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5 Marzo 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Navi militari affondate: rilancio del turismo o rischio per l’ambiente? – INMR Liguria #15

Navi militari oramai dismesse, affondate per crearne siti turistici. Questa la proposta in fase di valutazione presentata al consiglio regionale ligure. Ma quali altri esempi abbiamo a livello internazionale e quali i principali vantaggi e svantaggi?
Ma parliamo anche del no della Regione al progetto del parco eolico nelle valli Impero, Arroscia e San Lorenzo, e di uno spettacolo insolito a cui abbiamo assistito qualche giorno fa: una migrazione di oltre 20 mila gru sui nostri cieli.

Autore: Emanuela Sabidussi
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L'articolo si trova in:

Affondare le navi militari dismesse per rilanciare il turismo in Liguria: quando la proposta, emersa anche nel 2021, che è stata presentata durante l’ultimo Consiglio regionale ligure. Sì, proprio così. La proposta è quella di  affondare le navi militari dismesse che si trovano al largo delle coste liguri per incentivare il turismo subacqueo e creare barriere artificiali. Come immaginabile la proposta ha suscitato un acceso dibattito.

Il Consiglio regionale della Liguria per ora ha approvato, con 18 voti a favore e 11 contrari, l’odg presentato da Alessandro Bozzano (consigliere di Vince Liguria–Bucci Presidente) che impegna la giunta a verificare che ci siano le condizioni giuridiche per rendere compatibile l’affondamento controllato dei mezzi nautici della Marina Militare oggetto del dibattito, o “creare nuovi e diversi presupposti per consentire l’effettuazione di questa pratica in compatibilità con il sistema legislativo regionale”. Insomma, se è fattibile e trovare possibili alternative.

L’idea è quindi quella di trasformare relitti in attrazioni per sub, ma le preoccupazioni legate all’ambiente e alla legalità espresse sono state tante: ad esempio Aurelio Caligiore l’ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera, in un articolo pubblicato da Green Report, ha sottolineato che tale pratica potrebbe violare convenzioni internazionali, come la Convenzione del 1972 per ridurre l’inquinamento marino da scarico di rifiuti o altri materiali e il Protocollo I della Barcelona Convention del 1995, che vietano l’affondamento deliberato di navi per prevenire l’inquinamento marino. ​

Inoltre, secondo la consigliera Selena Candia e non solo, le navi militari contengono materiali tossici che, se non adeguatamente rimossi, potrebbero contaminare l’ecosistema marino, rappresentando un rischio per la salute pubblica. ​

L’affondamento controllato di navi dismesse per scopi turistici e ambientali è una pratica adottata in diverse nazioni. Tuttavia, è una pratica che presenta molti elementi di rischio, come evidenziato in vari studi e esperienze internazionali.​

I vantaggi principali, che sono stati portati come base del dibattito, e in parte già citati sarebbero: La creazione di habitat marini: I relitti affondati possono fungere da substrato per la colonizzazione di organismi marini sessili, come spugne e coralli, favorendo la biodiversità e offrendo rifugio a diverse specie ittiche.​

Ma i relitti potrebbero fungere da deterrente per la pesca a strascico illegale: Le strutture sommerse infatti possono in alcuni casi ostacolare le attività di pesca distruttive, contribuendo da strumento di maggior conservazione degli ecosistemi.​

Terzo e ultimo vantaggio principale è la promozione del turismo subacqueo: La presenza di questi relitti può attrarre subacquei e appassionati, incrementando l’economia locale attraverso il turismo sostenibile legato alle immersioni.​ Questo elemento è stato più volte ribadito come principale nelle motivazioni che hanno spinto a presentare la proposta.

Ma vediamo anche i principali svantaggi:

Come già citato il Rischio di inquinamento è alto: come dichiarato dalla consigliera Candia se le navi non vengono adeguatamente bonificate prima dell’affondamento, possono rilasciare sostanze tossiche, compromettendo l’equilibrio dell’ambiente marino.​

In alcuni casi questi relitti hanno alterato anche l’equilibrio naturale, attirando infatti  un gran numero di pesci, li ha resi più vulnerabili alla pesca intensiva e di conseguenza l’equilibrio ecologico locale è mutato,

Ma non solo: anche l’impatto sulla navigazione. La presenza di queste navi sui fondali potrebbe rappresentare un ostacolo per la navigazione.

Gli esempi di altre navi affondate a fini turistici non sono moltissimi ma ci sono: una portaerei della Marina degli Stati Uniti, è stata affondata nel 2006 al largo della costa della Florida per creare una barriera artificiale. O la fregata canadese HMCS Annapolis è stata affondata nel 2015 nelle acque della British Columbia,Canada, per fungere da barriera artificiale e attrazione per i subacquei. O ancora la nave da sbarco australiana HMAS Tobruk è stata affondata nel 2018 al largo della costa del Queensland per servire come barriera artificiale e sito di immersione.

Altro esempio è l’ex nave della Marina degli Stati Uniti Kittiwake è stata affondata nel 2011 al largo delle Isole Cayman.

In ognuno di questi casi la nave protagonista era una, e le valutazioni precedenti sono state molteplici. Tuttavia per quanto riguarda la proposta presentata al consiglio regionale si parla di navi, quindi plurale. Ma quali sono? Quante sono? Nei documenti ad oggi disponibili non è specificato il numero esatto di mezzi nautici e le loro specificità. Attendiamo di saperne di più.

