PNRR, FINANZIAMENTI ALL’IDROGENO
Il 30 aprile è uscito un decreto legge n. 36 che prevede “Ulteriori misure per l’attuazione del Pnrr”. Il decreto prevede, fra le altre cose, 5 articoli dedicati esclusivamente alle misure in campo energetico, climatico e ambientale. E allora vediamole.
L’aspetto più significativo, riporta GreenReport, è che vengono stanziati, tramite un apposito decreto attuativo del MiTe, 450 milioni per la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili, il cosiddetto idrogeno verde.
Un tempismo davvero ottimo, visto che è appena uscito un nuovo studio che commentavamo qualche giorno fa che afferma che l’idrogeno, se disperso in atmosfera, ha un impatto indiretto sul clima peggiore della CO2 (e visto come è complicata l’infrastruttura necessaria al trasporto dell’idrogeno il rischio che ne vengano disperse notevoli quantità in atmosfera è più che concreto). Uno studio che suona come una pietra tombale sull’utilità di sviluppare tecnologie basate sull’idrogeno su ampia scala. E allora, perché non investirci 450 milioni!
Passaggi potenzialmente più interessanti del decreto sono invece quelli riportati dal sito Informazione Ambiente, che riguardano il potenziamento del sistema di monitoraggio dell’efficientamento energetico e l’istituzione del Sistema Nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici, anche chiamato SNPS. Un servizio che dovrebbe spingere il Servizio sanitario nazionale a milgliorare il controllo, la cura e la prevenzione delle malattie croniche associabili ai rischi climatici e ambientali. Tutto ciò usando un approccio integrato chiamato “planetary health” che favorisce l’inclusione della salute pubblica nei processi decisionali che riguardano altri settori, in particolare quello ambientale.
BASE MILITARE NEL PARCO DI SAN ROSSORE
Ah, sempre a proposito del Pnrr, c’è una – forse – buona novità sulla base militare che il governo voleva costruire all’interno del parco naturale di San Rossore proprio coi fondi del Pnrr. Ce la dà il Fatto Quotidiano.
Dopo le numerose proteste, dopo la petizione su Change.org che ha superato in pochi giorni le 100mila firme – o forse dopo aver ascoltato le puntate di io non mi rassegno – il governo si è detto pronto a tornare sui suoi passi sulla costruzione della nuova base militare di Coltano, in un’area della Riserva naturale di San Rossore, in provincia di Pisa.
L’esecutivo, attraverso il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè, ha accolto l’ordine del giorno del M5s, firmato dal vicecapogruppo Riccardo Ricciardi, impegnandosi così a “valutare un luogo alternativo per l’infrastruttura militare di Coltano (Pisa)”.
Le nuove strutture – che dovrebbero ospitare diverse unità dei carabinieri, dai paracadutisti del Tuscania ai cinofili – occuperebbero un’area di circa 70 ettari, per una spesa di 190 milioni. Contro la realizzazione di questa nuova base, a due passi da Camp Darby, una delle basi Usa più grandi d’Europa, si è schierato lo stesso vertice del Parco, le associazioni ambientaliste e anche diversi schieramenti politici. Quindi si aprono perlomeno degli spiragli.
DDL ZAN
Intanto, scrive il Post, il Partito Democratico ha presentato nuovamente il DDL Zan. O meglio, ha depositato una proposta di legge identica al disegno di legge Zan contro l’omotransfobia e altre discriminazioni, approvato alla Camera e poi, dopo mesi di scontri e discussioni, affossato al Senato lo scorso ottobre dai partiti della destra e da un certo numero di “franchi tiratori” di sinistra.
L’obiettivo è approvare il nuovo/vecchio ddl entro la fine legislatura e ha detto di essere disposto a fare delle modifiche. Il percorso dovrà ora iniziare da capo: passare cioè per l’approvazione in Commissione e poi in aula in entrambi i rami del Parlamento. Il deposito è potuto avvenire solo ora, perché l’articolo 76 del Senato dice che «non possono essere assegnati alle competenti Commissioni disegni di legge che riproducano sostanzialmente il contenuto di disegni di legge precedentemente respinti, se non siano trascorsi sei mesi dalla data della reiezione».
