Violenza ostetrica, il Portogallo emana la prima legge in Europa che la punisce
Il Portogallo è il primo paese in Europa a promuovere una legge contro la violenza ostetrica, anche se ci sono diverse perplessità sul suo contenuto.

Il Portogallo ha emanato la prima legge in Europa che punisce la violenza ostetrica ovvero “qualsiasi atto o omissione da parte di un professionista sanitario che, nel contesto della salute sessuale e riproduttiva, provochi danni fisici o psicologici, limiti l’autonomia decisionale o implichi trattamenti disumanizzanti o degradanti”. La legge 33/2025 del 31 marzo, che entrerà in vigore con l’approvazione del prossimo bilancio di Stato, è stata accolta dall’Ordine dei Medici e da alcuni gruppi femministi con qualche perplessità.
La legge affronterebbe con superficialità alcuni punti e sarebbe stata “partorita” senza il coinvolgimento dei professionisti sanitari e delle associazioni di donne. Secondo Carlos Contes, presidente dell’Ordine dei Medici, non solo verrebbe stigmatizzato il lavoro medico, ma si incoraggerebbe una pratica difensiva che potrebbe compromettere il processo.
Particolarmente dura è la posizione contro l’episiotomia – il taglio del perineo praticato per allargare l’apertura vaginale e favorire l’espulsione –, punita con una sanzione pecuniaria per gli ospedali che la praticano e procedimenti disciplinare per i mediche che tendono a usarla sistematicamente. Le altre pratiche vietate sono la tricotomia – rasatura del pube –, la somministrazione forzata di ossitocina, la manovra di Kristeller. Inoltre viene riconosciuto alla gestante il diritto a scegliere liberamente se e come allattare ed essa potrà essere accompagnata da una persona di fiducia durante tutte le fasi dell’assistenza.
Secondo l’Osservatorio sulla violenza ostetrica portoghese la legge è sicuramente un passo avanti importante che attenziona temi poco considerati fino ad ora, ma sarebbe opportuno inserire alcune modifiche prima dell’approvazione definitiva, a partire dalla definizione di violenza ostetrica che, come viene descritta dalla stessa legge, non considera la violenza psicologica ed emotiva, l’esercizio del potere, l’accesso libero e democratico alla salute.
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