NEVER GIVE UP: “Disturbi alimentari? Parlarne salva la vita” – Io faccio così #274
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Simona Sinesi è dal 2019 tra i Fellow di Ashoka: imprenditori sociali che offrono soluzioni innovative per affrontare i problemi più urgenti della società. Ha ricevuto questo riconoscimento per gli importanti risultati ottenuti dalla onlus NEVER GIVE UP nell’abbattere le barriere d’accesso alla richiesta di aiuto da parte di giovani che soffrono di disturbi alimentari.
Paola si allena in palestra due ore al giorno, sette giorni alla settimana. A pranzo mangia una mela, per cena uno yogurt. Dopo aver mangiato si guarda allo specchio e fissa a lungo quei fianchi che vede così larghi. Da quando è entrata al liceo ha iniziato a non piacersi più e a vedere le sue coetanee più belle e più magre di lei. Paola ha sedici anni e pesa trentacinque chili.
Giulio ha 22 anni, è omosessuale e lavora come parrucchiere. Da ragazzino era in sovrappeso e per questo, oltre che per il suo orientamento sessuale, veniva preso in giro dai compagni di scuola. Negli ultimi due anni ha perso quasi 20 chili. Tutte le mattine si sveglia all’alba e corre per un’ora. Si sente fortissimo, quasi invincibile, eppure spesso a lavoro è sul punto di svenire. Allora butta già una bevanda energizzante e così va avanti fino a sera.
Sabrina ha appena compiuto 18 anni e da quando ne aveva 6 pratica pattinaggio artistico, la grande passione di sua mamma, che da ragazzina ha dovuto interrompere dopo una brutta caduta. Sabrina segue una dieta rigidissima da ormai dieci anni. La notte però, quando il resto della famiglia è a letto, va in cucina e mangia quel che capita: patatine, gelato, cioccolata, e poi ancora patatine. Dopo va in bagno, in punta di piedi, e vomita tutto.
Paola, Giulio e Sabrina sono tre nomi di fantasia. I disturbi alimentari costituiscono invece un problema drammaticamente reale, vero al punto tale che anoressia e bulimia rappresentano la prima causa di morte per malattia tra i 12 ed i 25 anni. A rendere fatali le conseguenze di tali disturbi è spesso il fatto che soltanto il 10% di chi ne soffre chiede aiuto e, quando riesce a farlo, lo fa solo a distanza di tre anni dalla comparsa dei primi sintomi.
Oltre alla patologia in sé, il dramma di questa epidemia sociale consiste dunque proprio nella difficoltà di chi vive tale condizione a parlarne.
Da questa consapevolezza prende vita NEVER GIVE UP, associazione nata con l’obiettivo di aiutare i ragazzi e le ragazze che hanno problemi con cibo, peso e immagine corporea ad abbattere le barriere e chiedere aiuto.
Tutto ha preso il via per iniziativa di due sorelle, Simona e Stefania Sinesi, che hanno deciso di unire le loro competenze professionali per lanciare questo progetto. «Io ho una lunga esperienza nel marketing e nella comunicazione, mia sorella è psicoterapeuta specializzata nel campo dei disturbi alimentari. Un giorno mi ha proposto di lavorare insieme ad un progetto per provare a cambiare le cose in questo ambito. È nata così nel 2014 NEVER GIVE UP ed oggi, vedendo l’effetto del nostro lavoro sulle persone, possiamo dire di essere sulla strada giusta».
Così Simona Sinesi inizia a parlarci di NEVER GIVE UP, di cui è cofondatrice, vice presidente e direttrice comunicazione e sviluppo. Abbiamo incontrato Simona in occasione dell’ultimo raduno degli Ashoka Fellow tenutosi nel settembre scorso in Puglia e lì abbiamo realizzato la videointervista che trovate qui di seguito.
NEVER GIVE UP è attiva su tutto il territorio nazionale attraverso dei programmi di sensibilizzazione, supporto e ascolto. In sei città italiane (Milano, Perugia, Bari, Roma, Avezzano e Napoli) la onlus opera direttamente offrendo consulti gratuiti con psicoterapeuti. Ad ogni modo si può entrare in contatto con la onlus anche a distanza per instaurare una relazione ed essere poi indirizzati nelle strutture competenti nelle varie zone d’Italia (1).
«Quando una persona ci scrive per fissare un appuntamento lo concediamo entro 15 giorni al massimo e rispondiamo entro 24 ore dalla ricezione. Questo perché è per noi fondamentale la tempestività: se qualcuno che soffre o un suo familiare chiede aiuto è importante che questo venga dato il più prontamente possibile», spiega Simona, che nel video descrive le figure professionali coinvolte in un progetto che sino ad oggi ha raggiunto circa 5000 persone in difficoltà.
Il prossimo obiettivo dell’associazione è quello di costruire, attraverso una collaborazione tra pubblico e privato, una rete di strutture sul territorio – le NEVER GIVE UP HOUSES – che possano cambiare sostanzialmente il modo di approcciare i disturbi alimentari.
Il bilancio di questi primi cinque anni di lavoro è positivo. «Siamo molto soddisfatti e grazie anche al nostro impegno è stata istituzionalizzata la Giornata nazionale per la lotta contro i disturbi alimentari, il 15 marzo (2). Inoltre la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha acquisito e diffuso una campagna di sensibilizzazione da noi prodotta con l’obiettivo di far sentire meno soli coloro che soffrono di questi disturbi».
«La pazienza – ammette Simona – è una delle qualità che devono appartenere a chi vuole avere un impatto sociale, perché non sempre, a fronte di un grande investimento, si ha un ritorno immediato, e questo può determinare piccole o grandi frustrazioni quotidiane. Le soddisfazioni però negli anni non sono mancate: una delle più grandi l’abbiamo avuta nel vedere una paziente che grazie a noi ha trovato il coraggio di parlare con i propri genitori. È stato in quel momento che ci siamo resi conto di aver già fatto una parte del percorso».
Nel video Simona fa riferimento alle cause e all’allarmante incidenza dei disturbi alimentari, patologia trasversale alle classi sociali e che oggi riguarda sempre più anche il sesso maschile.
«Il nome NEVER GIVE UP è un invito a non arrendersi e lo abbiamo scelto perché vorremmo divenire un interlocutore per gli adolescenti, non solo per quanto riguarda i disturbi alimentari ma in qualsiasi situazione che può caratterizzare un’età così difficile quale l’adolescenza. La mancanza di ascolto e di comprensione è una condizione che spesso caratterizza il contesto del disagio giovanile. È qui che noi vogliamo intervenire fornendo il nostro supporto».
Note
1. Sul sito del Ministero della Salute è facilmente reperibile la mappa delle strutture per la cura dei disturbi alimentari che operano secondo le linee guida nazionali e internazionali per il trattamento di queste patologie. È importante sottolineare che il trattamento deve essere sempre multiprofessionale ed integrato al fine di evitare investimenti unidirezionali nell’area psicologica o nutrizionale i quali sono ritenuti inefficaci e potenzialmente pericolosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
2. La Giornata sui disturbi alimentari, il cui simbolo è il fiocchetto lilla, è nata per volontà di Stefano Tavilla, presidente dell’associazione Mi Nutro di Vita, in memoria di sua figlia Giulia, una ragazza di Genova morta di bulimia a 17 anni il 15 marzo del 2011, mentre si trovava in lista d’attesa per entrare in una comunità di cura.
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