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22 Aprile 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Chi è stato papa Francesco: luci e ombre del primo Papa ecologista – 22/4/2025

Papa Francesco è morto: ripercorriamo il suo pontificato e cosa succede ora nella Chiesa. In chiusura, aggiornamenti sui negoziati USA-Iran e sulle tensioni legate ai CPR in Albania.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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La giornata di ieri, a livello di informazione, è stata monopolizzata da un’unica notizia che ovviamente oggi campeggia su tutte le prime pagine dei giornali. La morte di papa Francesco. Che fra l’altro è avvenuta in un giorno profondamente simbolico. 

Francesco è morto il giorno dopo Pasqua, la resurrezione, la rinascita, e il giorno prima dell’Earth Day, che cade oggi 22 aprile, e che nel caso di Francesco è un giorno sicuramente simbolico essendo stato probabilmente il primo papa apertamente ecologista. Il tutto nell’anno del giubileo. 

E Papa Francesco è sicuramente stato un Papa che non è passato inosservato, che ha avuto idee forti, molto amate e molto criticate, come osserviamo anche nelle reazioni di queste ore successive alla sua morte. Probabilmente un Papa più amato al di fuori del mondo cattolico che al suo interno.  

Comunque andiamo con ordine. Visto che quando succedono queste cose siamo sommersi di informazioni, io ho dovuto fare una cernita fra le migliaia di articoli, e vi propongo un po’ un collage di informazioni. Complessivamente quello che provo a spiegarvi è:

  • cosa è successo
  • chi è stato Papa Francesco, scegliendo inevitabilmente alcuni aspetti su altri e raccpontandone luci e ombre
  • Cosa succede adesso

Partiamo dalla morte del Pontefice. La morte è avvenuta alle 7:35 di ieri mattina ma la notizia ha iniziato a circolare solo attorno alle 10, quando la Sala Stampa vaticana ha diffuso una nota ufficiale molto stringata e avara di dettagli. 

Papa Francesco aveva 88 anni e come riportano molti giornali era malato da tempo, e anche nelle ultime settimane la sua salute era stata al centro delle notizie. Come racconta il Post, “La Chiesa non ha menzionato la causa della morte di Francesco, ma negli ultimi mesi il papa aveva avuto gravi problemi di salute (e più generale aveva 88 anni e una salute sempre più precaria). Era stato ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma tra il 14 febbraio e il 23 marzo a causa di una polmonite bilaterale, cioè a entrambi i polmoni, e varie altre complicazioni all’apparato respiratorio.

La morte quindi non è stata improvvisa ma è comunque arrivata in un momento in cui il Pontefice sembrava in ripresa. Attorno all’ora di pranzo di ieri si è iniziata a diffondere la notizia di un probabile ictus come causa della morte.

Chi era Papa Francesco

Papa Francesco rispondeva al nome, all’anagrafe, di Jorge Mario Bergoglio. Dal 13 marzo del 2013 era la massima autorità all’interno della Chiesa cattolica. È stato il primo papa gesuita, nonché il primo originario di un paese Sudamericano e in generale il  primo non europeo da molti secoli, e il primo a scegliere come nome Francesco. 

Ed è stato, come vi dicevo, probabilmente il primo Papa a mettere l’ecologia al centro del messaggio cristiano in modo così diretto e radicale. Nel 2025, a soli due anni dal suo insediamento ha stupito il mondo cattolico e non solo con Laudato si’ un’enciclica con cui ha proposto un’idea di “ecologia integrale”, dove la cura del pianeta è vista come inseparabile dalla giustizia verso le persone più vulnerabili.

Non si trattava, nella sua visione, solo di salvaguardare l’ambiente, ma di ripensare l’intero modello di sviluppo economico e sociale, che produce diseguaglianze, sfrutta i più poveri e devasta la natura. 

Un messaggio rincarato diversi anni più tardi con Laudate Deum, pubblicata nel 2023, con cui ha rilanciato l’allarme sulla crisi climatica, sottolineando l’urgenza di azioni concrete e criticando apertamente i governi e le imprese che, pur conoscendo i dati, continuano a non agire.

Un altro fronte su cui Francesco si è distinto dai suoi predecessori è stato quello, diciamo, del pacifismo, che sembrerebbe scontato per un Pontefice ma che spesso non lo è stato. Infatti sul fronte internazionale, Francesco ha cercato di promuovere costantemente soluzioni di pace, suscitando anche molte critiche e aperta ostilità in alcuni casi. 

