Celebrazioni per la Brigata Sassari, ma le missioni sono davvero “di pace”? – INMR Sardegna #68
Il 110o anno della Brigata Sassari, le critiche alla riforma sanitaria, il problema degli immobili sfitti e la condizione femminile nell’Isola.

Il primo marzo centinaia di persone a Sassari hanno partecipato alla cerimonia in onore della Brigata Sassari rientrata nei giorni scorsi dalla missione Unifil in Libano, e nella stessa giornata si è festeggiato anche il centodecimo anno di costituzione della Brigata Sassari. Il generale Stefano Messina, durante la cerimonia, ha tracciato un bilancio dell’impegno dei “sassarini” nei sei mesi di missione in Libano. Presenti in tribuna anche numerose autorità civili e religiose, tra cui la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti, la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde, il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini e anche il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia. L’occasione è stata utile per ribadire – soprattutto nelle parole del ministro alla difesa Crosetto intervistato da giovanni Bua per La Nuova Sardegna – che la Sardegna in quanto sede di servitù militari è strategicamente irrinunciabile, ma l’impegno del governo sarebbe quello di garantire anche che questa presenza sia sostenibile e porti benefici concreti. Nella terra delle servitù militari è però altrettanto forte anche l’ideologia antimilitarista e ambientalista che guarda invece alla necessità di tutelare i territori non solo dall’inquinamento bellico, dal ricatto economico che consegue a quell’oltre 60% di demanio militare nell’Isola, e dalle logiche di servitù, ma anche dall’essere teatro di esercitazioni e giochi di guerra, e quindi, territorio complice delle atrocità che la guerra determina.
Abbiamo chiesto in merito un commento a Elisa Brau del Culleziu, assemblea permanente sassarese che da settembre 2024 in poi si è riunita e confrontata sugli effetti che ha la propaganda militare nei su corpi e territori. L’obbiettivo cardine é di “fornire e formulare una contro-narrazione per rispondere e arginare quella che descrivono come l’incessante violazione degli spazi sociali che subiamo, nelle scuole, nelle università, nelle strade, nelle feste popolari da parte di militari e forze dell’ordine”.
Parliamo ora di sanità perché il Consiglio regionale ha ripreso in settimana la discussione del disegno di legge sulla riorganizzazione del sistema sanitario. La maggioranza conta di dare il via libera al testo entro la settimana ma come riporta Youtg, in merito non si fermano però le polemiche tra le forze politiche del centrodestra, ne abbiamo parlato nella precedente rassegna: in sostanza l’accusa è che la riforma non risponda a quelle che sono le reali esigenze del territorio e di lavoratori e lavoratrici del comparto medico. Restando sul tema della sanità, nei giorni scorsi sono emersi altri dati che confermano le lacune del sistema sanitario sardo: i medici di medicina generale sono in via d’estinzione in tutta l’Italia con però situazioni particolarmente gravi in alcune regioni: in testa c’è la Sardegna. Le stime sono state elaborate dalla Fondazione Gimbe sui dati della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC) secondo cui in Sardegna c’è un calo dei e delle professioniste del settore pari al 39%. Sempre la Fondazione Gimbe ha tenuto in considerazione anche che il rapporto ottimale pari a 1 medico di medicina generale ogni 1.200 assistiti, mentre nell’isola il 60% dei medici di base ha in carico più di 1500 pazienti. La situazione quindi continua, ormai da anni, a non essere sicuramente una garanzia d’accesso al diritto alla salute ma c’è da dire che lo spirito di dissenso da un lato ma anche di volontà di riappropriazione di un diritto inalienabile come quello alla salute non si placa. Come riporta Youtg ad esempio, in ogliastra è stata sfruttata la sfilata di carnevale di Lanusei per portare per le strade uno dei problemi del territorio: la mancanza del punto nascita. Un gruppo di cittadini ha infatti realizzato Un piccolo carro allegorico con un’ambulanza. Sul tettuccio una donna, in procinto di partorire, che chiede al nascituro di attendere perché la strada è ancora lunga. E poi, il tocco finale, quello dei cartelli stradali che indicano due direzioni: Nuoro e Cagliari, ovvero i due punti nascita più vicini per le partorienti del luogo. Una forma diciamo creativa di protesta che però dimostra come la comunità ogliastrina non intenda rassegnarsi, ma continui a far sentire la propria voce con determinazione e anche ironia, nella speranza che le istituzioni rispondano con soluzioni concrete e tempestive.
