al servizio delle nostre narrazioni, e fatta eccezione per i rischi della salute, per il resto se ce la prendiamo col 5G rischiamo di sbagliare clamorosamente mira.

Articoli su 5G:

#esercito
DEFENSE INNOVATION BOARD – THE 5G ECOSYSTEM: RISKS & OPPORTUNITIES FOR DoD

#Salute
AltroConsumo – 5G: che cos’è e perché non c’è da allarmarsi
International Journal of Oncology – Comments on the US National Toxicology Program technical reports on toxicology and carcinogenesis study in rats exposed to whole-body radiofrequency radiation at 900 MHz and in mice exposed to whole-body radiofrequency radiation at 1,900 MHz
Business Inseider – Il 5G fa male? In molti, scienziati compresi, sono preoccupati: ecco a che punto sono gli studi
The Guardian – 5G confirmed safe by radiation watchdog

#aspetti tecnici
Time – Everything You Need to Know About 5G

#Scontro Cina-Usa
Valigia Blu – Huawei e 5G: la guerra fredda tecnologica con la Cina e cosa teme davvero l’America di Trump

#Dati
U.S. Department of State – Europe Must Put Security First With 5G

#IoT
Huawei – 5G for IoT and Mobile

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