Il Messico punta sui piccoli agricoltori per raggiungere la sovranità alimentare
Con un nuovo piano di sostegno alle famiglie contadine promosso dal governo, il Messico punta alla sovranità alimentare attraverso l’aumento della produzione delle colture fondamentali per la dieta nazionale.

Venerdì 4 aprile è stato presentato Raccogliere Sovranità, un programma di sostegno economico che il Messico mette in atto per supportare il settore agricolo nazionale con un investimento senza precedenti di 4,2 miliardi di dollari a cui dovrebbero accedere entro il 2030 circa 750.000 produttori. Solo nel 2025 verranno spesi oltre 2,5 miliardi di dollari con un sostegno a 300.000 lavoratori.
Il programma prevede, tra le tante cose, prestiti agevolati con un tasso di interesse massimo del 9% annuo fino a 1,3 milioni, una piattaforma di sostegno per l’acquisizione di assicurazioni agricole e la copertura per l’accesso alle polizze minime, l’accesso alle nuove tecnologie agricole e all’assistenza tecnica necessaria per il loro utilizzo. Rientrano nel piano gli agricoltori di mais, fagioli, riso, caffè, i produttori di latte e chi pratica la pesca. Verrà creato anche un fondo speciale, il “Seme Produttore del Benessere”, per distribuire semi di alta qualità e non OGM, mentre una rete di 30.000 “Botteghe del Benessere” garantirà l’accesso a cibo a prezzi equi a consumatori e produttori.
Un aspetto fondamentale di Raccogliere Sovranità è proprio l’attenzione ai piccoli e medi produttori, spesso esclusi dai grandi circuiti agroindustriali. Il programma non mira a sostenere le grandi imprese agricole, ma a ridare protagonismo alle comunità rurali, riconoscendo il loro ruolo chiave nella sicurezza alimentare del Paese. Con prestiti accessibili, formazione tecnica e distribuzione di semi non OGM, il governo punta a rafforzare le economie locali e a ricostruire un tessuto agricolo più resiliente, equo e radicato nei territori. In un momento storico in cui i modelli industriali mostrano crepe sempre più evidenti, scommettere sui piccoli produttori non è solo una scelta sociale: è una strategia economica lungimirante.
A livello globale, secondo studi recenti, le aziende agricole di piccole dimensioni (meno di 2 ettari) producono circa un terzo del cibo mondiale, pur occupando il 24% delle terre agricole globali. È un paradosso che racconta molto: piccoli agricoltori e comunità rurali riescono a garantire la sicurezza alimentare con risorse minime, spesso in condizioni difficili, mentre i grandi modelli industriali dominano i terreni ma generano squilibri ambientali, perdita di biodiversità e dipendenza da input chimici ed energetici. Sostenere l’agricoltura contadina significa quindi investire in un modello più resiliente ai cambiamenti climatici, più capace di adattarsi ai territori, più giusto nella redistribuzione della ricchezza e, soprattutto, più sostenibile nel lungo periodo.
Per la fine del suo mandato nel 2030, la presidente progressista del Messico, Claudia Sheinbaum, punta all’aumento della produzione delle colture fondamentali per la dieta nazionale: +17% nella produzione di mais, +64% nella produzione dei fagioli, tra gli obiettivi c’è anche il raddoppio del raccolto di riso e un aumento del 15% nella produzione di latte.
Questo progetto di rilancio si inserisce all’interno del “Plan México”, la strategia in 18 punti che la presidente Sheinbaum ha lanciato per rafforzare l’economia nazionale e reagire anche alle politiche degli Stati Uniti. Nonostante l’accordo USMCA tra Stati Uniti, Messico e Canada garantisca l’esenzione dei dazi per il settore agricolo, quasi la metà delle esportazioni messicane, dall’acciaio, all’alluminio, alle auto, sarà soggetta a nuove tasse. Il governo messicano ha deciso di potenziare il mercato interno puntando sulle aree rurali del Paese dando dignità e reddito alle famiglie contadine.
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