A Nuoro c’è un gruppo di studenti del liceo Fermi che sta monitorando i lavori dell’ex Artiglieria di viale Sardegna, compresi i soldi pubblici impiegati e le prospettive future, che ha però anche sottolineato come in città le strutture comunali chiuse da decenni o prive di un idoneo progetto gestionale, sono ben 38. Un’azione alla quale è seguita la risposta propositiva del circolo culturale nuorese Catte e Pinna, secondo cui sono tutti immobili che potrebbero essere affidati con bandi mirati e diventare opportunità anche di lavoro per i giovani del territorio. Secondo i componenti del circolo, ciascuno di quegli immobili appartiene ai nuoresi e per questo dovrebbe restare aperto, gestito nel migliore dei modi e diventare un luogo di incontro, di condivisione di tutti i fermenti culturali, artistici e letterari che possono rendere Nuoro una vera capitale della cultura.
L’idea è quindi di trasformare gli immobili in incubatosi di idee per le nuove generazioni, anche per interrompere fenomeni come l’emigrazione giovanile e lo spopolamento, che svuotano le comunità. Una proposta che ci sentiamo di rilanciare anche perché il tema degli immobili vuoti e delle serrande che si abbassano è sempre forte nell’Isola. I piccoli negozi muoiono di vecchiaia e di asfissia – come sottolineava qualche giorno fa Serena Lullia su La Nuova Sardegna – stroncati dalla mancanza di ricambio generazionale, soffocati dai grandi colossi del commercio, dall’e commerce, dalle tasse. In Sardegna per ogni nuova attività commerciale che prova a nascere, 3,5 chiudono per sempre. Di fronte a questo scenario, iniziative come quella degli studenti del liceo Fermi e del circolo culturale nuorese Catte e Pinna rappresentano quindi una speranza concreta per il futuro, dimostrando che il patrimonio cittadino può trasformarsi in risorsa anziché restare un simbolo di abbandono. Serve però anche in questo caso un impegno collettivo, tra istituzioni e comunità, affinché queste idee si traducano in progetti reali, effettivamente capaci di dare nuova vita alla città e nuove opportunità ai giovani, allo scopo di contrastare la desertificazione economica e sociale che minaccia l’Isola.
Questo sabato è 8 marzo, giornata internazionale dei diritti delle donne, data alla quale sono particolarmente legata e che ogni anno diventa occasione per riflessioni e analisi sulla condizione femminile. La questione è semplice: come riassume Cagliari Today in un prezioso articolo che mettiamo tra lue fonti, la Sardegna non è una Regione per donne. Tra tutti gli studi, uno particolarmente interessante prende in esame ed elabora alcuni dati regionali fra cui Istat, Inps, Cnel, e restituisce una fotografia poco consolatoria per l’Isola in fatto di qualità della vita per le donne.
L’analisi è stata svolta dalla ricercatrice Vania Stazu, per Acli Sardegna e Crei, con l’associazione Spazi di Ascolto, e quello che emerge dal report sono una serie di dati che confermano la condizione di marginalità. Le donne sarde ad esempio ottengono sì risultati migliori nello studio e nella formazione, però poi non vengono premiate nel mercato del lavoro dove sono meno occupate e meno pagate a parità di mansione. “Non a caso le donne appaiono meno soddisfatte del proprio lavoro e della propria vita”, si legge nell’analisi. Non solo: le donne partecipano meno anche alla vita politica e sociale e questa situazione peggiora notevolmente per le donne di cittadinanza non italiana.
