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16 Aprile 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Polo petrolchimico di Siracusa tra incidenti e criticità ambientali – INMR Sicilia #13

Il polo petrolchimico di Siracusa tra incidenti, decreti e ricorsi, la siccità che nonostante le piogge non sembra diminuire, il caro voli e la malasanità.

Autore: Redazione Sicilia che Cambia
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L'articolo si trova in:

Trascrizione della puntata

Venerdì 11 aprile si è verificato un grave incidente all’interno della raffineria Sonatrach di Augusta, parte del polo petrolchimico siracusano. Forse una perdita di gas, poi un’esplosione e l’incendio che ha investito due operai ricoverati in prognosi riservata perché hanno il corpo ricoperto di ustioni di secondo e terzo grado.  

Dall’area non arrivano solo notizie negative, ma anche importanti novità sul fronte della giustizia. Vi avevamo accennato qualcosa nelle scorse puntate di INMR Sicilia oggi proviamo a ricucire tutti i pezzi. La Corte Costituzionale ha dato il colpo di grazia al decreto Salva Ilva, una misura varata nel gennaio 2023 dal governo per garantire il funzionamento di impianti di interesse strategico nazionale, quindi l’Ilva ma anche Isab, il più importante della zona di industriale di Priolo, che produce un terzo della benzina italiana. 

Perché questo decreto? A giugno 2022 la magistratura aveva messo i sigilli all’unico depuratore dei reflui dell’area industriale siracusana, il depuratore IAS con l’obiettivo di fermare i conferimenti di sostanze inquinanti, un’ipotesi che avrebbe determinato lo stop dell’intera zona industriale perché è qui che scaricano Eni, la stessa Isab, la Sasol, la Sonatrach. 

Che il depuratore non funzionasse lo si sapeva anche dalle intercettazioni a due dirigenti dell’impianto di depurazione riportate anche da Antonio Fraschilla nella sua inchiesta su L’Espresso. «Il depuratore funziona perché il laboratorio scrive numeri a minchia!…se si viene a sapere fuori, che noi non abbiamo controllato mai un cazzo!», sono solo alcune delle frasi dette dai due dirigenti. 

Nel decreto Salva Ilva, i ministri Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin hanno individuato delle misure per garantire una sorta di bilanciamento tra attività economica e rischi ambientali assicurando la continuità produttiva del polo. La Procura di Siracusa ha sollevato una questione di legittimità costituzionale, in particolare su una norma relativa ai tempi necessari per portare a compimento gli indispensabili interventi di risanamento ambientale, che è stata poi dichiarata incostituzionale anche dalla Corte Costituzionale.

Il Governo, attraverso l’Avvocatura di Stato, ha presentato ricorso al Tribunale di Roma,  il giudice individuato proprio dal decreto legge per dirimere eventuali controversie, e così arriviamo a giorni nostri.  A inizio aprile i magistrati della Corte Costituzionale si sono pronunciati sostenendo che Roma non ha competenza e a decidere sarà il tribunale del riesame di Siracusa. Quindi la palla torna al tribunale i cui magistrati da anni chiedono di fermare le raffinerie e i loro reflui ritenuti altamente inquinanti.

Parallelamente al responso della Corte Costituzionale, sempre nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’impianto Ias di Priolo Gargallo è stato depositato l’esito della consulenza tecnica (410 pagine) dai periti nominati dal Gip di Siracusa, Salvatore Palmeri.

L’impianto Ias di Priolo – si legge in conclusione – ha mostrato, nel periodo 2015-2020, una parziale efficienza nel rispetto dei limiti normativi, ma non è strutturalmente e funzionalmente idoneo a trattare con sicurezza e continuità i reflui industriali provenienti dal polo siracusano. Le sue carenze progettuali, i mancati investimenti e l’assenza di un’efficace gestione delle emissioni hanno generato criticità ambientali documentate, seppure in parte attenuate dalla ridotta portata in ingresso.

Non servirebbero ulteriori commenti. Mi chiedo solo come ci si possa abituare a infortuni, a continui fuori servizio, nubi nere e sfiaccolamenti strani, oltre che a criticità ambientali documentate rassegnandosi come se fosse giusto e normale? Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, rispetto alla decisione presa dalla Corte Costituzionale, confida sulla ragionevolezza di tutti gli attori. «Noi stiamo lavorando per salvaguardare il polo industriale così importante per la Sicilia e per l’Italia anche nella necessaria conversione green – sottolinea -. Sono convinto che anche gli altri abbiano lo stesso obiettivo».

Continueremo ad aggiornarvi sulle prossime evoluzioni.

Nonostante la pioggia, gli annunci e i «mai più». Nonostante il commissario per l’emergenza, le buone intenzioni, i tavoli tecnici, i dissalatori. Nonostante sia passato un anno di decreti, bandi, poteri speciali l’estate si avvicina e sul fronte della siccità la Sicilia è messa come prima. Anzi, peggio. Scrive così Giacomo di Girolamo nel suo articolo “Perché in Sicilia ci sarà una crisi idrica anche se ha piovuto per mesi”.

E a mettere le mani avanti è anche il Commissario straordinario nazionale per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, che parla di una situazione peggiore rispetto all’anno scorso. E nonostante l’entusiasmo di Matteo Salvini, che ha destinato novantaquattro milioni di euro per «sei opere strategiche che risolveranno in gran parte l’emergenza» e di Renato Schifani, che commentando la pioggia abbondante di questo inverno, si era detto «fiducioso» su un’estate non all’asciutto, qualcosa non ha funzionato. 

