Nella rassegna di oggi ci aggiorniamo sulla situazione in medio oriente, in Iran e Libia, parliamo di Brexit, con la Camera dei Comuni che ha ratificato ieri l’accordo (mettendo anche fine al progetto Erasmus), e scopriamo che in Bangladesh la Corte Suprema ha obbligato il governo a vietare la plastica monouso, in seguito a una petizione.
Parliamo ancora di Iran e Stati Uniti, con la situazione che sembra distendersi leggermente dopo l’escalation dei giorni scorsi. Intanto in Francia proseguono gli scioperi legati alla riforma delle pensioni voluta da Macron. Un articolo del Guardian fa luce sul modello di produzione insostenibile che sta dietro al latte di mandorla, che sta decimando la popolazione di api americana.
L’Iran risponde con un attacco missilistico nella notte a due basi americane in Iraq all’uccisione del generale Soleimani di venerdì scorso. Trump sembra indeciso sul da farsi e manda messaggi contraddittori mentra ad approfittarsi della situazione potrebbe essere l’Isis. Intanto il bollettino degli incendi in Australia continua a peggiorare, si parla di 1 miliardo di animali morti e dell’uccisione di 10mila cammelli rei di bere troppa acqua potabile.
La situazione geopolitica internazionale dopo l’uccisione del generale Soleimani da parte degli Usa tiene banco ormai da diversi giorni sui giornali di tutto il mondo. Ricostruiamo i fatti per provare a fare chiarezza sull’accaduto e sui possibili scenari che si prospettano da qui in avanti.
In Australia la situazione incendi è sempre più fuori controllo: 18 persone uccise, mille abitazioni distrutte, mezzo miliardo di animali morti. I numeri di una catastrofe senza precedenti. In Medio oriente intanto Erdogan decide di mandare le truppe in Libia per difendere il suo controllo sul Mediterraneo, mentre la corsa agli armamenti torna a spaventare lo scenario geopolitico mondiale. Parliamo anche del nuovo governo spagnolo, delle discariche a Roma e dei fatberg!
Inauguriamo il 2020 parlando di una sentenza storica della Corte Suprema olandese: lo stato è obbligato a ridurre le emissioni climalteranti per non violare i diritti umani. Intanto in Austria i verdi si alleano con il partito popolare (di destra) per formare un nuovo governo. Un articolo del Post parla di come sia impossibile per le compagnie aeree essere realmente sostenibili, mentre esce finalmente in italiano lo studio dello European environmental bureau “Decoupling debunked”.
Il 2019 è giunto al termine. Cogliamo l’occasione per ricapitolare quali sono state, a nostro avviso, le notizie più importanti dell’anno. Dalle tragedie ambientali come gli incendi, passando per i fallimenti dei negoziati sul clima e la crescita della consapevolezza sulla crisi climatica, fino ad arrivare alla Brexit.
L’anno volge al termine e dunque eccoci con una puntata speciale di #IoNonMiRassegno dedicata alle 7 cose che abbiamo capito (o che crediamo di aver capito) in questo 2019 grazie a Italia che Cambia, dall’interesse generato dalle storie sul cambio vita e l’educazione all’aria aperta, al tema dell’immaginario, all’importanza di celebrare! Buona visione.
Oggi parliamo di transizione energetica nel Regno Unito, del rapporto fra acqua e guerra ma anche e soprattutto fra acqua e pace, delle proteste in India e Thailandia contro i governi e di due casi che riguardano le multinazionali: non si è presentato un testimone chiave nel processo a Eni e Shell per corruzione e dalle Filippine arriva la notizia che si possono portare in tribunale le corporation per l’inquinamento che producono.
I media nostrani aprono con la fusione FCA-Peugeut, il referendum sul taglio dei parlamentari e l’impeachment per Donald Trump. Ma è giunto anche il momento di occuparci di Greta Thunberg, per via dei numerosi articoli che cercano di screditare la giovane attivista svedese. In chiusura parliamo di salute mentale e inquinamento.
Molti giornali aprono con la svolta storica di papa Francesco, che vieta il segreto pontificio per le accuse di abusi sessuali e molestie su minori. Intanto la Camera Usa si prepara alla votazione di oggi sulla procedura di impeachment a Donald Trump, mentre un editoriale sul Guardian di George Monbiot punta il dito sulla mancanza di diversità in politica. In Italia il Decreto clima introduce una novità interessante per chi fa la spesa.
