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10 Luglio 2023
Podcast / Io non mi rassegno

Clima, anomalia senza precedenti, siamo in territorio inesplorato – #762

Sta succedendo qualcosa di anomalo a livello climatico. Sì lo so che l’anomalia in qualche modo è la nuova norma in epoca di crisi climatica, ma nell’ultimo periodo è una anomalia ulteriore, imprevedibile, che sta portando l’intero sistema climatico in terreni inesplorati. Cerchiamo di capirci qualcosa in più passando in rassegna gli articoli e gli studi più interessanti degli ultimi giorni, a livello internazionale.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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clima

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Se per caso questa è una giornata storta, vi sentite particolarmente fragili o avete bisogno di belle notizie, non ascoltate questa puntata. Davvero, non è uno scherzo, non è un’esercitazione. Stanno arrivando notizie molto preoccupanti sul fronte del clima, i climatologi stanno andando nel panico per via di una serie di anomalie climatiche senza precedenti, e tocca che ne parliamo, perché questo è il nostro mestiere. Raccontare le cose che succedono nel mondo, e che hanno un impatto sulle vite di molte persone. Ma in alcuni casi si può anche scegliere di non sapere.

Va bene fine della premessa. Partiamo con le notizie di questa puntata a tema clima. Diciamo che ci sono due filoni di cui vorrei parlare. Uno sono le cose anomale che stanno già succedendo, il secondo sono i nuovi studi e le nuove proiezioni per il futuro.  

Partiamo dal presente. Dicevamo, stanno emergendo una dopo l’altra anomalie climatiche completamente fuori scala, con una frequenza davvero preoccupante. Il 4 luglio è stato il giorno più caldo mai registrato sul pianeta, da quando si hanno regoistrazioni, ovvero dal 1979. La temperatura media globale (misurata a 2m di altezza) ha raggiunto i 17,18 gradi Celsius, superando il precedente record di 17,01 gradi Celsius. E sapete a quando risaliva il record di 17,01° C? Al giorno prima, lunedì 3 luglio 2023. Il record ancora precedente era di 16,92 gradi Celsius stabilito il 14 agosto 2016. È la prima volta che la temperatura media globale supera i 17°.

Il giugno appena trascorso è sttao di gran lunga il più caldo, in media, mai registrato nel mondo. Come riporta Cnn, citando l’ultimo report dell’agenzia europea Copernicus, un’ondata di caldo estremo ha bruciato gli Stati Uniti meridionali e il Messico, mentre il calore degli oceani ha raggiunto livelli allarmanti.

L’analisi del Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea ha rilevato che il mese scorso è stato il giugno più caldo del pianeta, con un “margine sostanziale” superiore al record precedente, stabilito nel 2019. Sempre secondo l’agenzia, i nove giugno più caldi si sono verificati tutti negli ultimi nove anni, ma quest’anno l’anomalia rispetto alla media è stata di 0,5°C, contro gli 0,4 che erano stati raggiunti come massimo.

Copernicus ha inoltre rilevato che le temperature superficiali degli oceani sono state le più calde mai registrate nel mese di giugno, soprattutto a causa del calore eccezionale nell’Atlantico settentrionale e del rafforzamento di El Niño nel Pacifico.

Il riscaldamento degli oceani – trainato da El nino – è particolarmente preoccupante perché, riscaldandosi, gli oceani si espandono, il che significa un innalzamento del livello del mare, un aumento delle tempeste e maggiori inondazioni delle comunità costiere. Questo ha già provocato morie di massa di pesci e avvelenamenti di mammiferi marini, e tutto ciò prima che El Niño si sia instaurato correttamente.

In alcune zone della costa dell’Antartide, dove siamo in pieno inverno, le temperature sono sopra lo zero. Ciò significa, come scrive su Twitter il professor Eliott Jacobson, matematico, che il ghiaccio non si stia formando, nel momento in cui invece dovrebbe formarsene di più.

Alla base di questi fenomeni sembra esserci un mix di fenomeni di lunga durata, le cosiddette variabili lente, come il cambiamento climatico, assieme a fenomeni congiunturali, come il rafforzamento di El Nino. 

El Nino è una potentissima corrente calda che attraversa l’oceano Pacifico centrale e orientale. Si tratta di un fenomeno fluttuante, a cui si contrappone la nina, una corrente di acqua fredda. El Niño e La Niña sono fasi opposte del ciclo naturale chiamato “El Niño-Southern Oscillation”, durante il quale le temperature superficiali dell’acqua nella zona centrale e orientale del Pacifico equatoriale fluttuano tra valori più caldi (El Niño) e valori più freddi (La Niña) rispetto alla media di lungo termine.

