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2 Aprile 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Liguria virtuosa: calano i gas serra del 15% – INMR Liguria #16

Negli ultimi 30 anni i gas serra in Liguria sono crollati di oltre il 60%. Ad aumentare però è la sensibilità dei cittadini liguri che si definiscono sempre più preoccupati per i cambiamenti climatici. Tutto ciò basta per invertire la rotta?

Autore: Emanuela Sabidussi
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Dal 1990 al 2024, le emissioni di gas serra sono diminuite del 65%. È quanto emerge dal rapporto Ciro (Climate Indicators for Italian Regions) database che raccoglie dati e buone pratiche delle Regioni e che ne fotografa ogni anno lo stato ambientale.

Secondo i dati forniti dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Ligure (ARPAL), le emissioni sono diminuite solo nell’ultimo anno del 15% rispetto all’anno precedente. Questo calo è il risultato a diversi fattori, tra cui l’incremento dell’utilizzo di energie rinnovabili (anche se ancora molto sotto la media nazionale), ma anche l’aumento di misure di efficienza energetica e una sempre maggiore sensibilizzazione ambientale tra cittadini e imprese.​

In particolare, ad incidere è stato il settore industriale, che ha visto una contrazione delle emissioni del 20%, grazie all’implementazione di tecnologie più pulite e processi produttivi meno impattanti. Anche il settore dei trasporti ha contribuito alla diminuzione, con una riduzione del 10%.

Questo risultato è attribuibile principalmente al progressivo abbandono del carbone, con la chiusura delle centrali a carbone di Genova e La Spezia, nonché all’adozione di misure maggiori che promuovono la mobilità sostenibile, attraverso ad esempio la gratuità degli abbonamenti sui treni regionali, e, dall’altro, l’efficientamento energetico sia degli edifici pubblici sia degli stabilimenti delle imprese  e l’efficienza energetica.

Nonostante tutto però dai dati registrati risulta che nel settore dei trasporti, le emissioni pro capite sono aumentate del 3% nel periodo 1990-2021, evidenziando la necessità di ulteriori interventi per migliorare la sostenibilità in questo ambito.

Per quanto riguarda il 2024, non sono disponibili dati specifici sulle percentuali di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, le analisi preliminari indicano un continuo miglioramento della qualità dell’aria nella regione. ​

In sintesi, la Liguria ha compiuto progressi significativi nella riduzione delle emissioni di gas serra nel lungo termine, pur restando necessari ulteriori sforzi, in particolare nel settore dei trasporti, per consolidare e ampliare questi risultati.

A supporto di questa transizione ecologica, la Regione Liguria ha stanziato fondi per incentivare l’agricoltura biologica. A raccontarlo a Genova Today è il vicepresidente della Regione con delega all’agricoltura Alessandro Piana, il quale spiega “Abbiamo aperto bandi per 9 milioni di euro destinati al biologico e oltre 1 milione di euro per la produzione integrata sostenibile” (ovvero quei sistemi di coltivazione che mira a ridurre l’uso di sostanze chimiche e a tutelare l’ambiente e di conseguenza la salute umana), la scadenza dei bandi per chi fosse interessato è il 15 maggio.

Il 62,1% dei liguri si è dichiarato “preoccupato per i cambiamenti climatici”,(la media nazionale del 58%): è quanto emerge da un’indagine Istat sulle preoccupazioni ambientali delle persone. L’indagine è stata eseguita su un campione di circa 25 mila famiglie (e le risposte prese in considerazione sono quelle pervenute da maggiori di 14 anni), abitanti in  800 Comuni italiani di diversa ampiezza demografica (quindi da piccoli comuni a grandi centri urbani).

A far paura ai cittadini liguri sono in particolare, in ordine crescente l’inquinamento dell’aria, l’inquinamento delle acque, il dissesto idrogeologico, la produzione e lo smaltimento dei rifiuti.

L’indagine Istat ha anche analizzato i comportamenti dei liguri in relazione alla sostenibilità ambientale. Circa il 70,6% della popolazione intervistata presta attenzione al risparmio energetico, mentre il 69% cerca di non sprecare acqua. Questi comportamenti indicano una volontà di adottare pratiche più sostenibili e responsabili, segno di un cambiamento culturale in atto.