Ad esempio quando, dopo aver più volte definito la guerra in Ucraina una “sciagura vergognosa”, nel marzo 2024 ha invitato Kiev ad avere il “coraggio della bandiera bianca”, sottolineando che negoziare non significa arrendersi, ma salvare vite umane. Una posizione sicuramente coraggiosa anche solo da esprimere, al di là del giusto o sbagliato, ecco diciamo una posizione non neutrale, che gli ha attirato addosso anche molte critiche.

Sulla guerra a Gaza, ha condannato sia il terrorismo di Hamas ma anche quella che ha definito la violenza sproporzionata di Israele, cercando di difendere il diritto alla vita di tutti i civili, israeliani e palestinesi. Nel suo ultimo libro ha anche avanzato la proposta, coraggiosa e scomoda, di aprire una riflessione sul possibile genocidio in corso a Gaza, secondo i parametri del diritto internazionale. Anche qui, una affermazione molto scomoda per un Papa. Tant’è che il primo ministro israeliano Netanyahu ha definito le parole del Pontefice “vergognose” e si creò un mezzo caso diplomatico.​

Uno degli aspetti forse più innovativi del pontificato di Papa Francesco è stato il tentativo di riformare la Chiesa attraverso il cosiddetto “cammino sinodale”, di cui abbiamo parlato anche in una precedente rassegna. Un’iniziativa con cui Francesco ha voluto promuovere un processo di ascolto e partecipazione che coinvolgesse tutte le componenti della Chiesa: vescovi, preti, religiosi e laici.

L’obiettivo era quello di superare l’immagine di una Chiesa verticistica e rigida, per trasformarla in una comunità più aperta, capace di ascoltare le istanze che arrivano “dal basso”. Temi come il ruolo delle donne, il sacerdozio femminile, l’accoglienza delle persone LGBTQ+, e il rapporto con i divorziati risposati sono stati discussi in maniera molto più franca di quanto avvenisse in passato, anche se spesso senza arrivare a soluzioni definitive. In questo senso, Francesco ha avviato un processo che molto probabilmente continuerà a produrre effetti anche dopo la sua morte.

Proprio per le sue posizioni forti su molto temi, il pontificato di Papa Francesco è stato segnato anche da tensioni e controversie. Alcuni settori del mondo cattolico più tradizionalista gli hanno rimproverato un’eccessiva apertura su temi come il dialogo interreligioso, l’accoglienza delle persone LGBTQ+, e la pastorale dei divorziati risposati.

D’altro canto, alcune sue uscite più o meno pubbliche hanno suscitato critiche di segno opposto, come alcune sue dichiarazioni sul ruolo della donna, o i famosi commenti infelici sulla troppa “frociaggine” presente nella Chiesa.

Uno dei temi invece più strutturali per cui Francesco è stato più aspramente criticato è stato un atteggiamento poco netto nei confronti dei tanti scandali di abusi su minori interni alla chiesa. 

Su questo la direzione di Francesco è stata sicuramente più incerta. Se a parole ha più volte ammesso il problema e condannato la gravità dell’accaduto. Considerate che parliam odi un problema molto diffuso, che negli USa (il paese dove fin qui è emerso con maggior forza) coinvolge il 4% del clero su cui pendono accuse di abusi. E che in altri paesi risulta ancora troppo spesso sommerso. 

Ecco su questo Francesco è accusato di eccessiva cautela, in alcuni casi persino connivenza, nel senso che ha sì istituito nel 2014 la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori:  un organismo per prevenire gli abusi e proteggere i minori.​ Ma negli anni successivi diversi membri si sono dimessi denunciando l’inefficacia della Commissione e la mancanza di supporto da parte della Curia romana. 

Un caso emblematico di questa doppia condotta è quello del cardinale George Pell, accusato di aver coperto centinaia di abusi in Australia, che ciononostante è stato nominato a ruoli di rilievo in Vaticano.

Quindi ecc’ parliamo di una figura, quella di Papa Francesco, sicuramente divisiva, sicuramente per alcuni aspetti controversa, però devo dire che comunque è riuscito a imprimere – lo dico da ateo – una visione alla Chiesa chiara, un’attenzione agli ultimi, alla cura del Pianeta e a tante altre cose.

