Rifiuti chimici nelle acque di Cagliari: l’ipotesi è di inquinamento colposo – INMR Sardegna #70
Una nave cisterna ha sversato rifiuti chimici nelle acque di Cagliari: l’ipotesi è di inquinamento colposo. Il ruolo della comunità davanti a un lutto con lo psicologo Gabriele Sorba, la Regione impugna i decreti MASE su impianti FER in aree non idonee, e dati su welfare e clima.

Fonti
#inquinamento ambientale
Una nave cisterna ha sversato rifiuti chimici nelle acque di Cagliari
#lutto
Ucciso a carnevale, una nube di silenzio sul delitto di Marco Mameli. Cosa sappiamo?
#impiantiFER
Agrivoltaico a Siamaggiore, primo sì da Roma: “L’ok finale spetta alla Regione, impugneremo”
Sardegna: la Regione impugna i decreti MASE su impianti FER in aree non idonee
Sardegna contro Mase su due impianti solari in aree non idonee
#welfareclima
Sardegna prima tra le Regioni del sud per efficacia del welfare
Indice di vivibilità: è Cagliari la città con il miglior clima d’Italia
#SACC
Ignorare le infezioni sessualmente trasmissibili non le farà sparire
La lotta contro la speculazione energetica passa per il continente attraverso i circoli dei sardi emigrati
Paola Falconi, l’artista sarda che nelle sue opere parla di ambiente e responsabilità
Maestrale: innovazione sostenibile e trasformazioni territoriali in Sardegna
Trascrizione puntata
Una nave cisterna italiana è stata fermata nel porto di Sarroch dagli ispettori specializzati in sicurezza della navigazione, dopo aver accertato che l’unità ha compiuto, in un tratto di mare vietato, delle operazioni di lavaggio delle cisterne da prodotti chimici e successiva discarica dei residui, violando così le convenzioni internazionali per la prevenzione dell’inquinamento marino. Il blitz è scattato da una segnalazione pervenuta alle autorità marittime francesi da parte del sistema satellitare denominato Clean sea net, e sull’episodio, risalente al 13 marzo, le autorità competenti stanno valutando le ipotesi di reato di inquinamento colposo e violazione delle norme sulla sicurezza della navigazione. Quello che è importante ricordare è che il lavaggio delle navi cisterna è regolato a livello internazionale dalla Convenzione MARPOL, secondo cui le operazioni di lavaggio delle cisterne in mare sono consentite solo a determinate condizioni: il lavaggio può essere effettuato solo oltre le 12 miglia nautiche dalla costa, in acque profonde e lontano da rotte sensibili o aree protette – un limite che passa a 25 miglia in caso di sostanze più inquinanti o persistenti; inoltre ogni lavaggio deve essere annotato con dati su posizione, ora, sostanza lavata, quantità residua, modalità di smaltimento, ecc. È altrettanto importante notare però che come sottolinea Italia Che Cambia, questo genere di operazioni, anche se effettuata a una maggiore distanza dalla costa, hanno un impatto significativo. La normativa vigente non è pensata per garantire un impatto zero, ma per limitare i danni e gestire il rischio, in base al principio che più lontano dalla costa e più diluito è lo scarico, minore è l’impatto immediato su ecosistemi sensibili. Un incidente che quindi sottolinea anche la necessità di strumenti di monitoraggio sempre più efficaci, affinché le norme esistenti non solo vengano applicate, ma possano essere anche migliorate per garantire una maggiore protezione dell’ambiente.
La morte di Marco Mameli, 22enne accoltellato durante i festeggiamenti del Carnevale a Bari Sardo, è sicuramente una notizia che da diverse settimane è centrale tra le cronache dell’Isola. Ucciso lo scorso 1 marzo durante un momento di festa che vede la partecipazione di decine di persone, l’assassino rimane però ancora senza nome nonostante gli sforzi investigativi e i continui appelli che arrivano non solo da familiari e amici, ma da tutta la comunità ogliastrina rilanciate da altrettanto accorate richieste a rompere il silenzio, che arrivano da ogni angolo dell’Isola. Si tratta di una notizia che scuote per più motivi, una giovane vita che viene brutalmente interrotta non può che portare dolore, sgomento, e anche rabbia. Abbiamo scelto di chiedere in merito alla notizia un commento allo psicologo Gabriele Sorba, a partire dalla domanda: Quali possono essere le risposte comunitarie a un lutto così impattante nei funzionamenti stessi della comunità?