Come spiega un articolo su Rete clima “L’entità della fluttuazione è di circa 1-3°C, a seconda della forza dell’evento. L’alternanza delle fasi è continua, ma irregolare: gli eventi El Niño e La Niña si presentano in media ogni due-sette anni, con El Niño di solito più frequente de La Niña; durano dai 9 ai 12 mesi, anche se alcuni eventi prolungati possono durare anni, come abbiamo visto con il triplo tuffo della Niña. Tra le due fasi calda e fredda si interpongono spesso periodi prolungati – da pochi mesi a un paio d’anni – di situazioni neutre: si parla di “fase neutra”, nel senso che le temperature, i venti e le precipitazioni nel Pacifico tropicale sono vicini alle loro medie di lungo termine”.

Ecco, veniamo da anni di La Nina, ma adesso il ritorno del Nino, combinato con il peggioramento della crisi climatica può fare molto male. Basti pensare che come scrive sempre su Twitter l’esperto di clima Nate Bear, “Gli anni “freddi” de La Niña oggi sono più caldi degli anni “caldi di El Niño di meno di un decennio fa. Quindi, quando oggi arriva un El Niño come quello di adesso non c’è un analogo storico. Il caldo record diventa inevitabile. Siamo in un territorio climatico inesplorato”

E che siamo in un territorio climatico inesplorato non è solo un modo di dire, ma è esattamente quello che sta succedendo. E veniamo a forse la parte più preoccupante e che sta facendo impazzire i climatologi. A quanto pare, le correnti d’aria che avvolgono il nostro pianeta stanno diventando irriconoscibili per gli scienziati del clima, al punto che alcuni hanno addirittura paragonato il modello caotico delle correnti a getto a un dipinto di Van Gogh.

Vi leggo alcuni estratti di un pezzo su Science Alert scritto da Carly Cassella che ricostruisce il dibattito online che si sta svolgendo in questi giorni. 

La parte meridionale della corrente a getto sul Nord America si è completamente spezzata ed è attualmente intrappolata in una rivoluzione viziosa che ha innescato un’ondata di calore fuori dal comune.

Sebbene sia normale che le correnti d’aria si fermino, si dividano, si ricombinino e fluiscano in direzioni opposte, in media queste correnti d’aria troposferiche sono tipicamente abbastanza continue su lunghe distanze con un flusso complessivo da ovest a est.

L’attuale frammentazione è diversa da qualsiasi cosa gli specialisti abbiano mai visto prima.

“Quando guardo questa corrente a getto mi viene in mente la parola folle”, ha twittato il capo meteorologo di una stazione locale della Florida, Jeff Berardelli. “Questa configurazione, probabilmente potenziata dal riscaldamento climatico, sta alimentando una cupola di calore record così estrema che persino gli esperti sono stupefatti!”.

Lo scienziato del clima e autore Michael E. Mann, uno dei più famosi ed esperti climatologi al mondo, ha risposto prontamente al tweet di Berardelli scrivendo di non aver mai visto in vita sua “una configurazione così disarticolata”. “Onestamente non riesco nemmeno a descrivere l’attuale modello di onde planetarie su larga scala”, ha scritto su Twitter. Sul motivo di questa configurazione così particolare sembrerebbero incidere le temperature record che potrebbero aver interferito con il normale andamento delle correnti.

Tutto ciò, ovviamente, non è solo una stramberia innocua. Il fatto che le corrente siano così inusualmente spezzettate causa delle cupole di calore che si autoalimentano in alcune zone del pianeta. Solo negli Stati Uniti, 40 milioni di persone sono attualmente in stato di massima allerta per il caldo e, nell’ultima settimana, si sono verificate diffuse interruzioni di corrente.

Il centro di una delle principali cupole di calore si trova sopra il Messico e ha già causato una moria di uccelli. L’ondata di calore che sta investendo il Messico è stata classificata dal climatologo Maximiliano Herrera come una “categoria 7”. Una categoria inesistente, dato che il grado massimo è la categoria 5, definita come calore “oltre l’estremo”.

Herrera sta essenzialmente sostenendo che ora siamo oltre gli estremi precedenti. “È semplicemente un evento a sé stante, niente di simile può essere paragonato”, ha dichiarato Herrera. “I record sono stati cancellati dappertutto con margini pazzeschi e battuti per ben 7 giorni di fila”.

“È ormai chiaro che il sistema climatico della Terra è fuori controllo e dovremmo essere molto preoccupati”, ha spiegato Steve Turton, geografo ambientale della Central Queensland University, a The Conversation.

Di nuovo: siamo in un territorio inesplorato. 

Ora, come se non bastasse, stanno uscendo nuovi studi che fanno proiezioni non proprio simpatiche per il futuro. Come ad esempio uno pubblicato sulla rivista scientifica PNAS, raccontato da Mattew Rozsa su Salon.com. “Immaginate un futuro in cui un quinto del pianeta sia regolarmente soggetto a ondate di calore bollente e a siccità torrenziali. Oltre al disagio insopportabile del caldo costante, le persone in quelle regioni faranno fatica a respirare. L’aria sarà piena di fumo, anche se gli incendi di massa che causano il fumo stanno distruggendo civiltà e zone selvagge a migliaia di chilometri di distanza.

