L’agricoltura biologica continua a espandersi: ora copre il 20% delle superfici coltivate in Italia
Le terre agricole destinate all’agricoltura biologica hanno raggiunto 2,5 milioni di ettari, pari al 20,4% del totale, superando la media europea dell’11,4%. Intanto, il fatturato del settore degli agrofarmaci sta rallenta.

Secondo una recente indagine di Agrofarma Federchimica, l’agricoltura biologica in Italia è in crescita e ora rappresenta il 20% delle superfici coltivate, equivalente a circa 2,5 milioni di ettari. Una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo ai benefici ambientali e salutistici dei prodotti biologici è sicuramente il principale motivo di questo incremento, ma anche il sostegno delle politiche agricole nazionali ed europee a questo tipo di agricoltura stanno avendo il loro peso.
La vendita di fertilizzanti, pesticidi, erbicidi, fungicidi e regolatori della crescita delle piante ha registrato una contrazione: nel 2023 si è infatti interrotto il trend di crescita costante nel settore dell’agrochimica. È stato registrato infatti un rallentamento nel suo giro d’affari. Crescono anche le collaborazioni sul territorio, con quasi 1.900 partnership tra aziende, università, centri di ricerca e laboratori per sviluppare soluzioni agrochimiche sempre più avanzate.
Le regioni che hanno la quota più elevata di superfici coltivate a biologico sono quelle del centro sud: le prime tre sono Toscana e Calabria, con il 38% delle superfici coltivate ad agricoltura biologica, la Sicilia col 31%, seguite da Basilicata, Marche, Lazio e Puglia. La prima regione del Nord Italia è il Trentino Alto Adige con una percentuale del 21%. Del resto al sud e nelle isole c’è anche la maggiore concentrazione di aziende agricole biologiche: in Sicilia sono 13mila, in Puglia 10.500, in Calabria 10mila.
Le rese delle coltivazioni biologiche variano però a seconda delle colture. La barbabietola da zucchero ha una resa inferiore rispetto all’agricoltura convenzionale, arrivando solo al 56% del totale. Anche il melo, la soia e il frumento tenero mostrano una produttività più bassa, ma si avvicinano comunque all’80% delle rese complessive. Al contrario, colture come la patata, la vite, il pero e l’olivo registrano risultati superiori, con rese più elevate rispetto alla media generale.
Il settore affronta però sfide legate alla certificazione, ai costi di produzione più elevati e alla necessità di mantenere la fiducia dei consumatori attraverso controlli rigorosi. Inoltre, la progressiva trasformazione del biologico in un settore dell’agricoltura industriale porta con sé molte contraddizioni, come ad esempio evidenziato da Bruno Sebastianelli, fondatore di la Terra e il Cielo, in una recente intervista.
Complessivamente però le prospettive per il biologico in Italia rimangono molto positive, con un potenziale significativo per una crescita ulteriore nel mercato agroalimentare.
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