Abbonati. Sostieni l'informazione indipendente


Cose da sapere

Articoli fondamentali per comprendere problemi e soluzioni dell'Italia (e del mondo) che Cambia, cose importanti, cose da sapere.

I temi che trattiamo
In evidenza
Ambiente

Ambiente

Podcast

La redazione affronta e sviscera problemi e soluzioni del mondo contemporaneo, cercando di comprendere e interpretare la realtà in modo onesto e approfondito.

Ascolta
In evidenza
Soluscions

Soluscions

Ispirazioni

Storie, esempi, riflessioni stimolanti e replicabili per cambiare la propria vita e il mondo, per realizzare i propri sognie e apprezzare frammenti concreti di Italia che Cambia.

Leggi
In evidenza
Calabria sarai Tu

Calabria sarai Tu

Guide al cambiamento

Vuoi sapere tutto, ma proprio tutto su un determinato tema? Con le nostre guide al cambiamento puoi farlo scegliendo quanto e quando approfondire.

Leggi
In evidenza
Animali come noi: guida al benessere animale

Animali come noi: guida al benessere animale

Focus

Inchieste, reportage, approfondimenti verticali che - tra articoli, video, podcast e libri - ci aiutano a mettere a "focus" la realtà.

Leggi
In evidenza
Guerre nel mondo

Guerre nel mondo

La guerra è una guerra, è UNA guerra, è una guerra

Territori

Il giornalismo, quello vero, si fa consumandosi le suole delle scarpe per andare nei territori e toccare con mano problemi e soluzioni.

I portali territoriali
In evidenza

Sicilia


Gli strumenti del cambiamento

Bacheca cerco/offro

Per mettere insieme la domanda e l'offerta di cambiamento e costruire insieme il mondo che sogniamo.

Mappa delle realtà del cambiamento

Scopri le realtà incontrate durante i viaggi o segnalate dalla community ritenute etiche e in linea con la nostra visione.


Scopri italia che cambia
14 Aprile 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Contro i fascismi da “fine dei tempi” – 14/4/2025

Dall’ideologia apocalittica che guida la nuova destra globale alle proteste in Serbia, dalle bombe su Gaza e Ucraina al voto in Ecuador e al processo a Meta: una puntata densa e globale.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
Salva
Cover Rassegna Home 1130 x 752

Questo episodio é disponibile anche su Youtube

Guardalo ora

Trascrizione episodio:

Nel weekend è uscito un articolone, sia per la sia lunghezza, sia per il fatto che è uno di quei pezzi che uno si deve fermare un attimo, leggerlo, capirlo, interiorizzarlo, perché è proprio il tipo di riflessione di cui abbiamo un disperato bisogno di questi tempi. A firmarlo sono Naomi Klein e Astra Taylor, entrambe scrittrici, saggiste, documentariste e attiviste famosissime in tutto il mondo. 

L’articolo, come spesso accade, lo pubblica il Guardian e s’intitola “L’ascesa del Fascismo della fine dei tempi”. Al suo interno le due scrittrici mettono in fila una serie di tasselli – economici, culturali, tecnologici e religiosi – per raccontare la visione del mondo che si va consolidando attorno al nuovo potere trumpiano e alle élite tecno-finanziarie statunitensi, ma non solo, che lo circondano: una visione apocalittica, distopica e profondamente escludente, che le due autrici definiscono end times fascism, appunto “fascismo della fine dei tempi”.

Ed è un concetto interessante. Perché non è più solo il ritorno del nazionalismo o del populismo, ma un’ideologia che immagina (e costruisce) un futuro di collasso e sopravvivenza per pochi eletti. Un futuro in cui gli ultraricchi si ritirano in “città libertarie” come Próspera (un progetto realmente esistente, finanziato da tecnocapitalisti come Peter Thiel) o bunker dorati in Nuova Zelanda, mentre il resto del mondo è lasciato al caos, alla repressione e alla morte di massa. 