Secondo L’Autorità di Bacino della Regione Sicilia sono appena centoquarantadue milioni di metri cubi d’acqua disponibili nei principali invasi «a uso promiscuo», cioè sia per l’agricoltura che per l’uso potabile. Il volume utilizzabile, al netto di fanghi, perdite e mancanza di infrastrutture, scende addirittura sotto i cento milioni. 

È soprattutto la Sicilia occidentale a patire, sia per il settore agricolo che per quello idropotabile. L’acqua continua a essere razionata in molti comuni, le dighe continuano a non essere collaudate e anche se piove devono essere svuotate per questioni di sicurezza. 

La diga Trinità ha poi dell’incredibile. In provincia di Trapani, dove Centomila metri cubi di acqua al giorno vengono sversati in mare per ordine del Ministero delle Infrastrutture. Solo lo scorso 10 marzo, dopo le verifiche della Protezione Civile – che nessuno aveva mai fatto –  si è scoperto che l’acqua può arrivare all’interno della diga fino a sessantadue metri di altezza, cioè 2,5 milioni di metri cubi e che quindi non doveva essere svuotata per forza, come avviene ogni anno da mezzo secolo. 

Si sono sprecati soldi, fiato, parole, tempo e soprattutto acqua. La Regione ha presentato 31 progetti da finanziare con il PNRR, tutti bocciati. Questo è anche  il risultato di “professionisti”, si fa per dire, scadenti assunti per motivi clientelari e in grande  è il risultato di una classe politica senza scrupoli e poco avvezza a un mea culpa. «Ho ereditato una situazione disastrosa», dice Renato Schifani. Ereditata da chi: dai due soli governi di centro-sinistra durati in totale 7 anni (su 78!) o dai 28 di centro e centro-destra dalla Dc in giù?

Non ci resta che applicarsi con la danza della pioggia perché c’è poco da sperare dall’intelligenza politica. 

Cracovia e Varsavia, ma anche Bari e Pescara. Sono gli scali suggeriti per chi vuole rientrare in Sicilia durante le vacanze di Pasqua o i vari ponti e vuole abbattere decisamente i costi partendo in volo da Milano o da Roma. Dopo il “Sicilia Express” organizzato per le vacanze di Natale dalla Regione, il presidente Schifani ha pensato bene di riproporre l’esperienza per le prossime festività.

I biglietti sono andati esauriti in meno di un’ora. Sembra un po’ come per la questione siccità, Schifani che si pregia con orgoglio della strategia del suo governo che di fatto non risolve molti dei problemi strutturali di questa terra. Il problema del caro voli resta e di certo un solo treno non può bastare per tutte le siciliane e i siciliani che vogliono rientrare nell’isola.

Oltre 3mila referti medici a Trapani non sono mai stati consegnati ai pazienti. Si tratta soprattutto di esami istologici effettuati per verificare l’eventuale presenza di tumori. I ritardi sarebbero dovuti a una carenza di medici specialisti in anatomia patologica. Il caso di Trapani era partito proprio dalla denuncia di una donna che aveva scoperto un tumore in stadio avanzato con mesi di ritardo perché non le erano stati consegnati i risultati degli esami.

Le era stato prelevato un campione di tessuto arrivato in laboratorio il 15 dicembre del 2023, ha ricevuto i risultati il 10 agosto del 2024, otto mesi dopo. Nel frattempo, proprio ad agosto, aveva fatto alcuni accertamenti scoprendo di avere ormai varie metastasi e un tumore già al quarto stadio. Ci sono ancora diversi aspetti non chiari nella gestione del problema, sia da parte della Regione che della stessa ASP. 

Ad una Sicilia che non sempre brilla per efficienza e risoluzione di problemi atavici, si contrappone la Sicilia dei nostri racconti che è invece simbolo ed esempio di innovazione, partecipazione, impegno e inventiva. 

Come ad esempio sta accadendo presso la cooperativa Valdibella vicino Palermo. Insieme alla comunità di Contadinazioni sono promotori di un’iniziativa innovativa, un progetto di acquisto collettivo di un’azienda agricola in difficoltà nei luoghi che hanno dato origine alla stessa cooperativa Valdibella. Un’idea innovativa che stravolge il senso di proprietà privata e dando alla “terra” la sua giusta collocazione di bene collettivo. 

Restiamo vicino Palermo per parlarvi dell’iniziativa che ha coinvolto la comunità di Altofonte duramente colpita dagli incendi del 2020 e 2023. Alessia Rotolo ci racconta di un progetto pilota che ha portato alla nascita di linee guida per la prevenzione degli incendi sviluppate con e per la comunità. Un progetto che può essere replicato in altre aree del territorio regionale per affrontare in modo integrato e partecipato la problematica e i rischi legati agli incendi. 

Anna e Aldo sono tornati a vivere in Sicilia dopo tanti anni in Australia per dare vita al MAT Museo antropologico di Testa dell’Acqua vicino Noto. Un viaggio nel tempo di un luogo che, tra storie, racconti ed esperienze, si apprezza per la sua bellezza e unicità. Lei archeologa, lui biologo marino hanno messo in piedi un museo che racconta la relazione in continua evoluzione tra l’essere umano e il territorio intersecando antropologia, storia, ecologia e tecnologia. Un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro.

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