Caivano sotto una nube tossica: incendio in una fabbrica di solventi, allarme diossina e scuole chiuse
Un rogo nella zona industriale di Pascarola solleva una colonna di fumo nero visibile per chilometri. Si teme il disastro ambientale.

Una nube nera ha oscurato il cielo sopra Caivano nel pomeriggio di mercoledì 9 aprile. Il motivo? Un violento incendio esploso all’interno di un capannone che, secondo le prime ricostruzioni, ospitava una fabbrica di solventi nell’area industriale Asi di Pascarola.
Il fumo, ripreso anche dall’alto in un video diventato virale, non lascia spazio a dubbi: si tratta di un’emergenza ambientale a tutti gli effetti. E se la vista dall’alto impressiona, quella dal basso spaventa: i cittadini si sono ritrovati sotto una nube tossica, con un rischio concreto di dispersione di diossina nell’aria.
Le autorità non hanno perso tempo. La Commissione straordinaria del Comune ha invitato la popolazione a blindarsi in casa: finestre chiuse, porte serrate, niente ortaggi raccolti e uscite solo se strettamente necessarie. Insomma, una sorta di lockdown ambientale.
Nel frattempo, i tecnici dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (Arpac), allertati dalla prefettura di Napoli, sono al lavoro per misurare le concentrazioni di inquinanti atmosferici. Ma l’allarme diossina è già scattato e, in via precauzionale, le scuole sono state chiuse e ogni attività all’aperto sospesa.
A preoccupare non è solo la visibilità ridotta dalla nube, ma soprattutto gli effetti a medio e lungo termine sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. La diossina, sostanza tra le più tossiche conosciute, può infatti avere conseguenze gravi se inalata o assorbita, anche in piccole dosi.
L’emergenza ambientale si innesta su un contesto già fragile. Caivano, troppo spesso etichettata come la “nuova Scampia”, paga un prezzo altissimo in termini di immaginario collettivo. Criminalità, degrado, abbandono: l’elenco è lungo. Il territorio è stato a lungo influenzato dalla presenza della camorra, in particolare del clan Ciccarelli e, in precedenza, del clan Bidognetti. La zona è considerata strategica per il traffico di droga e altre attività illecite, vista la vicinanza a Napoli e l’ampia zona industriale che spesso funge da “zona grigia”.
Il Parco Verde di Caivano è tristemente noto per essere una delle piazze di spaccio più attive d’Italia. Un quartiere segnato da una forte marginalità sociale, dove lo Stato è spesso percepito come assente, se non ostile. Negli ultimi anni Caivano è tornata brutalmente alla ribalta per tragici episodi di violenza su minori, come gli abusi e i maltrattamenti scoperti proprio nel Parco Verde.
L’incendio di ieri rischia di rafforzare ulteriormente questo immaginario fatto di degrado e decadenza. Tuttavia esiste una possibile via d’uscita, e a mostrarla è proprio Scampia, a cui spesso Caivano è paragonata.
Scampia, negli anni, è riuscita a ribaltare l’immaginario legato solo alle “vele” – i giganteschi edifici popolari diventati simbolo di degrado – e ai fatti di Gomorra, grazie a decine di progetti virtuosi come Chi rom e chi no, Chikù, Mammut e a una densità di associazioni e volontariato unica in Italia. Riuscirà anche in questo, Caivano, a diventare la nuova Scampia?
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