COP30 in Brasile tra sistemi di tracciamento del bestiame e riduzione delle emissioni
Lo Stato brasiliano che ospiterà la conferenza COP30 sul clima è una delle aree della regione amazzonica coi problemi più gravi in termini di deforestazione e allevamenti intensivi.

Lo stato di Pará in Brasile ospiterà la conferenza sul clima COP30 il prossimo novembre. Si tratta di un territorio fortemente segnato dalla presenza dell’essere umano e dagli effetti del cambiamento climatico. Tra Xinguara e São Félix do Xingu pascola la mandria più numerosa del pianeta e qui la distruzione della foresta amazzonica procede a ritmi allarmanti. Crisi climatica, azione delle multinazionali, deforestazione sono prossimi a un punto di non ritorno, mentre oneri eccessivi stanno provocando conseguenze devastanti per gli allevatori della regione.
La COP30 sarebbe l’occasione ideale per dimostrare i progressi compiuti rispetto a un nuovo sistema di tracciamento del bestiame e alle riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione. L’ultimo “impegno globale” di JBS – il più grande produttore di carne al mondo e l’acquirente principale degli allevatori dell’Amazzonia ripetutamente scoperta a rifornirsi da agricoltori che disboscavano illegalmente – riguarda catene di approvvigionamento a deforestazione zero entro la fine del 2025. L’azienda ha creato una rete di “uffici verdi” per fornire consulenza gratuita agli allevatori su come soddisfare i requisiti della sua nuova piattaforma di tracciamento ad alta tecnologia.
Dalla nascita alla macellazione, ogni capo di bestiame rimarrebbe così in Amazzonia, per garantire che nessuno di essi venga allevato in aree deforestate. Secondo un’inchiesta del Guardian però questa scadenza non verrà rispettata. Come riporta il quotidiano inglese, l’allevamento di bovini in Amazzonia è in realtà sostenuto da ingenti sussidi e incentivi commerciali che incoraggiano gli agricoltori a distruggere la foresta. I profitti più redditizi derivano da un aumento del valore dei terreni dopo che il territorio viene confiscato e occupato dal bestiame. La parola d’ordine è “più sei legale, meno vali”.
Per fortuna ci sono anche gli allevatori che credono che il cambiamento porterà a un futuro migliore. Mauro Lúcio Costa è un modello di allevatore moderno, rispetta i requisiti del codice forestale che impongono la conservazione dell’80% della vegetazione e grazie a un’attenta selezione del bestiame e a un uso calibrato di fertilizzanti possiede una delle fattorie più produttive e redditizie dell’Amazzonia. Dieci anni fa ha istituito il proprio sistema di tracciabilità della filiera. Inizialmente non lo ha fatto per motivi ambientali, ma come strumento di gestione che lo avrebbe aiutato a migliorare la qualità della sua mandria e a rassicurare i clienti. E ci ha visto bene.
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