6mila militari da 8 Paesi Nato e oltre 120 mezzi: inizia la Mare Aperto 2025 – INMR Sardegna #72
Inizia la Mare aperto 2025, la più grande esercitazione militare del Mediterraneo centrale, che coinvolge anche l’Isola. Parliamo poi della legge sul fine vita, di spopolamento dell fenomeno dello spiaggiamento della velella, è indice di benessere dei mari.

Fonti
#mareaperto
L’esercitazione Mare Aperto “chiude” le acque della Sardegna: interdizioni anche nel Golfo di Cagliari
Otto Paesi Nato, 6mila militari, oltre 120 mezzi: “prove di guerra” in Sardegna con la Mare aperto 2025
È iniziata Mare aperto 2025, la più grande esercitazione militare del Mediterraneo centrale
#finevita
Sardegna, presentata proposta di legge su “Fine vita”. Presidente Todde: «Atto di civiltà»
#spopolamento
La Sardegna si spopola: persi altri 9.114 abitanti in un anno, come l’intera Macomer
#velella
La Pelosa si tinge di blu: migliaia di velelle invadono la spiaggia
STINTINO, ”LA PELOSA” SI COLORA DI BLU: INVASA DALLE VELELLA VELELLA
#SACC
Ortija: l’ambulatorio popolare e la salute autogestita
Il vino buono non inquina: dai filari alla bottiglia la viticoltura si fa sostenibile
In Sardegna chi decide sul futuro delle rinnovabili?
Colonialismo, vergogna interiorizzata e Rodolfo, il cammello che ha risvegliato un conflitto profondo
Come riporta il sole 24 ore è iniziata la Mare aperto 2025, la più grande esercitazione militare del Mediterraneo centrale. Centoventi mezzi, 6 mila militari provenienti da 8 nazioni della Nato e la presenza di osservatori di 21 Marine estere. Sono i numeri principali che caratterizzano l’operazione “Mare aperto 25”, la «più grande esercitazione addestrativa annuale della Difesa in ambito marittimo, pianificata e condotta dalla Marina Militare», iniziata i giorni scorsi. Un’operazione alla quale come riporta Davide Madeddu, partecipano navi, sommergibili, aerei, elicotteri e veicoli non pilotati di tipo subacqueo, aereo e di superficie.
La Sardegna con i suoi poligoni sarà ovviamente al centro del teatro di guerra simulata, ricordiamo le zone di cui che stiamo parlando sono quelle del Poligono militare di Capo Teulada che è il secondo più grande d’Italia e d’Europa con una superficie di circa 7.200 ettari e si estende nella zona sud-occidentale della Sardegna, l’area di Quirra-Perdasdefogu che costituisce il più esteso poligono interforze d’europa con i suoi 13mila 700 ettari tra terra e mare, e Capo Frasca, con un’estensione più ridotta rispetto agli altri due, ma strategicamente importante per l’addestramento dell’Aeronautica Militare anche perché collegato con l’aeroporto militare NATO di Decimomannu, che supporta ulteriormente le attività addestrative.
«La Mare Aperto», ha spiegato il comandante in capo della Squadra Navale, ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, «è un test imprescindibile che periodicamente mette alla prova interoperabilità e capacità di agire in scenari complessi e in continua evoluzione: un modello addestrativo la cui efficacia è riconosciuta anche a livello internazionale, come dimostra la presenza di numerose unità e reparti stranieri. In questa edizione 2025 punteremo sul rafforzare ulteriormente la prontezza e la coesione delle forze, per intervenire a garanzia della sicurezza marittima e a tutela degli interessi nazionali».
Con le esercitazioni arrivano però anche le interdizioni per la popolazione: come riporta L’unione sarda è arrivata l’ordinanza della Guardia costiera di Cagliari che delimita le aree davanti alle coste del sud (e est) Sardegna nelle quali, a partire da oggi e per le prossime tre settimane, si terrà la maxi esercitazione. Il provvedimento si incrocia con quello emesso nei giorni scorsi dalla Capitaneria di Arbatax, che interessa un’immensa porzione di mare al largo di Costa Rei fin su, alla costa ogliastrina.
L’ultima ordinanza stabilisce invece altre quattro le zone interdette. Dalle acque davanti a Cala Regina fino a quelle di fronte al promontorio di Calamosca, da Villa San Pietro al largo di Nora, e si arriva poi fino a Teulada (l’area di Chia invece non è interdetta), dove a ridosso della penisola interdetta per inquinamento è stabilita l’omonima area Delta, dove sono previsti gli sbarchi anfibi.
