Comunità resilienti e rigenerative
Le crisi globali (climatica, ecologica, sanitaria, geopolitica) chiedono con urgenza cambiamenti trasformativi ed è importante essere il cambiamento che riteniamo necessario nel mondo. Per creare insieme comunità resilienti, l’associazione ha come impegno quello di sfidare il sistema finanziario e il contesto politico. Crea un abitare condiviso come comunità e villaggi ecologici, puntando all’autosufficienza alimentare ed energetica e ad una totale autonomia per tutti i bisogni, dal cibo alla casa ai vestiti.
Il progetto ha iniziato a coltivare nel pieno rispetto dell’ecologia, con approcci ispirati alle conoscenze in agroecologia grazie all’esperienza di Marco Bertaglia, uno dei promotori del progetto, oltre alle pratiche di Coltivazione Elementare di Gian Carlo Cappello. L’associazione promuove il rispetto globale e coerente dell’ecologia: riduzione dei consumi, assenza totale di prodotti agroindustriali, riduzione della plastica e soluzioni come toilette compost saranno alcuni degli elementi fondanti del vivere insieme.
Un altro elemento centrale è la creazione di sistemi dialogici: accordi espliciti per il sistema decisionale, il sistema di flusso di informazioni, il sistema di gestione delle risorse, il sistema di feedback aperto e immediato e il sistema di trasformazione dei conflitti (giustizia riparativa e rigenerativa).
L’associazione vuole diventare un punto di riferimento e coinvolgimento delle comunità locali pre-esistenti, perché i cambiamenti trasformativi che sono necessari e urgenti potranno essere raggiunti solo insieme. Il progetto si trova a Castiglione Ossola, nel Comune di Calasca Castiglione, in Valle Anzasca, una delle magnifiche valli ossolane. Da qui si sale al Monte Rosa, alla sua parete est, famosa e unica parete hymalayana d’Europa.
Qui esistono 240 km di terrazzamenti abbandonati, molte piccole frazioni collegate da una rete sentieristica ben mantenuta e “La Via del Pane”: ogni frazione aveva almeno un forno collettivo (a volte più di uno) dove si panificava la segale coltivata ovunque. Tutta la vallata era coltivata: segale, miglio, panico, mais, verdure, legumi, frutta, vite e castagneti. I mulini trasformavano in farina i cereali e le castagne, si faceva l’olio di noci con i torchi a leva. Le donne viaggiavano fino a Novara, prevalentemente a piedi, con le gerle piene di frutta per barattarla con il riso. Un potenziale di autosufficienza, di recupero, una necessità impellente di fronte alla gravità delle crisi climatica e ecologica.
Ultimo aggiornamento del 22 Dicembre 2022