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20 Marzo 2025
Podcast / Io non mi rassegno

In Sicilia il benessere degli animali a rischio per una nuova proposta di legge – INMR Sicilia #12

Una nuova proposta di legge che compromette il benessere animale, le CER in Sicilia, il polo petrolchimico di Siracusa e una legge per le vittime di femminicidio approvata e mai applicata.

Autore: Redazione Sicilia che Cambia
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Trascrizione della puntata

Una riforma che penalizza gli animali e favorisce il business dei privati: così le associazioni animaliste descrivono il disegno di legge sui randagi, proposto dal consigliere regionale Giuseppe Laccoto della Lega, e approvato nei giorni scorsi in commissione Sanità dell’Ars. Il testo che modificherebbe radicalmente la gestione dei rifugi per cani e gatti randagi ha sollevato tante critiche e dovrà essere riesaminato dalla Commissione.

Per le associazioni animaliste e i volontari si tratterebbe di un ritorno al passato se non peggio. Le nuove norme renderebbero più difficile la tutela degli animali abbandonati e la loro adozione, privilegiando la gestione privata dei canili, limitando la collaborazione con le associazioni dei volontari che si sono occupate da sempre di trovare adozione ai cani rimasti in canile per troppo tempo. Spesso anche sostenendo le spese.

Sarebbero ridotte le ore di apertura al pubblico dei canili e azzerati i contributi pubblici ai rifugi pubblici convenzionati, dopo 3 anni di degenza. La legge prevede pure l’eliminazione della sterilizzazione di gatti liberi con conseguente aumento del randagismo felino

Quindi ecco, per riassumervi: adozioni più difficili, canili privati e regole più severe che impediscono di liberare i cani sterilizzati e di sterilizzare i gatti randagi

Queste decisioni, oltre a compromettere il benessere degli animali, rischiano di aggravare il problema del randagismo in Sicilia, dando più spazio ai privati e aumentando i costi per i Comuni.

Una riforma che “trasforma il randagismo in un business” e compromette il benessere degli animali. “Eliminare il ruolo delle associazioni di volontariato nella gestione dei rifugi pubblici significa affidare il destino di migliaia di animali a logiche di mercato, dove l’interesse primario non è più la tutela dell’animale ma il guadagno economico”. Sono queste alcune dichiarazioni di associazioni che si stanno battendo contro il disegno di approvato nei giorni scorsi in commissione Sanità dell’Ars, che modifica la legge 15 del 2022.

Secondo l’Oipa Il nuovo testo smantella strumenti fondamentali per il benessere degli animali e rischia di portare la Regione Sicilia a indietreggiare nel percorso legislativo-culturale in materia di tutela del benessere animali e prevenzione al randagismo. La norma potrebbe compromettere infatti il corretto rapporto uomo-cane-territorio. 

Saranno prese in considerazione le obiezioni degli animalisti e delle associazioni contro la proposta di legge che sono disponibili al dialogo per agevolare una revisione del testo.

La Regione Sicilia ha lanciato una nuova misura che favorisce la nascita di Comunità Energetiche. L’obiettivo è attivarne 150 nell’isola entro la fine del programma nel 2027. La Regione finanzierà i progetti attraverso un fondo di 61,5 milioni di euro.

A maggio 2024 erano 168 le iniziative in tutta Italia. Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia le regioni maggiormente interessate. Questi dati danno un’idea del risultato ambizioso che si vuole raggiungere. 

L’avviso prevede una procedura a sportello con valutazione, quindi una graduatoria dei progetti presentati dalle Cer, regolarmente costituite e in possesso di tutti i requisiti previsti dal bando, a cui partecipino amministrazioni comunali siciliane. Il contributo, a fondo perduto, verrà assegnato nella misura massima del 40 per cento delle spese ammissibili, fino a un tetto di 420 mila euro, Iva esclusa. 