Quello che non si può fare è navigare, ancorare e sostare con qualunque unità nelle zone interdette, sempre qua non si possono praticare attività di immersioni subacquee, balneazione e anche solo il semplice accesso è vietato insieme anche alle attività di pesca e ogni attività connessa all’uso del mare.
Per l’ennesimo anno, per settimane, anche la nostra isola sarà quindi teatro di guerra.
La Sardegna avrà la legge sul fine vita e se i tempi verranno rispettati potrebbe essere la seconda regione, dopo la Toscana. La conferma arriva dalla presidente della Regione, Alessandra Todde che come riporta La Nuova Sardegna ha affrontato il tema a margine dell’evento “La Valigia della libertà” dedicato al tema del fine vita e del diritto all’autodeterminazione.«La nostra legge è stata depositata e ora deve passare in commissione per essere discussa. Saremo probabilmente, tempi permettendo, la seconda regione d’Italia ad approvarla, una regione che, come la Toscana, farà una ‘fuga in avanti’. È un percorso che condivido con tutta la maggioranza in Consiglio regionale, a iniziare dal presidente Comandini – ha aggiunto la governatrice – e che mi auguro trovi consenso anche in larghi settori dell’opposizione». Per la presidente «due Regioni che adottano un provvedimento del genere, aprendo la strada ad altre, rappresentano un forte stimolo affinché il Parlamento faccia il suo dovere e colmi questo vuoto normativo». Nelle parole della governatrice non è mancato un passaggio sulla politica nazionale, partendo – come riporta il sole 24h – proprio dalla partecipazione all’evento spettacolo. « L’ho fatto volentieri perché avere una legge sul fine vita è un atto di civiltà. L’ho fatto perché lo Stato non può continuare a negare un diritto che non toglie nulla a nessuno, ma dà a tutti il potere di scegliere come porre fine alle proprie sofferenze”. Con questa dichiarazione, la Sardegna si prepara quindi ad un passo importante verso l’autodeterminazione di cittadini e cittadine, aprendo la strada a un tema che da tempo richiede e merita attenzione e risposte concrete. in un momento in cui il dibattito sul fine vita è più che mai attuale, la speranza è che la Regione, con il suo esempio, possa stimolare un vero e proprio dibattito che vada oltre i confini istituzionali e che coinvolga le comunità tutte, affinché la dignità e la libertà individuale siano finalmente al centro anche delle scelte politiche e legislative.
La Isola continua a perdere abitanti, e i dati ISTAT aggiornati al 1° gennaio 2025 confermano una situazione demografica sempre più preoccupante. La popolazione dell’Isola si attesta ora a 1.561.339 residenti, con una riduzione di 9.114 unità rispetto al 2024. Un calo equivalente alla scomparsa di un intero comune delle dimensioni di Macomer. Lo riporta Vistanet Ogliastra ma è una notizia che ha rimbalzato su ogni quotidiano, anche perché il declino è costante. Negli ultimi dieci anni, la Sardegna ha perso quasi 100.000 residenti, un dato che la colloca tra le regioni con la maggiore riduzione percentuale della popolazione Il fenomeno non si limita a una semplice diminuzione numerica, ma coinvolge in particolare le fasce più giovani della popolazione. Gli e le under 15 rappresentano oggi meno del 10% del totale, facendo della Sardegna la regione “meno giovane” d’Italia. A livello territoriale, solo la zona del Nord-Est della Sardegna registra un lieve incremento di popolazione, mentre tutte le altre province sono in calo. Come invertire la rotta? – Per Mauro Carta, presidente delle Acli Regionali della Sardegna, occorrono misure strutturali di medio-lungo periodo per contrastare questa tendenza. “La prima urgenza è combattere il lavoro povero, soprattutto negli appalti pubblici. Stipendi troppo bassi spingono all’emigrazione e scoraggiano la natalità. In secondo luogo, bisogna puntare sull’innovazione tecnologica e infine, vanno contrastate dispersione scolastica e precarietà formativa: senza un solido sistema di istruzione e formazione professionale, il rischio di esclusione dal mercato del lavoro diventa altissimo”. Di positivo c’è che le azioni dal basso contro lo spopolamento non si fermano, nemmeno in Sardegna. Dai progetti di ripopolamento nei piccoli comuni alle iniziative che puntano sulla valorizzazione delle risorse locali, si moltiplicano le esperienze di chi sceglie di restare e investire sul territorio. Tuttavia, senza politiche mirate e un cambio di rotta deciso, questi sforzi rischiano di restare isolati, mentre l’isola continua a svuotarsi.
