Adozioni internazionali, la Corte Costituzionale apre anche ai single: “Violato il principio di uguaglianza”
La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto per le persone single di adottare minori all’estero, aprendo a nuove possibilità nelle adozioni internazionali. La decisione segna un cambio di paradigma nel sistema adottivo italiano e potrebbe incidere sul futuro di molti bambini.

Con una sentenza definita storica da numerosi osservatori, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del divieto per le persone single di adottare minori all’estero. La decisione rappresenta un cambiamento significativo nel quadro normativo italiano sulle adozioni internazionali e potrebbe incidere concretamente sul futuro di molti bambini e bambine.
Fino a oggi, la normativa italiana – disciplinata dalla legge n. 184 del 1983 – prevedeva per i single possibilità di adozione estremamente limitate, ammesse solo in casi residuali e particolari, come quando esisteva un legame preesistente con il minore o in presenza di disabilità che rendevano difficoltosa l’adozione secondo i percorsi ordinari, come avvenuto ad esempio nel caso di Luca Trapanese, primo uomo single ad aver adottato una bambina in Italia, che vi abbiamo raccontato qui. Ora, con la nuova pronuncia, anche le persone singole potranno avviare procedure di adozioni internazionali in condizioni analoghe a quelle previste per le coppie sposate eterosessuali.
Nella sentenza, la Corte ha rilevato che la normativa vigente violava l’articolo 2 e il primo comma dell’articolo 117 della Costituzione. I giudici costituzionali sottolineano che “le persone singole devono essere ritenute in linea di principio idonee ad assicurare un ambiente di crescita stabile e armonioso al bambino in stato di abbandono residente all’estero”. Sarà compito delle autorità competenti valutare caso per caso l’idoneità del richiedente. Resta invariata, per ora, l’esclusione delle coppie dello stesso sesso dalle procedure adottive, sia a livello nazionale sia internazionale. La normativa italiana continua a prevedere l’accesso all’adozione solo per coppie eterosessuali coniugate.
La Corte ha inoltre evidenziato un potenziale effetto negativo della normativa esclusiva, osservando che l’esclusione dei single poteva contribuire alla riduzione delle domande di adozioni internaizonali, limitando ulteriormente le possibilità per i minori di trovare una famiglia.
Il pronunciamento arriva in un contesto caratterizzato da un calo significativo delle adozioni internazionali. Secondo dati riportati da Neodemos, nei paesi ad alto reddito si è passati da circa 45.000 adozioni nel 2004 a circa 6.000 nel 2019. In Italia, nello stesso periodo, il numero è sceso da 3.400 a circa 1.200, una riduzione di circa due terzi. Le cause variano: in molti paesi, il calo è legato a una maggiore enfasi sulle adozioni nazionali, mentre in Italia si registra anche una diminuzione della domanda.
Attualmente, i principali paesi di origine dei minori adottati in Italia sono Russia, Colombia, Ungheria, Bielorussia e India. Tuttavia, non tutti i paesi consentono l’adozione da parte di persone singole: l’Ungheria, ad esempio, non prevede questa possibilità, indipendentemente dalla legislazione del paese ricevente.
Secondo diversi analisti, la decisione della Corte Costituzionale evidenzia anche una dinamica più ampia, in cui la tutela dei diritti fondamentali trova sempre più spesso spazio nelle aule giudiziarie piuttosto che nei processi legislativi. Come osservato in un commento del filosofo Mariano Croce pubblicato su Domani, questa evoluzione viene definita “rivoluzione dei diritti”: un processo attraverso cui i cittadini ricorrono alle Corti per ottenere risposte che la politica, talvolta, non riesce a fornire.
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