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9:45 28 Aprile 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Just Stop Oil ha tenuto la sua ultima protesta dopo la vittoria sulle politiche climatiche del Regno Unito

A seguito della decisione del Governo del Regno Unito di vietare nuove trivellazioni di petrolio e gas nel Mar del Nord, Just Stop Oil ha annunciato la fine delle proprie proteste.

Autore: Redazione
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just stop oil

Sabato 26 aprile il gruppo ambientalista britannico Just Stop Oil ha tenuto la sua ultima manifestazione a Londra, ponendo fine a tre anni di importanti proteste sul clima. Diverse centinaia di sostenitori hanno marciato pacificamente nel centro della capitale del Regno Unito, dal parlamento alla sede centrale della Shell – la multinazionale britannica operante nel settore petrolifero, nell’energia e nella petrolchimica –, e dopo aver paralizzato parzialmente le strade e suscitato la furia degli automobilisti e degli astanti, si sono tolti i loro consueti gilet arancioni

Basta con lanci di oggetti, come la zuppa di pomodoro contro il dipinto dei Girasoli di Van Gogh o la vernice arancione contro il sito di Stonehenge, con l’interruzione di strade e di eventi teatrali e sportivi tra cui le partite di tennis a Wimbledon; Just Stop Oil ha deciso di mettere al chiodo i gilet sostenendo di aver raggiunto l’obiettivo iniziale: impedire che il Regno Unito approvasse nuovi progetti petroliferi e del gas. Il governo laburista del Regno Unito ha infatti bloccato le nuove licenze di esplorazione di petrolio e gas nel Mare del Nord. Si tratta di una grande vittoria per Just Stop Oil.

Il Primo Ministro Keir Starmer ha comunque preso le distanze dal gruppo ambientalista criticando le proteste e le pratiche messe in atto dagli attivisti. Non è il solo, nel corso degli anni Just Stop Oil ha suscitato la condanna di politici, polizia e di alcune fasce dell’opinione pubblica. Oltre 3.000 manifestanti di Just Stop Oil sono stati arrestati dalla sua fondazione nel 2022 e 11 di loro sono attualmente in carcere, tra cui il 58enne co-fondatore Roger Hallam. Altri cinque saranno condannati a maggio.

Il gruppo ha chiarito che «questa non è la fine della resistenza civile. I Governi di tutto il mondo si stanno tirando indietro dal fare ciò che è necessario per proteggerci dalle conseguenze della combustione incontrollata di combustibili fossili. Mentre ci avviciniamo a 2°C di riscaldamento globale entro il 2030, la scienza parla chiaro: miliardi di persone dovranno trasferirsi o morire e l’economia globale crollerà. Questo è inevitabile. Siamo stati traditi da una classe politica moralmente fallimentare».

È indubbio che Just Stop Oil abbia dato il giusto rilievo alle politiche necessarie per affrontare i cambiamenti climatici occupando le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, «abbia tenuto nel sottosuolo oltre 4,4 miliardi di barili di petrolio, mentre i tribunali hanno dichiarato illegali le nuove estrazioni di petrolio e gas», e che probabilmente sia una delle campagne di resistenza civile di maggior successo della storia recente. 

La rielezione di Donald Trump ha sicuramente reso il loro lavoro ancora più difficile, così come la repressione rende più complicata la mobilitazione, ma come ha ribadito Mel Carrington, portavoce del gruppo di protesta, «stiamo lavorando con altri gruppi [simili]… per sviluppare una strategia per il futuro».

Le azioni di Just Stop Oil hanno suscitato opinioni contrastanti rispetto alle tattiche impiegate, ma il loro obiettivo finale, una transazione rapida e giusta dalle fonti fossili, ha un vasto sostegno e per essere raggiunto, secondo gli attivisti e le attiviste, necessita anche di un’azione coraggiosa e collettiva.

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