DEFORESTAZIONE
Oggi si chiudono i lavori del Congresso mondiale sulle foreste della Fao, a Seoul, in Corea, iniziato il 2 maggio. Ancora – al 6 maggio mattina – non è uscito il documento finale ma possiamo già commentare alcune cose emerse in queste giornate sul tema delle foreste, a partire dal report iniziale sullo stato delle foreste, il Global forest resources assessment remote sensing survey.
Un report che studia da remoto, attraverso le immagini satellitari, lo stato delle foreste mondiali. E che è fatto di luci e ombre. La buona notizia è che il fenomeno della deforestazione sta rallentando a livello globale. Come riporta Lifegate, mentre nel primo decennio del Duemila venivano distrutti 11 milioni di ettari di foresta all’anno, tra il 2010 e il 2018 la media annua è scesa a 7,8 milioni di ettari. Il tasso di deforestazione è sceso quasi del 30 per cento.
Pur avendo fatto visibili progressi, il Sudamerica resta la zona in assoluto più problematica, seguito dall’Africa. Il 90 per cento delle foreste che sono state distrutte si trova ai tropici. Complessivamente dal 2000 al 2018 abbiamo perso 157 milioni di ettari, più del triplo della superficie della Spagna, mentre sono stati riforestati 46 milioni di ettari.
Il che è un miglioramento, ma è ancora molto lontano dall’essere un risultato accettabile.
Per quanto riguarda le cause della deforestazione, la prima per distacco è l’agricoltura! L’espansione dei terreni agricoli causa la metà della deforestazione mondiale. Le piantagioni di palme da olio, da sole, hanno contribuito al 7 per cento della deforestazione tra il 2000 e il 2018. Al secondo posto, dopo l’agricoltura, ci sono i pascoli col 38,5 per cento. E abbiamo praticamente raggiunto il 90% con solo queste due cause
Sempre nella stessa occasione la Fao ha lanciato un secondo rapporto, lo State of the world’s forests report 2022 che individua tre priorità legate al tema delle foreste:
- Arrestare la deforestazione e mantenere gli ecosistemi forestali in buone condizioni. Ciò significa evitare l’emissione in atmosfera di 3,6 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno tra il 2020 e il 2050. Un contributo che può fare la differenza, visto che la missione è quella di contenere il riscaldamento globale entro il 2030.
- Ripristinare i terreni degradati. Ciò può contribuire a sequestrare dall’atmosfera 1,5 gigatonnellate di CO2 equivalente all’anno tra il 2020 e il 2050; è come se venissero tolti dalla circolazione 325 milioni di auto a benzina ogni anno.
- Usare in modo sostenibile le risorse forestali e creare catene del valore verdi. Questo è il punto a mio avviso più discutibile, per due ragioni. La prima è che si basa su previsioni irrealistiche, ovvero che – riporta il report stesso – il consumo di tutte le risorse naturali è destinato a raddoppiare dai 92 miliardi di tonnellate del 2017 ai 190 miliardi del 2060. Il che non succederà, o perché saggiamente sceglieremo di consumare meno risorse come società, o semplicemente perché non ci saranno quelle risorse. Inoltre perché si basa comunque su una visione delle foreste come un bene da sfruttare e da gestire, sebbene responsabilmente. Le foreste sono foreste punto. Siamo noi esseri umani ad essere un bene da gestire responsabilmente
FONTI E ARTICOLI:
#Pnrr #idrogeno
Informazione Ambiente – Inquinamento ambientale, nuovo decreto: quali sono le restrizioni e i benefici?
GreenReport – Dal Pnrr 450 milioni per sviluppare la filiera dell’idrogeno verde
#San Rossore #base militare
il Fatto Quotidiano – Base militare nel parco di San Rossore, ora il governo ci ripensa: accolto un odg del M5s per “valutare un luogo alternativo”
#ddl Zan
Il Post – Il PD ha ripresentato il ddl Zan, identico
#foreste
Lifegate – L’espansione dei terreni agricoli è la più grande minaccia per le foreste, sostiene la Fao
#Shanghai
il Post – Il primo fallimento della Cina sulla pandemia
#migranti climatici
Internazionale – L’occidente deve aprire le porte ai migranti in fuga dalla crisi climatica
#giornalisti #messico
Internazionale – Come resistono i giornalisti nel paese più pericoloso del mondo
#bonus 200€
il Post – Come funziona il bonus da 200 euro
#mascherine
RaiNews – Covid, 46 miliardi di mascherine utilizzate in Italia: “Impatto abnorme su ambiente e società”