Le due descrivono nel dettaglio questa alleanza, che tira in ballo alcuni dei personaggi più iconici del nostro tempo da Peter Thiel a Elon Musk, da JD Vance a Kristi Noem, in questa strana asse tra tech-bro e cristianesimo fondamentalista (che si rifà al mito dell’Apocalisse) che si consolida in un’alleanza apocalittica che ha perso ogni interesse a salvare il mondo com’è.

Le due scrittrici sostengono che l’attacco alle istituzioni pubbliche, la privatizzazione estrema, l’abolizione dei diritti e la criminalizzazione del dissenso (come nei nuovi decreti sicurezza e nei centri di detenzione modello Cecot in El Salvador) siano le strategie operative di questo progetto. E che quindi queste “città della libertà” dorate per super ricchi e le deportazioni di massa siano due facce della stessa medaglia, in cui si vuole costruire un’umanità selezionata, ottimizzata, transumana, e lasciar morire il resto.

“Per dirla senza mezzi termini, le persone più potenti del mondo si stanno preparando per la fine del mondo, una fine che loro stessi stanno freneticamente accelerando.”

Vi leggo un passaggio emblematico: “Il progetto economico del Trump 2.0 è un Frankenstein fatto con i settori che alimentano tutte queste minacce: combustibili fossili, armi, criptovalute energivore e intelligenza artificiale. Chiunque sia coinvolto in questi ambiti sa che non è possibile costruire il mondo specchio artificiale promesso dall’IA senza sacrificare il mondo reale – queste tecnologie consumano troppa energia, troppi minerali critici e troppa acqua per poter convivere con la vita su questo pianeta in modo equilibrato. Questo mese, l’ex dirigente Google Eric Schmidt lo ha ammesso davanti al Congresso: il fabbisogno energetico “profondo” dell’IA triplicherà nei prossimi anni, e gran parte di quell’energia verrà da fonti fossili, perché il nucleare non entrerà in funzione abbastanza in fretta. Questo livello di consumo, letteralmente inceneritore del pianeta, è necessario, ha spiegato, per permettere la nascita di un’intelligenza “più alta” di quella umana – un dio digitale che si solleva dalle ceneri del nostro mondo abbandonato”.

Questo nuovo fascismo, secondo le due autrici, non è però soltanto americano. Le sue varianti si trovano anche in Israele, Italia, Australia, Ungheria, dove i governi costruiscono stati-bunker per “i giusti” e si preparano ad affrontare i collassi ambientali e sociali con frontiere chiuse, armi e algoritmi.

L’articolo, comunque, non si limita a tracciare questo quadro distopico, ma propone anche una via d’uscita. Abbozzata, parziale, ma comunque interessante. Contro questo scenario da fine del mondo, Naomi Klein e Astra Taylor indicano una via che non è tecnologica né tecnocratica, ma profondamente politica, culturale e spirituale. Il punto di partenza è chiaro: siamo di fronte a una scelta di civiltà, e non possiamo più limitarci a cercare soluzioni tecniche a problemi sistemici. Serve un cambiamento radicale, ma anche accessibile e umano.

La loro proposta ruota attorno a un concetto antico ma rivoluzionario nella sua semplicità: restare fedeli a questa Terra. A questa realtà, con i suoi corpi imperfetti, i suoi limiti, la sua bellezza e fragilità. Invece di fuggire – verso Marte, verso città fortezza, verso l’illusione dell’intelligenza artificiale salvifica – bisogna restare. E costruire, da qui, un movimento largo e intersezionale, capace di unire chiunque voglia vivere e resistere insieme.

Vi viglio leggere il passaggio finale, poi facciamo un breve commento:

“dobbiamo contrastare le loro narrazioni apocalittiche con una storia molto migliore su come sopravvivere ai tempi difficili che ci attendono senza lasciare indietro nessuno. Una storia capace di svuotare il fascismo dei tempi finali del suo potere gotico e galvanizzare un movimento pronto a mettere tutto in gioco per la nostra sopravvivenza collettiva. Una storia non di tempi finali, ma di tempi migliori; non di separazione e supremazia, ma di interdipendenza e appartenenza; non di fuga, ma di restare e rimanere fedeli alla realtà terrestre travagliata in cui siamo immersi e legati.

