In Israele una protesta senza precedenti: sopravvissuti alla Shoah e cittadini si schierano a fianco dei palestinesi
Durante il Giorno della Memoria della Shoah, migliaia di cittadini israeliani e sopravvissuti alla Shoah hanno manifestato contro la guerra a Gaza.

Nel Giorno della Memoria della Shoah, mentre Israele si fermava per commemorare i 6 milioni di vittime del nazismo, un gruppo di sopravvissuti e migliaia di cittadini hanno manifestato per denunciare la catastrofe umanitaria a Gaza. Mentre il mondo si mobilita, anche dall’interno di Israele arriva un gesto raro e coraggioso in un Paese dove la solidarietà verso i palestinesi è ancora un tabù.
Davanti a Yad Vashem, il memoriale ufficiale della Shoah, tre sopravvissuti ottuagenari hanno esposto un cartello semplice ma potentissimo: «Se abbiamo perso la compassione per l’altro, abbiamo perso la nostra umanità».
Contemporaneamente, a Tel Aviv, migliaia di manifestanti – molti discendenti di sopravvissuti – hanno ricordato i bambini palestinesi uccisi, esibendo foto, pentole vuote simbolo della fame e slogan che invocavano la fine della guerra.
Una protesta che, come racconta il Guardian, rompe uno dei più profondi tabù della società israeliana: parlare apertamente della sofferenza palestinese, anche nel pieno di un conflitto segnato da profonde ferite, come il massacro del 7 ottobre.
Dall’inizio dell’offensiva israeliana, oltre 51.000 palestinesi hanno perso la vita a Gaza, metà dei quali donne e bambini. Tuttavia, l’attenzione pubblica in Israele si è concentrata quasi esclusivamente sulla sorte degli ostaggi israeliani ancora detenuti. Chi prova a introdurre la narrazione del dolore palestinese, come i movimenti progressisti Standing Together e numerosi attivisti, viene spesso ostacolato dalle autorità o affronta accuse di tradimento.
Tra i manifestanti, figure come Veronika Cohen, nata nel ghetto di Budapest, hanno lanciato un messaggio chiaro: «Non possiamo commemorare il nostro dolore dimenticando quello degli altri. Il “mai più” deve valere per tutti.»
Nonostante il clima ostile, le voci critiche stanno crescendo, sfidando la narrazione dominante e chiedendo che il Giorno della Memoria diventi davvero universale: non solo un ricordo del passato, ma un monito per il presente.
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