Lo psicologo Sorba risponde: Quando si verifica un omicidio, soprattutto di una persona giovane come nel caso di Marco Mameli, il dolore non riguarda solo la famiglia, ma colpisce l’intera comunità. La tragedia che è avvenuta lascia domande difficili: come si affronta un lutto collettivo? Qual è il ruolo della comunità nella ricostruzione?
Di fronte aquesti eventi, il dolore può unire o dividere. Da un lato, c’è il bisogno di giustizia, dall’altro la paura di esporsi. In questo contesto di polarizzazione così netta, la comunità ha un ruolo attivo, dal sostegno ai familiari alla creazione di spazi di confronto, perché se il lutto coinvolge l’intera comunità, anche la sua elaborazione deve essere altrettanto collettiva. Ma il modo in cui questi eventi vengono raccontati spesso semplifica la realtà: o sono casi isolati, o diventano la conferma di una narrazione che dipinge la Sardegna come un luogo di omertà e violenza. Entrambe queste visioni sono pericolose, perché impediscono di affrontare il problema nella sua complessità e di capire cosa possiamo fare, come comunità, per evitare che episodi simili accadano di nuovo. Un aspetto cruciale è il modo in cui viene percepita la responsabilità. In psicologia esistono due meccanismi di disimpegno morale che entrano in gioco: lo spostamento della responsabilità, quando si individua un unico colpevole ignorando il più ampio contesto socio-culturale e i problemi di tipo sistemico che lo caratterizzano, e la diffusione della responsabilità, per cui più testimoni ci sono, meno ognuno si sente in dovere di parlare, aspettandosi che lo faccia sempre qualcun altro. Ma c’è un altro fattore, meno visibile e più radicato, che pesa sulle reazioni di chi vive queste tragedie: il modo in cui la Sardegna viene raccontata e percepita, sia all’esterno che all’interno dell’isola. Qui si innesta un processo di costruzione culturale tipico delle logiche coloniali: l’isola viene raccontata come luogo di arretratezza, i suoi abitanti come un popolo che deve emanciparsi da sé stesso, come se la sua identità fosse un ostacolo al suo progresso. Questa narrazione non si limita a costruire stereotipi, ma incide profondamente sul vissuto psicologico di chi cresce in Sardegna, imponendo una vergogna interiorizzata che spinge a vedere la propria comunità attraverso gli occhi di chi la giudica. La psicologia critica aiuta a leggere questo fenomeno nel contesto più ampio del rapporto tra potere e identità culturale. La vergogna sociale non nasce spontaneamente, ma è indotta da un sistema che prima induce all’isolamento e poi colpevolizza la chi si isola. Quando un omicidio avviene al nord, il silenzio collettivo viene descritto come sgomento, trauma, shock. Se la stessa cosa avviene in Sardegna, la comunità è subito “omertosa”. Come se il dolore fosse una conferma della colpa, e il silenzio l’ennesima prova di un tratto culturale tipico del popolo sardo. Ma i meccanismi di disimpegno morale non hanno nulla di tipicamente sardo: sono dinamiche umane, presenti in ogni comunità del mondo. A tutto questo si aggiunge la questione della sfiducia nelle istituzioni. Qui è necessario riflettere sul fatto che il fenomeno non è un semplice “problema culturale”, ma il risultato di una relazione storicamente asimmetrica. La fiducia nelle istituzioni non è una predisposizione innata, ma il prodotto di un rapporto concreto tra cittadini e Stato. Quando per decenni un territorio viene trattato come periferico, quando il riconoscimento istituzionale si manifesta più sottoforma di controllo che di tutela, la distanza non è una scelta, ma una conseguenza. Tutto questo non può essere ignorato quando si parla di come una comunità affronta un lutto collettivo. Il dolore esiste, la paura esiste, ma esiste anche laconsapevolezza di essere costantemente osservati attraverso la lente deformantedegli stereotipi sul popolo sardo. È questo che rende difficile la reazione pubblica: non solo il timore delle conseguenze, ma il sapere che qualsiasi reazione verrà usata per confermare un pregiudizio già scritto. La chiave per elaborare il lutto collettivo risiede nel superamento della vergogna, che non sta nel dimostrare di non essere come ci dipingono, ma nel riconoscere che questa narrazione è essa stessa parte del problema.
La Regione Sardegna in settimana ha ribadito la propria opposizione alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili in aree non idonee. Dopo aver avviato il ricorso contro il progetto di agrivoltaico sopraelevato Siamaggiore, in quanto non terrebbe conto delle condizioni di idoneità necessarie, la Regione annuncia l’impugnazione anche dei decreti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica riguardanti gli impianti “Fattoria Solare Soliu”, previsti nei comuni di Solarussa e Zerfaliu, e “Fattoria Solare Tramatza”, che coinvolge i comuni di Tramatza, Siamaggiore, Solarussa e Zeddiani, tutti situati in provincia di Oristano.