Questo sentimento di base, naturalmente, non è nuovo. È centrale nelle cosmologie indigene e si trova al cuore dell’animismo. Se si va abbastanza indietro nel tempo, ogni cultura e religione ha la propria tradizione di rispetto per la sacralità del “qui”, e non per la ricerca di una Sion lontana e irraggiungibile. 

Forse oggi serve una universalizzazione moderna di quel concetto: un impegno per il diritto all’“esserci” su questo pianeta sofferente, in questi corpi fragili, il diritto a vivere con dignità ovunque ci si trovi sul pianeta, anche quando gli shock inevitabili ci costringono a spostarci. L’“esserci” può essere portatile, libero dal nazionalismo, radicato nella solidarietà, rispettoso dei diritti indigeni e senza confini.

Quel futuro richiederà la sua apocalisse, la sua fine del mondo e la sua rivelazione – ma di un tipo molto diverso. Perché, come ha osservato la studiosa della polizia Robyn Maynard: “Per rendere possibile la sopravvivenza planetaria terrestre, alcune versioni di questo mondo devono finire”.

Abbiamo raggiunto un punto di scelta, non su se stiamo affrontando un’apocalisse, ma su quale forma essa prenderà. Le attiviste Adrienne Maree e Autumn Brown lo hanno recentemente sottolineato nel loro podcast dal titolo eloquente How to Survive the End of the World. In questo momento, in cui il fascismo dei tempi finali combatte su ogni fronte, sono essenziali nuove alleanze. Ma invece di chiedersi: “Condividiamo tutti la stessa visione del mondo?”, Adrienne ci invita a domandarci: “Il tuo cuore batte e hai intenzione di vivere? Allora vieni con noi, e capiremo il resto lungo la strada.”

Per avere una speranza di contrastare i fascisti dell’apocalisse, con i loro cerchi concentrici sempre più stretti e soffocanti di “amore ordinato”, dovremo costruire un movimento aperto, indisciplinato e pieno d’amore per la Terra: fedele a questo pianeta, al suo popolo, alle sue creature e alla possibilità di un futuro vivibile per tutti. Fedele al qui

Che dire. Ho deciso di dare molto spazio a questo articolo ( e vi raccomando di leggerne la versione integrale!) perché penso che abbiamo esattamente bisogno di questo. Pensieri capaci di tenere insieme l’analisi lucide dell’attuale, a livello globale, con visioni di futuro possibile.

Personalmente trovo anche alcune fragilità e cose che non mi convincono del tutto in questo articolo, e ve le esplicito:

  • la prima èp che soffre un po’, involontariamente, di Usacentrismo, cioè tende a fare l’equazione che quello che avviene principalmente negli Usa è quello che avviene nel mondo, quando in realtà la maggioranza della popolazione mondiale vive in paesi che risentono di un’influenza molto scarsa dalle politiche Usa, penso alla Cina, all’India, a molti stati africani.
  • la seconda è che per quanto trovi interessantissimo l’idea di movimento che propongono, comunque il fatto di immaginare una sorta di sollevazione in risposta a questa visione e a queste persone porta con sé un seme di conflittualità che – essendo la realtà frattale – potrebbe fare naufragare l’intero progetto. Insomma, il cambiamento sistemico non si fa con un movimento che nasce contro qulcosa.
  • E poi mi chiedo anche se sia realistico in quest’epoca di estrema frammentazione immaginare un grande movimento globale.

Ma il fatto che questo articolo ci permetta di discutere di questo è già qualcosa. Credo che si debba ripartire da anlisi come queste, se vogliamo provare a ricostruire un’immagine coerente del mondo e a cercare alternative.

Va bene, vediamo che succede in Serbia.