Alcune diocesi italiane hanno già avviato progetti di comunità energetiche, spesso in collaborazione con cooperative energetiche e aziende del settore. In Sicilia partiranno a breve i lavori per la prima comunità energetica rinnovabile solidale (Cers) su una diocesi nel comune di Acireale. Si tratta di un progetto pilota che farà da apripista ad altre comunità energetiche in tutte le diocesi dell’isola. Saranno prodotti oltre 337 mila kilowatt ora l’anno, il 14% servirà all’autoconsumo dei cinque edifici produttori, l’86% di energia sarà immessa in rete di cui il 76% (circa 222 kWh/anno) sarà condiviso con i 25 membri della comunità energetica.

Un vantaggio economico per la Cer della diocesi di Acireale pari a quasi 41mila euro all’anno (oltre 11mila euro di risparmio in bolletta e quasi 30mila euro di incentivo per l’energia condivisa).

Il beneficio ambientale è notevole, equiparabile a una riduzione di emissione in atmosfera di 179 tonnellate di CO2 all’anno o a 63 tonnellate equivalenti petrolio in meno; come se venissero piantati sul territorio 1.074 alberi.

“L’idea – spiega il vescovo Raspanti – è che in tutte le diocesi della Sicilia, piano piano, si possano realizzare delle comunità energetiche per poi poterle collegare, grazie al supporto tecnico della Regione siciliana, tra di loro. Le comunità energetiche per noi non hanno soltanto il lato legato all’energia rinnovabile, ma anche il lato solidale. Se riusciamo nell’intento ci dovrebbe essere un flusso energetico tale da poterlo riversare sulle famiglie che non possono pagare le bollette”.

Un anno fa la Regione ha approvato una norma che prevede l’assunzione diretta di donne sfigurate a causa della violenza subita e dei figli delle vittime di femminicidio. Oggi, a un anno di distanza, questa legge rimane di fatto inapplicata.

La norma regionale proposta dal deputato Ismaele La Vardera e approvata dall’Ars estende alle vittime di violenza gli stessi benefici già previsti per i familiari delle vittime di mafia (legge regionale 20/1999), permettendo loro di essere assunti direttamente dalla Regione, dagli enti locali e dalle aziende sanitarie. Una misura essenziale per garantire alle vittime un’opportunità di indipendenza economica e reinserimento sociale. Oggi, però, questa legge esiste solo sulla carta e le vittime continuano a essere abbandonate dalle istituzioni, nonostante la Sicilia sia stata la prima Regione a promuovere una legge del genere. 

Nonostante le istanze presentate, nessuna assunzione è stata effettuata, lasciando senza tutela persone che hanno subito violenze gravissime e che si trovano in condizioni di estrema difficoltà economica e lavorativa.

Il motivo di questa mancata applicazione non è mai stato chiarito ufficialmente. Secondo quanto emerso, il presidente della Regione Renato Schifani avrebbe rinviato l’attuazione della norma su richiesta del Governo nazionale, con la promessa che una legge nazionale avrebbe regolato la materia in modo uniforme. Tuttavia, a distanza di un anno, nessuna normativa nazionale è stata approvata e le vittime continuano ad aspettare.

A rendere ancora più grave la situazione è la recente dichiarazione dell’avvocato generale della Regione Siciliana, Giovanni Bologna, che ha già preannunciato che anche questa nuova norma non potrà essere applicata. Un’affermazione priva di qualsiasi fondamento giuridico, secondo i proponenti, dal momento che la legge è stata regolarmente votata dall’ARS ed è pienamente in vigore.

La puntata di Report sul polo petrolchimico di Siracusa ha riacceso i riflettori su quanto accade da decenni nell’isola sul piano ambientale e sanitario. Il 5 marzo scorso è stato votato in Senato il Salva-Ilva bis, adesso passerà alla camera. Non appena diventerà legge

sarà obbligatorio  includere  la valutazione del danno sanitario nelle autorizzazioni ambientali degli stabilimenti di interesse strategico nazionale. In Italia gli stabilimenti oltre all’Ilva di Taranto sono solo la raffineria Isab di Priolo Gargallo e gli impianti di depurazione delle acque a essa indispensabili. In Sicilia, però, è almeno dal 2014 che langue una proposta che integri ambiente e salute in relazione ai limiti di emissioni delle industrie. 