Quello che come riporta Ansa chiariscono dalla Regione, è che “Tali progetti non rispettano le disposizioni della normativa regionale e risultano in contrasto con i criteri stabiliti per la tutela del territorio e del paesaggio – si legge in una nota – Inoltre, entrambi i progetti hanno ricevuto un parere negativo dalla Soprintendenza Speciale per il PNRR del Ministero della Cultura, che ha evidenziato significative criticità in relazione all’impatto paesaggistico e ambientale delle installazioni previste”. “Non siamo contrari allo sviluppo delle energie rinnovabili – dichiara l’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi – ma pretendiamo che avvenga nel rispetto delle regole, della pianificazione territoriale e della volontà delle comunità locali Abbiamo adottato norme chiare, stabilendo quali siano le aree idonee per tali impianti. Questi progetti non rientrano in quelle aree e, di conseguenza, non saranno autorizzati”. In merito a quest’ultimo passaggio da viale Trento chiariscono inoltre che “La Regione Sardegna esercita le proprie competenze in materia di autorizzazioni, come previsto dall’articolo 12 del D.Lgs. 387/2003 e dalla Legge Regionale 20/2024. I pareri della Commissione PNRR-PNIEC e i decreti ministeriali non hanno valore vincolante e non possono sostituire la competenza esclusiva della Regione”. A supporto della propria posizione, sempre la Regione richiama anche una recente sentenza del Consiglio di Stato del 5 marzo 2024, che stabilisce che l’impatto ambientale e paesaggistico degli impianti FER deve essere valutato nel rispetto delle normative regionali. Quello che vogliamo nuovamente ricordare è che le rinnovabili sono il futuro, ma senza una pianificazione attenta rischiano di diventare una nuova forma di speculazione. Anche in questo caso, continueremo a seguire gli sviluppi della vicenda e a fornire aggiornamenti sulle decisioni e le eventuali evoluzioni del caso.
Spazio ora ai dati perché in settimana sono state pubblicate alcune ricerche abbastanza interessanti. La Sardegna innanzitutto a quanto emerge è la migliore delle Regioni del sud Italia per efficacia e capacità di risposta del sistema di welfare. A dirlo è la classifica del Welfare Italia Index 2024 del Gruppo Unipol e The European House – Ambrosetti, classifica che tiene conto di una serie di fattori che concorrono a rendere più o meno virtuosa una regione. La Sardegna si distingue particolarmente per la spesa pubblica regionale per le politiche del lavoro, posti negli asili nido e spesa pubblica per istruzione formazione. Maglia nera però che si conferma per quanto riguarda il tasso di dispersione scolastica: l’Isola è al 19esimo posto con il 17,3% degli studenti di scuola secondaria che non riescono a raggiungere il titolo di studio. Per quanto riguarda invece l’Indice di vivibilità climatica, indagine condotta dal Corriere della Sera, Cagliari sarebbe la città con il miglior clima in territorio italiano. A premiare il capoluogo la presenza di brezza estiva ma anche il basso numero di piogge, dato quest’ultimo che un po’ ci fa storcere il naso perché l’emergenza siccità parla chiaro: la pioggia serve. Spesso si parla di maltempo con un’accezione negativa, come se la pioggia fosse un disagio anziché una risorsa. In realtà, in un contesto di emergenza siccità sempre più grave, la pioggia è fondamentale per il territorio e per l’equilibrio degli ecosistemi. Non si tratta quindi solo di godere di un clima mite, ma di comprendere che ogni fenomeno atmosferico ha un ruolo essenziale.
Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme
Lunedì abbiamo inaugurato la settimana con un’inchiesta di Andrea Carboni di Indip, quotidiano di inchiesta e approfondimento con cui continuiamo la collaborazione rilanciando gratuitamente una delle loro inchieste al mese. Stavolta abbiamo parlato di IST, ovvero infezioni sessualmente trasmisse, e di come ignorarle non ne determini la scomparsa. Ce ne parla direttamente Andrea Carboni, lascio a lui la parola
Martedì spazio a Maurizio Onnis con un articolo che ricorda come La battaglia contro la speculazione energetica in Sardegna non si gioca solo sull’Isola. Maurizio Onnis infatti racconta la sua esperienza nei circoli dei sardi della diaspora, luoghi di forte identità e partecipazione, lontani dagli occhi ma non dal cuore dell’Isola e dalle sue complessità, dove il tema della transizione energetica viene affrontato con crescente consapevolezza. Dagli incontri con il Circolo Sardegna di Bologna e il Circolo A.M.I.S. Emilio Lussu di Cinisello Balsamo è emerso ancora una volta come la transizione energetica può essere un’opportunità solo se gestita in modo equo, condiviso e comunitario. Lo trovate su www.sardegnachecambia.org
Mercoledì la nostra Sara Brughitta ha intervistato l’artista sarda Paola Falconi. Il legame tra essere umano e natura ha da sempre ispirato l’arte, evolvendosi con il mutare della società. Paola Falconi esplora con profondità questa relazione complessa, interrogandosi sull’impatto dell’essere umano sull’ambiente e sulle responsabilità che ne derivano. Tra i suoi progetti più recenti, Culla di Inciviltà è un esempio emblematico, un’opera che esprime il peso dell’eredità ambientale lasciata alle generazioni future e che parte da un episodio vissuto nell’Isola. Leggete l’intervista, non ve ne pentirete
Giovedì invece abbiamo chiuso la nostra settimana di pubblicazioni con il numero zero di una nuova rubrica, Maestrale, a cura di Stefano Gregorini. Esperto di politiche pubbliche, Stefano è consulente e docente di innovazione amministrativa, finanziamenti pubblici e di governo aperto e manager di progetti di sviluppo territoriale. Una persona che crede nell’innovazione sociale, nei processi condivisi e nella sinergia tra attori, per ridisegnare i modelli e costruire territori e ecosistemi intelligenti e collaborativi. In questa prima pubblicazione ci parla proprio di questo: Maestrale sarà una rubrica di approfondimento sui cambiamenti che interessano la Sardegna, analizzando politiche pubbliche, sviluppo locale e innovazione sociale, ponendo l’accento su sostenibilità, partecipazione civica ed economia sociale. Lo trovate sempre su Sardegna Che Cambia
E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:
- Domenica 23 marzo alle 11:30, alla libreria la giraffa, Katia Fundarò presenta il suo libro Familienalbum in dialogo con Ciro Auriemma. Il libro racconta il dramma di una famiglia divisa, riunita al capezzale di Julius, un pilota di caccia tedesco in coma dopo un incidente. I suoi genitori, Anna Maria ed Erik, si ritrovano dopo vent’anni di silenzi, riaprendo ferite mai guarite. Mentre il figlio è sospeso tra vita e memoria, emergono i ricordi della loro separazione, dell’amore e della guerra. Con una scrittura poetica e intensa, Katia Fundarò esplora il peso del passato e l’impossibilità di raggiungere una verità unica, rivelando le fragilità umane e il legame incondizionato tra genitori e figli. Un bel libro e ancora più bella l’occasione della presentazione a siliqua, se potete andateci!
- Questo fine settimana torna anche l’appuntamento con “Binos in beranu” a Borutta, la festa dedicata al vino locale che si svolgerà nella serata di sabato 22 marzo, a partire dalle ore 18:00. In programma l’apertura cantine nel centro storico del paese, dove si potranno degustare vini locali e pietanze tradizionali, musica live con la presenza di diversi gruppi itineranti. Borutta poi è un comune davvero piccolissimo, all’ultima censimento contava appena 285 abitanti, eppure l’area venne abitata sin dal Neolitico e divenne assai importante in epoca giudicale. Infatti proprio tra il XII e il XIII secolo venne edificata l’ormai ex cattedrale di San Pietro di Sorres (l’omonima diocesi è scomparsa nel lontano 1503), monumento nazionale dal 1894 e uno dei degli esempi più affascinanti e conosciuti dello stile romanico toscano in Sardegna. L’occasione quindi è doppia: fruire del patrimonio enogastronomico e anche di quello culturale. Da non perdere
- Fino al 30 marzo la mostra BIAS di Filippo Arras sarà visitabile a Cagliari al Rainbow City di Via Torino 13. Si tratta di una mostra che pone un focus sui bias cognitivi che l’intelligenza artificiale porta con sé nella generazione dei suoi esiti produttivi testuali e d’immagine. Attraverso una serie di opere elaborate con l’uso dell’AI, Arras esplora i limiti e i rischi associati all’uso di algoritmi addestrati su grandi quantità di dati, mettendo in evidenza come questi possano amplificare pregiudizi e stereotipi presenti nei dati stessi. Il percorso espositivo invita a riflettere sulla co-creazione tra uomo e AI, rendendo evidente che, sebbene l’intelligenza artificiale possa sembrare autonoma, è in realtà inerte senza la guida umana.
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