Oggi su ICC, nelle nostre news, raccontiamo delle grandi manifestazioni che scuotono il paese. In pratica, da novembre 2024, la Serbia è attraversata da un’ondata di proteste senza precedenti, innescate dal crollo della pensilina della stazione ferroviaria di Novi Sad, che ha causato 16 vittime, ma che poi si sono allargate a molto altro. 

Questo tragico evento infatti ha scatenato una mobilitazione guidata principalmente da studenti universitari, che denunciano la corruzione e la cattiva gestione dei fondi pubblici, in particolare nei progetti infrastrutturali. Le manifestazioni si sono rapidamente diffuse in oltre 400 città e paesi della Serbia, includendo azioni simboliche come blocchi stradali quotidiani durante l’orario del crollo e l’occupazione di incroci strategici a Belgrado. Inoltre, gli studenti hanno occupato le università e bloccato le sedi delle emittenti televisive pubbliche a Belgrado e Novi Sad, accusando i media di servilismo verso il governo.

Le richieste principali includono la pubblicazione dei documenti relativi alla ristrutturazione della stazione, l’azione penale contro i responsabili del crollo, il ritiro delle accuse contro i manifestanti arrestati e un aumento del 20% della spesa pubblica per l’istruzione superiore. Nonostante le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević e del sindaco di Novi Sad, Milan Đurić, le proteste stanno continuando, con manifestazioni che hanno coinvolto centinaia di migliaia di persone.

Nel weekend è arrivata anche una sorta di contromanifestazione. Perché in risposta, il presidente Aleksandar Vučić ha organizzato una manifestazione a sostegno del suo governo, alla quale hanno partecipato oltre 50.000 persone provenienti da Serbia, Kosovo e Bosnia. Le strade principali di Belgrado sono state bloccate al traffico e durante il comizio, Vučić ha respinto le accuse di autoritarismo e ha attribuito le proteste a interferenze straniere, senza fornire prove concrete. 

Insomma, la situazione in Serbia rimane tesa, con il governo che prepara contromanifestazioni e rafforza le misure di sicurezza, mentre gli studenti continuano a chiedere giustizia e riforme strutturali. 

Devo dire che però ho trovato molto interessanti le modalità pacifiche con cui gli studenti, organizzando queste lunghe marce pacifiche, danno dimostrazione di cosa sia una democrazia viva, soprattutto in un Paese dove il dissenso non è sempre ben visto. 

Brevi aggiornamenti da Gaza e dall’Ucraina, perché è stato un weekend molto violento. A Gaza, l’ultimo ospedale operativo nel nord della Striscia – l’Al-Ahli – è stato colpito da un raid israeliano, costringendo i pazienti a fuggire nel buio. Un bambino è morto durante l’evacuazione. Tel Aviv sostiene di aver colpito un centro di comando di Hamas, ma la diocesi anglicana nega e parla di ennesimo crimine.

L’ultimo ospedale. Capite cosa vuol dire no? È la quinta volta che l’ospedale viene colpito, e ora anche quest’ultimo presidio sanitario è fuori uso. Anche per questo, a Milano migliaia di persone sono scese in piazza per denunciare il massacro in corso e le complicità italiane, anche economiche. La polizia ha caricato i manifestanti, arrestando sette persone, poi rilasciate.

Nel frattempo, anche in Ucraina, un attacco russo ha ucciso almeno 32 persone e ferito 99 a Sumy, colpendo un’area civile vicino all’università. Ma emergono anche dubbi, con una parlamentare ucraina che ha accusato i comandi militari ucraini di aver organizzato una cerimonia militare in una zona a rischio, attirando così il raid.

Ne approfitto per dirvi che con il buovo sito abbiamo dato anche una bella risistemata ai nostri dossier e inchieste. Ora si chiamano Focus e li trovate tutti ordinati sia nel mezzo della home che nel menù. 