Ma il disegno di legge siciliano è sparito subito  dai radar. In questi nove anni il polo petrolchimico di Siracusa è finito al centro delle cronache regionali e nazionali sia per le crisi industriali sia per le inchieste sull’inquinamento e la gestione delle emissioni nocive in aria e acqua. Il 27 settembre 2023 il Movimento 5 stelle ci ha riprovato con una nuova proposta. Il testo prevede che il rapporto sulla Valutazione del danno sanitario venga redatto ogni tre mesi «congiuntamente dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) e dall’Azienda sanitaria competente per territorio (Asp), anche sulla base del registro tumori regionale e delle mappe epidemiologiche sulle principali malattie a carattere ambientale».

Il risultato non cambia. «Il decreto non è mai stato discusso», conferma il deputato siracusano Carlo Gilistro, pediatra di professione. Nonostante in questa legislatura a presiedere la commissione Ambiente sia uno che di industria ne capisce parecchio: il deputato Giuseppe Carta, sindaco di Melilli, in pieno polo petrolchimico, e dipendente in aspettativa della raffineria Isab. Nei prossimi giorni si tornerà a sollevare la questione ha annunciato Gilistro. Ma stavolta la norma nazionale potrebbe arrivare prima. Almeno si spera.

L’associazione rifiuti zero Sicilia ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro Il Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani della Regione Sicilia. Sono diversi i punti su cui si appella l’associazione, dalla gestione emergenziale, all’uso dei Fondi di Sviluppo e Coesione per la realizzazione di due termovalorizzatori tra Catania e Palermo, sottraendo risorse ai territori, alla mancanza di una strategia di prevenzione sulla gestione rifiuti.

Mentre nel resto d’Europa si persegue l’obiettivo dell’Economia Circolare, che non contempla l’incenerimento, il Governo regionale propone strade obsolete che dissipano risorse e denaro pubblico. Puntare ad almeno l’80% di raccolta differenziata, riparare e riusare, trattare a freddo la frazione residua ancora indifferenziata recuperando materiali con quantitativi modesti da porre in discarica sarebbe la strada da seguire.

Sicilia che Cambia ha aderito alla Campagna Futuro in Cenere promossa dall’associazione Rifiuti Zero Sicilia per sensibilizzare la cittadinanza alla partecipazione e alla conoscenza di questi temi di fondamentale importanza per il benessere e la tutela della salute, dell’ economia e dell’ ambiente.

Molto attivo e radicato nel territorio è Tony Rocchetta, appassionato di biodiversità e tradizioni agricole, sta dedicando la sua vita alla conservazione di uno dei grani antichi siciliani, la Chiattulidda, una varietà locale diffusa nella costa sud vicino Licata.

Che la Sicilia sia una terra meravigliosa non ci sono dubbi. Durante le scorse settimane ha regalato spettacoli unici tra colate di lava miste alla neve. Immagini che hanno suscitati un improvviso e incosciente interesse che ha provocato disagi e situazioni di pericolo. 

Vi ricordate cosa era successo a Roccaraso? Qualcosa di simile è accaduto sull’Etna. Ne abbiamo parlato con una guida vulcanologica per capire meglio quale emozione, stato d’animo, idiozie spinge alcune persone a scalare l’Etna in minigonna, tacchi, e molto altro per fare un selfie da condividere sui social e poter dire “io c’ero”.

Vi lascio con la riflessione di Paolo Piacentini, presidente onorario di FederTrek, “se non ci educhiamo alla dimensione del rispetto e all’accettazione del limite non potremmo mai essere abitanti consapevoli di un luogo e questa filosofia di vita andrebbe applicata sia nei territori dove abitiamo in modo permanente che in quelli in cui ci rechiamo come turisti”.

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