I Fridays for Future sono tornati in piazza per la giustizia climatica
“Contro le vostre guerre, difendiamo le nostre terre!”. Lo scorso 11 aprile moltissimi ragazzi e ragazze di Fridays for Future sono scesi in piazza per manifestare contro le ingiustizie attuali e costruire insieme un futuro migliore.

L’11 aprile scorso, in tutto il mondo, i Fridays for Future sono tornati in piazza per la giustizia climatica e sociale, per ridurre ogni decimo di grado di riscaldamento globale e per costruire una pace giusta, fondata sulla democrazia e non sugli interessi delle élite.
La manifestazione ha visto una partecipazione significativa in numerose città italiane, tra cui Torino, Milano, Firenze e Palermo. I manifestanti hanno protestato contro la cosiddetta “economia di guerra”, criticando la conversione di industrie in produzione bellica a scapito della riconversione ecologica. Le richieste principali includevano una transizione energetica giusta, la fine dell’uso dei combustibili fossili e una pianificazione partecipata dal basso.
“In Italia il contesto attuale è segnato da una vera e propria economia di guerra. Molte industrie, invece di riconvertirsi in senso ecologico, vengono orientate verso la produzione bellica, spostando fondi e risorse lontano dalla transizione ecologica”, hanno scritto gli attivisti di Fridays for Future durante questo nuovo sciopero globale, sottolineando che nel 2024 la temperatura media globale ha superato di oltre 1,5°C i livelli preindustriali. Un segnale dell’emergenza climatica causata da un’economia ancora dipendente dai combustibili fossili.
A Milano il corteo è partito da Largo Cairoli alle 9:30, con striscioni che recitavano slogan come “#StopGenocide” e “#StopEcocide”. A La Spezia gli studenti hanno sfilato per le vie cittadine, sottolineando l’urgenza di una transizione energetica equa.
“Dietro conflitti e politiche estrattive si celano interessano economici, come mostra la drammatica situazione a Gaza, dove il controllo delle risorse fossili è parte del quadro più ampio di violenza. Le guerre e lo sfruttamento ambientale affondano le radici in profonde disuguaglianze globali. Nonostante le richieste dal basso per una vera riconversione, la cosiddetta transizione energetica viene gestita da grandi aziende come ENI, che continuano a puntare sul gas fossile — promosso come combustibile di transizione— nel tentativo di trasformare l’Italia in un hub energetico attraverso il controverso Piano Mattei”.
A Taranto il movimento ha posto l’accento sull’impatto ambientale dell’ex Ilva. Il corteo è partito alle 9:00 da via di Palma, coinvolgendo studenti e cittadini che hanno protestato contro l’inquinamento causato dall’acciaieria. I manifestanti hanno richiesto la chiusura dell’impianto e una riconversione ecologica del sito industriale, sottolineando la necessità di tutelare la salute pubblica e l’ambiente. Parallelamente, i lavoratori dell’ex Ilva hanno espresso preoccupazione per la cassa integrazione straordinaria e per i tagli al personale.
Gli attivisti di Fridays for Future hanno poi puntato l’attenzione sul fatto che si stanno moltiplicando gli investimenti in gas liquido proveniente dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente e in nuovi rigassificatori che comporteranno un vincolo ai combustibili fossili ancora per decenni.
Il carattere sempre più repressivo e privatizzato della gestione dei territori è stato un altro pilastro della manifestazione: in molte città italiane, infatti, il focus è stato proprio il decreto sicurezza. “Il dissenso viene criminalizzato, mentre si continua a costruire e cementificare, aggravando le conseguenze degli eventi climatici estremi, come le alluvioni”.
Quest’ultimo appuntamento dei FFF ha evidenziato l’ampio sostegno alla causa climatica e la crescente preoccupazione per le politiche ambientali attuali non solo da parte di moltissimi studenti e studentesse, ma anche da cittadini e cittadine di tutte le età.
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