Ci sono poi anche delle differenze tra province che spiccano – in positivo o negativo – se si prendono in esame parametri specifici come il numero delle imprese femminili, delle amministratrici di imprese e comunali donne, delle violenze di genere, dello sport femminile e delle competenze numeriche o alfabetiche non adeguate. Così le province di Cagliari e del Sud Sardegna spiccano ahinoi per numero di violenze di genere, Sassari ha il triste primato del numero di competenze numeriche femminili non adeguate ma ha anche il maggior numero di amministratrici comunali. Nuoro eccelle nello sport femminile mentre Oristano è invece in testa per le imprenditrici.
Come poi riporta la giornalista Marzia Piga, il tasso di disoccupazione femminile in Sardegna è dell’8,8%, superiore rispetto al 6,8% maschile. Ancora più allarmante è il tasso di inattività femminile, che si attesta al 42,3%, contro il 24,3% degli uomini. Ciò significa che quasi la metà delle donne in età lavorativa non è attiva nel mercato del lavoro, spesso a causa della difficoltà nel conciliare vita professionale e familiare.
Le donne straniere affrontano poi difficoltà ancora maggiori nell’inserimento lavorativo: ad esempio, le madri migranti sono più spesso costrette a lavori part-time involontari: il 62% di loro lavora con contratti ridotti non per scelta, contro il 42% delle madri con cittadinanza italiana.
Di fronte a questi dati, l’8 marzo non può essere solo una celebrazione simbolica, ma un momento di presa di coscienza collettiva e di azione concreta per ridurre le disuguaglianze di genere. Perché inoltre, è importante ricordare che il peso delle discriminazioni non è distribuito equamente e colpisce più duramente chi si trova all’intersezione di più identità marginalizzate: donne nere, donne disabili, donne trans. Solo riconoscendo queste differenze e lavorando per abbattere ogni forma di esclusione si potrà costruire una società realmente più giusta, equa e non escludente.
Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme
Lunedì abbiamo parlato di Spaciada sa Bregungia, che per chi non conoscesse il sardo significa letteralmente “finita la vergogna”. Si tratta di un progetto, quello che descriviamo nell’articolo di Sara Brughitta che punta a riportare la lingua sarda nella vita di tutti i giorni, soprattutto di bambini e bambine, liberandola da quel senso di vergogna che per troppo tempo l’ha accompagnata. Un modo per rivendicare l’identità culturale dell’Isola e contrastare la progressiva scomparsa della lingua sarda, dimostrando che il sardo non è solo un patrimonio del passato, ma una ricchezza viva, capace di adattarsi al presente e proiettarsi nel futuro. Attraverso iniziative creative e coinvolgenti, questa campagna invita le persone a usare il sardo con naturalezza, non solo nel contesto familiare o tradizionale, ma anche negli spazi pubblici e nelle attività quotidiane. Lo trovate su www.sardegnachecambia.org
Martedì abbiamo invece parlato di nazionalismo e identità sarda, affrontando il dibattito su cosa significhi oggi parlare di nazione sarda. Prosegue infatti l’approfondimento con Sara Corona Demurtas dedicato al nazionalismo di oggi, con un focus sul nazionalismo italiano e il suo braccio di ferro con l’identità sarda in Sardegna. L’articolo di questo mese analizza, dalle monarchie europee alle lotte anticoloniali, la nascita delle nazioni e il loro legame con l’identità, a partire da due domande: il nazionalismo è un’invenzione moderna? E in Sardegna, quando abbiamo iniziato a immaginarci come un popolo? Trovate un anticipo – anche in formato reel – sui nostri social, l’articolo sul nostro portale
Mercoledì spazio invece alla pubblicazione di Pierpaolo Loi, maestro, poeta e attivista per la pace che ha fatto della sua vita un viaggio oltre ogni confine. Il suo libro è un antologia di poesie dedicate al tema dell’antimilitarismo, della pace, della non violenza e del dialogo. Vi consigliamo di leggerlo, vi scalderà il cuore