Leggo da un’articolo riportato sul tema da Gaeta.it “Nonostante queste buone intenzioni, la percentuale di chi ama scegliere acquistare prodotti a chilometro zero è relativamente bassa, fermandosi al 19,4%. Anche l’acquisto di alimenti biologici rappresenta solo il 14,4% del totale. Questi dati suggeriscono che, sebbene esista una coscienza ecologica, vi è ancora margine per incentivare scelte di consumo più responsabili.”

Insomma la sensibilità media delle persone sui temi ambientali è alta, la volontà di mettersi in discussione e provare a migliorare le cose anche. Cosa serve? Fare, agire, senza aspettare. Attiviamoci. Trasformiamo la preoccupazione in azione. Poniamo noi l’attenzione su questi temi e ne conseguiranno sicuramente proposte a livelli più ampi.

Parliamo di malattie rare, che tanto rare potrebbero non essere. Qualche giorno fa si è tenuta presso la Camera un’audizione alla Commissione Affari Sociali. L’obiettivo era discutere in merito a due proposte di legge presentate dall’ On. Rosso e dall’ On. Vaccari.

Il documento presentato in questa sede nasce dalla tragica esperienza della famiglia di Elia, morto a soli 3 anni per Sindrome Emolitico Uremica (SEU). La collega Valentina D’Amora ne ha parlato su Italia che Cambia qualche mese, intervistando i genitori di Elia, Marco Damonte e Sonia Gerelli, relativamente presidente e vice presidente dell’ass. Il trenino di Elia.

Elia fu ricoverato al Gaslini in condizioni gravissime, con complicanze multiple tra cui necrosi del colon, insufficienza renale, polmonare ed epatica, fino al decesso.I genitori raccontano dettagliatamente la progressione della malattia e le cure affrontate nei 50 giorni di terapia intensiva. La causa sarebbe da identificare in formaggi a latte crudo mangiati dalla famiglia durante una vacanza

La SEU viene definita una patologia “rara”, ma in realtà secondo i genitori di Elia e non solo ancora sottostimata: solo al Gaslini, da maggio 2024 a gennaio 2025, sono stati registrati almeno altri 3 casi e secondo le ricerche portate all’attenzione dall’associazione “Il trenino di Elia” la malattia è potenzialmente evitabile con adeguate misure preventive e consapevolezza.

La richiesta infatti portata all’attenzione della Commissione Affari Sociali sono di apportare modifiche legislative per un’etichettatura più chiara sui prodotti a base di latte crudo. In particolare, si chiede di specificare: tipo di latte (crudo o pastorizzato), provenienza, data di lavorazione, scadenza e lotto.

Per i prodotti con stagionatura inferiore a 12 mesi, chiedono l’obbligo di indicare un avviso di rischio per: bambini sotto i 10 anni, donne in gravidanza, anziani e immunodepressi, ovvero le categorie di persone più a rischio.

La proposta dell’On. Vaccari vorrebbe fissare il limite di sicurezza della stagionatura a 60 giorni, ritenuto però insufficiente secondo altri, in quanto da studi presentati in commissione  la carica batterica di E. Coli STEC si riduce significativamente solo dopo i 6-9 mesi, scomparendo oltre i 12 mesi.

L’obiettivo quindi non è quello di demonizzare i prodotti a latte crudo, ma inserire una corretta etichettatura in quanto utile tanto ai consumatori quanto ai produttori, anche a tutela legale.

La Regione Liguria ha avviato il primo corso per formare guide ambientali specializzate nei geositi, ovvero quei luoghi di rilevanza geologica e paesaggistica. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con l’Università di Genova, ha come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio naturale dell’entroterra ligure e promuovere un turismo sostenibile e consapevole. 

Il corso proposto che verrà avviato a breve promette di offrire ai frequentanti competenze tecniche, ambientali e comunicative, con un focus su divulgazione scientifica e accompagnamento turistico. Il vicepresidente regionale Alessandro Piana ha sottolineato l’importanza di investire nella professionalizzazione in chiave green, offrendo nuove opportunità lavorative. I geositi rappresentano una risorsa unica per raccontare la storia geologica della regione e incentivare forme di turismo rispettose dell’ambiente. 

La partecipazione è gratuita ma l’iscrizione è obbligatoria

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