Una cosa appare chiara: è fondamentale che ogni progetto di affondamento controllato sia preceduto da una valutazione molto attenta sua ambientale e che vengano seguite linee guida internazionali per garantire la sicurezza e la sostenibilità dell’intervento. 

Ma soprattutto che ci si ricordi le esperienze del passato della Regione, dove per garantire servizi e proposte turistiche si sono prese decisioni che hanno minato equilibri di interi ecosistemi, le cui conseguenze sono ancora oggi evidenti. Io non so se sia la scelta giusta o no, non ho elementi e formazioni adeguate per potermi pronunciare, ma so che spesso le proposte fatte esclusivamente per fini turistici peccano di valutazioni più ampie, in cui il benessere di chi vive quel territorio ed in questo caso parlo di fauna e flora marine, sono sottovalutate. Buon lavoro a chi spetta il compito di fare queste valutazioni e che siano valutazioni che tengano conto del benessere dell’intero ecosistema dove queste navi dovrebbero essere collocate.

Avevamo dedicato un’intera rassegna per raccontarvi mesi fa della presentazione del progetto del parco eolico nelle valli Impero, Arroscia e San Lorenzo, presentato dalla società 18 Più Energia Srl di Riccardo Ducoli. La Regione Liguria ha bocciato il progetto portando come motivazione le “criticità significative in termini di biodiversità e paesaggio, con impatti negativi difficilmente mitigabili”.

Il progetto, che prevedeva 32 aerogeneratori alti 209 metri, è stato giudicato infatti incompatibile con l’area per l’elevata trasformazione del territorio, la sottrazione di aree naturali e il forte impatto visivo. Inoltre, la documentazione presentata è risultata insufficiente e priva di approfondimenti adeguati.

La direzione regionale ha definito le opere “fuori scala” rispetto al contesto, con conseguenze negative sul valore storico-culturale della zona. 

Iter procedurale successivo alla bocciatura del progetto prevede diverse fasi, tra cui la comunicazione ufficiale al proponente la decisione negativa, specificando le motivazioni legate all’impatto ambientale e paesaggistico, il quale ha la possibilità di presentare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) entro 60 giorni dalla notifica, contestando le motivazioni della bocciatura.​O in alternativa, il proponente può rivedere il progetto per rispondere alle criticità evidenziate, presentando una nuova istanza che tenga conto delle osservazioni ricevute.​

Già in altri casi il TAR ha confermato decisioni di rigetto basate su valutazioni ambientali e paesaggistiche smilari al caso ligure, come avvenuto per un progetto eolico tra Lazio e Abruzzo. ​

Vedremo cosa accadrà, nel frattempo se non l’avete ancora fatto vi consiglio di ascoltare l’ultima puntata del podcast “Io non mi rassegno +” dove il collega Andrea Degl’Innocenti ha affrontato proprio il tema complesso del rapporto tra la diffusione di impianti di energie rinnovabili e l’impatto ambientale e paesaggistico che spesso hanno, ma anche di aspetti spesso oggetto di critiche, tra cui la scarsa ricaduta economica che questi grandi impianti hanno per le comunità, per capire se esiste e sia possibile trovare un equilibrio e come raggiungerlo.

Mercoledì 26 febbraio un evento unico in Liguria, più precisamente a Genova e nella parte occidentale della nostra regione: non tanto per il fatto in se, quando per la moltitudine e lo spettacolo che questo ha comportato. 

Chi era in giro infatti ha potuto assistere ad uno spettacolo incredibile: una migrazione straordinaria di gru. In meno di cinque ore è stato calcolato che siano passate tra le 19.500 e le 22.000 gru sono state osservate, un numero senza precedenti in Italia.

A facilitare questo transito sono state le condizioni meteorologiche e venti favorevoli dopo che per diversi giorni vi era stato un tempo inadatto alla migrazione. Ma da dove arrivavo?

E dove sono andate?

Su La Mia Liguria è uscita un’intervista ad Antonio Aluigi, Responsabile Area Biodiversità del Parco Beigua, che spiega l’evento. Leggo dall’intervista: “La Gru è un trampoliere, come la cicogna e l’airone. È di grossa taglia, ha un’apertura alare che supera i due metri, con zampe e collo lunghi, testa e becco piccoli, coda corta. Ama i grandi gruppi. 

Le gru arrivano dalla Spagna centrale, sorvolano il Beigua dai primi di febbraio. Ma non si fermano da noi, sono dirette nell’area del Baltico.Non si fermano qui, né a mangiare né a riposarsi. Solo a volte, solo se incontrano brutto tempo. Ci passano semplicemente sopra. Sono migranti. Volano in formazioni di centinaia di esemplari, come delle grandi V che attraversano il cielo”. La media di avvistamenti giornalieri di questo transito è di circa 7-8.000 gru, per cui il numero considerevole di quest’anno è stato di particolare rilievo.

L’articolo continua con ulteriori dettagli, e con le informazioni per chi volesse partecipare ad eventi organizzati dal parco per avvistamenti di questo e di tanti altri animali, perché amare è anche conoscere, esplorare, comprendere… e quale occasione migliore di questa?

Ecco le notizie del mese di Liguria che Cambia, presentate da Valentina D’Amora

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