Lascia una chiesa divisa, ma viva. Divisa fra l’area a lui più vicina, quella dei riformisti progressisti, favorevoli al suo progetto di una Chiesa più inclusiva, meno clericale, più attenta ai temi sociali e ambientali.

Un’area invece diciamo “Tradizionalista critica”, di conservatori moderati, che hanno sempre guardato a Francesco con sospetto o critica, temendo un annacquamento della dottrina, ma senza rotture plateali, e un’area di “Opposizione radicale”, fatta dagli Ultra-conservatori apertamente ostili alle politiche di Francesco, fra cui spicca la controversa figura di Monsignor Carlo Maria Viganò e i suoi sostenitori e la parte se volelte trumpiana e un po’ complottista della chiesa Usa.

Cosa succede adesso

Torniamo sul Post che spiega quali sono i prossimi passi. Il cerimoniale per eleggere il nuovo papa inizierà di fatto con il funerale di papa Francesco, che da solo durerà una settimana e finirà con la sepoltura del corpo del pontefice. Non dovrebbe avvenire nella basilica di San Pietro, dato che Francesco aveva detto più volte di voler essere seppellito nella basilica di Santa Maria Maggiore.

Nel frattempo l’ordinaria amministrazione della Chiesa cattolica sarà gestita dal cosiddetto “Camerlengo”, una figura poco conosciuta, di cui si parla sono in occasione della morte di un Papa.

Il Camerlengo attuale è Kevin Joseph Farrell, lo stesso che ha annunciato la morte del Paontefice, ed è un’alta carica del clero cattolico che ha il compito di assumere la guida della Chiesa per tutte le questioni di ordinaria amministrazione nella fase di “sede vacante”, cioè di passaggio di poteri e di funzioni dal vecchio al nuovo papa.

Intanto i dicasteri della curia romana, che sono equiparabili ai ministeri di un governo, saranno sospesi dalle loro funzioni. Il potere politico passerà a due diverse congregazioni di cardinali: una più piccola, composta dal Camerlengo e da altri tre cardinali estratti a sorte ogni tre giorni, che si occuperà degli affari meno importanti, e una generale, composta da tutti i cardinali, che deciderà la data del Conclave, ovvero l’assemblea per la scelta del nuovo papa.

Nei prossimi giorni arriveranno a Roma tutti i cardinali che ne fanno parte, cioè quelli che non hanno ancora compiuto 80 anni. Il Conclave deve iniziare tra i 15 e i 20 giorni dalla morte del papa. E possiamo già notare che conclave che eleggerà il nuovo Papa è un conclave piuttosto progressista, abbastanza vicino a Francesco. Questo perché molti dei cardinali che ne fanno parte sono stati nominati dallo stesso Francesco.

Infatti i papi che rimangono in carica più a lungo o che per ragioni contingenti riescono a nominare più cardinali – perché magari durante il proprio mandato ne muoiono parecchi – hanno la possibilità di influenzare pesantemente la scelta del proprio successore. È esattamente la condizione che si è costruito papa Francesco: nei suoi 12 anni di papato ha nominato 108 cardinali fra i 135 che sceglieranno il suo successore, circa l’80 per cento. Dei rimanenti 27 cardinali, 22 sono stati indicati da Benedetto XVI, il suo predecessore, e 5 persino da Giovanni Paolo II.

La morte del Papa come è normale che sia si è un po’ fagocitata tutte le altre notizie, ma alcune devo darvele lo stesso, anche se al volo.

Nel weekend pasquale si sono svolti a Roma dei colloqui molto importanti, dei nuovi colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran, mediati dall’Oman, sul programma nucleare iraniano. Il clima è stato definito dai media come costruttivo, tanto che è stato già fissato un terzo round sabato prossimo. L’Iran punta alla revoca delle sanzioni senza rinunciare al suo programma nucleare civile, mentre gli Usa cercano garanzie sul blocco dell’arricchimento dell’uranio. Le trattative sono complesse: Israele resta contrario a ogni accordo e teme che Teheran sia vicina alla bomba atomica. Nel frattempo, l’ipotesi di un’intesa in tre fasi sembra prendere forma, anche se resta lontana la certezza di un accordo definitivo. Ne parla Rai NEws in un articolo che trovate fra le fonti.

E i giornali hanno parlato molto anche del caso di un migrante marocchino prima portato in Albania e poi riportato in Italia per un vizio di forma, che mette a nudo tutte le contraddizioni legate al piano italiano di costruire i CPR in Albania.

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