C’è quello sulle guerre nel mondo, che ricordiamoci sempre non sono solo quella in Ucraina e a Gaza ma sono oltre 50. C’è quello sulle navi da crociera, su rigassificatore di vado Ligure, sul polo petrolchimico di Siracusa. Insomma tanti temi da esplorare.

Ieri, domenica 13 aprile, si è votato in Ecuador il ballottaggio per eleggere il/la nuovo presidente. I risultati ancora non li sappiamo, ma intanto ci sono già alcune cose interessanti da notare. Il ballottaggio era fra il presidente uscente Daniel Noboa, di destra, e la candidata di sinistra Luisa González. I due candidati sono dati in una situazione di sostanziale pareggio, con una differenza di voti minima.

Noboa è imprenditore 37enne e figlio di una delle famiglie più ricche del paese e ha governato per soli 17 mesi dopo una vittoria in delle elezioni straordinarie convocate dopo le dimissioni del suo predecessore Guillermo Lasso nel 2023. Durante il suo pur mandato, ha adottato misure controverse, tra cui l’aumento dell’IVA, tagli ai sussidi e razionamenti energetici. La sua “guerra alla droga” ha portato a una militarizzazione delle carceri e delle strade, ma anche a critiche per violazioni dei diritti umani e un aumento della violenza. 

González invece è un’avvocata 47enne e protetta dell’ex presidente Rafael Correa, propone un ritorno a politiche sociali progressiste, con investimenti in sanità, istruzione e un reddito di base universale. Ha cercato di distanziarsi dall’approccio militarista di Noboa, puntando su una maggiore presenza dello Stato nell’economia e sulla giustizia sociale.

In questo contesto di sostanziale equilibrio, racconta il Post, conterà molto il voto delle popolazioni indigene, che rappresentano circa l’8% della popolazione. Il partito indigeno Pachakutik ha ufficialmente sostenuto González, ma il movimento è diviso, con alcune fazioni che hanno appoggiato Noboa, che ha investito molti soldi anche nella campagna elettorale verso alcune comunità indigene.

Vedremo Il clima comunque è molto teso, entrambi i candidati hanno espresso preoccupazioni per possibili brogli elettorali. E le elezioni si sono svolte in un contesto di alta polarizzazione, con la sicurezza e la lotta alla criminalità come temi centrali del dibattito. 

Ultima notizia ve la do un po’ al volo. Oggi si apre a Washington un processo molto importante, storico, contro Meta, accusata dall’antitrust USA (Federal Trade Commission) di aver creato un monopolio nei social media tramite l’acquisizione di Instagram e WhatsApp. La FTC punta a dimostrare che l’obiettivo non era migliorare i servizi, ma eliminare la concorrenza. Meta respinge le accuse, citando TikTok e YouTube come alternative valide.

Il caso è parte di una più ampia offensiva contro il potere delle Big Tech: Google rischia su pubblicità e ricerca, Amazon sull’e-commerce, Microsoft per i legami con OpenAI. Intanto, Meta versa 25 milioni a Trump per chiudere una causa, segnale di un possibile riavvicinamento. In gioco c’è molto più del business: è una sfida sul futuro del potere digitale.

Segnala una notizia

Segnalaci una notizia interessante per Io non mi rassegno.
Valuteremo il suo inserimento all'interno di un prossimo episodio.

Commenta l'articolo

Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi

Registrati

Sei già registrato?

Accedi

Ultime news

Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCecilia CamisassaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiPaolo TiozzoBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica

Italia che Cambia

L’informazione ecologica dal 2004

Italia che Cambia è il giornale web che racconta di ambiente, transizione energetica e innovazione sociale in Italia. Raccontiamo storie che ispirano e spieghiamo i problemi con approccio costruttivo. Offriamo strumenti concreti per chiunque voglia essere parte attiva di questa trasformazione. È il punto di riferimento per chi cerca esempi di sostenibilità, etica imprenditoriale e iniziative civiche che dimostrano che un altro mondo non solo è possibile, ma è già in costruzione.

Abbonati Registrati
Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCecilia CamisassaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiPaolo TiozzoBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica