Referendum abrogativi 8-9 giugno, cosa accadrà rispetto al Jobs Act dopo la sentenza della Consulta?
Uno dei quesiti del referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno abolirebbe parte del Jobs Act.

Con il D.Lgs. 23/2015, parte del cosiddetto Jobs Act, i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 hanno meno garanzie rispetto ai lavoratori che godono delle tutele dell’art.18 perché nella gran parte dei licenziamenti, e in particolare in quelli motivati da ragioni economiche, si garantisce loro una tutela economica e non reintegratoria. La Corte Costituzionale, attraverso le sentenze n. 22/2024 e n. 128/2024, è intervenuta di recente per introdurre delle modifiche nel sistema di protezione contro i licenziamenti ingiustificati, ampliando le ipotesi in cui è prevista la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro anche per quelli che devono sottostare al Jobs Act.
Cosa cambia dunque con il prossimo referendum abrogativo dell’8-9 giugno? L’eventuale approvazione del quesito consentirebbe il ripristino, per tutti i lavoratori che operano in unità produttive con più di 15 dipendenti, delle disposizioni dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, ovvero la reintegrazione nel posto di lavoro nei casi più gravi di licenziamento illegittimo, perché del tutto privi di causa o di giustificato motivo.
Secondo i promotori del referendum abrogativo dell’8-9 giungo verrebbe rafforzata la posizione del lavoratore nei confronti del datore di lavoro e ripristinata in molti casi la reintegrazione come sanzione. È anche vero che per quanto l’approvazione del quesito abrogativo comporti un ampliamento delle garanzie, queste non sarebbero applicate a tutte le ipotesi di invalidità del licenziamento. Ad esempio, nei casi di licenziamento intimato al lavoratore assente per malattia o infortunio o per disabilità fisica o psichica non reale si avrebbe un arretramento di tutela.
Secondo la Corte quindi con il quesito del referendum abrogativo gli elettori sono chiamati a “una valutazione complessiva e generale” e in ogni caso l’abrogazione del D.Lgs. 23/2015 garantirebbe una maggiore tutela ai lavoratori e alle lavoratrici attraverso un maggiore bilanciamento del sistema normativo che, attualmente, comporta delle modalità differenti a seconda se il lavoratore sia stato assunto prima o dopo il 7 marzo 2015. Un intervento sicuramente rilevante ma forse in ritardo di dieci anni.
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