Ieri abbiamo chiuso la nostra settimana di pubblicazioni con un’intervista di Lisa Ferreli a Gaia Putzolu, un’illustratrice che – come scriviamo nell’articolo – se nel viaggio ha trovato ispirazione, nel ritorno ha trovato la sua direzione, a partire dalla tipografia di famiglia, dalla carta e dall’inchiostro che resiste al tempo. Dopo esperienze in Europa e Marocco, ha deciso di tornare a casa, riscoprendo la tradizione familiare della tipografia e legatoria. È un articolo che parla di restanza, di quando il ritorno non è un atto di rinuncia, ma di costruzione. Gaia Putzolu ha intrecciato il suo amore per i viaggi con la ricerca artistica, e ha trovato nel ritorno un modo per dare radici al suo percorso, unendo il mondo dell’illustrazione con quello della tipografia, in un equilibrio tra tradizione e innovazione. Leggetelo, ne trovate un anticipo sui nostri social e il resto su www.sardegnachecambia.org
E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:
- Per questo sabato vi proponiamo innanzitutto un viaggio magico attraverso le stagioni e i fantastici personaggi di Gianni Rodari, dedicato soprattutto ai bambini da 0 a 5 anni! Si tratta di un’esperienza sensoriale con luci, colori, suoni e musica che cattureranno l’immaginazione dei più piccoli. Si terrà a partire dalle 17 al Teatro Sant’Eulalia in vicolo del collegio. Per maggiori info visitate i canali del Theandric Teatro Nonviolento
- Se siete in Ogliastra o vi va di andarci invece, sempre sabato ma a Ulassai al museo CAMUC inaugura la mostra “geometrie del caso: Carolina Melis con Maria Lai”. Si tratta di un’esposizione che esplora la relazione tra struttura e ritmo, trasformando codici e segni in racconti visivi. Carolina Melis, artista italo-danese nata a Cagliari, unisce infatti arte, artigianato e design contemporaneo. L’inaugurazione inizierà alle 11 ma la mostra sarà visitabile fino al 6 aprile: avete tempo per organizzarvi!
- Amanti delle sagre questa settimana abbiamo un suggerimento per voi: la sagra del carciofo spinoso dop di Uri, sabato 8 e domenica 9 marzo. Evento che va avanti da oltre trent’anni, anche quest’anno offrirà un programma ricco di appuntamenti, dall’enogastronomia alla cultura, passando per mostre, laboratori, spettacoli e musica dal vivo.
- Non dimentichiamoci che domani è 8 marzo e non mancano gli appuntamenti dedicati a questa importante giornata. A Olbia ci sarà un corteo transfemminista promosso da Non una di meno Nord Sardegna, Strasura, Istravanadas, Malarittas, Onda rosa, Belle di faccia, Clip informale e Movimento omosessuale sardo. A Cagliari Non Una di Meno Cagliari ha organizzato una manifestazione alla quale partecipano anche Sardegna Palestina, Arc, Fridays for future, Open Unica e Unicalaris, mentre a Sassari il comune ha organizzato una giornata di letture, canzoni, appuntamenti a teatro e racconti. Sia online che sui social trovate tutte le informazioni in merito
#brigatasassari
Guido Crosetto: «L’Ue deve essere in grado di difendersi. La naja? Un’opzione»
Sassari celebra ritorno della Brigata da missione in Libano
#sanità
Gimbe, in quattro anni in Sardegna -39% medici di famiglia
Ddl Sanità, in aula manca il numero legale. L’opposizione: «Caspita! Secondo Todde è una riforma urgente…»
Consiglio regionale, prosegue (tra le polemiche) la discussione sul disegno di legge sulla sanità
Un’ambulanza e una donna partoriente sul tettuccio: il punto nascita (chiuso) di Lanusei diventa un carro di carnevale
#immobili
In Sardegna piccoli negozi in estinzione: più chiusure che aperture
“Trentotto immobili comunali chiusi, fateli gestire ai nostri giovani” di Valeria Gianoglio, cartaceo La Nuova Sardegna del 4 marzo 2025, pagina 28
#8marzo
La Sardegna non è una regione per donne: ecco perché in cinque punti
#SACC
Parlare per resistere: la lingua sarda come atto di presenza, est spaciada sa bregungia
Nazionalismo e identità: quando un popolo inizia a immaginarsi nazione
Oltre ogni confine, un canto di nonviolenza che attraversa storia e coscienza
Nostalgia di restare. La storia di Gaia Putzolu, illustratrice in equilibrio tra andata e ritorno
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