Fotovoltaico, in Francia aumenta l’autoconsumo collettivo
In Francia aumenta in modo esponenziale il consumo collettivo di energia. Secondo i dati di Enedis sono 883 le operazioni attive in tutto il Paese e la regione più virtuosa è l’Occitania

Sul sito dell’operatore di rete Enedis si leggono dati promettenti che fotografano una vera e propria rivoluzione verde in atto in Francia: una crescita esponenziale che vede protagonisti le comunità locali nella produzione e nel consumo dell’elettricità rinnovabile sempre più coinvolte in progetti di autoconsumo collettivo. Rispetto ai dati del 2023, infatti, il consumo è più che raddoppiato grazie all’interesse di 9.991 partecipanti in tutto il Paese, anche nelle regioni meno soleggiate.
In base ai dati del primo trimestre del 2025 sono 883 le operazioni attive, con una media di 2 produttori e 10 consumatori per operazione, e una potenza installata pari a 118.756 kVA. La regione con un numero maggiori di operazioni è l’Occitania, 135, seguita da Alvernia-Rodano-Alpi con 124, da sempre una delle più favorevoli all’uso del fotovoltaico, mentre in terza posizione il Grand Est con 100 operazioni, un tessuto industriale consolidato e una rete compatta di iniziative locali.
La Francia solo nel 2024 ha installato 4,6 GW di energia solare, portando la sua capacità fotovoltaica totale a 22,12 GW. L’autoconsumo ha rappresentato il 35% delle nuove installazioni. Questa forte accelerazione registrata soprattutto negli ultimi anni è il risultato di decisioni favorevoli da parte delle autorità pubbliche e della mobilitazione dei professionisti e secondo Enerplan, l’associazione professionale dell’energia solare in Francia, fa bene sperare e non deve essere ostacolata.
Si teme infatti l’introduzione di una licenza che potrebbe complicare al livello amministrativo la procedura dell’autoconsumo collettivo che, al contrario, dovrebbe restare semplice e accessibile per facilitare e contribuire alla transizione energetica sempre più necessaria.
Nel confronto europeo, la Francia si posiziona tra i paesi più dinamici nel settore dell’autoconsumo collettivo, anche se resta ancora dietro alla Germania, leader indiscussa con oltre 3 milioni di impianti solari domestici e un modello di cooperativa energetica molto consolidato.
L’Italia, invece, pur avendo introdotto da anni il concetto di “comunità energetiche”, viaggia a ritmi più lenti: secondo i dati del GSE aggiornati alla fine del 2024, nel nostro paese risultano attive poco più di 150 comunità energetiche rinnovabili, con un numero medio di partecipanti ancora contenuto. La differenza risiede anche nella semplificazione normativa: la Francia, almeno fino ad oggi, ha puntato su procedure snelle e incentivi mirati, mentre in Italia la burocrazia continua a essere uno dei principali ostacoli.
Al di là dei numeri, questa espansione dell’autoconsumo collettivo in Francia racconta qualcosa di più grande: una trasformazione culturale in atto, dove l’energia non è più solo una questione tecnica o economica, ma diventa una forma di partecipazione attiva, di coesione sociale e di presa di responsabilità verso il territorio.
Produrre e consumare energia insieme, in maniera condivisa, significa anche costruire nuovi modelli di convivenza, ridurre la dipendenza dalle grandi compagnie e avvicinare le persone al senso concreto della transizione ecologica. Per questo, ogni passaggio normativo dovrebbe tener conto non solo dell’efficienza, ma anche del valore simbolico e sociale che queste comunità stanno assumendo.
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