Entro la fine del XXI secolo, si prevede che queste cosiddette ondate composte di siccità e calore (o eventi CDHW) si verificheranno all’incirca due volte all’anno, ognuna delle quali durerà circa 25 giorni, dal Nord America orientale e dall’Africa orientale all’Asia centrale, all’Europa centrale e al sud-ovest americano.

“È una ‘nuova anomalia’ che si sta verificando in tempo reale: gli impatti del cambiamento climatico si manifestano sotto forma di eventi meteorologici estremi pericolosi e senza precedenti”.

Questo è lo “scenario di punta” che emerge da un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS. Anche se la situazione peggiore non dovesse verificarsi, gli scienziati di cinque importanti università americane autori dello studio hanno concluso che la recente serie di ondate di calore, incendi e altri eventi meteorologici estremi sono solo l’inizio. A meno che l’umanità non riconosca che questi disastri non sono del tutto “naturali” – e che anzi sono causati dall’influenza umana sul clima – e non agisca di conseguenza, l’umanità si troverà di fronte a un futuro di orribili ondate di calore e al conseguente “aumento del rischio per i settori dell’acqua, dell’energia e dell’alimentazione nelle regioni geografiche critiche”.

“La siccità e le ondate di calore composte minacciano gravemente i sistemi socio-ecologici, portando a impatti maggiori, ad esempio incendi, fallimenti dei raccolti e mortalità legata al caldo, rispetto ai singoli eventi estremi

Anche l’energia subirà un impatto negativo, in quanto gli eventi di CDHW possono mettere a dura prova le reti elettriche (in quanto le richieste di raffreddamento di massa superano le capacità delle strutture) e ridurre l’acqua disponibile per un’efficace generazione di energia idroelettrica. In effetti, l’acqua in generale sarà più scarsa, poiché “sia la siccità che le ondate di calore aumentano i tassi di evaporazione e diminuiscono la disponibilità di acqua”.

Anche la salute pubblica in generale è a rischio. Le ondate di calore possono provocare malattie legate al caldo, mentre le condizioni di siccità possono avere un impatto sulla qualità e sulla disponibilità dell’acqua, con potenziali ripercussioni sui servizi igienici”, ha spiegato Mishra. “È fondamentale che le agenzie di salute pubblica implementino in modo proattivo piani di preparazione alla siccità e alle ondate di calore”.

Un altro studio pubblicato su Nature Communications punta il riflettore sulla questione della sicurezza alimentare. Secondo lo studio  uno degli effetti più sottostimati dei cambiamenti climatici sarebbe quello sulla sicurezza alimentare globale.  

In pratica, il problema sarebbe che i modelli climatici che utilizziamo sono ormai piuttosto affidabili nel predire l’andamento complessivo del clima, a livello di modelli atmosferici, mentre non sanno predire le anomalie meteorologiche di superficie. E c’è il rischio che una serie di eventi concomitanti su scala globale possano portare a una sorta di carestia, con un impatto notevole sulla sicurezza alimentare globale.

Ecco. Fermiamoci un attimo e facciamo un respiro profondo. Come state? Come stai tu che stai ascoltando o guardando questo episodio? Io ti avevo avvertito eh. Forse ti starai chiedendo il motivo di una puntata con una sequela di notizie sul clima così pesanti. Il senso è che dobbiamo iniziare a guardare seriamente in faccia la realtà. È molto facile ricadere negli automatismi, e seppellire queste consapevolezze sotto le migliaia di cose che dobbiamo fare ogni giorno. Ma ogni giorno che passa senza che il sistema cambi, è un giorno in meno per fare qualcosa di sensato. Credo che dobbiamo farci carico tutte e tutti, ognuno come può e come vuole, di questo fardello di dolore, guardare nell’abisso della crisi climatica, e prendere in considerazione tutti questi aspetti nel progettare le nostre vite, il nostro futuro, il nostro lavoro. 

Questo è il futuro che ci aspetta. Credo che a questo punto solo un profondo bagno di realtà ci possa dare in mano quel po’ di potere e consapevolezza per cambiare per davvero, e non solo raccontarci che lo stiamo facendo. Io non lo so quanto tempo e quanto margine abbiamo ancora, se ne abbiamo, per fare qualcosa di sensato. E non lo so perché di fondo è praticamente impossibile saperlo. Ma ecco, non ci sarà un altro momento se non adesso. 

Tocca smettere di bruciare qualsiasi cosa e ripensare buona parte delle nostre società. Come diciamo spesso, tante cose stanno succedendo. Ma dobbiamo trovare un modo, collettivo, e rapido, ed equo per accelerare questo processo. È una roba difficilissima, mi rendo conto. Ma credo che sia l’unica sensata da fare. 

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