Tra le notizie della settimana c’è anche quella dello spiaggiamento di velelle velelle nella spiaggia della Pelosa a Stintino. Un fenomeno naturale, favorito sicuramente dalla forte mareggiata di maestrale e dei venti dai quadranti occidentali, che ha determinato una distesa decisamente più ampia del solito di quelle che vengono anche chiamate “Barchette di San Pietro”. Simili alle meduse, le velelle come riporta L’Unione Sarda sono una specie planctonica appartenente alla classe degli idrozoi che forma colonie galleggianti piuttosto tipiche in questo periodo. Il colore blu delle velelle fornisce loro una schermatura per la luce ultravioletta, mentre la cresta triangolare simile a una vela consente loro di muoversi sulla superficie dell’acqua sfruttando la spinta del vento.In un epoca in cui pesca intensiva e il cambiamento climatico influiscono sull’equilibrio dell’ecosistema, questo spiaggaimento ci da però un buon segnale: sparite dal golfo dell’Asinara nell’ultimo periodo, probabilmente a causa di inquinamento anche legato al traffico navale, la loro comparsa è un segnale di buona salute dei nostri mari.
Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme
Lunedì abbiamo inaugurato il nostro Talk mensile con una prima intervista, quella alla medica Letizia Pasinelli di Ortija – spazio di cura autogestita, una prima risposta dal basso alla crisi della sanità pubblica. Con l’obiettivo infatti di costruire una rete solidale e critica per la salute delle persone e dei territori, questo collettivo composto principalmente da professioniste della salute si propone di superare le barriere del sistema sanitario attuale, a partire dall’idea di delega del diritto alla salute. L’intenzione – che diverrà presto realtà – è anche quella di aprire un ambulatorio popolare qua a cagliari ma l’invito che vi facciamo, è di andare nel nostro canale YouTube, Sardegna Che Cambia, e vedere l’intervista. Abbiamo pensato il Talk come uno spazio di approfondimento e dibattito in cui dare voce a esperienze di resistenza e trasformazione, affrontando temi cruciali come la sanità, l’ambiente, i diritti sociali e la sostenibilità. Se vi va quindi, il consiglio è anche di iscrivervi al canale YouTube per restare aggiornati e aggiornate
Martedì spazio alla nostra Sara Brughitta con un articolo sul vino sostenibile. Ne abbiamo parlato con tre vignaiole, Carla Spanu, Federica Dessolis e Ilaria Addis, che ci hanno raccontato come sia possibile coniugare qualità e sostenibilità nella produzione vinicola. Da Mamoiada a Dorgali, queste imprenditrici stanno abbracciando pratiche innovative per ridurre l’impatto ambientale, preservando al contempo la ricchezza dei nostri terreni con approcci manuali e una forte connessione con il territorio, dimostrando che il vino buono, è rispettoso dell’ambiente. Ma la domanda che ci siamo posti è: cosa significa davvero fare vino in maniera sostenibile? La sostenibilità riguarda solo l’impatto ambientale o ha a che fare anche con il rispetto del territorio in toto, comprese le sue peculiarità e varianti linguistiche? Trovate l’articolo completo su www.sardegnachecambia.org
Mercoledì Maurizio Onnis ci ha invece aggiornato rispetto al tema delle rinnovabili nell’Isola. Da dicembre 2024, da quando ovvero è stata approvata la Legge 20 sulle aree idonee, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (detto anche MASE) ha esaminato dodici progetti di grandi impianti di produzione di energia da rinnovabili riguardanti la Sardegna, con esiti che rivelano una realtà complessa: solo quattro hanno ricevuto l’approvazione, mentre otto sono stati bocciati. Ma le riflessioni sul tema vanno oltre i numeri. Per Onnis infatti “Non c’è naturalmente da essere allegri. In primo luogo perché queste decisioni, che toccano in profondità il territorio sardo, le sue attività e le comunità umane che lo animano, vengono prese a Roma e non a Cagliari, dove equità vorrebbe. E poi perché, limitandoci agli impianti approvati, riserverebbero a opere industriali delle grandi compagnie dell’elettrico centinaia di ettari di suolo meglio utilizzabile in altro modo, togliendolo in forza di esproprio ai sardi e “spremendolo” perché produca, attraverso la vendita dell’energia e l’incasso degli incentivi, un fiume di soldi: anche in questo caso, inutile sottolinearlo, diretto molto lontano dalle tasche dei sardi”. Vi consigliamo di leggerlo, lo trovate sempre sul nostro sito
Giovedì infine siamo tornati con la rubrica sullo storico braccio di ferro tra nazionalismo italiano e identità sarda a cura della nostra Sara Corona Demurtas, con un approfondimento che stavolta, parte dalla cronaca e nello specifico, da un personaggio di cui avrete sicuramente sentito parlare: Rodolfo, il cammello di Ovodda. Quest’anno il tradizionale Carnevale di Ovodda ha scatenato un’accesa discussione sul trattamento degli animali, intrecciandosi con un dibattito ben più ampio sull’identità sarda prima, e sul colonialismo culturale poi, e sollevando interrogativi che vanno ben oltre la festa stessa.
Come ci percepiamo e come ci vedono gli altri? E ancora, come si parla di Sardegna e della cultura sarda? Quanto c’è di consapevolezza e quanto è invece legato alla vergogna interiorizzata legata alla nostra identità? Approfondiamo tutto nell’articolo sul nostro portale e anche sui social attraverso un reel sul tema, evidenziando anche come la vergogna interiorizzata influenzi la nostra percezione e come, in questo, si rifletta il bisogno di trovare conferma del nostro valore, negli altri. Non perdetevelo, si tratta di una elaborazione molto interessante
E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:
- Sabato 5 aprile alle 20:00 ci sarà l’evento “La Notte della Luna, Marte e Giove al telescopio” al planetario dell’unione sarda. Nella notte di Luna crescente, sono infatti visibili i pianeti Giove e Marte. In questo evento l’astrofisico Manuel Floris, racconterà della Luna, del pianeta Giove e delle scoperte su Marte e di come sia stato esplorato da varie sonde robotiche. Usciti all’aperto, meteo permettendo, si osserverà La Luna, Marte e Giove con un potente telescopio. Un evento che sembra molto interessante, trovate maggiori informazioni sul sito www.planetariounionesarda.it
- Il 6 aprilesi rinnova l’appuntamento con domenica al museo, l’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali. Le visite si svolgeranno nei consueti orari di apertura, e nell’Isola i musei che aderiscono sono: la Pinacoteca Nazionale e il Museo archeologico nazionale di Cagliari, dove troverete tra le opere anche una collezione archeologica comprende oltre 4000 reperti che raccontano una storia lunga quasi 7000 anni, dalla Preistoria all’Alto Medioevo, dalle dee madri neolitiche ai bronzi nuragici, dai gioielli fenici e punici alla statuaria romana per arrivare agli oggetti di culto di epoca bizantina. Il Museo nazionale archeologico ed etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari, con la sua collezione di oggetti demoetnografici sardi che è la più antica del genere nell’isola, e la Pinacoteca Nazionale di Sassari, che ospita le importanti collezioni d’arte Tomè e Sanna. Infine, potrete visitare gratuitamente anche l’altare prenuragico di Monte d’Accoddi sempre a Sassari, una struttura imponente che ricorda quella delle ziqqurat mesopotamiche del III millennio a.C, edificata in una fase avanzata della cultura di Ozieri, nel 3000 a.C. Cinque occasioni davvero valide, se ne avete la possibilità non perdetele
- Non ci siamo dimenticati degli amanti delle sagre e quindi, torna per la sua ventesima edizione la “Sagra del carciofo” di Masainas, nel sud ovest della Sardegna. Quest’anno l’evento ha anche ottenuto il riconoscimento nazionale di “Sagra di Qualità UNPLI” con un’edizione ricca di sapori, cultura, tradizioni e anche sostenibilità. Tra gli eventi l’Escursione tra i carciofi lungo il Cammino Minerario di Santa Barbara, un percorso ad anello di 8 km tra natura, agricoltura e archeologia; l’immancabile pranzo a base di carciofo ma anche, sabato sera, un omaggio a Fabrizio De André, sotto le stelle del Sulcis. Ovviamente non mancano gli stand, la mostra etnografica, le degustazioni ma anche le occasioni di scoprire meglio il luogo.
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