Facciamo un riepilogo di come stanno andando le proteste nei vari paesi del mondo, di cui abbiamo già parlato durante le puntate precedenti. Resta alta la tensione in Iran e Iraq, dove sale anche il numero dei morti. A Hong Kong le manifestazioni non si placano nonostante la stretta di arresti della polizia. In America Latina il presidente Boliviano Morales è rifugiato in Argentina, mentre in Cile si vota per proporre una nuova costituzione.
Si è conclusa domenica mattina, con un ritardo di due giorni, la Cop25, conferenza sul clima di Madrid. I risultati? Molto deludenti a detta di scienziati e attivisti. Nessuno dei nodi principali è stato sciolto, i paesi non hanno fissato i nuovi obiettivi richiesti sulla riduzione delle emissioni e l’accordo finale è poco più di un vago documento d’intenti. Usa e Cina, principali responsabili delle emissioni, hanno fatto diversi passi indietro rispetto a Parigi. Il prossimo appuntamento è fra un anno a Glasgow: riusciremo ad arrivarci preparati?
Giornate cruciali per molti aspetti, quelle di ieri e di oggi. Le elezioni nel Regno Unito hanno sancito una vittoria schiacciante di Boris Johnson, che adesso in qualche modo dovrà realizzare la Brexit. La Ue ha trovato l’accordo sul green deal, anche se in una maniera molto depotenziata, che equipara il nucleare alle rinnovabili. Calma piatta invece alla Cop25 di Madrid.
È il grande giorno delle elezioni nel Regno unito, fondamentali per decidere la questione Brexit, che mettono fine a una campagna elettorale caratterizzata dalle fake news. Intanto negli Usa Trump intraprende la sua guerra personale contro la WTO, mentre il Washington Post pubblica un’inchiesta sulle tassazioni che mostra come i super ricchi siano ormai tassati meno delle fasce più povere. A Madrid continuano i negoziati sul clima, placidamente, mentre in Groenlandia e nell’artico i ghiacci si sciolgono a ritmi allarmanti.
Alla Cop25 di Madrid sono arrivati i ministri, che ora dovranno scoprire le carte e dichiarare i nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni. Intanto in Gran Bretagna siamo ormai alla vigila delle elezioni, e allora ne approfittiamo per dare uno sguardo ai sondaggi e ai programmi dei principali partiti. Gli Usa sono invece scossi dallo scandalo degli Afghan Papers, una serie di documenti pubblicati dal Washington Post che dimostrano come la guerra in Afghanistan fosse già da tempo diventata impossibile da vincere.
Puntata piena di spunti quella di oggi: alla Cop25 di Madrid escono le prime bozze dell’accordo sul carbon market, da cui misteriosamente sparisce ogni riferimento ai diritti umani. Intanto il Guardian da un’altra spallata al mito della crescita, criticando i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite. Che la crescita non porti la felicità lo dimostra ancora una volta uno studio pubblicato da internazionale, che mostra come i suicidi e le morti per overdose siano in aumento negli Usa. Intanto in Finlandia c’è un nuovo governo davvero particolare!
La forte scossa di terremoto, per fortuna senza conseguenze a persone, del Mugello apre le prime pagine di molti giornali online questa mattina, riportandoci alla mente il disastroso sisma in Albania lentamente scivolato via dai media. Intanto a Madrid continuano i negoziati della Cop25 sul clima, con le prime divergenze che iniziano ad emergere e l’arrivo di Greta Thunberg, mentre la crisi del sistema di riciclo della carta in Italia ci pone di fronte alla necessità di nuove soluzioni.
Natale è la festa dei consumi e degli sprechi, ma anche una tradizione di origini antichissime che ha a che fare con il culto del sole e un’occasione di celebrare. Possiamo preservare quello che di buono ci offre il Natale e al tempo stesso evitare di distruggere il pianeta che ci ospita? E se sì, come?
Primi contrasti alla Cop25 di Madrid, con i delegati dell’Arabia Saudita che mettono in discussione l’esattezza della scienza climatica e le basi stesse degli accordi. Intanto il Guardian pubblica un articolo sul nuovo report della European Environmental Agency in cui si mette in dubbio che la crescita economica sia il principale fine da perseguire per l’Unione europea. Siamo alle soglie di una svolta?